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Autore: joellen    07/09/2017    0 recensioni
Cento anni orsono, la Terra è stata colpita da eventi misteriosi e devastanti che hanno decimato la sua popolazione tanto da risultare un pianeta deserto a chi lo vede attraverso i telescopi di altri mondi. E che la sta usando come discarica per liberarsi dell'immondizia metallurgica da cui è afflitto... O per cercare e procurarsi minerali preziosi per la propria sopravvivenza.....Ma non tutto è come sembra...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Washington

 

Il permesso di atterrare gli fu accordato ma non prima di una specie di interrogatorio.

"Da dove venite?" chiese la voce del controllore.

"Europa, signore!" rispose Stefano con la sua voce sicura e squillante.

All'altro capo, silenzio toccabile.

"Europa?" esclamò la voce della torre, sinceramente meravigliata.

"Sissignore" confermò Stefano, baldanzoso.

"C'è qualcuno al di là dell'oceano?" domandò, palesemente stupita, la voce dalla torre di controllo.

"Sissignore. - confermò Stefano, con orgoglio - Non siete i soli rimasti dopo..... - e qui si fermò anche lui dubbioso su come definire il passato inesistente - Dopo... Beh, insomma, dopo quello che è successo prima. Ma non mi chieda cosa è successo, per favore".

Stefano udì un muggito.

"D'accordo, d'accordo. - acconsentì la voce dalla torre - Qual è lo scopo della sua presenza nel nostro cielo?".

"Turismo, signore! - rispose Stefano con una certa sfacciataggine - E cultura".

Heron gli scoccò un'occhiata obliqua, divertita.

Alla risposta di Stefano, seguì un secondo muggito.

"Va bene. - continuò la voce - Affermativo. Permesso accordato. Scendete pure".

Il cielo, ormai blu scuro, evidenziò meravigliosamente la pista illuminata dell'aeroporto a poche migliaia di metri davanti all'aereo e stavolta Stefano si permise un normale e tranquillissimo atterraggio in diagonale con dolce scivolata conclusiva che si arrestò al termine della pista.

Ma una volta atterrati, fu loro intimato di non uscire subito dal velivolo e Stefano vide quattro persone avvicinarsi camminando veloci verso l'aereo. Fu solo quando i quattro raggiunsero il veicolo che Stefano e Heron poterono lasciare l'abitacolo, scendere le scale e mettere piede sul suolo. E i quattro squadrarono Stefano e Heron né più e né meno fossero ambedue extraterrestri.

 

 

 

 

Casa Bianca

 

Sui due grandi monitors, fissati alle due robuste staffe inchiodate alle due strisce esigue di pareti libere da finestre e mobili della Sala Ovale, le immagini che si susseguivano lente cambiarono d'improvviso sostituendo le solite rassicuranti fotografie dell'esterno dell'edificio con altre riproducenti luoghi lontani sulla Terra e nello spazio  e Alice Kelly, attuale governatore dell'asse Washington - New York, guardando quelle foto, saltò quasi dalla comoda e avvolgente poltrona in pelle nera posizionata dietro la massiccia scrivania intarsiata che occupava metà della stanza.

"Che accidenti...." esclamò. E pochi minuti dopo, il telefono, sull'orologio da polso, trillò.

"Buona sera, Governatore. - la salutò educatamente una faccia stupita ma anche radiosa, dai capelli e occhi chiari - Ci sarebbe una grossa novità per lei. - Sul piccolo display dell'orologio apparve una foto che ritraeva due uomini: uno con capelli, barba e baffi castani e occhi grigio-verde di forma lievemente allungata, accanto ad un altro, capelli corti biondo scuro, due occhi incredibilmente blu e incarnato chiaro, glabro, con bellissimi lineamenti - Due uomini vorrebbero atterrare qui a Washington. Sono arrivati fin qui in aereo....Dall'Europa, al di là dell'oceano".

"Cosa? - esclamò Kelly, allibita - Sono armati? Che intenzioni hanno secondo lei?".

"Mi sembrano due persone pacifiche. - rispose l'interlocutore - Hanno dichiarato che sono qui per turismo e cultura. Possiamo accettarli?".

Convinta da sempre che la polis Washington - New York fosse l'unico agglomerato urbano al mondo, Alice Kelly si scoprì impreparata a ricevere la notizia che un altro angolo del pianeta Terra ospitasse altri esseri umani, tuttavia volle dimostrarsi civile e diede il suo consenso all'atterraggio.

"Li mandi da me. - ordinò poi - Prima che comincino a scorrazzare per le strade di Washington" detto questo, chiuse la comunicazione e corse allo specchio ad aggiustarsi la folta capigliatura rossa e la giacca del completo blu scuro.

Alcuni minuti dopo, i due furono introdotti da due segretarie, con aria sognante, nella Sala Ovale della Casa Bianca e Alice Kelly li fissò esterrefatta. Erano molto belli nelle loro tute da volo.

"Buona sera, signor Governatore. - salutò Stefano, con classe, in ottimo inglese -  Avremmo voluto presentarci meglio, ma non c'è stato il tempo".

Incantata, Kelly riuscì comunque a ridimensionare la situazione e l'atmosfera freddamente cerimoniose, quindi,  invitò i due ospiti ad accomodarsi sulle ampie sedie davanti alla scrivania.

"Per carità. - si affrettò a minimizzare - Non ha alcuna importanza. Andate benissimo così. In fondo, state viaggiando e dovete star comodi.... E così venite dall'Europa?".

"Si, signor Governatore, - confermò questa volta Heron - Veniamo dall'Europa e non sapevamo che sulla Terra ci fossero altri abitanti..."

"Ad essere sincera, - commentò la donna - neppure io lo sapevo. - e lanciando una veloce occhiata agli schermi, proseguì - Ma.... - balbettò, incerta - sbaglio o le linee di comunicazione sono state ripristinate da poco?".

"No, non sbaglia. - le confermò Stefano - In effetti, la comunicazione è possibile da poche ore grazie al mio....amico, qui vicino a me" terminò indicando Heron che sorrise quasi imbarazzato.

Bello, pensò Kelly, e anche intelligente. Ma pure chi le aveva parlato non era da meno.

Dal canto suo Heron si emozionò. Stefano lo aveva appena chiamato "amico" ma si affrettò ad accantonare quella bella emozione spiegando cosa aveva fatto e Stefano, facendosi coraggio, colse l'opportunità per porre la domanda, regina delle domande del momento.

"Signor Governatore, - attaccò schiarendosi la voce - sul nostro pianeta, molto tempo fa dev'essere accaduto qualcosa che ha cambiato profondamente un pò tutto. Ha idea di cosa sia successo?".

I due videro la donna sgranare i suoi grandi occhi grigio-verdi e fissarli, allibita, poi tornare ad un'espressione normale e infossarsi sotto le sopracciglia che si aggrottarono, dubbiose.

Ricordava vagamente di aver colto brani sfilacciati di un racconto uscito a pezzi da sotto i folti baffi chiari di suo nonno che aveva menzionato una rivoluzione, ma non aveva saputo altro anche perché in casa non era stato più sfiorato l'argomento, quasi fosse stato una specie di tabù.

"Per la verità, no signori miei. - rispose infatti, dispiaciuta solo per non poter soddisfare la richiesta dei suoi ospiti - L' ho sentito dire ma non ne so molto più di voi. E' importante?".

"Lo sarebbe soltanto per capire perché ora siamo in questa strana situazione" rispose Stefano.

"Si, certo. - concordò Kelly tuttavia non molto persuasa - Forse avete ragione. In Europa c'è qualche centro urbano?" domandò poi.

"Per quanto ne sappiamo, - rispose Stefano - dovrebbe esserci quello di Roma. E chissà.... ! -continuò, sperando così di accendere un minimo di curiosità nella testa della donna - Potrebbe essercene qualcun altro sparso nel mondo".

"Si, - fece lei stirando le labbra in un bel sorriso tuttavia non completamente convinto - potrebbe".

"Non è curiosa di saperlo?" chiese Stefano, alzando le sopracciglia, con gesto ammiccante.

"Finora non ho mai avvertito la necessità e la curiosità di sapere se siamo gli unici sopravvissuti sulla Terra. -  rispose il Governatore mantenendo il suo bel sorriso di circostanza - Considerando, oltretutto, che non c'è stata neppure la possibilità eventuale di scoprirlo, visto che le comunicazioni non funzionavano".

"Ha ragione. -  convenne Stefano riconoscendo che il discorso non faceva una grinza. Ma dopo i primi minuti di sconcerto riprese, più vivace - Si è mai domandata perché?".

La donna sospirò e ridusse il sorriso.

"Ho sempre pensato che la mancanza di comunicazione dipendesse da un guasto irreparabile agli impianti. - rispose, compunta - E ho altresì pensato che se finora nessuno aveva mai provveduto neppure a provare di ripararlo, doveva esserci un motivo valido per aver preso tale decisione".

"Giusto" ammise Stefano. Poi, lui e Heron si scambiarono rapide occhiate comprensive.

Kelly si soffermò a guardare Heron, ammirata dalla sua bellezza, cercando però di non rivelarsi troppo. Ma quei pochi secondi di osservazione discreta le bastarono per capire che, malgrado anche Heron la stesse scrutando con quei suoi favolosi occhi blu, il cuore, l'anima e la mente di quell'uomo erano in altro luogo, impegnati in qualcos'altro, o focalizzati su qualcun altro.

"E' meglio andare" si limitò ad intervenire l'alieno.

Rendendosi conto del non eccessivo entusiasmo della donna all'argomento, Stefano decise di non insistere sul tema e mostrò di voler andar via.

" Il mio collega ha ragione. Il viaggio che dobbiamo affrontare è lungo, - si scusò - E' tardi ed è meglio proseguire. Senza contare che lo sarà anche per lei, ormai, signor Governatore".

"Oh! - si schernì la donna - Per me far tardi è un'abitudine. C' è sempre tanto da fare qui. Ma tornate pure, se volete. Saremo felici di ospitarvi qui a Washington".

"Sicuramente. - mentì Stefano, senza molta fatica - Magari, alla fine del viaggio".

Il Governatore di Washington esibì un altro sorriso, stavolta un filo più radioso, e i tre si accomiatarono.  

   
 
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