Teatro e Musical > Romeo e Giuletta - Ama e cambia il mondo
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Autore: Aryn2703    06/09/2017    0 recensioni
[Romeo e Giulietta]
[Romeo e Giulietta]Questa storia parla di una ragazza che amava così tanto l'opera "Romeo e Giulietta" da riuscire ad entrarvi.
Riuscirà ad evitare la morte dei protagonisti? Come si intreccerà la sua vita con quella dei personaggi?
Nota: A causa di alcune circostanze devo ri-pubblicare i primi capitoli che avevo precedentemente scritto, spero che leggerete la storia con entusiasmo e che, in qualche modo, questa riesca ad emozionarvi!
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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<<…Ahimè! C’è più pericolo nei tuoi occhi che in venti delle loro spade: guardami solo con dolcezza e io sarò forte contro il loro odio. […] Meglio che il loro odio tolga la mia vita e non che la morte tardi senza il tuo amore.>>

“Quanto vorrei poter conoscere un ragazzo che mi parli in questo modo…”, erano queste le parole che frullavano nella mente di Gemma mentre leggeva Romeo e Giulietta di Shakespeare. Era un fresco giorno di primavera, l’aria fuori era frizzante e iniziavano a spuntare le prime margheritine nelle aiuole che costeggiavano la strada.

Il percorso da scuola a casa era lungo ma a Gemma non pesava farlo, aveva una strana passione: leggere ovunque lei fosse e in qualsiasi circostanza. Leggeva a casa, quando finiva di studiare; leggeva quando camminava verso la scuola o quando da scuola andava alla stazione, leggeva nella metro e nell’autobus, leggeva quando era felice e spensierata come quando le lacrime le offuscavano la vista e le bruciavano gli occhi.

Quando avrebbe voluto chiudersi in sé stessa, o scappare lontano dal mondo, lei prendeva un libro: affondava tutta sé stessa nelle storie cartacee; quasi si confondeva con il personaggio: Respirava, gioiva, piangeva con lui. Gemma amava tutti i libri indistintamente, ma ce n’era uno che adorava particolarmente. Un libro che sfogliava ogni giorno, assiduamente, testimoniato dall’usura delle pagine che quasi non si riuscivano più a leggere, ma lei non aveva bisogno di farlo! Conosceva ogni singola parola a memoria.

Quando il genere umano è attratto da qualcosa esso è solito bramarlo con forza. L’acquisizione dell’oggetto del desiderio è motivo di felicità e appagamento; è impossibile passare inosservati difronte al viso di un bambino che, per Natale, riceve il giocattolo da lui tanto desiderato; o difronte all’espressione dell’amante che scopre i suoi sentimenti essere ricambiati. Ma cosa succede quando non possiamo avere ciò a cui ambiamo con tanta passione? Che cosa comunicherà il volto del bambino che non ha ricevuto alcun dono, o la ruga di delusione che l’amante avrà dipinta in viso, dopo un rifiuto? Tristezza, amarezza forse. Eppure! Eppure la speranza continuerà a vivere in loro: magari quel giocattolo arriverà per il compleanno, magari capirà che è lui il ragazzo adatto a lei.

Gemma non desiderava alcun dono, né i sentimenti di qualcuno. Bramava intensamente qualcos’altro, una cosa che non si può comprare né lontanamente immaginare: Lei voleva entrare nella sua storia preferita, vivere quella realtà e immergersi in essa. Voleva vestire abiti lunghi, studiare le norme del galateo, imparare a danzare, conoscere prìncipi, duchi, cavalieri e diventare a sua volta una principessa.

Voleva conoscere i suoi personaggi preferiti, toccarli, parlargli, chiedergli chiarimenti sulla storia, -Sarebbe stato fantastico! Gli avrebbe insegnato tante cose e altrettante gliene avrebbero insegnate loro. Ma questo era, per la ragazza, un desiderio impossibile da realizzarsi. Non avrebbe mai conosciuto i rumori delle strade prive di automobili, i profumi della città, pura da ogni inquinamento.

Il suo desiderio era tanto anacronistico quanto utopistico, eppure! Eppure in lei viveva ancora una sorta di piccola, patetica, speranza. D’altronde, se all’uomo si toglie l’immaginazione e la fiducia nel domani, cosa gli resta? Così lei si immergeva ancora di più nei suoi sogni e più andava a fondo più le era difficile ritornare a galla.
La ragazza voleva entrare dentro la sua storia preferita: lei voleva vivere la storia di Romeo e Giulietta.

Ormai Gemma era arrivata a casa, il bus l’aveva lasciata giusto davanti la porta. Con scatto felino vi si fiondò, - Non vedeva l’ora di riabbracciare la madre che, dopo mesi di assenza per un viaggio di lavoro, era finalmente tornata a casa. Una volta varcata la soglia sentì l’inconfondibile profumo della madre; animata da più forte speranza si precipitò verso la cucina, esclamando: "Mamma, sono a cas-", ma la frase le morì in gola.

La cucina era vuota.

Gli occhi della ragazza caddero su di un post-it attaccato al frigorifero dove vi era scritto frettolosamente “Scusami mi hanno chiamata in ufficio per una questione urgente! Ti ho lasciato dei soldi per comprare la cena. Un bacio, Mamma”. Il volto di Gemma divenne improvvisamente scuro. Ormai avrebbe dovuta abituarsi all’assenza della madre eppure continuava a soffrirci volta per volta.

Da quando il marito era morto, la signora Fornali (la madre della ragazza) si era buttata totalmente, anima e corpo, dentro il lavoro così da non avere tempo da dedicare alla frustrazione e all’angoscia. La ragazza lo capiva ma non poteva accettarlo: anche lei ci stava male, anche a lei mancava il padre e avrebbe preferito piangere sulla spalla di sua madre piuttosto che sul cuscino, da sola. Fu proprio dalla morte del padre che Gemma iniziò a leggere così assiduamente. Essa scoprì come un racconto la poteva confortare, farla stare meglio.
I personaggi divennero la sua famiglia, i libri la sua casa. La ragazza si vergognava un po’ di questi suoi sentimenti: Come poteva considerare una famiglia un ammasso di fogli, rispetto ad una madre in carne ed ossa? Arrossì lievemente mentre si spogliava dall’uniforme scolastica: era arrabbiata, frustrata, delusa. Le lacrime le salirono facilmente agli occhi e da lì si buttarono a capofitto sulle sue guance. Tentò di asciugarle con il dorso della mano ma quelle continuarono a scendere.

Si buttò sul letto e aprì il suo adorato libro: forse le dolci parole di Romeo Montecchi l’avrebbero risollevata ma più girava le pagine più esse si inzuppavano di sentimenti negativi. Così Gemma, dopo aver pianto tutte le lacrime che aveva in corpo, si lasciò andare consolandosi con il dolce profumo delle pagine stampate.

Chissà qual era l’aspetto del suo amato Romeo: bello come lo immaginava? Biondo, oppure moro? E il colore dei suoi occhi quale sarà? Marroni, verdi, blu come il mare o celesti come il cielo? Il fatto che non avrebbe mai saputo la verità la faceva soffrire un po’, ma ormai si era abituata all’idea che il suo amore fosse impossibile. E poi c’era Giulietta. “Sarà sicuramente una bellissima ragazza”, pensò Gemma, “degna dell’amore di Romeo.”.

Covava una profonda invidia nei confronti di una ragazza che nemmeno esisteva, - “devo essere proprio disperata” si disse tra sé la lettrice.

Fu così che si addormentò. Un esile rumore di pioggia la destò di soprassalto; la finestra aperta sbatteva leggermente contro la parete, vittima del vento. Un brivido di freddo percorse la nuda schiena della giovane che, senza accorgersene, si era dimenticata di infilarsi la maglietta del pigiama.

Lentamente si alzò, i piedi nudi contro la fredda moquette le donarono una strana sensazione: un misto tra piacere e timore. Scattò verso la finestra e, con un gesto rapido, la chiuse. Si era fatto tardi: la luna, interamente piena, scintillava alta nel cielo. Un crampo allo stomaco fece ritornare alla realtà la giovane: non mangiava da quasi dodici ore e, se non si fosse sbrigata, non avrebbe trovato nessun locale aperto dove comprare qualcosa da mettere sotto i denti.

​Così si volse verso l’armadio e scelse dei vestiti essenziali, disadorni: un paio di jeans e un maglione di un colore verde scuro, simile a quello delle chiome dei pini nei boschi fitti. Non che il suo guardaroba contenesse vestiti particolari o alla moda: amava la semplicità e, più di questa, passare inosservata. Sovrappensiero lasciò la sua camera: si infilò un paio di converse, prese le chiavi di case e afferrò i pochi soldi che le aveva lasciato la madre; ignara della strana luminescenza che usciva da sotto la porta della sua stanza.

   
 
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