Teatro e Musical > Romeo e Giuletta - Ama e cambia il mondo
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Autore: Aryn2703    07/09/2017    0 recensioni
[Romeo e Giulietta]
[Romeo e Giulietta]Questa storia parla di una ragazza che amava così tanto l'opera "Romeo e Giulietta" da riuscire ad entrarvi.
Riuscirà ad evitare la morte dei protagonisti? Come si intreccerà la sua vita con quella dei personaggi?
Nota: A causa di alcune circostanze devo ri-pubblicare i primi capitoli che avevo precedentemente scritto, spero che leggerete la storia con entusiasmo e che, in qualche modo, questa riesca ad emozionarvi!
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Arrivarono in casa Capuleti che la festa era già iniziata da un pezzo, nel giardino erano state poste delle lunghe tavolate piene di stuzzichini, carne aromatizzata, frutta secca e pasticcini.
L’aria era impregnata dell’odore di vino, ovunque gli invitati tenevano calici pieni conversando allegramente.

I quattro ragazzi decisero di inoltrarsi verso il cortile dalla quale proveniva una musica dal ritmo incalzante. Gemma stava vicina a Romeo, tutta quella confusione le faceva girare la testa: si sentiva come un pesce fuor d’acqua.

Sorpassato un colonnato di marmo lei la vide: Giulietta, in piedi vicino ad un’enorme anfora decorata, splendeva in tutta la sua bellezza: Aveva un viso perfetto, con occhi grandi verde acqua, un naso romano dritto e labbra carnose. I capelli intrecciati le cadeva fino alla vita, stretta.
Era leggermente più bassa di Gemma, notò la ragazza, ma aveva ancora quattordici e anni e, probabilmente, avrebbe messo su ancora qualche centimetro.
Se fosse vissuta fino a quel momento, ovviamente.

Il vestito di Giulietta era di un rosso corallo vivo, impreziosito da catenine e merletti d’oro.
Gemma fece per girarsi e portare via Romeo ma era troppo tardi: il viso di lui fissava con stupore, quasi reverenza, quella fanciulla esile. La giovane non aveva dubbi: si era innamorato.

“Romeo, che ne dici se andiamo a mangiare qualcosa, sembra ci siano…”, abbozzò Gemma, cercando di mantenere un tono calmo.
“Scusa Gemma, raggiungi gli altri, devo parlare con una persona”, disse Romeo mentre si incamminava verso l’innamorata.
“No Romeo, non puoi! Ti prego!”, esclamò Gemma bloccandogli il braccio, lo avrebbe bloccato con il suo stesso corpo se fosse stato necessario, ma il giovane si girò verso di lei e con occhi freddi sussurrò “Ne abbiamo già parlato, non puoi dirmi quello che posso o non posso fare”.

La povera rimase sbigottita dinnanzi a quelle parole: il dolce Romeo che lei conosceva non l’avrebbe mai guardata in quel modo.

Mercuzio le si accostò e sussurrò “Non crucciarti, il Montecchi è così… Tiene molto all’amicizia ma sa essere molto, troppo, egoista.”
Gemma capì che era vero e realizzò quanto lei, in realtà, non conoscesse davvero Romeo.
Si sentiva distrutta, la storia continuava a ripetersi e, forse, è perché non voleva essere cambiata.
Si allontanò da tutta quella folla, salì piano una grande scalinata che la portò fin dentro il palazzo. Lì, se non per qualche servo che correva da una parte all’altra, sembrava non ci fosse nessuno.
Con la coda dell’occhio Gemma vide una coppia intenta ad abbracciarsi forte, sembrava si stessero fondendo in un’unica persona. Gemma riconobbe il vestito da menestrello e decise di uscire fuori nel balcone così da lasciarli nel loro momento di intimità.
Il balcone dava proprio sul cortile: Romeo e Giulietta stavano ballando, come previsto.
Presa dallo sconforto, la ragazza si accasciò sul basolato e sentì gli occhi inumidirsi quando una voce pronunciò “Invece di tenere il viso fra le mani, alzate lo sguardo alla luna. Questa notte è fantastica”.

Gemma sussultò e, girandosi, vide un ragazzo seduto sulla balaustra del balcone: la gamba sinistra era stirata, mentre la destra, piegata, offriva un appoggio alla sua mano, con la quale reggeva un rosa bianca. Il volto era coperto da una maschera argentata mentre i capelli mossi neri, pettinati d’un lato, cadevano morbidi dietro le orecchie, un po’ scompigliati.
Egli guardava intensamente la luna, sembrava le stesse rivolgendo una preghiera.

“Vorrei tanto fargli una foto”, pensò pateticamente Gemma.

“Come mai siete quassù, signore? Se posso chiedere…” abbozzò Gemma, il giovane scese dalla balaustra e, togliendosi la maschera, disse “Potrei farvi la stessa domanda, fanciulla. Ma per rispondervi: trovo queste feste noiose e per niente dilettevoli, la maggior parte di questa gente viene in casa nostra solo per mangiare e ubriacarsi, sono una massa di ignoranti che credono ancora sia il sole a girare attorno alla terra.”.

Gemma lo guardava con occhi sgranati, riconobbe gli occhi neri, tagliati verso l’alto, e pronunciò “Tebaldo”.

Tebaldo sorrise, un sorriso stanco e malinconico. Un’altra nota stonata rispetto all’idea che si era fatta dei personaggi di quel libro: Pensava che il Capuleti fosse un tipo festaiolo, sempre in prima linea quando si tratta di divertirsi.
Il Tebaldo davanti a lei, invece, sembrava perso in un limbo di tristezza, mentre gli occhi comunicavano una certa arguzia e curiosità. Non l’aveva ancora riconosciuta perché anche lei indossava una maschera.

Gemma proseguì: “Cosa avete detto riguardo il sole e la terra?”
E Tebaldo “Ho studiato abbastanza per sapere quello che dico, fidatevi. Ma una giovane come voi, in un vestito così bello, non dovrebbe stare qui ad ascoltare le mie lamentele. Andate a godervi la festa”.
“Tebaldo”, disse Gemma togliendosi la maschera, “Perché siete così triste? Cosa vi affligge?”

Il ragazzo sul momento non parve riconoscerla, si limitò ad osservarla intensamente negli occhi, sembrava stesse arrossendo ma, a causa del buio, la ragazza non poteva dirlo con certezza.
Fu così che, piano, il Capuleti iniziò a parlare, volgendo di nuovo lo sguardo alla luna: “Sono stanco, mia cara. Stanco di questa vita, stanco di portare un cognome dal peso troppo grande per le mie spalle, un cognome che mi impone di odiarne altri, di portarlo in alto con onore, di dover indossare la maschera di un essere prepotente.”
Mentre diceva così, scagliò a terra la maschera, che la ragazza si apprestò a recuperare.
Guardo giù dal balcone, Romeo teneva la mano di Giulietta. Gemma non aveva bisogno di sentire quello che si stavano dicendo, conosceva quelle frasi a memoria:

“Se con indegna mano profano questa tua santa reliquia (è il peccato di tutti i cuori pii), queste mie labbra, piene di rossore, al pari di contriti pellegrini, son pronte a render morbido quel tocco con un tenero bacio.”


Si girò di scatto, sapeva che da lì a qualche battuta i due si sarebbero baciati e non si sentiva pronta a vedere quella scena.

Chi era lei per evitare la storia d’amore più famosa al mondo? Sapeva che i due si amavano davvero, che era un sentimento profondo e sincero. Gemma provò vergogna per aver cercato di fermare Romeo e, di nuovo, i suoi occhi si riempirono di lacrime.

Tebaldo, intanto, la stava fissando. Gemma lo guardò e disse “Adesso capisco il perché di quella lacrima stamattina”. Il Capuleti rimase di stucco, la afferrò per le spalle e, guardandola bene, disse a denti stretti “Voi siete la ragazza di Montecchi, come ho fatto a non riconoscervi prima? Questo significa che anche quel lurido è qui. Cosa siete? Una spia? Dovrei uccidervi all’istante, e io che pensavo di aver trovato una ragazza vera, pronta ad ascoltarmi”.
Pronunciate queste parole fece per correre verso il cortile, così da raggiungere Romeo, ma Gemma lo bloccò cingendolo con le braccia.

“Come osate…” grugnì Tebaldo, ma Gemma urlò in risposta “Voi non siete così! L’avete detto voi stesso, questo orgoglio che provate non fa parte di voi, è mera finzione, perché dovete mentire a voi stesso? Vi prego, io vi rispetto per chi siete veramente”.

Tebaldo si bloccò. Era la prima volta che una ragazza gli parlava in questo modo e non poté fare a meno di rimanerne affascinato; si girò verso di lei e le carezzò la testa: sembrava un padrone che cercava di calmare il proprio cagnolino.

Gemma fu presa alla sprovvista da questo gesto, sentì le guance andarle a fuoco ma allo stesso tempo non riusciva a distogliere lo sguardo da quegli occhi neri penetranti.
Sentiva il viso di Tebaldo sempre più vicino, il cuore le batteva a mille, quando realizzò una cosa:
Il giorno dopo Romeo e Giulietta si sarebbero sposati, dopodiché Tebaldo avrebbe incontrato e ucciso Mercuzio, e, a sua volta, avrebbe perso la vita per mano del Montecchi.
Se non era riuscita ad impedire che sbocciasse l’amore tra i due protagonisti, per lo meno poteva evitarne la morte.

Fu così che la ragazza fece un passo indietro; Tebaldo sembrò ridestarsi da un sogno e, capendo che stava per baciare la ragazza, si girò di lato nascondendosi la bocca con la mano.
Gemma ne approfittò: “Tebaldo, vorrei chiedevi un favore. Sareste disposto a passare con me l’intera giornata di domani?”
Il giovane la guardò sconcertato poi, ripreso il controllo, le porse la rosa bianca che ancora reggeva nella mano: “Sarà un vero onore per me, Gemma.”.

La ragazza lo lasciò nel balcone con la promessa di vedersi presto il giorno dopo; aveva visto Benvolio scendere le scale e tornare giù: significava che era giunto il momento di tornare a casa.
Corse dunque via, con il cuore che le pulsava in petto, senza riuscire a dimenticare il volto del Capuleti così vicino al suo.

Nello stesso istante, dentro la casa, Tebaldo e Giulietta si guardavano le mani: avevano entrambi conosciuto il loro primo amore.
   
 
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