Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: NotEvenChip    08/09/2017    2 recensioni
Mr. Gold possiede la maggior parte di Storybrooke, oscuro, tenebroso, con un passato turbolento, quasi tutta la città lo teme, tranne il figlio Neal.
Belle French è giovane, spensierata, determinata, ambiziosa ed in cerca di pace e tranquillità, grazie anche al suo nuovo lavoro.
Praticamente Rumbelle AU :)
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baelfire, Belle, Jefferson/Cappellaio Matto, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire, Ruby/Cappuccetto Rosso, Signor Gold/Tremotino
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Sei già di ritorno”

“Si.” Sputò Gold. “Ti avevo detto, cinque minuti.”

Jefferson lo guardò storto. “Wow. Cinque minuti intensi mi sembra di capire.”

Gold si tolse la giacca, si sciolse la cravatta e si sbottonò i primi bottoni della camicia. 

“Già” Sussurrò Gold. Si avvicinò a testa bassa verso Jefferson, gli prese il whiskey dalle mani e sorseggiò direttamente dalla bottiglia, guadagnandosi un sorriso sbilenco da Jefferson.

“Problemi in paradiso?” Chiese Jefferson con un sopracciglio alzato, aspettandosi di ricevere la bottiglia direttamente in testa.

Gold si accasciò di peso sulla poltrona e chiuse gli occhi, poi li riaprì e li fissò su Jefferson. 

“Come mai sei passato di qui? Raccontami della tua serata…” 

“Sei… Sei realmente interessato alla mia serata?”

Gold annuì e sorseggiò nuovamente dalla bottiglia. “ Sono leggermente più scorbutico degli altri giorni, ma non vuol dire che tu non sia mio… mio…” Gold gesticolava con la mano libera, muovendola tra di loro.

“Amico?” Azzardò Jefferson.

“Sì, quella cosa lì…” Gold smise di gesticolare e riavvicinò la bottiglia alle labbra, prima di passarla a Jefferson, il quale stava sorridendo, quasi commosso.

“E’ la prima volta che mi… dici che sono tuo amico…” 

“Vuoi finirla con le stronzate e dirmi perché sei qui a quest’ora?” Ringhiò Gold. 

Jefferson rise. “Già… Beh… Ero fuori con questa persona, ero soddisfatto, sai? Potevo essere veramente me stesso, un po’ come sono con te, senza sentirmi giudicato… E stasera se ne esce che è… sposato.”

“Oh.”

“Già. Ci stavo perdendo la testa anche io… Ma… Niente, va bene così.”

“Mi spiace Jeff.” Gold si fece passare la bottiglia di nuovo e ne sorseggiò un sorso abbondante.

“Ehi, vacci piano.” Lo derise Jefferson. Finirono così per parlare della serata di Jefferson, senza mai rivelare l’identità del fortunato. Jefferson era sicuro che se sarebbe uscita la loro storiella, si sarebbe scatenato il caos. Gold continuava a bere, ad un certo punto Jefferson dovette togliergli la bottiglia dalle mani. Non era in se’, questo era abbastanza evidente. 

“Robert. Cos’è successo in quei cinque minuti?”

Gold sorrise e si passò una mano sul viso, improvvisamente si alzò, barcollando, cominciò a sbottonarsi i bottoni della camicia, aprendola e gettandola sul divano, rimanendo in maglietta della salute. Jefferson lo studiò velocemente. Ovviamente riguardava Belle, ma questa volta Gold reagiva in maniera completamente diversa, quasi rassegnata.

“Belle… Non vuole vedermi. Mi ha cacciato.”

“Ma… Non ti seguo, andava tutto bene!”

Gold si voltò con l’espressione dolorante, cercando di raggiungere la bottiglia ancora una volta. 

“Non lo so cosa sia successo. Non rispondeva alle mie chiamate, non la vedevo da quel giorno che è scappata piangendo, quando ti ho visto arrivare, ho pensato di andare a vedere come stava… Da come mi ha trattato, è già tanto che mi abbia aperto la porta.”

Jefferson fissava l’amico muoversi avanti e indietro per il salotto, nervoso come non lo aveva mai visto, studiando come togliergli la bottiglia dalle mani, l’indomani se ne sarebbe sicuramente pentito, quando sarebbe suonata la sveglia per accompagnare Neal a scuola.

“Diceva cose senza senso. Mi ha detto di essere stata il mio passatempo, il mio giocattolino nuovo, mi ha chiesto se mi sono divertito abbastanza. Di cosa stava parlando? Eh? Me lo spieghi almeno tu? Non ci sto capendo niente, so solo che questa situazione mi è insopportabile. Mi arrendo Jeff. Va bene così. Probabilmente ha cambiato idea.”

Jefferson si era alzato e lo aveva raggiunto. Gold si fermò improvvisamente e trattenne il respiro. Jefferson con un movimento lento, gli sfilò la bottiglia dalla mano e la appoggiò al tavolino vicino. Gold continuava a fissare l’amico.

“Non puoi bere così tanto, hai Neal da accompagnare a scuola, il negozio da mandare avanti. Dovrei essere io il disastro emotivo qui…Ma… Guardati!” Jefferson disse con un’alzata di spalle. Gold annuì e si mise una mano sulla fronte. 

“Mi spiace. Eri venuto qui a trovare qualcuno con cui parlare e… scusami”

Jefferson sorrise e gli si avvicinò per una pacca sulla spalla. “I tuoi disastri sono comunque più interessanti da ascoltare. Cosa pensi sia successo a Belle?”

Gold scosse la testa. “Non lo so. Non ha voluto spiegarmi. Magari voleva solo raggiungere i miei punti deboli per usarli contro di me un giorno. Sono stato diverso da subito con lei, Jeff. Credo se ne sia approfittata, ora probabilmente avrà conosciuto qualcuno più giovane, più attraente, più…  Dovevo saperlo che era una relazione impossibile fin dall’inizio.”

Ad un tratto Jefferson smise di fare domande, spalancò le braccia e senza pensarci Gold si ritrovò ad abbracciare l’amico con forza. “Grazie” sospirò.

 

 

 

Nel corso della notte, Neal scese le scale per andare in cucina a bere un bicchiere d’acqua. Giunto in salotto si trovò il padre, vestito ancora come il giorno precedente, solo senza camicia, sistemato come poteva sulla sua poltrona, e Jefferson poco più in la, steso sul divano.

Confuso Neal mise una mano sulla spalla del padre, che al contatto saltò.

“Neal! E’ già mattina?”

“No papà, avevo sete, sono venuto a prendere un bicchier d’acqua. Perché lo zio Jeff è qui? E perché non stai dormendo nel tuo letto?”

Gold si passò una mano sul volto, cercando di svegliarsi. Cercò anche di non notare il mal di testa che lo colpì immediatamente non appena riaprì gli occhi.

“Siamo rimasti fino a tardi a parlare. Mi sono addormentato qui. Credo andrò a letto, mancano solo tre ore alla sveglia. A dopo figliolo.”

Neal guardò il padre che, a fatica, si incamminava verso la sua camera, si voltò poi verso Jefferson e decise di non svegliarlo, andò in cucina a prendersi l’acqua e tornò a letto.

 

 

“Neal è ora di prepararsi” Disse gentilmente Gold, mettendo la testa dentro la camera del figlio. Neal obbedì subito e si alzò, cominciando a vestirsi.

Gold scese le scale e trovò Jefferson ancora addormentato sul divano. 

Si avviò verso la cucina e cominciò a preparare la colazione. Poco dopo sentì Neal urlare e saltare addosso a Jefferson e non poté non farsi scappare un sorriso.

Quando li sentì entrare in cucina si voltò a salutare entrambi, Jefferson era chiaramente con i postumi da sbornia, tanto quanto lui, infatti si lanciarono uno sguardo d’intesa.

“Come mai hai dormito qui zio Jeff?” Chiese Neal sorseggiando il suo latte.

“Oh… Sono venuto a trovare il tuo vecchio e… Abbiamo parlato fino a molto tardi…”

Neal immerse un biscotto nel latte. “Come un pigiama party?”

Gold annuì e si intromise nel discorso. “Più o meno come un pigiama party, solo che non era previsto, lo zio Jeff non si è nemmeno portato il pigiama”

I tre uomini si guardarono per qualche secondo e poi si misero a ridere. Jefferson si offrì di accompagnare a scuola Neal, visto che era di passaggio, dando del tempo a Gold di ricomporsi e cercare di arrivare in tempo per aprire il negozio.

Arrivò al negozio e non poté fare a meno di notare che la biblioteca, come al solito era ancora chiusa e che la finestra dell’appartamento di Belle era aperta, probabilmente stava facendo colazione o si era alzata da poco.

Scosse la testa e riabbassò lo sguardo, facendo entrare le chiavi nella toppa e aprì il negozio. Finì di aggiustare gli orologi che gli erano stati ordinati, cominciò a riordinare il retro del negozio e ad estrarre le carte dell’inventario, per darci un’occhiata.

 

Quel giorno non vide Belle French. Neanche il giorno successivo e per tutto il resto della settimana. Credeva di stare impazzendo quando un giorno, in spiaggia con Neal, seduta sulla panchina gli parve di vederla, i capelli lunghi e ramati, mossi dal vento, le gonne da appena sopra al ginocchio, svolazzare anche quelle, tenute ferme solamente da un libro strategicamente appoggiato sulle cosce. Stava per avvicinarsi a questa figura quando si accorse, troppo velocemente, che non era lei. Deluso, tornò a cercare conchiglie con Neal. Jefferson gli fece visita altre due volte quella settimana, come percependo il dolore dell’amico, ma senza più ritornare sull’argomento. 

Oltre una settimana dopo, la vide percorrere il marciapiede di fronte al suo negozio, la vide avviarsi verso la sua biblioteca, con una decina di libri in mano, ne perse uno camminando ma non se ne accorse subito. Se ne accorse solamente dopo qualche passo e Gold lesse l’indecisione sulla sua espressione. Non poté fare a meno di sorridere alla scena. Era così buffa e goffa che se si fosse chinata per prendere il libro caduto, avrebbe fatto cadere anche tutti gli altri. Lui l’aveva sempre derisa per la sua goffaggine. Ebbe l’impulso di uscire, attraversare la strada e raccoglierlo per lei, ma riuscì a trattenersi. Non sapeva cosa dirle, l’infatuazione per lei non gli era passata per niente, anzi, aveva sofferto moltissimo nel non vederla, più di quanto volesse ammettere a se’ stesso. Ne era innamorato e lei lo aveva cacciato. Doveva rispettare la sua decisione. 

Alzò nuovamente lo sguardo alla finestra e vide che Belle era rientrata in biblioteca, aveva appoggiato gli altri libri ed era uscita per riprendere quello caduto. La vide alzare lo sguardo e guardare in direzione del negozio. Fu una frazione di secondo, i suoi occhi sembravano puntati su di lui e si sentì pugnalare allo stomaco. Era più bella ogni volta che la guardava, specialmente ora che era da oltre una settimana che non si vedevano. Se non era consapevole dei vetri completamente impenetrabili dall’esterno, avrebbe pensato che lei lo stesse cercando con lo sguardo. Invece era solamente una coincidenza, lei non poteva vederlo.

 

 

 

Qualche giorno dopo Jefferson entrò in negozio con uno nuovo scatolone, contenente un nuovo completo per Gold.

Gold alzò un sopracciglio. “Cosa stai facendo… Non ti avevo ordinato niente questa volta…”

Jefferson sorrise. “Lo so.” 

“E quindi, cosa stai facendo?” Chiese scorbutico Gold.

Jefferson gli fece cenno di raggiungerlo sul retro. “ Non leggi la posta, Robert?”

“Posta?”

“Questo weekend? Il ballo? Devi anche accompagnarci Neal? Ricordi?” 

Gold chiuse gli occhi. Si, ora ricordava. La raccolta fondi per la scuola elementare. Neal aveva trovato il coraggio di invitare la piccola Emma, e gli aveva chiesto fino allo sfinimento di accompagnarlo.

“Si, ricordo. Accompagnerò Neal e tornerò a riprenderlo alla fine…”

Jefferson si mise a ridere ed iniziò ad aprire lo scatolone.

“Che peccato, vi ho confezionato un completo coordinato…”

Gold alzò gli occhi al cielo. “Accompagneresti me e tuo figlio a quel ballo? Fai vedere il tuo brutto viso per una mezzora e poi torni a casa, se non ti va di restare?”

Gold sbirciò dentro allo scatolone e vide due smoking perfettamente coordinati, solo di diverse misure. 

“E va bene… Fammi vedere questo smoking, veloce.”

Jefferson sorrise all’amico e tirò fuori i completi per farglieli vedere.

 

 

 

 

 

 

 

“Allora? Hai trovato il vestito perfetto per sabato? Mancano solamente tre giorni!”

“Non ancora Ruby… Lo troverò, promesso!”

Ruby fece l’occhiolino all’amica e la lasciò tornare verso la biblioteca. Giusto fuori da Granny, venne afferrata per un polso e trascinata di fianco al locale.

“Ma che modi…. Jefferson? Ma cosa stai facendo?” Chiese Belle sbalordita.

Jefferson mise le mani in avanti in segno di scuse.

“Hai ragione, hai ragione, perdona i miei modi ma… Solitamente questi trattamenti non li faccio, poi la gente comincerebbe a chiedermi dei favori e… Non ho tempo proprio per tutti!”

Belle spalancò gli occhi. “Ma di cosa stai parlando?”

“Signorina French… L’altro giorno ero qui a prendere un caffè, non ho potuto fare a meno di origliare una sua conversazione con la signorina Lucas… Beh, sono tornato nel mi studio e mi è presa l’ispirazione, così, le ho confezionato questo…”

Si chinò a raccogliere una scatola e la consegnò a Belle. Belle aprì la scatola e dentro ci trovò un bellissimo abito color Oro.

Si mise una mano davanti alla bocca, stupita. “ Jefferson! Ma non potrò mai permettermi una cosa del genere!”

Jefferson scosse la testa. “Vedi, sono arrivato nel mio studio e non riuscivo ad andare avanti con una collezione importante alla quale stavo lavorando, improvvisamente… Mi vieni in mente tu, sono stati pochi secondi, ho disegnato uno schizzo di quello che avevo in mente ed in due giorni, il vestito era finito. Dopo questo vestito, sono riuscito a finire in tempo record anche tutta la collezione. In poche parole, sono io ad essere in debito. Mi sei stata d’ispirazione.”

Belle appoggiò la scatola su uno dei tavolini esterni da Granny e gli allacciò le braccia al collo. “Grazie Jefferson, non saprò mai come sdebitarmi, questo vestito è incantevole! Sabato riuscirò a fare un figurone solo grazie a te!”

Jefferson sciolse l’abbraccio e sorrise a Belle. “Di niente mia cara, ci vediamo sabato!”

Belle sorrise e lo osservò andare via. 

Archiviato il problema vestito, ora doveva solo convincere Ruby ad arrivare in orario, per non trovarsi sola, in pasto a mezza Storybrooke.

 

 

 

 

Venerdì arrivò in un battibaleno e tutta Storybrooke fremeva alla vigilia del ballo.

Belle si trovava da Granny a fare colazione quando accadde l’inevitabile. Vide Gold entrare nel bar. Erano settimane che non lo vedeva, se non di sfuggita mentre apriva e chiudeva il negozio, era strano che non si fossero incrociati prima, ma molto probabilmente si stavano evitando a vicenda, e la cosa stava funzionando.

Dopo settimane che non riusciva ad osservarlo bene, trovò frustrante vedere che più lo osservava e più bello sembrava. Non appena entrò dalla porta, si tolse i guanti neri, per passarsi una mano tra i capelli, che si ricordava essere molto soffici e profumati. Pochi passi dopo si tolse anche gli occhiali da sole e Belle dovette chiudere gli occhi e fare una smorfia, al solo pensiero della profondità degli occhi color nocciola di Robert. 

No, questa cosa non poteva funzionare. Belle stava per alzarsi ed andarsene, quando la vide. La vide e si bloccò incerto sul da farsi. Lo sguardo di terrore negli occhi di entrambi era quasi ridicolo. Gold le fece una cenno con la testa e con la mano a mezz’aria, incerto se salutarla o meno. Belle ricambiò con un sorriso ed un cenno della mano. Gold procedette verso il bancone, ma sentiva gli occhi di Belle puntati su di lui. Come mai diventava sempre più bella? Come aveva potuto resistere settimane senza vederla e parlarle? Perché dopo settimane, se ne ritrovava ancora di più innamorato?

Gold ordinò il solito caffè nero doppio, questa volta da portare via. Belle finì la colazione e si alzò, salutò Ruby ed uscì. Sospirò. In quello stesso istante, dietro di lei uscì anche Gold. Belle si voltò.

“Belle” esclamò sorpreso. “Ciao.”

“Ciao Robert.”

Gold le sorrise sbilenco e nervoso.

“C-come stai?”

“Bene… Tu?”

“Bene.”

“Neal?”

“Oh lui sta benissimo, si.”

“Me lo saluteresti? Ogni tanto lo vedo in biblioteca…”

“Si, lui viene in biblioteca…”

“Già! Ora scusami ma devo andare… Ciao.”

“C-ciao Belle.” Gold si schiaffeggiò mentalmente. cos’era appena successo? Aveva perso nuovamente l’uso della parola?

 

Poco lontano Cora stava facendo il suo ingresso dal cortile della tavola calda. Gold roteò gli occhi per come squadrò Belle dalla testa ai piedi.

“Robert caro!” Urlò più del necessario, facendo voltare di nuovo anche Belle, che una volta vista la scenetta, si voltò ed accelerò il passo, fino a scomparire dietro l’angolo.

“Cora.”

“Oh ma quanta freddezza questa mattina! Come ti va la vita? E’ da parecchio che non ci vediamo…”

Gold annuì. “Finora è stato un piacere non incontrarti.”

Cora sbuffò una risata. “Sempre il solito giocherellone!” Così facendo gli tirò una sberla sulla spalla, per poi prenderlo a braccetto e trascinarlo dentro nuovamente.

“Su caro, fai compagnia ad una signora per la sua prima colazione”. Disse facendo cenno a Granny di essere servita subito.

“Allora Robert caro, come va la vita?” Esclamò ad alta voce. Ruby si stava avvicinando alle spalle di Gold e quando li vide assieme, ringraziò che Belle era appena uscita.

“Cora, non c’è motivo di fare una scenata. Dimmi cosa vuoi.” Disse Robert duramente.

“Sabato hai intenzione di venire al ballo?” Chiese Cora. “Oh, Lucas cara, mi porteresti del caffè e dei pancake?”

Ruby annuì e si allontanò per riferire a sua nonna l’ordine. Quel bastardo di Gold! Non solo aveva spezzato il cuore di Belle, ora sarebbe anche andato a quel ballo con la Mills!

Era talmente furiosa che non notò che Gold improvvisamente si alzò ed uscì dal locale.

 

 

 

Mentre si dirigeva di fretta di nuovo in negozio, riflettè. Cora si comportava in maniera strana, ma lei, in fin dei conti, lo aveva sempre trattato come il suo pagliaccio, stare dietro all’umore di quella donna, era una cosa impossibile.

L’indomani sarebbe andato al ballo solamente perché lo aveva promesso a Jefferson e a Neal, sarebbe rimasto il più tempo possibile e poi se ne sarebbe tornato a fare il lupo solitario, a sognare della bella che gli tormentava sogni e pensieri da settimane e che era ad un passo dal privilegio di averla tra le sue braccia.

 

 

 

 

 

 

 

** Ok, l’angst è sfuggito di mano… Quante macchinazioni di cervello questi due! E si sarebbe risolto tutto solamente se si fossero parlati. Beh… Nel prossimo capitolo, due persone a caso si incontreranno ad un certo ballo….

 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: NotEvenChip