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Autore: Io_amo_Freezer    09/09/2017    1 recensioni
Quattro ragazzi che non si sono mai conosciuti ma con un legame forte nel petto si incontreranno al college. Tra problemi, misteri e studio riusciranno a scoprire qual è la vera ragione di quel legame?
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Donatello era chiuso nella sua stanza da ore; non potendo stare accanto a Michelangelo aveva deciso di costruire qualcosa di sofisticato per lui, e per rilassarsi. Con accanto un foglio pieno di scritte e formule matematiche, e con gli attrezzi in mano si stava accanendo con egregia bravura sul retro di una piccola scatolina, cercando di sistemarla per renderla un meraviglioso telefonino, con in aggiunta un sensore che permetteva di avvisarlo se il più piccolo si sarebbe ritrovato in un altro guaio, lo aveva progettato in modo che, anche se l'avessero rotto avrebbe potuto memorizzare la zona in cui si sarebbe trovato. La paura che lo aveva avvolto in quel lasso di tempo mentre il segnale era completamente svanito nel nulla lo aveva segnato particolarmente, aveva temuto terribilmente di poter perdere una parte di quella famiglia, così tanto terrore che non avrebbe chiuso occhio se non avesse trovato un modo per rimediare a quel piccolo, ma irrimediabile errore; e doveva solo ringraziare Cat se erano riusciti a riavere Mikey tra loro, anche se più traumatizzato e scosso di prima; e doveva chiederle scusa, si era comportato malissimo con lei, rimproverandole per colpe che non le appartenevano, ma avrebbe rimediato anche a quello.
Sorrise: ora aveva trovato una soluzione: un telefono che non avrebbe perso le tracce del più piccolo, e desiderava impiantare quella particolare invenzione anche nei telefoni degli altri ragazzi... giusto per dormire più sereno, si disse. Forse però sarebbe stato meglio chiedere, rifletté nel guardare i telefonini dei soggetti in questione sulla sua scrivania, però aveva paura di un diniego, soprattutto da parte di Raph; insomma, era ovvio che tra i quattro, Leonardo e Raphael fossero quelli più forti, ma temeva, temeva tanto e troppo che avrebbe potuto perderli comunque. Non voleva, non voleva; non voleva davvero.
Tra un sospiro amaro e l'altro iniziò ad armeggiare indebitamente anche con i telefoni dei suoi amici, che forse, nello scoprirlo lo avrebbero rimproverato per bene per quell'atteggiamento avuto nell'ombra e senza il loro permesso. Non gli avrebbe biasimati di certo, anche lui si sarebbe arrabbiato se qualcuno gli avesse fatto una cosa simile, ma al momento non pensava alle conseguenze, o alle azioni che stava attuando e in quale modo; pensava solo che stava facendo la cosa più giusta, giusta perché in quel modo poteva proteggerli.

Leo diede un'occhiata a Raph sulla poltrona, indeciso se imporsi di essere severo o meno, data la situazione non poteva che lasciar correre le parole che il rosso aveva detto al più piccolo della combriccola. Anche se dirgli quelle parole... Ancora rimbombavano nella sua testa, rimbombava quel suo: "Guai a te; ascoltami bene, guai a te se ricominci con l'autolesione. Okay?". Tra poco sembrava che lo volesse aggredire, di certo a Mikey quelle parole avevano fatto male, più male di qualunque altra cosa, e di certo anche Raph lo sapeva; doveva solo dimenticarsi di avere un orgoglio, o almeno metterlo da parte e andare dal biondo a chiarire. Ma oltre a questo, dovevano assolutamente risollevare il morale a Michelangelo, farlo parlare, farlo sorridere, anche uno piccolo, ma dovevano tirarlo fuori da quell'abisso senza fondo in cui era sprofondato ad ogni costo prima che potesse sprofondare e distruggerlo di più, allontanandolo da loro.
Sì guardò attorno, con la mancanza delle ragazze che si faceva sentire, più perché avevano tirato su il morale a tutti, ma quando decisero che dovevano andare, sia per riposare, sia per studiare, e sia per risistemare un po' il cervello dopo tutto quel caos non avevano potuto far altro che acconsentire, capendo che dovessero stare un po' da sole anche loro. Ed ora il silenzio regnava in quella casa, davvero così opprimente e assillante, ti faceva venir voglia di urlare pur di non sentirlo più. Eppure Leo continuava a rimanere fermo, immobile a guardare lo schermo nero della televisione, in attesa di un segnale della sua mente, di un consiglio che non arrivava.
-Va bene, ho capito.- bofonchiò qualche secondo dopo, il focoso, alzandosi con un volto risentito e avviandosi verso la stanza di Michelangelo come se avesse letto i pensieri del ragazzo accanto a lui.
Borbottando tra sé e sé, sapendo benissimo anche lui quanto l'azzurro di aver sbagliato, si fermò dinanzi alla porta della camera in questione, alzando il braccio e avvicinando il pugno chiuso al legno liscio, ma rimanendo in attesa un attimo, pensando un po' alle parole che doveva dire, e poi, sospirando lasciò che le nocche si infrangessero contro quel materiale spesso e marrone, per poi aspettare ancora, cercando di udire una risposta che non arrivò. Così, con una smorfia dispiaciuta entrò senza permesso, per poi guardarsi attorno visto che non trovò l'oggetto dei suoi pensieri, iniziando pian piano a spaventarsi. E il panico iniziò a prendere vita con ancora più forza di prima appena la direzione dei suoi occhi si fermarono davanti alla finestra semiaperta e con le tende che avevano iniziato ad alzarsi, mosse dal vento verso l'esterno. Corse verso di essa, sporgendosi e cercando in giro, per la strada la figura del più piccolo mentre si ripeteva che non era possibile, che era tutto un brutto scherzo. E poi la mente iniziò a rigirare la questione, incolpandolo di aver parlato troppo anche questa volta, e si maledì, si maledì come nessun altro al mondo prima di inginocchiarsi, anche se sapeva che doveva chiamare gli altri, però non voleva sentire i loro rimproveri. Decise che lo avrebbe cercato da solo, sì; si disse che lo avrebbe trovato e gli avrebbe chiesto scusa, magari anche riservandogli un abbraccio. Ma poi tutti i problemi smisero di volteggiare attorno alla sua mente come una bufera, e scomparvero, perché, sotto al letto, tra le ombre, due piccoli occhi azzurri e curiosi lo stavano fissando, con anche un po' di paura.
-Grazie al cielo.- sospirò piano, chiudendo gli occhi per poi avvicinarsi a lui senza nemmeno alzarsi, chinandosi di più e distendendosi per poterlo guardare dritto negli occhi, con lui che provò ad indietreggiare, ma lo spazio angusto dove si trovava non gli permise di farlo. -Mi hai fatto spaventare, sai? Temevo che anche stavolta avessi combinato un guaio... Scusami. Scusami, okay? Non avrei mai dovuto parlarti in quel modo, ma devi capire: io sono molto preoccupato. Non voglio perdere un'altra persona, e immagino che tu capisca quanto me questa mia paura... Forse abbiamo un modo diverso per dimostrarla, ma alla fine è questo timore che ci fa comportare così, non è vero?-
Come al solito non ottenne risposta, ma quegli occhi scintillarono e vibrarono, segno che avesse colto il segno, che lui lo stesse ascoltando, e forse, magari, anche perdonarlo.
-Lo so, sono stato troppo aggressivo, mi calmerò di più. Ma lascia che ti aiuti però, io voglio aiutarti, lo vogliamo tutti. Ti prego, fatti aiutare. Non sei da solo, non lo sei. Ti vogliamo bene, e non ti lasciamo. Siamo qui, no? Se hai bisogno ti basta alzarti, uscire da qui e ci trovi, per qualunque cosa. Perché, ormai, siamo davvero una famiglia. E te lo ripeteremo all'infinito se necessario, fino a quando non ti entrerà in testa te lo ripeteremo. Fino alla fine dei tempi se necessario; giuro: non ti lasciamo.- in quel momento non pensò minimamente a quello che stava dicendo, lo diceva e basta, lo diceva perché sapeva che era quello che il ragazzo voleva sentirsi dire più di ogni altra cosa.
E capì di aver fatto, per una volta, la cosa giusta, quando Mikey strisciò fuori e lo abbracciò, un abbraccio così forte, che cercava rassicurazioni, uno di quelli che sembravano dire, quasi pregavano: "Non voglio più soffrire, ti prego. Mantieni la tua promessa: non lasciarmi." Ricambiò immediatamente, e vedendo che lo lasciava fare lo prese di peso e lo tenne ancora più stretto, per poi portarlo in soggiorno; perché, di sicuro, Leo e Donnie avrebbero apprezzato, era ovvio.
Per sicurezza, prima di recarsi da Leo si fermò alla porta di Donnie, chiamandolo e bussando perché c'era bisogno della presenza di tutti, e di sicuro a Mikey non avrebbe fatto altro che bene. Tornato in soggiorno, con il genio che non faceva altro che coccolare la chioma del più piccolo che, finalmente sorrideva, adagiato con il mento sulla spalla del rosso si diresse verso il divano.
-Ehi, ma guarda.- sorrise Leo, alzandosi e avvicinandosi, iniziando poi a coccolare la schiena del più piccolo.
-Oh, e dai. Cos'è questo, il giorno dell'amore? No, perché non fa per me.- sbottò Raph, causando risate generali che costrinsero anche lui a prendersela a ridere, con Mikey che si limitava a sorridere da orecchio a orecchio, ma almeno si sentiva meglio, meno solo rispetto a prima, e con un po' di coraggio in più. Chissà, non sentiva ancora la voce voler venire fuori, ma sentiva che mancava poco per quello, che mancava giusto qualcosa per farla tornare e che il più era fatto; però gli piaceva partecipare, fare qualunque cosa che centrasse con la loro compagnia, era bello, rassicurante. Eppure... Eppure percepiva quella confusione, quella fusione di sensazioni, quella voglia di scoppiare a ridere fino a far male, fino a stare bene, e quella voglia di piangere, far uscire tutto, compresa l'anima, fino a morire. E non sapeva come decifrare tutto questo, perché si sentiva bene, davvero bene, ma si sentiva anche da schifo, un vero schifo, come che, se non avrebbe pianto si sarebbe strozzato, o se non avrebbe riso sarebbe scoppiato dentro. E non riusciva a fare nessuna delle due cose, era questa la parte più buffa.
Continuando a sorridere si mise comodo, sprofondando in quelle forti braccia e tra quelle coccole mentre Raph si sedette sul divano, con Leo che invece preferì recarsi a cucinare qualcosa per il più piccolo, subito fermato da Donnie che, tra le risate per la faccia contrariata e rammaricata dell'azzurro optò per ordinare qualcosa da una pizzeria, volendo almeno cibare Mikey di qualcosa di mangiabile, e alla fine ordinarono anche gli altri, decidendo la pizza anche per il biondo visto che si ostinava a rimanere nel silenzio, con loro rammarico.
-Bene, intanto che aspettiamo possiamo... Non so? Parlare.- borbottò Raph, cercando di allontanare Mikey per guardarlo in faccia, e che gli si era incollato addosso come se fosse un koala e lui il suo albero; invano ovviamente, così restarono fermi e lui rinunciò con una scrollata di spalle che fece tremolare la testa del ragazzo. -Oppure no.-
-Parliamo noi, se poi si vuole unire sarà il benvenuto.- iniziò a dire, Leo, deciso a non rimanere in silenzio. -Domani è domenica, ma poi lunedì dovremmo tornare ad organizzarci come prima.-
-Beh, non dobbiamo dimenticare il fatto del tribunale.- iniziò a dire, Donatello, venendo ammutolito da un'occhiataccia da parte del rosso, cercando di fargli capire che non era il momento di queste cose.
-Ehi, Mikey, visto che da un po' ci sono le giostre, non ti andrebbe di andarci?- chiese allora Raph, accarezzandogli con dolcezza la spina dorsale mentre ricevette un cenno di assenso dal capo del ragazzo. -Che bell'entusiasmo... Mi sembri un po' moscio per andarci, meglio stare a casa.- ironizzò, cercando di mettere alla prova quanta voglia avesse di divertirsi, ma senza risultati, e Raph alzò lo sguardo al cielo, dispiaciuto e amareggiato.
-Beh, ecco, forse è meglio andarci comunque.- borbottò Leo visto il silenzio troppo prolungato, zittito da una gomitata del focoso che non voleva demordere.
-Non senza un po' più di entusiasmo.- farfugliò il focoso, non ricevendo comunque alcuna voce a riguardo da parte di Mikey, con Donnie che si rattristò, alzandosi nel sentire il campanello suonare e tornare poco dopo con le pizze.
I tre iniziarono a mangiare la loro razione con enfasi, Raph un po' di meno, più perché Mikey gli impediva di muoversi, e questo fece ridere gli altri due. Ma poi anche Michelangelo decise di staccarsi dal focoso, mettendosi seduto composto sul divano in mezzo a lui e Leo, per poi sporgersi e afferrare una fetta della sua pizza.
-Riguardo alle giostre?- domandò Raph, finendo l'ultimo trancio della propria pizza e guardando Mikey e sorrise, perché almeno, la fame gli era tornata. Donnie invece si limitò a scrollare le spalle appena finito, e visto che il biondo non rispondeva fece segno agli altri di andarci lo stesso.
-Magari si diverte di più se ci andiamo invece che parlarne.- optò il genio alzandosi dopo che, sia Leo che Mikey terminarono la cena, con l'azzurro che andò a buttare i cartoni di pizza nel secchio in cucina e poi seguire i due ragazzi verso l'ingresso, annuendo più che convinti alle parole dell'amico. Scesero le scale, con Raph che aveva ripreso il biondo in braccio e che continuava a non separarsi da lui, più perché gli sarebbe risultato difficile anche solo provarci visto che Michelangelo sembrava essere una sanguinosa, e aveva capito che Mikey volesse rimanere attaccato a qualcuno come un'ancora per non sprofondare, e lui aveva accettato di buon grado; in fondo non gli dispiaceva affatto se lo faceva stare bene.
-Ehi, aspettate. Non trovo più il telefono.- scattò ad un tratto, l'azzurro, correndo di sopra, avvertendo gli altri che forse lo aveva lasciato in soggiorno.
-Intanto mettiamoci in macchina.- propose il genio guardando l'amico, e nello scrutare attentamente l'altro ragazzo e la "zavorra" che si portava dietro, con una piccola risata affermò: -Guido io, tu non potresti.-
-Va bene.- borbottò lui di rimando, risentito di non poter guidare, ma era meglio lasciar perdere questa volta, in fondo Mikey aveva bisogno di lui.
Seguendo Donatello giù per le scale continuò a coccolare la schiena del più piccolo con una mano, sfregando il tessuto della maglietta gialla e tenendolo stretto da sotto i glutei con l'altro braccio, ascoltando il suo respiro contro il proprio collo, troppo rilassato ma non abbastanza piano, da fargli capire che fosse sveglio e ascoltasse ogni minima cosa con attenzione.
-Beh, ci stiamo.- realizzò Raph nel mettersi dietro, cosa fin troppo probabile visto la struttura sottile di Michelangelo; adagiandosi con la schiena al sedile e guardando il biondo cercare una posizione più comoda, e non trovandola decise di staccarsi e mettersi seduto sulle sue gambe di lato, in modo da poter comunque star attaccato al petto del focoso, con il respiro di entrambi che gli rassicurava.
-Eccomi.- arrivò Leo di corsa mentre Raph chiuse lo sportello, più felice che adesso potesse almeno guardare in faccia il più piccolo. -Ho trovato anche il tuo, Raph: era vicino al mio in soggiorno.- esclamò sul sedile davanti mentre Donnie, con un sorriso tranquillo, come se non avesse fatto nulla di anomalo, metteva in moto la macchina.
-Che strano, pensavo di averlo in tasca.- borbottò il rosso, mettendoselo nell'apposito posto nei jeans appena lo prese, con Leo che affermò la stessa cosa prima di inquadrare Michelangelo e sorridere al suo sguardo.
-Saranno divertenti queste giostre.- assicurò l'azzurro, strizzando un occhio verso di lui e mettendosi comodo, allacciandosi la cintura di sicurezza.
-O... Okay.- annuì il più piccolo, sentendosi un peso in meno dopo che ebbe pronunciato, con quella flebile e piccola voce, quella parola. Aveva visto come tutti ci tenessero a sentirlo parlare, e si era impegnato ad accontentarli fino in fondo, ed ora sperava che fossero fieri del suo traguardo appena raggiunto. Peccato che lo avesse detto così piano che, a stento solo Raph lo udì.
-Bravo.- gli sussurrò, intuendo in quegli occhi quanta forza avesse messo per poter pronunciare quelle sillabe una dopo l'altra e insieme.
Mikey gli sorrise, sforzandosi di essere positivo e ridacchiare un po', ma invano. Ma almeno aveva apprezzato lo sforzo, Raph, e questo gli bastava.

La macchina si fermò nel parcheggio, che dava davanti a mille luci scintillanti, e con i suoni melodiosi di una fragrante melodia che vagava e circondava tutta l'area circostante, rallegrando l'aria e i cuori. E tutti quei giochi di colori, tutte quelle attrazioni meravigliavano gli occhi di grandi e piccoli, lasciando indietro ogni problema e grattacapo, facendo vacillare solo l'immensità della luce e della felicità che attorniava queste meravigliose giostre.
-Arrivati.- sorrise Donatello, girandosi a guardare il più piccolo che era rimasto a bocca aperta per quanto fosse strabiliante.
-Si scende.- esultò Leo, vivace, e uscendo fuori insieme a tutti gli altri che continuavano a sorridere, cosa davvero impossibile da non fare davanti ad uno spettacolo simile.
-Mi piace molto.- decise di scendere dalle braccia di Raph, il biondo, sfregandosi il capo per poi osservare il tutto, quelle macchine a scontro, dei trampolini, tiro segno, e molto altro, tutto solo per lui. L'emozione la ebbe vinta per una volta sulla tristezza e, iniziando a ridere entrò per recarsi verso la prima giostra adocchiata, ma solo dopo aver ringraziato i suoi amici, abbracciandoli uno per uno.
-Beh, incredibile come delle giostre facciano un effetto simile.- ridacchiò Raph, seguendo il biondo con gli altri ragazzi.
-Wow.- constatò il genio, meravigliato da tutte quelle attrazioni.
-Mai stato alle giostre?- domandò con un sorriso, Leo, dando delle pacche al ragazzo che negò con il capo in risposta mentre Raph e Mikey decisero di prendere lo zucchero filato per tutti.
-Andiamo sui Gokart?- chiese il più piccolo con gli occhi luciccosi e speranzosi.
-Certo, dove vuoi.- affermò il focoso scompigliandogli i capelli e dando un morso a quella nuvoletta rosa di zucchero che teneva in mano con un bastoncino.
-Grazie.- ridacchiò piano, finendo il suo zucchero filato e correndo verso l'attrazione desiderata.

-E' stato tutto fantastico! Davvero! E anche quella cosa che girava veloce! E il tiro a segno!- sorrideva gaio, stringendo a sé un peluche vinto all'ultima attrazione affermata e dalla forma di coccodrillo che aveva chiamato Leatherhead; aveva anche mangiato fino a scoppiare: si era divertito molto. Ed ora erano tutti in macchina, diretti verso casa, sollevati del ritorno della vivacità del minore, e speravano tanto che non sarebbe svanita da un momento altro. Il fatto che fosse tornato a parlare e ridere lo faceva sembrare tanto un sogno, uno di quelli dove però si sa di star sognando e si ha la paura continua del risveglio; e così loro avevano paura che, arrivati a casa, Mikey si sarebbe di nuovo chiuso in se stesso, e questo angosciava i cuori dei ragazzi, rendendo il viaggio solo una lenta agonia verso quella casa che avrebbe riservato loro la risposta a quel dilemma.
-Sì, anch'io mi sono divertito molto.- confermò Donatello, deciso a voler far parlare il più possibile il biondo, che sembrava dello stesso parere ora che gli era tornata la voce.
-Sì, che bello. Ho anche un nuovo peluche!- affermò stringendoselo forte contro la guancia, con la coda che oscillava piano.
-Te lo sei meritato.- sorrise Raph, venendo subito assalito dall'abbraccio del più piccolo, a cui fu inserito anche Leo visto che era nei posti dietro con loro.
-Dopo un super abbraccio anche per Donnie.- ridacchiò, facendo sorridere il viola che continuava a guidare; Mikey ora era davvero in vena di essere coccolato, e nessuno poteva dire di no a quegli occhi; quel suo azzurro si era illuminato di nuovo, brillava e splendeva anche se fiocamente, e pretendeva di voler essere preservato per sempre questa volta, e i tre ragazzi avevano proprio la medesima intenzione; nessuno avrebbe più tolto a Mikey la sua luce.
-Arrivati.- esclamò il genio, parcheggiando per poi uscire insieme agli altri, venendo travolto immediatamente da quell'abbraccio tanto promesso.
-Ora però vai a dormire, sarai stanco.- affermò Leo, accarezzandogli i capelli mentre lui si rabbuiò per un momento, facendo trasalire gli altri tre. -Ma... Ma se preferisci, rimaniamo ancora un po' in piedi.-
-Certo. Anche se sono quasi le due di notte, e che...- Donnie e i suoi calcoli vennero prontamente zittitti da una forte pacca del focoso.
-No, voglio andare a dormire, solo... Dormiamo insieme? Solo per questa notte.- mugugnò, nascondendosi dietro il coccodrillo.
-Sì.- dissero in coro i tre con un grande sorriso di entusiasmo e rassicurazione, entrando e preparandosi, con Mikey che giocava con loro, spruzzandogli un po' d'acqua o tirandogli un cuscino, venendo ricambiato con la stesa dose e ravvivando sempre di più l'aria della casa che sembrava risplendere al suono delle loro risate.
-Grazie.- sussurrò appena si misero tutti sotto le coperte, con quell'immenso sorriso che Mikey, proprio non voleva più togliersi per i secoli a seguire.
-Ti vogliamo sempre felice, Mikey.- esclamò Donnie, avvolgendolo in un abbraccio e carezzandogli i capelli, affettuoso.
-Già, pulce. E non provare più a farci preoccupare così tanto, eh.- ci tenne a precisare, con tono giocoso, Raph.
-Vi voglio bene anch'io.- sussurrò il biondo, con Leo che gli rimboccò le coperte, lasciando che stritolasse sempre di più i suoi peluche, addormentandosi di colpo tra l'affetto e il calore di quei ragazzi che aveva costantemente accanto.


Donnie era già alla seconda tazza di caffè quella mattina, con Raph seduto davanti a lui che mangiava tranquillamente, in effetti tutti erano tranquilli quella mattina. Erano così sollevati per Mikey, era tornato a sorridere e a parlare, e soprattutto a dormire; non si era ancora svegliato, contrariamente ai tre che erano in piedi da molto.
-Ho costruito un nuovo telefono per Michelangelo.- sorrise ad un certo punto, Donatello, cacciandolo dalla tasca per mostrarlo e posizionandolo al centro del tavolo; era praticamente uguale al primo, solo molto più resistente.
-Ottimo.- disse Leo, in piedi vicino al frigorifero.
-Il numero è lo stesso.- avvertì il genio, accendendolo.
-Buongiorno.- arrivò sbadigliando il diretto interessato, ormai erano le dieci del mattino, sedendosi e venendo accolto da una scompigliata giocosa di capelli da parte di Raph.
-Dormito bene?- domandò Leo, porgendogli una ciotola con del gelato, ridacchiando per la faccia meravigliata che gli riservò il più piccolo.
-Sì.- sorrise piano, allargandolo prima di iniziare a mangiare. Temeva che nell'addormentarsi gli incubi lo avrebbero preso, invece niente, era stato davvero sereno quella notte nel mondo dei sogni; e il risveglio era stato sempre dei migliori; aveva avuto paura di perdere ancora la voce, e invece c'era.
-Okay, che programmi ci sono per oggi?- domandò Raph, curioso, osservando i ragazzi con un mezzo sorriso, felice di come la situazione si stesse rialzando.
-Non lo so, le ragazze dovrebbero arrivare al più presto immagino. Cat sarà felice di vederti.- disse Donnie, sorridendo al biondo che annuì, ripensando all'accaduto tragico quasi si rabbuiò ma immediatamente si impose di cacciare quei pensieri e cercare solo di immaginare il sorriso della giovane ragazza che lo avrebbe accolto, forse con sfacciatamente e poi sicuramente con un abbraccio.
  
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