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Autore: JoiningJoice    07/09/2017    3 recensioni
Kirishima ride. Non ha mai riso con la sua voce umana, ma scopre che il suono che produce gli piace: è più dolce del suo ruggito, ma possiede lo stesso calore. Lo lascia andare a fatica per poterlo finalmente guardare in volto: non l’ha mai visto da così vicino. Non ha mai visto i dettagli delle sue labbra, le ciglia folte e bionde che coprono i suoi occhi rossi.
“Non conosco il tuo nome.”
Silenzio; e poi: “Bakugou.”

Commissione: KiriBaku, dragon/fantasy!AU
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sky Burial



- Vola. -

È poco più di un sussurro, ma ha la potenza di un comando; la voce che pronuncia quella singola parola è calda e roca, il tono è privo di gentilezza, eppure Kirishima la trova quasi confortante – ha compreso da qualche tempo, ormai, che lui e il ragazzo sono connessi da un legame unico e indissolubile: sono una singola entità, divisa e poi riunita dal caso. Forse lo aveva già capito nel preciso momento in cui lo ha visto affacciarsi al crepaccio in cui è crollato, ferito e privo di forze, con le frecce e le lance ancora in corpo – certo di essere giunto alla fine dei propri giorni.

La figura del ragazzo entra nel suo campo visivo: è alla sua sinistra e cammina lentamente per potergli stare di fronte, la mano che carezza le scaglie del suo muso. In genere non c’è gentilezza o grazia nei suoi movimenti, ma quando lo tocca le sue mani si fanno caute, curiose di scoprirlo in modi che trascendono la semplice esperienza visiva. Si ferma di fronte a lui e si guardano, il giovane drago e il ragazzo della foresta, cresciuto dai lupi, diffidente nei confronti di qualunque altro essere umano.

- Ho bisogno che tu possa volare. - Mormora, e le ombre sul suo volto si fanno più scure più la sua espressione si fa intensa. Kirishima non può rispondergli, ma può dimostrare ciò che pensa: apre le ali e guarda mortificato la sinistra, l’osso piegato in una posizione innaturale. Ha smesso di fargli male, ormai, ma il solo guardare quella ferita lo innervosisce – stringe i denti ed emette un ringhio basso, scoprendo appena le zanne. Il ragazzo lo sfiora nuovamente, posando con forza entrambe le mani sul suo muso e voltandolo verso sé. - Devi volare se vuoi vendicarti per ciò che ti hanno fatto. Se vuoi dimostrare loro che non bastano frecce e trappole ad abbattere un drago. -

Una luce brilla in fondo ai suoi occhi rossi: c’è una velata follia nelle sue parole, ma Kirishima è sicuro che non sia diretta a lui. Ci sono dei piani ben precisi, in quella testa – piani la cui origine e motivazione risale forse alle cicatrici sul suo petto nudo, alla ragione per cui ha vissuto per tutti quegli anni nascosto in una foresta inospitale, abitata solo da lupi e spiriti ultraterreni antichi quanto il tempo stesso: Kirishima sa che non ha alcuna ragione di domandarsi la natura di quei piani. Il ragazzo lo ha salvato da morte certa: è abbastanza perché si senta in dovere di ricambiare il favore. Se dovrà restituire la precisione con cui ha estratto ogni freccia e lancia dal suo corpo uccidendo e distruggendo in suo nome, lo farà; se il ragazzo gli domanderà di bruciare chiunque si pari sul suo cammino in nome di un disegno che solo lui conosce, Kirishima darà sfogo alla potenza del suo fuoco senza mai sottrarsi dal compiere il proprio dovere – nella stessa maniera in cui il ragazzo non lo ha abbandonato, nonostante nei primi momenti del loro approccio abbia ripetutamente cercato di ucciderlo.

Si sottrae al suo tocco sollevandosi sulle zampe posteriori e ruggendo in aria, verso il cielo: quando guarda in basso il ragazzo sorride, eccitato come mai prima di allora. È il suo primo atto non passivo da quando si sono conosciuti; il secondo è abbassarsi, facendo tremare il terreno colpito dalle sue zampe anteriori. Quando i loro sguardi si incrociano Kirishima comprende che conosce e possiede la forza necessaria a fare ciò che lui gli ha chiesto, ma non da solo: china il muso, quindi, e abbassa le palpebre in attesa che lui comprenda.

Ci vuole qualche istante prima che il ragazzo si decida a salire sul suo muso per raggiungere il suo dorso, come Kirishima desidera – ma quando finalmente prende ad arrampicarsi su di lui i suoi passi sono leggeri ed agili, quasi senza peso, e le sue mani che si aggrappano alle scaglie sul suo dorso trasmettono la stessa sensazione fiera e bruciante del fuoco che è la fonte della sua stessa esistenza. Kirishima si solleva e ruggisce di nuovo, emettendo sbuffi di fumo dalle narici: dubita il ragazzo sia a conoscenza anche di quel dettaglio, ma per un drago è l’equivalente umano di un sorriso.

In tutta la sua giovane vita non ha mai neppure considerato l’ipotesi di poter trovare un cavaliere. Quel genere di figura appartiene a un passato antico tanto per gli uomini quanto per i draghi – un tempo in cui le due razze convivevano, un tempo in cui le battaglie di uno erano le battaglie dell’altro. Eppure eccolo lì, appena dietro il suo capo: così eccitato e forte, schietto ed abile. È un libro aperto, e nonostante Kirishima non possa tradurre i suoi pensieri può sentire ogni singola emozione che lo attraversa come la provasse lui stesso.

- Andiamo. - Mormora – e di nuovo, nonostante la sua voce sia bassa e stranamente pacata, la natura di quel comando non lo è affatto. Kirishima lo percepisce, mentre distende le ali gettando ombra su tutta la valle, mentre sgranchisce i muscoli delle enormi spalle per spiccare il balzo che li porterà entrambi fuori da lì Sono passate settimane da quando è atterrato in quel luogo, giorni di dolore ed agonia trascorsi con la voce e le cure del ragazzo come unica compagnia; eppure è come se stesse per spiccare il primo vero salto della sua vita, come non avesse mai volato in trecento anni.

È un singolo momento di tensione, lungo quanto un’esistenza e seguito dalla liberazione più assoluta e infinita che esista: un istante è per terra, e quello successivo si libra in aria – distende le ali e ignora il dolore, il vento che agita le membrane delle stesse e vi trova rifugio. L’euforia del ragazzo diventa la sua, due cuori con un singolo pensiero ed obiettivo: fuggire da quel luogo di morte. Non può deluderlo e non vuole farlo – motivo per cui, quando perdono metri e metri di quota e da amico il vento diventa un fastidioso rivale che sferza la sua pelle, Kirishima scopre nuovamente le zanne e ruggisce contro la forza che lo vuole a terra: chiude le ali per acquisire velocità nella caduta e poi le riapre, a non più di cinquanta metri dalla superficie, sbattendole svariate volte prima di ritrovare l’equilibrio. Il ragazzo urla e strepita, felice come un folle – Kirishima si domanda se sia solo lui a sentire le emozioni che prova, oppure sia un collegamento reciproco: in tal caso spera e prega che comprenda quanto averlo con sé lo riempia di gioia.

Volta appena il capo indietro; non può vederlo, ma può ruggire un avvertimento e sperare che lui capisca cosa è in procinto di fare. Dev’essere riuscito a trasmettere il messaggio, perché quando sale improvvisamente verso l’alto e attraversa le nuvole in un unico, aggraziato movimento la presa del ragazzo si fa più stretta, e la sua gioia più intensa. Anche Kirishima è felice: volare è come rinascere, e volare con un cavaliere è come rinascere in una leggenda. Chiude gli occhi per godere la sensazione del calore del sole, il familiare abbraccio del vento che lo trasporta lassù, dove solo la sua razza può arrivare; e all’improvviso lo coglie un pensiero che non ha precedenti: non si è mai interrogato sulla ragione della sua esistenza, ma forse può trovarla in quel giovane umano che – Kirishima lo sente come se i movimenti fossero i suoi, come se fosse nella sua testaosserva meravigliato il cielo rosato dell’alba e sogna sogni di gloria, di conquista e di battaglie.

Sogna più grande, pensa, e all’improvviso il legame tra lui e il ragazzo è perduto: Kirishima fa in tempo ad avvertire un’ultima ondata di panico e terrore prima che tutto si faccia buio, prima che la sua presa si faccia flebile. Il ragazzo crolla dal suo dorso – urla e cade, il viso ancora rivolto al cielo. Kirishima ruggisce e si tuffa in basso: non può perderlo, non deve. L’umano è così piccolo, ma la caduta è rapida – il terreno non gli è mai sembrato così vicino, così mortale. Ma può ancora raggiungerlo, può ancora salvarlo: digrigna le zanne quando l’osso della sua ala si rompe definitivamente, quando il sangue prende a sgorgare dalle sue ferite, ma non ferma la propria corsa suicida. E quando finalmente lo afferra, tutto è diverso – come avesse attraversato una nuvola particolarmente densa, gettandosi in un nuovo mondo: le zampe che aveva allungato sperando di afferrarlo al volo sono mani, braccia umane che prendono il ragazzo e lo stringono, lo premono contro il suo corpo: un corpo umano.

Kirishima piange e sente lacrime scivolare su un viso troppo liscio, troppo piccolo e insignificante. Il suo.

Ho creduto che ti avrei perso”, pensa; il suo cuore batte contro quello del ragazzo e produce il suo stesso suono. Ti ho appena trovato, e ho creduto che ti avrei perso.”

E poi, finalmente, la sua voce – così roca, così autoritaria e gentile al tempo stesso – è nella sua mente, e le sue parole sono chiare: Sei entrato nella mia testa”, gli risponde; seguono attimi di silenzio, che Kirishima spende conficcando le unghie nella sua schiena e stringendo quanto può. Non stanno più cadendo, ora – a dire il vero non è sicuro che si trovino da qualche parte, o in qualche momento. Non farlo mai più.”

Kirishima ride. Non ha mai riso con la sua voce umana, ma scopre che il suono che produce gli piace: è più dolce del suo ruggito, ma possiede lo stesso calore. Lo lascia andare a fatica per poterlo finalmente guardare in volto: non l’ha mai visto da così vicino. Non ha mai visto i dettagli delle sue labbra, le ciglia folte e bionde che coprono i suoi occhi rossi.

Non conosco il tuo nome.”

Silenzio; e poi: Bakugou.”

Bakugou. Ha un bel suono: è un nome degno di un re. Bakugou sente il suo pensiero e sorride soddisfatto.

Io sono Kirishima.”

Sei il mio drago.”

Sono il tuo drago.”

Per un lungo momento si guardano negli occhi, le mani strette tanto da fare male; Kirishima tenta di sorridergli, imitandolo. Non è certo che sia la cosa giusta da fare, ma vederlo sorridere è piacevole: forse può confortarlo. Non può emettere fumo dalle narici, quindi dovrà accontentarsi.

L’ultimo pensiero di Bakugou scalda il suo cuore: ha il tono del desiderio di un bambino meravigliato. Abbiamo volato”, sussurra, trionfante. E all’improvviso stanno volando di nuovo – stanno cadendo, per la precisione, e Bakugou è al sicuro tra le sue zampe: Kirishima apre nuovamente le ali per ripetere la manovra di poco prima e rallentare la caduta, ma è troppo tardi. Crolla sulla foresta contro di sé, l’impatto attutito appena dalle chiome degli alberi che si piegano e spezzano al suo passaggio. È riuscito a voltarsi per evitare che Bakugou si trovasse tra il suo corpo e la foresta, se non altro: un atto di coraggio di cui va fiero per un lungo istante, mentre tenta di ricordare l’indescrivibile sensazione delle sue labbra sollevarsi in un sorriso sincero e umano, mentre perde i sensi.



La prima cosa che vede quando riapre gli occhi è il fuoco: una torcia nel buio della notte, che crepita e offre al suo corpo un calore familiare e confortante. Il mondo sembra più piccolo ai suoi occhi, e Kirishima spende qualche istante confuso nel guardarsi attorno, cercando di comprendere dove si trovi o cosa sia successo; diventa tutto improvvisamente più chiaro quando guarda in basso, verso le sue mani.

- Oh… - Mormora, e la sua voce è esattamente come la ricordava nella visione avuta durante la caduta: flebile e sottile, specialmente se confrontata coi suoni che è abituato a sentire prodotti dalle sue corde vocali. Da supino che è si mette seduto – una strana sensazione, quella della sua colonna vertebrale che schiocca, mai utilizzata prima d’ora – e il mantello con cui il suo corpo nudo è stato coperto scivola in basso, sul suo bacino. Aiutato dalla luce del fuoco lì accanto osserva quanto può del suo corpo, sollevando le braccia e fissandole meravigliato: sono lunghe e sottili, per quanto muscolose – quasi insignificanti, rispetto a quelle reali. Non fosse per la potenza di fuoco che sente ancora ben chiaramente dentro sé, lo farebbero quasi sentire debole.

- Sapevi di poter diventare umano? -

La voce lo fa sobbalzare. Proviene da poco avanti a sé, e Kirishima socchiude gli occhi prima di intravedere il profilo immerso nel buio del ragazzo, seduto su una roccia, lontano dal fuoco; balza giù in quel momento, avvicinandosi. La luce del fuoco getta ombre pesanti e scure sul suo corpo: all’improvviso lo guarda dall’alto in basso, stranamente minaccioso. È una posizione a cui Kirishima non è abituato, e quando scuote piano la testa lo fa con le labbra dischiuse in un’espressione meravigliata. Sembra ancora più forte, da lì: più grande, furioso, il viso privo della gentilezza che Kirishima ha imparato ad associare ai suoi gesti. Vorrebbe parlargli – gli sembra così meraviglioso, poter parlare e comunicare con lui – ma le parole gli vengono meno; quando Bakugou si china, poggiando le braccia sulle proprie ginocchia e studiando il suo viso, quasi sussulta di nuovo. Le dita della mano destra di Bakugou si allungano verso di lui e sfiorano la palpebra del suo occhio destro.

La pelle umana è così liscia e delicata; non aveva fatto caso a come un singolo tocco sia abbastanza per farlo tremare, durante la caduta. Chiude l’occhio che Bakugou sta sfiorando e si impone di rimanere fermo, spaventato dall’inespressività sul suo viso.

- Hai la cicatrice sull’occhio e la tua spalla è ferita. - Sussurra; le sue labbra si sollevano appena. - E hai un aspetto terribile. I tuoi denti sono appuntiti. Immagino tu sia veramente il mio drago. -

Il mio drago. Che suono stupendo ha quella frase – tanto stupendo da spingerlo ad afferrare i polsi di Bakugou e ad annuire con veemenza. - Sono io, Bakugou! - Conferma, e Bakugou cessa completamente di tentare di allontanarsi e rimane fermo, per quanto nervoso, per ascoltarlo. - Sono così per merito tuo! Perché tu mi hai trovato! -

Le sue frasi hanno una strana inflessione, che Kirishima non riesce a contenere – l’entusiasmo e la gioia annebbiano ogni ragionamento, spingendolo a toccare Bakugou con la propria fronte; lui non protesta, nonostante il suo corpo sia rigido e teso. È come se stessero incontrandosi nuovamente per la prima volta. - Quando sei sceso nella valle ero io quello spaventato da te. - Mormora, inclinando il capo. Gli occhi rossi di Bakugou sono i più belli che abbia mai visto, e da quella distanza sembrano piccoli rubini. - Ma ora sembri tu quello spaventato. Hai paura di me? -

Bakugou attende, poi scuote la testa. È abbastanza perché Kirishima senta di dover sorridere; gli piace parlare, e anche sorridere. È molto più semplice esprimere ciò che sente, in quella forma.

- Le mie ali. - Sussurra, all’improvviso. Muove le spalle come se potesse distenderle, ma ottiene solo un dolore che per qualche istante gli annebbia la vista; quando si riprende Bakugou è al suo fianco, e sta controllando una fasciatura che tiene ben stretta la sua spalla destra.

- Ti ho detto che eri ferito, idiota. - Borbotta, digrignando i denti. Kirishima inclina nuovamente il capo, incuriosito da quello che crede sia un insulto. Non l’ha mai insultato, prima: forse il suo atteggiamento ha a che fare col suo attuale aspetto. Lo guarda sciogliere le bende e liberare la carne ferita, che tocca con mani caute; un tocco a cui Kirishima è abituato, confortevole abbastanza da indurlo a chiudere gli occhi.

In silenzio, Bakugou applica alla sua ferita un unguento che Kirishima non vede – freddo e umido, una sensazione curiosa contro la sua nuova pelle; lo rifascia con cura, senza emettere un suono. - Ci vorrà del tempo prima che tu possa volare di nuovo. - Mormora infine, alle sue spalle. Kirishima sorride.

- Ce la farò. - Risponde. - Me lo hai chiesto tu. Ce la farò sicuramente. -

Di nuovo, Bakugou non risponde; di nuovo, scivola al suo fianco sinistro e lo fissa affascinato. Questa volta non tocca la sua pelle, ma ciò non impedisce a Kirishima di sentirsi estremamente esposto, sotto il suo sguardo intenso.

- Sei un tipo veramente strano. - Borbotta dopo qualche momento, alzandosi e allontanandosi. Kirishima lo osserva sedersi dall’altra parte del fuoco con una strana sensazione che gli formicola nel petto, una mai provata prima; gli viene da ridere. È tutto così nuovo, così fragile e delicato – e quando ride e Bakugou sorride di rimando il cuore gli trema nel petto, e Kirishima pensa che sia valsa la pena crollare in quella valle, ferito e in punto di morte, per andare incontro al proprio destino.






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Terza commissione andata! ;u; anche questa storia mi è stata commissionata da Rota e...grazie! Volevo scrivere da tempo una KiriBaku fantasy!AU, ma non avevo idee. Il prompt mi ha aiutata moltissimo :'D

Il titolo della fic è un riferimento ad una composizione della OST di Shadow of the Colossus (che in generale è, nel 99% dei casi, l'OST migliore da ascoltare quando scrivo fantasy), Sky Burial appunto. Credo il suo ritmo possa “ricordare” un po' la fic, quindi ve la lascio qui nel caso voleste sentirla: https://www.youtube.com/watch?v=-OEkG1dKmYw

Spero la fic vi sia piaciuta! Nel caso voleste commissionarmi un lavoro, il link per farlo è a fine pagina. Alla prossima e grazie per aver letto!

-Joice




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