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Autore: queenjane    06/09/2017    0 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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“ E brava Catherine,hai usato una magia, qualcosa?” rise divertita, annoverando un miracolo sul calendario.
 

“Aveva fame, no. “

“E la merenda e la cena, la mamma era allibita, ha mangiato senza farsi pregare, TUTTO, pace che ci siamo divertiti con arabi, conquiste, cavalli da guerra, oltre che viaggi e pettegolezzi..” E avere distratto un poco la zarina, rievocando un ricordo sereno, i suoi viaggi in Italia, ottimo risaultato collaterale “ E Alessio alla fine ti è  anche voluto venire un po’ in braccio, e lo hai imboccato come quando era un piccolo moccioso, a viziarlo sei un asso e tanto meglio così, la bizza era questa, che sennò non sarebbe lui. E ha usato anche dei paroloni per prenderti in giro, compreso il latino, a proposito poi. Concedendoci peraltro dieci minuti in cui non era al centro dell’attenzione, peraltro ti stava appiccicato sulle gambe” Malinconica, per un momento, le cattive maniere di Alessio a tavola e fuori erano una leggenda, avrebbe preferito che saltellasse per la stanza invece che accasciato su un divano, con appena il fiato per parlare” Evento più unico che raro, come il non andare dalla cara Vyribova. Almeno per me, che delizia, il cara è una cosa ironica”
“Se non viene a palazzo, passate la serata da lei, nel suo villino dai freddi pavimenti?” Un cenno di assenso, una punta di fastidio. Lei l’aveva sempre ritenuta noiosa e asfissiante, atteggiamento che Alix condivideva, salvo frequentarla a prescindere, che la “Vacca”(epiteto tributato dalla cara zarina) era sempre una devota sostenitrice del corrotto sibarita che era Rasputin, che si rivolgeva della V. come tramite per avere accesso ai sovrani. Almeno su quello Alix aveva dovuto cedere, Rasputin ricevuto costantemente a palazzo, frequentando magari gli appartamenti delle granduchesse, ormai giovani donne, sarebbe stato un infinito potenziale di guai e scandali, che lui, ubriaco, allungava mani e genitali su quasi ogni essere femminile che gli capitava a portata, escludendo la zarina e la “Vacca”di cui sopra. A ogni buon conto, nel gennaio 1915 un incidente aveva resa invalida la V., si era rotta le gambe e la spina dorsale, Rasputin, of course, l’aveva salvata, dicendo di svegliarsi. Furbo, peraltro, che se moriva era per la volontà divina, se sopravviveva era grazie a lui.  Peccato che fosse rimasta sciancata, si spostava con le stampelle ed era invecchiata e ingrassata, cosa che il sommo R. aveva ben previsto, con quelle lesioni era quasi scontato, mi sarei azzardata io pure.
La avevo intravista, una collana di perle da pochi rubli le cingeva il collo, vestiva di scuro come Alessandra, come scrisse poi l’ambasciatore P.  in Francia nessuna favorita aveva mai avuto un aspetto tanto modesto, dozzinale e chiacchiere tanto ripetitive, la definirono poi disco grammofonico.  Che la famiglia imperiale, rinchiusa nel suo isolamento, non frequentasse nemmeno i suoi stretti parenti ma solo la V. aveva condotto ai pettegolezzi più biechi, nessuno si capacitava. Io ero una principessa, figlia di una prediletta dama della zarina madre, nobile e poi dispersa, in un dato senso ero ben accetta. E la volta che avevo chiesto un trattamento di favore era stato per   sposarmi, forzando le regole.. Mi vietai di pensarci.
Andres era nato nel 1883, realizzai, l’anno avanti a lei e .. accidenti, era sempre molto bello e ..appassionato. Si infilava nei miei pensieri sempre, presente  e assente che fosse, ed io nei suoi. Anche lui apprezzava il sesso femminile, chiariamo, tranne che mai avrebbe forzato una donna, anzi gli correvano dietro, riempiendolo di soddisfazione, a volte accennava la melodia del “Don Giovanni”, Leporello  sul padrone, che solo in Spagna sono appena mille e tre, era stata una mia osservazione e  gli era piaciuta, al bandito. E io ero la sola che lo aveva avuto ai suoi piedi, dopo avergli sferrato un calcio nei genitali.. La sua unica, in modo ironico, che la avrei poi riscontrata con interessi e annessi.
“A chi stai pensando? Kitty Cat, gattina” si era tolta le scarpe e le massaggiavo le caviglie gonfie per i lunghi turni in piedi in ospedale, aveva posato i piedi contro il mio grembo. Ed era tutto facile, come se non ci fossimo mai lasciate, sconcertante come intuisse i miei pensieri all’impronta. Ed eravamo state amiche e complici troppo a lungo, prima, per dimenticare. E mi conosceva bene e capiva meglio ancora.
“A una persona che ho conosciuto”Feci scorrere  il palmo sul rivestimento di cinz fiorito del divano, ero nel salottino privato delle granduchesse maggiori, sorrisi. “Tra poco le fusa le fai te..”
“Allora deve essere un uomo affascinante, oltre che intelligente” optò per essere allegra. Le strinsi un malleolo rivestito di seta. “Sì. Non è un ragazzino avventato, anche se a volte è insopportabile, con stupendi occhi verdi, che piace parecchio, anzi ci piace  “ “Ti piace.. chiariamo, molto direi“Una pendola batté le dieci sul mio sorriso. “Io mi ritiro, buonanotte Olga, anzi, mi piace parecchio, hai ragione”Lo amo.. sillabai senza voce, solo con le labbra, I love him. “Hai appunto un sorriso di un gatto che ha trovato un piattino di panna fresca, per rimanere in tema” E avrei scommesso che aveva decodificato, la furbacchiona. “Magari alla fine saprò anche il nome di questa meraviglia, a cui certo piacerai, non?”
“A domani, alla fine sì, magari lo vedrai pure, lodando il mio buon gusto, gli piaccio, credo, anche se mi ritiene la cosa più strana che abbia mai visto” semplici, potenti parole, su cui rise. Di cuore“Quanti anni sono passati da quando mi hai chiamato Kitty Cat?” “ Troppi.. e non mi fare il solletico, streghetta“le piombai ridendo sul petto, una lotta scherzosa, dopo averle solleticato l’imperiale pianta dei piedi, calcagni e caviglie. “Miao, a domani.. Mi sei mancata tanto” “Pure tu, poi dobbiamo parlare seriamente ma dopo.. Ora godiamoci questi giorni, rilassati, è tra me e te, una questione delicata e .. Resta tra noi  ”  omisi le indagini.” E non togliere le tende, per favore” “NO” Come mi conosceva bene. Pregi e difetti, far away and near to the other side, but we’ll stay together, day by day.  “Per te, e me e Alessio.. e le mie sorelle, per favore, Cat, non te ne andare ..te lo chiedo come favore personale” “No, che in caso non mi sarei fatta vedere per niente” accostai la fronte sulla sua spalla “ Sono già scappata una volta, senza voler dirlo, che ne ho ricavato.. Nulla, tranne che di perderti”  “E io non ti ho capito, quindi siamo pari.. riproviamo, Catherine, a essere amiche” E sorelle, e tanto era una cicatrice che non si sarebbe mai chiusa del tutto. “Tranquilla, stai tranquilla..é tutto a posto”Mi sfiorò la nuca, stringendomi per un momento “Vai a dormire..A domani, e tanto sei sempre mia” “Per tua sfortuna sì” “ Stupida, togliti di torno, decido io se qualcosa o qualcuno non mi aggrada, ne hai imparate di cose sui libri e resti una cretina per altre, quelle importanti,davvero. Togliti, non mi voglio arrabbiare” “Non imparerò mai” “Speriamo.. per te, che tu impari. Ci sbatti sempre la testa, prima di capire.. Togliti Cat, non mi voglio arrabbiare, è l’ultimo avviso, non roviniamo tutto ” “Sai che mi viene in mente? Le volte che abbiamo mangiato le ciliegie, interrompendoci prima di sentirci male..” “Una tirava l’altra, le primizie della stagione.. come le more..” mi spiegai, prima che mi ritenesse andata del tutto fuori di cervello“Ecco, evitiamo la saturazione ..” “Catherine!!”Rise “Notte! Solo tu riesci a farmi ridere così, di cuore!”
Avevo dormito a Carskoe Selo nella stanza degli ospiti che mi aveva accolto tanto spesso, vicino agli appartamenti dei bambini, una cauta perifrasi, ormai erano cresciuti.
Verso le una di mattina mi tirai in su con il busto, in allarme, che cazzo succedeva, parafrasando Andres, poi mi ricordai, cosa dovevo fare”Alessio ..”le lenzuola di seta crepitarono mentre mi rialzavo, ero un pallido fantasma andando verso la camera dello zarevic. Quando stava bene, si infilava, più o meno di nascosto, nel letto di una delle sorelle, di preferenza Tatiana o Anastasia, a quel giro voleva me, mi veniva da ridere, come anni prima andavo da Tata o Olga, me lo aveva sussurrato nel pomeriggio.
Ebbi fortuna, nessuno in giro.
“Non venivi più” La sua vocina. Sottile, impaziente.
“Dormire mai”Ribattei, mettendomi sul fianco con una risata.
“Se mi riposo tutto il giorno, vorrei vedere te, Cat, saresti sveglia come un grillo. Mi racconti del drago e della rosa” gli baciai le mani
“ E del leone” che gli veniva sonno, forse.  Benedetto Aleksey, non eri mai contento, con il senno di ora sono contenta di averti assecondato, almeno un poco.
“Certo, che hai visto i tatuaggi di Andrej sulle braccia, la torre con la conchiglia e la rosa tenuta dal leone rampante” Una domanda retorica, che mi fuggì dalle labbra. E  non mi chiese come sapessi IO di quei segni, che si era fatto incidere nel 1903, per evitarmi una situazione imbarazzante, aveva sonno o capiva che non avrei dato retta a quella curiosità specifica.
“Siamo stati a pesca e ci siamo bagnati, lui si è tolto la camicia e li ho visti”Risi e lo cinsi con le braccia “Ottimo, no?Io e Andres siamo una squadra.. come già detto,  Alessio, amore, lo sai che ..”raccolsi le sue dita irrequiete tra le mie.
“Io non ho detto nulla a nessuno, nemmeno a Mama” (Meno male!!!) Si raccolse contro il mio petto, sussurrai che mi fidavo di lui e lo sapeva, declinò, poi scivolò nel sonno, dopo le prime avventure sul leone e la rosa, lo tenevo stretto contro lo sterno,profumo di rose e infanzia, baci e carezze, io non ero nessuno tranne me stessa e mi amava lo stesso, insieme ero possessiva verso di lui e per lui fino allo spasimo. “Notte, Alessio, tesoro mio” Infanzia, paure e fragilità, infinite misericordie, mi si raccolse addosso “Ti senti sicuro così?”contro il mio petto “SI ” e  mi sfiorava il viso, con le mani, dovevo indovinare cosa toccava, a occhi chiusi, la fronte, le guance e il naso, mi sfiorò le labbra, baciai le sue dita, dissi “Basta..che mi consumi” ridendo, poi mi fece sdraiare accanto a lui. “Ti voglio tanto bene, sei la cosa più bella che ho, Alessio..” “Non Olga..?Non tuo fratello?” Tenero. “Adoro entrambi e .. sei il mio prediletto. Davvero Aleksej” “SIII.. come no. Magari fosse vero” “Dormi. E tanto non mi credi...” “Si, ti credo..” “Alessio, non dire balle..”Riconoscendo la sfumatura incerta del tono “ Mi piacerebbe tanto.. crederti, ecco, cerchi sempre di farmi contento” sbuffò e basta, non gli andava bene, era al centro dell’attenzione di tutti, avrebbe gradito esserlo anche della mia, sempre. A parole, che nei gesti me lo ero serrato addosso, come quando era piccolo.
Nel 1903 Andres scorrazzava tra Corea e Manciuria, per dei report per Rostov-Raulov, circa le effettive condizioni del territorio, i collegamenti e quanto altro. Alla fine aveva riferito che definire schifosi i trasporti sul fronte russo era un eufemismo, a prescindere dalla Transiberiana, che Port Arthur e gli altri avamposti russi erano un colabrodo, che se vi fosse stata una guerra, come appariva probabile, che fosse rapida, in denegata ipotesi sarebbe stato uno stillicidio. E le ostilità erano scoppiate, con perdite immense per la Russia e una sonora sconfitta, dopo l’attacco a sorpresa del Giappone nel 1904. Si era sentito una specie di Cassandra, anche se non aveva colpe.
Comunque, a Port Arthur, da un tatuatore nipponico che era lì, si era fatto incidere i tatuaggi di cui sopra, per non dimenticare. Le incisioni erano state dolorose, ma ben più sopportabili del dolore che si portava dentro, era andato via dalla Spagna per non impazzire. Aveva lasciato Ahumada a fine 1901, accogliendo l’invito di R-R, che cercava sempre nuovi elementi, ritornando solo due volte, nel 1905, per il matrimonio di sua sorella e poche altre settimane, e l’anno successivo per le celebrazioni decennali, di commemorazione in onore di sua madre e le nozze del re di Spagna.. Aveva messo in mezzo un continente ed un amaro  esilio semi volontario, una scelta definitiva, senza ritorno, come quella di Jaime di diventare sacerdote. Il matrimonio di Marianna con il marchese di Cepeuda era stato d’amore, ma anche la figlia viveva lontana. Erano rimasti lui e Enrique. E Xavier sapeva che, alla sua morte, solo Andres sarebbe stato degno di essere il suo erede, principe di Fuentes, conte di Sierra Morena, Signore di Ahumada y la Cruz. Il cadetto, il migliore, Dio si divertiva a giocare a dadi, a invertite posizioni di nascita sarebbe stato diverso. Ma non era detto.  O almeno, in fondo al cuore sperava Fuentes padre.
 
   
 
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