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Autore: Frulli_    06/09/2017    2 recensioni
Inghilterra, 1805. Cathleen ed Emma non potrebbero essere più diverse: la prima è razionale e posata, la seconda entusiasta e romantica. Ma quando le due sorelle avranno a che fare con l'amore e i sentimenti, le reazioni saranno totalmente diverse.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Prima di iniziare: salve a tutt*! Siamo giunti al quarto capitolo, le cose cominciano a farsi “serie”. Arrivano nuovi personaggi, nuove notizie, e caratteri sempre più complicati! Spero che vi piaccia, come al solito, e se sì fatemelo sapere con una bella recensione! (anche se non vi piace, ovviamente =P) Enjoy!

 

4. How you could...

8 Dicembre 1805


L'inverno aveva risparmiato quella mattinata da pioggia e tempeste. Il sole era alto e caldo nel cielo, e poteva udire persino qualche uccellino cantare, tra i rami secchi degli alberi. Sentiva odore di erba bagnata e di muschio, e l'aria frizzante le riempiva dolcemente i polmoni, depurandoli.
Respirò pienamente, stringendosi poi lo scialle di lana sulle spalle, mentre camminava per il giardino della propria casa. Era circondata dall'odore dolce e pungente delle lavande, una distesa di viola acceso che si stendeva ad occhio nudo, ovunque di girasse.

Dolce e pungente. Sorrise tra sé. Suo padre spesso la definiva così, come una lavanda: pungente in apparenza, nel carattere e nelle parole, ma dolce nell'indole. Sua madre diceva, a sua volta, che Cathleen aveva un'abilità innata nel nascondersi alla vista altrui, come un camaleonte, ma che in opposizione aveva troppo genuinità nel dimostrare i propri sentimenti. Un equilibrio strano ma efficace: non era sognatrice come Emma, ma nemmeno fredda come Fanny. Non menefreghista delle regole come suo padre, ma nemmeno troppo attenta ad esse come sua madre. E, per giunta, in vent'anni di giovane vita non era mai stata innamorata o invaghita di nessuno, né tantomeno era stata chiesta in moglie. Forse spaventava i pretendenti perchè troppo sincera?
“Che strano”, pensò. “Non mi sono mai innamorata di nessuno, possibile?” Certo, escludendo il Capitano Barrington, tutti gli uomini erano per lei indegni: troppo stupidi come Mr Barrington o troppo egoisti e cattivi come Mr Egerton.
Arrossì, senza nemmeno accorgersene, pensando all'eccezione che si era imposta. Il Capitano. Era tutto sommato un uomo garbato e gentile, eppure a volte era così rigido, pensoso. Non era certo come Mr Egerton, la sua figura trasudava serenità, eppure a volte sembrava essere a disagio con il resto del mondo, così lunatico. Doveva smetterla di arrovellarsi così tanto su quell'uomo, non poteva immaginare niente di più di quel che vedeva.
«Miss Cathleen, state bene?» la voce di Augustine la distrasse. Si girò, osservando la sua accompagnatrice. Le sorrise.
«Sì, cara Augustine, sto bene»
«Se volete rientrare non avete che da chiedere, Miss»
«No, grazie. Augustine?»
«Si, Miss?»
«Voi siete mai stata innamorata?»
Augustine si fermò di colpo ed arrossì. Cathleen capì che quello era proprio un bel “si”, seppur la faccia della sua domestica era quasi terrorizzata.
«P-perchè me lo chiedete?»
Cathleen andò a sedersi su una panchina di pietra lì vicino, sospirando.
«Perchè non lo sono mai stata, e non so cosa si prova. Cosa si prova?»
Le fece segno di sedersi, e la giovane ragazza ubbidì, sospirando. Si sistemò la gonna nera, arricciando la bocca. Era una bella ragazza, Cathleen doveva ammetterlo. Non ci aveva mai fatto caso.
«Beh...alcuni dicono che senti le farfalle nello stomaco, ma io non sento nulla. Senti però come un fuoco, nel corpo, quando lui è nei paraggi. Ed anche se provi a tenerti occupata il giorno, pensi a lui in continuazione. Passeggi e pensi come sarebbe bello avere la sua compagnia. Fantastichi sul matrimonio, sull'avere bambini insieme. Non riesci a distrarti un secondo dal suo pensiero, e quando finalmente lo vedi non sai cosa dire, e qualunque cosa dici o fai è ridicola...»
Cathleen deglutì. Era in guai seri.
«Ti ringrazio Augustine, molto esaustiva. Posso chiederti di chi sei innamorata?»
Augustine sprofondò nel suo rossore. «I-io, Miss? Io di nessuno!»
«E allora queste cose come le sai, se non vivendole in prima persona?»
«Me le hanno raccontate»
Augustine non era capace di mentire, Cathy lo sapeva, ma rispettò il suo riserbo.
«Cathy! Cathy, vieni presto!» la voce dello zio risuonò nel giardino di lavanda. Passi veloci e nevrotici mentre le veniva incontro, fino a fermarsi sgranando appena gli occhi vedendo insieme le due ragazze.
Augustine s'inchinò svelta, rimanendo a capo chino quasi tutto il tempo.
«Zio, cosa è successo?» chiese Cathleen, incurante della sua domestica.
«Tuo padre...Emma...» lo zio aveva il fiatone ma disse le parole bastanti a far correre sua nipote verso l'interno della casa.

«Come hai potuto?!» gridò tra le lacrime Emma, seduta su un divanetto del salotto.
Cathleen fece appena in tempo a vedere tale scena, sul ciglio della porta. Sua sorella in lacrime, Charlotte pallida come un cencio, la madre che sorrideva soddisfatta e suo padre, mortificato mentre si asciugava il sudore dalla fronte, seduto su una poltrona.
«Emma, per amore di Dio, non essere esagerata. Hai sempre detto che volevi sposarti...» mormorò il padre.
Cathleen sospirò di sollievo, per un attimo. Allora era solo quello il problema, un matrimonio? Per un attimo aveva temuto il peggio. Ma poi si fermò, pensosa: Emma sognava davvero un matrimonio, e finalmente c'era riuscita. Che cosa la spingeva a disperarsi così tanto? A meno che, certo...
«Padre...» Cathleen si avvicinò a Mr Colborne, titubante «Padre, a chi l'avete promessa...?» lo sussurrò quasi, e suo padre la guardò con aria colpevole. Non disse nulla, porgendole quel che sembrava un atto notarile.
Con il cuore in gola, lesse velocemente fino ad arrivare al nome indicato. Non era il Capitano Barrington, fortunatamente, ma qualcuno di molto peggio.
«Mr Egerton?» chiese ad alta voce, perplessa. I pianti di Emma aumentarono.
«Non bastava farmi nascere come seconda, no! Doveva anche darmi in sposa ad un uomo freddo, malvagio, sgarbato e vecchio!»
«Padre, ma come...perchè...»
Il padre sospirò, paziente. «Come hai saputo ieri sera, Cathleen, Sir Egerton era malato da tempo. Nessuno lo sapeva, in principio nemmeno io. Ma un giorno di qualche mese fa mi invitò nella sua magione, spiegandomi la situazione e chiedendomi un...favore. Aveva un solo figlio, disse, ormai fuori casa da troppo tempo. Voleva che tornasse e che si prendesse l'impegno di gestire la tenuta, i terreni e la sua famiglia, ma aveva timore che il figlio rifiutasse, prendendo solo la sua parte di eredità e lasciando sua madre e sua sorella sole e senza casa. Così nel suo testamento ha aggiunto una clausola, e cioè che sarebbe diventato suo erede solo se fosse rimasto qui, prendendosi cura della sua tenuta. E l'unico modo, a livello legale, di tenere un uomo saldato al terreno, è di farlo sposare. Io e Sir Egerton eravamo buoni amici, al pari che con Sir Barrington. Quest'ultimo non aveva figlie femmine e così ha chiesto a me, ed io ovviamente gli ho proposto Emma in quanto maggiore rispetto a te»
«Ecco perchè parlavi tanto animatamente con lui l'altra sera...» mormorò Cathleen ed il padre le annuì appena. Sospirò e si sedette vicino ad Emma, tentando di abbracciarla, ma quella la spinse via e si alzò.
«Avrebbe dovuto scegliere te!»
«Io? Ma Emma, lo sai che si va per ordine, se avessi potuto alleviarti questo dolore lo avrei fatto volentieri» precisò triste Cathleen.
«Oh certo, che colpa ne ha la povera, perfetta, intelligente Cathy!» Emma era fuori di sé, perchè mai si sarebbe sognata di offendere la sua cara sorella.
«Emma, so che sei disperata, ma magari Mr Egerton rinuncerà all'eredità no?»
«Taci!»
«ORA BASTA!» la voce di Mr Colborne tuonò come mai prima di quel momento. Tutto cadde nel silenzio ed Emma smise persino di piangere, deglutendo a fatica. «Smettila di comportarti come una ragazzina, Emma! Sei una donna, sei stata scelta per diventare membro di una famiglia ricca e facoltosa, sarai una Lady ed avrai un futuro sicuro, dovresti solo esserne fiera! Ed ora fuori di qui, tutte e due!»
Emma corse via dalla sala, ed i suoi pianti risuonarono per tutta la casa finchè non furono attutiti dalla porta della camera chiusa.
«Madre...» Cathleen richiamò Mrs Colborne lungo i corridoi.
«Tua sorella è la solita drammatica, Cathleen. Mr Egerton non è poi così male...»
«Ma se ieri sera voi avete detto che...»
«Oh Cathleen, un conto è essere sgarbati, un conto è essere un cattivo marito. Emma sognava il matrimonio d'amore, ma dove può portare una cosa simile? Solo alla povertà. Deve ritenersi fortunata»

Cathleen ritornò mesta in giardino, sospirando, la testa in subbuglio. Sollevò la testa verso la finestra della camera di Emma e la vide, affacciata in giardino, prima di ritrarsi nervosa alla sua vista. Ma che colpa ne aveva, lei, se non era stata scelta per sposare Mr Egerton? Le spiaceva per lei, ma nessuno aveva mai alimentato le sue speranze romantiche. Lei, d'altra parte, sapeva perfettamente che avrebbe sposato uno sconosciuto e non se ne lamentava. Mr e Mrs Colborne non avevamo mai visto l'alto quando furono promessi, e si conobbero il giorno stesso del matrimonio. Eppure non conosceva una coppia che più si voleva bene e si rispettava. Forse non si amavano come Romeo e Giulietta, ma che importava?
Tornò nel suo nascondino, la sua panchina di pietra, e vide suo zio seduto lì, da solo.
«Oh, Cathy...ho sentito le grida di mio fratello»
«Non l'avevo mai visto così arrabbiato»
«Non è arrabbiato, cara, è solo triste nel vedere Emma in lacrime. Immagino che, da padre, non sia molto bello»
«Emma esagera, zio. Mr Egerton non sarà proprio un damerino, ma sono sicura che è un brav'uomo o nostro padre non l'avrebbe promessa a lui»
«Ne sono sicuro anch'io»
«E poi, Mr Egerton può sempre rifiutare l'eredità paterna no? Dicono sia un uomo di mondo, dubito voglia starsene qui a vita»
Zio Jack sorrise appena. «Non saprei, ma se rifiutasse un'eredità simile ed il titolo nobiliare sarebbe solo un folle»
Non aveva tutti i torti, Cathleen lo sapeva. Sospirò, arrovellandosi il cervello nel capire come risolvere quella situazione, quando vide arrivare Augustine.
«Miss Cathleen, corrispondenza per voi» annunciò la giovane, porgendole una lettera chiusa. Cathleen la prese e l'aprì: non era Edward, la sua calligrafia era ben diversa.

Cara Miss Colborne,
Voi non mi conoscete ma io, in un certo qual senso, conosco bene voi. Mi chiamo Elizabeth Barrington, e sono la nipote di Sir Barrington. Mio zio ed i miei cugini mi hanno parlato molto bene di voi, di come siate una giovane per bene, intelligente e dal talento musicale innato.

Sono arrivata ieri a Barrington House e mi chiedevo dunque se mi fareste l'onore di venire a pranzo presso la casa di mio zio, affinchè possiamo finalmente conoscerci di persona e, sono sicura, diventare amiche. Con noi ci sarà anche Mrs Herbert.
Vostra,
Elizabeth.
«Buone notizie, cara?» chiese zio Jack, sorridendo.
Cathleen si alzò, stringendo la lettera al petto.
«Ottime, ottime davvero zio!»

«A pranzo fino a Barrington House? Non se ne parla, è troppo lontano» precisò secca Mrs Colborne ripiegando la lettera di Elizabeth.
«Oh madre vi prego! Se parto subito arriverò in tempo per pranzo e, subito dopo, ripartirò ed arriverò a casa prima del tramonto!»
«Assolutamente no, Cathleen. Non puoi andare in giro da sola»
«Ma ci sarà anche Mrs Herbert con noi, e qualcuno della servitù potrebbe accompagnarmi col calesse, andremo più veloci di una carrozza. Cosa mai potrebbe accadermi in una strada di campagna? Vi farò avvisare non appena arriverò a Barrington House»
«Non vedo perchè no, Mrs Colborne. D'altronde la nostra Cathy è grande abbastanza per farsi delle nuove e convenienti amicizie...» intervenne Mr Colborne da dietro il giornale.
«E sia...ma non dare disturbo più del dovuto!»
Così Cathleen fece preparare il calesse e fu accompagnata a Barrington House. Durante il tragitto, tra un'occhiata ed un altro al tempo incerto, Cathleen ebbe tempo di pensare a perchè era così felice ed emozionata di andare a quell'incontro.
Certamente era per via di Miss Elizabeth: era molto curiosa di conoscerla, la immaginava come una persona adorabile, bella e solare. Ed in più, il fatto che avesse ricevuto così tanti pareri positivi le faceva onore e piacere. E qui arrivava al vero motivo: il Capitano aveva parlato bene di lei. Durante le poche volte che si erano incontrati, non si era mai sbilanciato in sorrisi, complimenti o attenzioni, eppure evidentemente aveva smosso il suo interesse. Sperava di incontrarlo in un ambiente informale e intimo, dove poterlo conoscere meglio. In più, pensò, avrebbe potuto chiedere a loro un parere su Mr Egerton e capire se sarebbe o meno rimasto a casa o sarebbe ripartito per l'Europa.
Il tempo di pensare a tutto ciò ed era già arrivata a Barrington House. Scese dal calesse con calma, quindi si fece annunciare. Prima di entrare, sentì una goccia caderle sulla spalla.
«Miss Elizabeth, Miss Cathleen è qui» annuncio il paggio, dopo aver percorso scale e corridoi. Entrò in un salotto che era totalmente diverso dalla Music Room dove era stata qualche sera prima.
Era una stanza circolare, con delle colonne sottili e greche lungo il perimetro. Dei divanetti e delle poltrone erano posizione al centro, insieme ad alcuni tavolini. Un pianoforte a muro era posato in un angolo. Un camino acceso riscaldava l'ambiente, e le ampie vetrate davano su un immenso giardino all'italiana. Un tavolo tondo era già apparecchiato per il pranzo. Sedute ad un divano sedevano la familiare Mrs Herbert, che le sorrise con garbo, ed una giovane a lei sconosciuta.
«Miss Cathleen! Benvenuta» annunciò questa, alzandosi ed andandole incontro. S'inchino appena, come fece anche Cathleen. Miss Elizabeth era proprio come Cathy se l'era immaginata, e cioè bella oltre ogni dire. Era sicuramente più giovane di lei, dato che mostrava ancora i tratti tipici dell'infanzia, con dolci gote rosate, grandi occhi azzurri ed un'aria innocente. I capelli, biondo oro, erano raccolti in una delicata acconciatura alla greca, con la treccia a mò di corona attorno al capo. L'abito di mussolina bianca la rendeva una vera e propria dea.
«Miss Elizabeth, vi ringrazio per l'invito»
«Oh grazie a voi per aver accettato! Sapete, quando vengo in visita da mio zio non c'è mai nessuno con cui avere compagnia, e giusto ieri ho avuto il piacere di conoscere Mrs Herbert, che così gentilmente si è offerta di diventare mia guida e di partecipare al nostro piccolo pranzo. Limonata?»
«Sì, grazie. Mrs Herbert, come state?»
«Oh molto bene cara, vi ringrazio! E voi?»
«Molto bene» precisò Cathleen, ringraziando poi Elizabeth della limonata e sorseggiandola. «Dove abitate, Miss Elizabeth?»
«A Londra, Miss Cathleen, ma in questo periodo la città è invivibile. Troppo sporco e troppi fumi. Siccome mio padre mi obbliga a rimanere in città per la Stagione, allora il resto dell'anno di solito lo occupo in campagna. Solitamente è Lady Spencer la mia “madrina”, ma purtroppo la Lady è gravemente malata quest'anno e così ho deciso di venire a trovare mio zio e i miei cugini, che di solito vedo direttamente alla Stagione. In verità Charles non lo vedevo da...beh, mai» ammise ridacchiando «l'ho sempre visto dai ritratti, e così lui. Per noi è come conoscerci da principio, e ci sentiamo già come fratello e sorella. Voi conoscete mio cugino, no? Non trovate sia un uomo garbato e perbene?»
Cathleen sorrise, incerta. «Non lo conosco così bene da poterlo giudicare in maniera certa e sicura, ma posso dirvi che, per quel che ho visto, è un uomo assolutamente rispettabile, intelligente e morigerato» Morigerato? Si vergognò di quel che aveva detto, sembrava stesse parlando di un pastore.
Mrs Herbert rise con garbo. «Non siete una che si sbilancia troppo, vero Miss Cathleen? Io trovo il Capitano Barrington semplicemente...perfetto! Se non fosse che sono felicemente sposata e che il Capitano ha almeno vent'anni meno di me, mi metterei di nuovo sulla piazza!»
Entrambe le signorine risero per i modi schietti della signora, ma Cathy ripensò al perchè era lì.
«Oh, Mrs Herbert, voi che conoscete tutti qui nei paraggi...che cosa sapete dirmi di Mr Egerton?»
«Oh, vedo che vi piacciono gli uomini complicati, Miss Cathleen!»
«Oh no, affatto! E' che l'altra sera ho visto mio padre parlarci animatamente, e lui si rifiuta di dirmi perchè» mentì Cathleen «voi avete idea di cosa stessero parlando?»
«Nessuna idea, cara, ma gli Egerton è gente strana quanto ricca e facoltosa. Un tempo, quando Mrs Egerton era in salute e in forze, Egerton House era il centro di ogni evento mondano, ci venivano persino da Londra! Feste, balli, banchetti, concerti...era un tripudio di bellezza e cultura. Ma poi Mrs Egerton si ammalò e pare, dico pare, che accadde qualcosa tra padre e figlio. Io ho sempre sospettato che il giovane Arthur avesse avuto una scappatella andata a male, se mi intendete, e piuttosto che stare al “giogo” paterno ha rinunciato all'eredità e si è dedicato ai viaggi in giro per l'Europa. Da quel giorno, tutto è andato allo fascio: Mrs Egerton è peggiorata e sua figlia sembra aver ereditato da lei la sua stessa salute cagionevole. Il personale fu ridotto all'osso, metà della tenuta è ormai in rovina e nessuno si avvicina più a loro, a parte forse Mr Barrington e vostro padre. Non per cattiveria, intendete bene, ma Sir Egerton nell'ultimo periodo era diventato estremamente allergico alla gente, se mi capite»
«E pensate che suo figlio sia come lui?»
«Beh, come si dice...la mela non cade mai tanto lontana dall'albero, no? Mr Egerton è schietto e sincero come suo padre, ed ha un chè di...crudo, nell'etichettare le persone»
«Ma pensate che possa rimanere a lungo?»
«Non saprei, cara. Certo è che ora che Sir Egerton è morto, che Dio lo abbia in gloria, l'erede della tenuta, dei terreni, del titolo e quant'altro...è lui. E se lui rifiuta tutto questo ben di Dio, dovrà vendere la tenuta e questo significa buttare fuori di casa madre e sorella. Ditemi voi se c'è un uomo così crudele da fare una cosa simile alla sua famiglia!»
«No, non c'è, o almeno credo...» ammise Cathleen, pensierosa. Era la fine dunque: Emma doveva sposare Mr Egerton.
«Miss Cathleen, tutto bene? Vi vedo triste» ammise Elizabeth, preoccupata. Cathleen sorrise.
«No, cara Miss Elizabeth, affatto. Ditemi, voi suonate?»
«Con discreta bravura, Miss, il pianoforte. I miei cugini, invece, dicono che voi suonate divinamente»
«I vostri cugini esagerano, Miss Elizabeth, ma mi piacerebbe suonare molto a quattro mani con voi»
«Ma che splendida idea, signorine! Presto allora, che aspettate, al pianoforte!» esclamò entusiasta Mrs Herbert. Le due ragazze, sorridenti, andarono a sedersi al pianoforte, dando il profilo all'ingresso del salotto, chiuso comunque onde evitare di essere disturbate.
Presero a intonare, tramite i tasti dello strumenti e le loro quattro affusolate mani, una melodia delicata e serena, che rasserenò subito l'animo di Cathleen, distraendola da oscuri problemi. Mrs Herbert applaudì alla fine di quella performance e di almeno altre due, dove la bravura di entrambe le giovani sbocciò naturalmente, quasi equiparandosi. Miss Elizabeth aveva quel tocco di incertezza in più che contraddistingue le giovinette alle prime armi con le performance “pubbliche”, a cui Cathy era più abituata.
«Bravissime, davvero! Miss Cathleen, avete una tecnica eccelsa! E voi Miss Elizabeth, con quanta grazia suonate!» Mrs Herbert era sinceramente estasiata. Le giovani si alzarono dagli sgabelli, sorridendo felici. Fu solo in quel momento che si accorsero dei fratelli Barrington fermi alla porta. Mr Barrington era sorridente e andò loro incontro, applaudendo; quanto al Capitano, era in piedi e rigido come uno stoccafisso, che fissava le due ragazze quasi senza ritegno, affatto discreto. Teso, a disagio.
«Charles, Adam, santo cielo come siete ridotti! Ma dove siete stati?» chiese Elizabeth, notando gli stivali sporchi di fango dei due.
«Oh, cara cugina, mai fidarsi del tempo inglese e dei fratelli minori. Charles ha insistito così tanto nell'andare a caccia che, non solo siamo sporchi e infangati, ma siamo anche tornati a mani vuote!» rispose Mr Barrington. «Miss Cathleen, non sapevo foste qui...perdonate il nostro stato»
«Oh si, Adam, Miss Cathleen è venuta a trovarmi per pranzo insieme a Mrs Herbert, ma ora è impossibile tornare indietro, vero?»
«Assolutamente, piove a dirotto» Cathleen si girò istintivamente verso le vetrate: fuori pioveva così forte che non si vedeva oltre la vetrata, la nebbia fitta copriva tutto.
«Come sospettavo. Pensavo di cenare tutti insieme, cosa ne dite cugini? Miss Cathleen?»
«Io...beh, va bene, certo. Purchè prima ci fosse modo di avvisare mia madre che rimarrò a cena qui»
«Ed anche a dormire, ovviamente! Non preoccupatevi, manderò un paggio non appena la pioggia si quieterà» promise Elizabeth, sorridendo.
«Stasera voglio assolutamente suonare di nuovo con voi, Miss Cathleen, se me lo permettete» annunciò Adam entusiasta, prendendola sotto braccio.
«Con piacere, Mr Barrington» annunciò Cathleen, incerta mentre poggiava la mano sul suo braccio. Si volse un istante indietro, verso Mrs Herbert, ma in verità cercava solo il Capitano, di spalle e fermo a guardare fuori dalla vetrata.
Il pomeriggio passò senza intoppi, tra una conversazione, una lettura ed una partita a carte. La cena venne servita nel salone a fianco, ed era presente anche Sir Barrington, quella sera particolarmente eloquente e garbato. Una volta avvisata sua madre, Cathleen si rilassò completamente godendosi l'altrui compagnia. Intrattenne i suoi ospitanti con più sonate e arie, da sola o accompagnata dal violino di Mr Barrington. Cercò spesso lo sguardo del Capitano, con discrezione, ma questi era sempre distratto, ora a parlare con la cugina, ora col padre, ora con Mrs Herbert. E per il tempo che era ora di coricarsi, Cathleen si ritrovò a pensare che durante la cena le aveva rivolto la parola solo quando necessario.
Sdraiandosi nel suo letto cercò di capire perchè il Capitano era così indisponente. Si girò e rigirò tra le coperte, senza trovare risposta a quella domanda né tantomeno la pace necessaria per dormire. Quando la pendola nel corridoio battè per l'ennesima volta aprì gli occhi, la mente ancora vigile, e si accorse che il sole penetrava dalle pesanti tende.
Era l'alba, e non aveva chiuso occhio.

  
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