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Autore: Lady Windermere    07/09/2017    2 recensioni
Giulia Pisani ha diciassette anni, una passione sfrenata per le serie Tv, una madre fervente cattolica e tanti altri problemi.
A questi si aggiunge il recente trasferimento in uno dei licei più prestigiosi di New York, dove, tra reginette frustrate, una fastidiosa gossip man, professori appena usciti dall'ultimo numero di Cosmopolitan, un nerd addominalato e i due ragazzi più ambiti da ogni individuo di sesso femminile nelle vicine cinquecento miglia, dovrà imparare la lezione più importante di tutte: per fare i popcorn non serve l'olio di palma.
Riuscirà la nostra protagonista a sopravvivere?
STORIA INTERROTTA
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Dove Game of Thrones contribuisce a salvare un'amicizia

 

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Jus drein jus daun –Blood must have blood

The 100

 

 

«I se droga a nastro

Abbassai il volume della musica, incuriosita dal fatto che l’anziana signora davanti a me in autobus avesse parlato in italiano.

Mio padre era nato in Italia, quindi lo parlavo abbastanza fluentemente.

«Quand’ero giovane io, mica si vedevano tutte ‘ste cose… tutti sempre su Feisbuk o altre diavolerie varie. Tutti col telefono a cincionare dalla mattina alla sera!»

Faticai a comprendere l’esatto significato del suo discorso, visto che parlava in un italiano scorretto e dialettale, ma semplicemente il fatto che provenisse dalla stessa terra della mia famiglia mi fece sorridere.

Per un attimo, ascoltando i monologhi sociali di quell’arzilla vecchina e della sua vicina, dimenticai i miei problemi.

Non avevo sentito Dylan dalla sera della festa e non capivo il perché.

In compenso, avevo io stessa provveduto a evitare Harry e il suo degno compare Mr Slinguazzo Facile Chris Dallas.

«Infatti infatti» annuì la vecchietta, in risposta all’amica. «E te a se l’ultima? Ti ricordi di Maria, la cognata di mio fratello? A se morta!»

Avrei voluto saperne di più su questa defunta Maria, ma la mia attenzione fu catturata da un trio di ragazze sedute in fondo all’autobus.

«Ti giuro che è vero. Si sono lasciati.»

«Ma come? Era da un secolo che stavano assieme!»

«Shelly e Chris erano una coppia storica ormai! Erano la coppia della Trinity.»

Drizzai le orecchie nel sentire quei nomi familiari. Shelly e Chris si erano lasciati?

«Chissà cos’è successo… Ho sentito che è stato lui a lasciarla.»

«A quanto pare lei ha pianto per una settimana.»

Anche se cercavo di rimanere indifferente, sentivo il mio cuore battere più forte.

E chissà quanto altro avrei potuto scoprire da quelle pettegole, ma sfortunatamente arrivammo alla fermata della Trinity e le persi di vista.

Mi diressi verso l’aula di letteratura inglese per la prima volta non accompagnata da Dylan, il che mi riempì di tristezza.

Dovevo assolutamente trovare un modo per riappacificarmi con lui.

 

«Tutta sola oggi, dolcezza?»

Harry si sedette al mio fianco, lanciandomi un’occhiata derisoria, e facendomi rinvenire dall’ammirazione estatica del signor Claflin, il quale stava sorridendo come se stesse posando per uno shooting fotografico.

Davvero, sarebbe dovuto essere dichiarato illegale essere così fighi alle otto di mattina.

Sospirai «Ancora tu, Richards? Abbiamo già appurato la tua stronzaggine, mi pare.»

«Sì, ma questo non mi impedirà di infastidirti, Pisani» replicò, mentre sistemava i libri sul banco.

«Quanto ti odio» bofonchiai, aprendo Romeo e Giulietta secondo le indicazioni del professore.

«Il sentimento è reciproco» mi sussurrò lui di rimando.

Sgranai gli occhi «Io, al contrario di te, non ho fatto nulla per farmi odiare.»

Inclinò la testa da un lato, pensieroso «Mi hai dato dell’arrogante presuntuoso più di una volta, se la memoria non mi inganna, e di solito non lo fa.»

«Te lo meritavi.»

«E dello stronzo» concluse.

«Primo, io non ti avrei mai dato dello stronzo senza motivo. Secondo, l’unica volta che l’ho fatto è stato perché mi hai sbandierato in faccia che senza di te io non sarei stata pubblicamente umiliata davanti a tutta la scuola all’unica festa a cui abbia mai partecipato in tutta la vita» dissi, tutto d’un fiato.

«Davvero era la tua prima festa?»

«Davvero sei così infantile?»

«Pisani. Richards. Se non fate immediatamente silenzio sarò costretto ad allontanarvi.»

«Mi scusi, prof. Richards mi distrae» dissi, fulminando Harry con lo sguardo. Avevo già perso la dignità per colpa sua, non volevo perdere anche la media.

Harry sorrise «Richards non distrae proprio nessuno. Anzi, Richards è al passo con la lezione, al contrario di Pisani. Siamo al primo atto, Romeo è ancora stracotto di Rosalina e pensa che sarebbe tutto più figo se lei gliela desse.»

Il professor Claflin lo degnò di un’occhiata pietosa, facendo sospirare tutta la prima fila.

«Interpretazione interessante. Se adesso Richards ci fa l’onore di tacere e di non parlare di sé in terza persona, gliene saremmo infinitamente grati» replicò, esasperato.

Harry annuì «Si figuri, prof. Per lei questo ed altro.»

Cercai di reprimere una risata, che però non sfuggi allo sguardo attento del ragazzo.

«Te l’ho già detto che sei più bella quando ridi?»

Decisi di ignorarlo e continuai a sottolineare il libro come se non avessi altro obiettivo nella vita.

Harry sbuffò «E va bene, non serve tenermi il broncio a vita. Sono stato un po’ stronzo, lo ammetto.»

Strinsi la matita con forza «Un po’?»

«Un po’ tanto» ammise lui, di malavoglia.

«Oh è meraviglioso quando i diavoli dicono la verità

Lui colse la mia citazione «Ancor più meraviglioso quando gli angeli sono così arrabbiati

Questa volta non potei fare a meno di sorridere. Harry Richards che citava a memoria Riccardo III? Da tramandare ai posteri.

«Sai,» gli dissi, più gentile «Ti avevo sottovalutato.»

«Decisamente» concordò lui, malizioso «Non sai nemmeno quanto.»

Su quelle parole il signor Claflin ci lanciò uno sguardo minaccioso, che ci convinse a mettere fine alla conversazione e a concentrarci sulla lezione.

 

Aprii l'armadietto con la chiave che portavo appesa al collo. Era piccola, argentea, perfetta per un ciondolo.

Nella mia vecchia scuola dovevamo arrangiarci con una combinazione numerica di sei cifre; forse più sicura, ma infinitamente più scomoda.

Stavo per sbloccare la serratura, quando la voce di Chris attirò la mia attenzione.

«Giulia!»

Che seccatura. Non mi andava di vederlo, dopo quanto successo alla festa.

Sentii le guance scottare e mi resi conto di essere diventata rossa come un pomodoro. Se solo fossi potuta sparire, mimetizzarmi con l'ambiente...

«Giulia» ripeté lui, a pochi centimetri da me «Mi dispiace per quello che è successo alla festa.»

Si morse il labbro in modo incredibilmente sexy «Shelly è fuori di testa» disse, con una scrollata di spalle.

Abbozzai un sorriso tirato «Beh, te ne sei liberato.»

Mi resi immediatamente conto del mio errore e, in un gesto istintivo, mi coprii la bocca con le mani.

Chris scoppiò a ridere «Vedo che le notizie volano» ammiccò e mi sussurrò all'orecchio «Detto tra noi, è stata una vera soddisfazione.»

Avvampai di nuovo.

«Ehi, Pisani! Cosa sei, un semaforo?» mi apostrofò Matthew Chismokens senza fermarsi.

Chris lo fissò sparire tra la folla di studenti, interdetto «Ma chi era quello?»

Preferii non approfondire.

«Fa niente» riprese, facendomi tirare un sospiro di sollievo interiore «Solo... in realtà ti cercavo per altro» si morse nuovamente il labbro inferiore.

Ero certa che nel giro di dieci, venti minuti al massimo, lo avrebbe strappato via, spruzzando sangue sulla mia camicetta nuova.

Ma non potevo farglielo notare, così mi limitai ad ascoltare.

«Cosa dovevi dirmi?»

«Domenica sera c’è la prima partita dei Tigers. Saremo contro la squadra della St Paul, che è incredibilmente forte, ma ho preparato qualche schema di gioco assieme al coch Bob e…»

I suoi occhi non sapevano dove posarsi. Era strano per me vedere Chris comportarsi a quel modo, ma anche molto dolce.

Non certo il comportamento che ti aspetteresti dal quarterback della squadra di football, comunque.

Sorrisi, intuendo quale fosse la conclusione.

«Sarò in tribuna a fare il tifo, allora.»

Si illuminò e si passò la mano tra i capelli «Significa molto per me, grazie mille, Giulia» disse e ci salutammo.

Controllai l'orologio. Avevo ancora qualche minuto per arrivare in tempo in aula.

Con un sospiro girai la chiave dell'armadietto.
 

Mi rigirai il braccialetto di papà intorno al polso, gesto che ripetevo spesso quando ero in preda all’ansia.

Il vialetto della casa di Dylan mi pareva stranamente inospitale quel pomeriggio, e il portone fermamente deciso a rimanere chiuso.

Suonai di nuovo, sperando di non risultare disperata. Anche se in realtà lo ero, disperata.

Rischiare di perdere l’unico amico che avevo alla Trinity mi faceva seriamente considerare l’idea di chiudermi in camera e buttare via la chiave.

Sarei morta là dentro, tra peluche e pacchetti di patatine. Idilliaco.

Chris avrebbe parlato al mio funerale, Harry si sarebbe sciolto in lacrime e Dylan avrebbe passato il resto della sua vita a commiserarsi per essere stato la causa della mia prematura dipartita.

Oppure avrei potuto suicidarmi e lasciare delle videocassette per ognuno dei miei amici, come in Thirteen Reasons Why.

Il rumore scricchiolante del portone mi riportò alla realtà.

Dylan si affacciò sull’uscio, palesemente di malavoglia.

Non potevo crederci: mi aveva aperto.

«Che vuoi?» sbottò, secco.

Non potevo crederci: mi stava parlando.

«Midispiacemidiaspiacemidispiace» farfugliai in fretta, temendo che potesse cambiare idea e sbattermi la porta in faccia.

Cosa che in effetti fu sul punto di fare, sennonché riuscii ad infilare il piede tra lo stipite e la porta, impedendogli di portare a termine il suo piano.

«Se non levi immediatamente il piede te lo taglio» minacciò.

«Dylan, ti prego, spiegami almeno perché mi stai facendo tutto questo!» lo implorai, le mani strette attorno al portone.

«Se te lo devo dire io, vuol dire che sei proprio stupida. E io non esco con le persone stupide.»

«Questo è razzismo, Dylan Lerman. Te lo chiedo perché non riesco a capire cosa abbia potuto scatenare tutto questo!»

«Vuoi sapere perché sono arrabbiato, Giulia? Lo vuoi sapere davvero? È perché non solo mi hai trascinato ad una dannata festa contro la mia volontà, ma ti sei anche eclissata nei primi dieci minuti, lasciandomi solo come un cane, per poi attaccarti come una cozza agli addominali di Chris Dallas, ecco perché!» urlò, accaldato per lo sforzo.

Non l’avevo mai visto in quello stato. Mi sentii un verme.

«Dylan, io…» tentai.

«Dylan niente, Giulia. E il bello è che vieni pure a chiedermi perché ti tengo il muso» mi interruppe, scuotendo la testa.

Cercò di chiudere la porta, ma misi tutta me stessa nel tentativo di contrastarlo «Ti avviso, se mi chiudi qui fuori, farò come Jack Nicholson in Shining

Mi guardò e poi non riuscì a trattenere un sorriso «Compreso di “Cappuccetto Rosso” e ascia?»

«Sarai la mia Wendy personale.»

Dylan scoppiò a ridere e allentò la presa sulla porta «Sei una persona impossibile, Giulia Pisani.»

Approfittai di quel momento di debolezza per svicolare sotto la sua spalla ed entrare in casa sua «Lo prenderò come un complimento, signor Lerman» replicai, mimando una riverenza.

«Non posso credere di averti fatta entrare in casa mia…»

«Sono piena di risorse» ribattei «Comunque, dicevo sul serio, Dylan, mi dispiace. Sono stata una stupida egoista e ho avuto esattamente quello che meritavo» conclusi.

Lui abbassò gli occhi «Mi dispiace per quello che è successo alla festa.»

«Non sai a me…»

«Comunque poteva andarti peggio: poteva farti un video e renderlo virale, così tutto il mondo avrebbe potuto vederti grondante di cocktail annacquato alla fragola» cercò di sdrammatizzare.

Ridacchiai «I miei capelli profumano ancora di vodka.»

Si chinò su di me per annusarli. Era molto più vicino di quanto fosse dovuto.

Aspirò l’aria «A me non dispiace» mi sussurrò all’orecchio. Il suo respiro mi solleticò il lobo inferiore. Cercai di non arrossire, ma ormai era una causa persa.

«Piacevole non è il termine che userei più volentieri…» mormorai, mantenendo una parvenza di calma.

Dylan sospirò e si allontanò leggermente «Ti voglio bene, Giulia, non voglio perderti. Sei l’unica amica che ho in quella scuola di snob» disse, scostandomi i capelli dal viso.

La sua mano restò sulla mia pelle oltre il tempo necessario.

«Anch’io ti voglio bene, Dylan» sussurrai.

Mi fissò per qualche istante, come se non fosse quella la risposta che avrebbe voluto sentire da me, poi sorrise e dovetti ammettere che il sorriso di Dylan non era affatto male. Anzi, avrebbe potuto far innamorare più di una ragazza.

«Ho fatto scorta di popcorn e chipster» annunciò «Ti va di sfondarti di cibo spazzatura assieme a me e alla sesta stagione di Game of Thrones? Ora che è uscita la settima devo rimettermi in pari.»

«Non me lo dovresti nemmeno chiedere…You know nothing, Dylan Lerman» citai, dirigendomi verso il suo salotto.

«Niente spoiler» mi avvisò, mentre ci accoccolavamo sul divano «E ricordati che per i prossimi sei mesi me la devi pagare tu Netflix

«I Lannister pagano sempre i propri debiti» replicai, gettandogli addosso un cuscino.

La risata cristallina di Dylan riempì la casa, accompagnata ben presto dalla mia.

Oh, quanto avrei voluto che tutti i giorni fossero come quello.

 

 

 

N.d.A: Innanzitutto, prima che me lo chiediate, "I se droga a nastro" significa "Fanno assai uso di sostanze stupefacenti", poi ringrazio as always le anime pie che leggono/seguono/recensiscono la storia. I love you so much.

​Come vi avevo detto è tornato Dylan e spero che questo abbia fatto felici tutti voi :)

​Spero vi piaccia! Enjoy! O forse farei meglio a dire Greyjoy?

​LadyWindermere<3

 

  
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