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Autore: MackenziePhoenix94    09/09/2017    2 recensioni
SECONDO LIBRO.
Sono trascorsi due anni dall'ormai ribattezzata Civil War.
Bucky Barnes, Steven Rogers, Sam Wilson, Clint Barton, Sharon Carter, Scott Lang e Wanda Maximoff sono scomparsi senza lasciare alcuna traccia.
Charlotte Bennetts si è trasferita nell'attico di Tony dopo che il suo appartamento è stato distrutto.
Nick Fury è semplicemente furioso perché, usando parole sue, il progetto Avengers è andato a farsi fottere.
L'Hydra sembra essere, ancora una volta, solo apparentemente sconfitta.
E poi c'è James, che di normale ha solo l'aspetto fisico.
Sarà proprio una decisione impulsiva del ragazzo a scatenare una serie di eventi catastrofici...
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brock Rumlow, James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers, Tony Stark, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza entrò nel supermercato e si avvicinò subito allo scaffale dove erano riposte le bibite gassate e le merendine; guardò per qualche momento le diverse scatole con i suoi occhi verdi e poi ne prese in mano una avvolta nella carta azzurra.

Si guardò attorno un paio di volte e quando si rese conto che non c’era nessuno vicino a lei strappò la carta ed infilò un paio di pastine dentro alle tasche della giacca che indossava, fece lo stesso con alcune lattine di coca-cola ed aranciata e solo allora uscì dal negozio, cercando di non sollevare sospetti.

Attraversò la strada velocemente e raggiunse un ragazzo che se ne stava a fumare, appoggiato con la schiena al muro di un edificio.

“Hai preso tutto?” le domandò lui, gettando a terra la sigaretta, la ragazza rispose con un cenno affermativo del capo, si tolse il cappuccio e rivelò una folta chioma rossa come il fuoco.

“Ho preso queste” rispose, poi, mostrando la refurtiva.

“Solo questo? Avresti potuto impegnarti di più”

“Potresti ringraziarmi dato che ho procurato cibo per entrambi per un paio di giorni. Forza, torniamo a casa”.

I due giovani si avviarono verso la periferia, nella zona più povera della città, ed entrarono in una casa che si reggeva a fatica, quasi per miracolo.

L’interno, se possibile, era ancora più disastrato dell’esterno perché non c’era un solo mobile integro e nell’aria si sentiva uno sgradevole odore di muffa.

Il ragazzo e la ragazza mangiarono in silenzio alcune delle pastine e consumarono una lattina a testa, poi si coricarono subito nei due materassi posizionati a terra, nelle asse per metà rotte e per metà marce.

I gemelli Nicholaj e Nadja Romanov erano giunti a New York da pochissimo tempo, forse appena un paio di settimane, ed avevano alle loro spalle una storia piuttosto difficile che aveva diversi punti in comune con quella di Pietro e Wanda Maximoff.

Anche loro avevano perso i genitori quando erano molto piccoli, ed anche loro si erano trovati nelle mani dell’Hydra, ma a differenza dei gemelli Sokovari non si erano offerti di loro spontanea volontà: erano stati presi dalla strada con la forza ed erano stati sottoposti a diversi esperimenti e torture.

Loro due erano stati gli unici ad avere la fortuna di sopravvivere e quando si era presentata l’occasione per scappare da quell’inferno lo avevano fatto senza pensarci una seconda volta; adesso desideravano solo iniziare una nuova vita ma non avevano documenti falsi e temevano che l’Hydra fosse ancora sulle loro tracce.

Avevano paura di essere presi una seconda volta ed essere trasformati in mostri assassini, dato che gli esperimenti avevano donato loro dei poteri piuttosto interessanti e pericolosi.

Nel cuore della notte Nadja si svegliò all’improvviso e suo fratello la imitò dopo pochi secondi; rimasero in silenzio ad ascoltare i rumori della notte e dopo poco sentirono dei passi concitati provenire dall’esterno della casa.

“Dobbiamo scappare” sussurrò Nicholaj, afferrarono le poche cose che possedevano ed uscirono dalla finestra del bagno, che dava sul giardino posteriore dell’abitazione, ma là fuori vennero subito aggrediti dalla luce dei fari di una vettura blindata.

I due giovani vennero afferrati da alcuni uomini in divisa, che li caricarono subito in macchina intimando loro di collaborare o avrebbero solo che peggiorato la situazione; loro si scambiarono ancora uno sguardo interrogativo ed impaurito perché non c’era molto che potessero fare.

Preferivano usare i loro poteri in modo molto limitato perché non erano ancora in grado di usarli, le uniche volte in cui lo avevano fatto era andata sempre molto male.
La vettura si fermò dopo una mezz’ora di viaggio, Nadja e Nicholaj scesero dalla vettura ed insieme agli uomini entrarono in quella che era una vecchia libreria abbandonata.

“Dove siamo?” domandò la ragazza, che era la più piccola dei due “dove ci state portando?”

“Niente domande” rispose uno degli Agenti; si avvicinarono ad una parete occupata da uno scaffale pieno di libri, lo stesso uomo che aveva parlato prese in mano uno dei libri e subito scattò un meccanismo che rivelò l’esistenza di un ascensore dietro alla parete.

Entrarono tutti e sei nell’ascensore, che si azionò quasi subito.

Quando le porte si aprirono rivelarono quella che era la Base dello S.H.I.E.L.D ma i due gemelli non ebbero nemmeno il tempo di guardarsi attorno che vennero scortati nell’ufficio di Nick Fury, che li stava aspettando da diverso tempo.

“Spero che il viaggio sia stato di vostro gradimento”

“Di nostro gradimento?” ripeté il più grande, stringendo le mani a pugno “siamo stati prelevati nel cuore della notte dalla nostra casa. Degli uomini in giacca e cravatta ci hanno costretti a salire in macchina e ci hanno portati in questo posto. Siamo stati rapiti”

“No, non siete stati rapiti. La vostra vita è stata appena salvata”

“Salvata? Chi mi garantisce che questa non è una Base dell’Hydra?”

“La tua insinuazione mi offende dal momento che noi siamo le persone che combattono contro l’Hydra”

“Se è vero che voi combattete contro loro avete dei metodi molto simili per reclutare nuove persone” mormorò Nicholaj, iniziando ad intuire perché lui e la sorella si trovassero in quel posto.

“Anche se usiamo metodi simili non significa che i risultati e gli obiettivi siano gli stessi. Voi vi trovate nella Base dello S.H.I.E.L.D e come ho già detto ci occupiamo di contrastare organizzazioni come l’Hydra ed invasioni aliene. Qui vedrete molte cose strane. Maria Hill vi porterà nella vostra stanza, domani saprete tutto quello che sarà necessario” disse l’uomo, liquidandoli velocemente “i vostri compagni d’avventura sono già qua e si trovano nel reparto H”

“H come Hospital?” domandò la ragazza, inclinando la testa di lato.

“No, H come Hellicarrier”.



 
Il ragazzo avvicinò di più il viso ai cavi elettrici che doveva occuparsi di riparare; il suo volto era celato da una maschera nera che gli copriva la parte bassa del viso, dal naso fino al mento, ed un paio di occhialini scuri gli proteggevano gli occhi.

I lunghi capelli castani gli scendevano ai lati del viso ed era costretto più volte a scostarli con gesti seccati, perché puntualmente facevano da ostacolo alla sua visuale.

Lo zio adottivo gli aveva insegnato qualche piccola cosa riguardo alla meccanica e dato che aveva tanto tempo libero a sua disposizione lo impegnava con qualche piccolo lavoretto.

Come ad esempio occuparsi di un Helicarrier che voleva fare i capricci.

Trovò finalmente i due cavi che doveva congiungere e quando riuscì ad unirli sentì una scossa fastidiosa, che irrigidì momentaneamente le protesi di vibranio.

“Cazzo, che male!” gridò James, riacquistando dopo qualche secondo il controllo delle mani e delle dita, mollò un calcio alla fiancata del mastodontico mezzo di trasporto perché erano ormai ore che ci lavorava e non era ancora riuscito a ripararlo.

“James?”

“Si?” domandò il giovane guardando vero il basso, ed a qualche metro di distanza vide Peter che lo fissava e gli faceva un cenno di saluto; il nuovo Soldato D’Inverno sganciò l’imbracatura che lo sosteneva grazie alla cintura di cuoio che indossava ed atterrò nel pavimento con agilità.

Si tolse gli occhialini protettivi e sorrise al suo migliore amico.

“Cavolo, sei cambiato dall’ultima volta che ci siamo visti”

“Si, sono successe tante cose. Ma perché sei qui? Chi ti ha portato?”

“Il signor Stark. Faccio parte anche io della nuova squadra che Nick Fury sta assemblando”

“Cosa? Tu? E per quale motivo?”

“Perché anche io non sono come gli altri” rispose il ragazzo e diede subito una dimostrazione pratica: avvolse la mano sinistra di James con una ragnatela che si generò dal suo polso destro.

“Oh, cielo, ma che… Come ci riesci?”

“È una storia lunga e strana. Non ti ho mai detto nulla perché è stato il signor Stark a dirmi di mantenere il silenzio, mi dispiace. Non sai quante volte avrei voluto dirti la verità”

“Non fa nulla, non sono arrabbiato con te” rispose Jamie appoggiando la mano destra nella spalla dell’amico, stringendola appena per timore di usare troppa forza “da quando ho avuto la brillante idea di infiltrarmi nell’operazione al porto sono cambiate moltissime cose e mia madre mi ha detto tutta la verità suo padre”

“Lo immaginavo dato che ora sei tu il Soldato D’Inverno”

“Tu lo conosci?”

“L’ho visto solo una volta” disse Peter, ricordandosi dello scontro all’aeroporto in Germania e di quanto era rimasto sorpreso quando aveva scoperto che il braccio sinistro di Bucky era una protesi in vibranio “avevo l’ordine di fermarlo”

“Ohh…”

“Sono arrivati gli ultimi due membri, lo sapevi?”

“Nessuno me lo ha comunicato, quando?”

“Poco fa. Domani ci saranno le presentazioni ufficiali. Vieni a letto? Adesso noi due dividiamo la stessa camera”

“Arrivo tra poco. È bello sapere che Nick già mi nasconde queste piccole cose” commentò in tono sarcastico l’altro ragazzo, ritornando ad occuparsi dell’Helicarrier.



 
Nadja e Nicholaj non erano intenzionati a rimanere dentro a quella Base, con le persone che li avevano rapiti, perché erano fermamente convinti che fosse tutto un trucco dell’Hydra così, dopo appena un’ora dal loro arrivo, tentarono già di scappare.

Nick Fury, però, aveva già previsto le loro mosse ed aveva dato ordini per quello che bisognava fare.

Ora lui e Maria Hill erano posizionati davanti agli schermi delle telecamere di sicurezza, perché erano curiosi di vedere i gemelli in azione con i loro poteri; l’uomo voleva vedere dal vivo le capacità di cui aveva letto.

Nadja ed il fratello attraversarono un corridoio correndo, si bloccarono quando apparve Peter davanti ai loro occhi.

“Spostati! Dobbiamo scappare!”

“Non posso lasciarvi andare, per il vostro bene dovete rimanere qui”

“Non costringermi a fare quello di cui sono capace”

“Non posso proprio farvi uscire”

“Molto bene” rispose il giovane con un ghigno: dai palmi delle sue mani si sprigionò un campo di forza simile ad una barriera invisibile, lo scagliò contro il suo avversario che si ritrovò a sbattere contro una parete.

I due ripresero la corsa ma Nicholaj sentì le gambe cedergli e cadde a terra sbattendo il viso, si voltò di scatto e vide le sue caviglie avvolte da una sostanza appiccicosa, quasi impossibile da togliere.

“Nicholaj!”

“Scappa, Nad! Almeno tu!” le gridò contro il gemello e lei, a malincuore, si ritrovò costretta a doverlo abbandonare al suo destino.

Salì dentro all’ascensore ed iniziò a premere in modo convulso tutti i pulsanti fino a quando le porte non si chiusero, salvandola appena in tempo dal ragazzo in grado di sparare ragnatele dai polsi.

La giovane si lasciò scappare un sospiro di sollievo, sostituito subito da un grido quando qualcuno sfondò il tettuccio ed un braccio di metallo l’afferrò, issandola fuori dall’ascensore.
   
 
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