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Autore: Lady R Of Rage    09/09/2017    1 recensioni
Prima di Mettaton, qualcun altro era scappato dalle Cascate in cerca di una vita che sentisse più sua.
A differenza di Mettaton, quel qualcuno non è più tornato a casa. I suoi resti corporei galleggiano nella Cascata, immobili, in attesa che i cugini vengano a prenderla e darle l’ultimo saluto.
(Quando vuoi scrivere una scena con Mettaton che ricordi quelle di Sans con la morte di Papyrus, ma Napstablook è immortale, per cui devi ripiegare sul cugino - o cugina - di scorta | Un regalo a Sameko, per ringraziarla delle fanart che mi ha mandato).
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Mettaton, Napstablook, Undyne
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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La Fuggitiva

"Yeah, she screamed out in fury,
But her cries were not heard."

(Mike Posner, Jade)


-Sei pronto, Blooky?-
Il piccolo fantasma sbucò dal muro della toeletta, un’espressione confusa negli occhi chiari. 
-Sono pronto. Tu?-
Mettaton si alzò dalla sedia della toeletta. La sua immagine riflessa nello specchio gli dedicò uno sguardo confuso. Non si piaceva affatto, tutto vestito di nero. 
La giacca era un prestito da Undyne: lui non possedeva abiti sobri, adatti a un’occasione di lutto. Le aveva detto che gli serviva per una scena: non osava rivelarle la verità. Gli stava stretta sulle spalle, non si chiudeva sul petto, e lo faceva sembrare curvo e impacciato. La camicia di seta e la gonna di velluto a metà coscia erano invece farina del suo armadio, e a primo impatto gli erano apparsi decisamente troppo sgargianti. Napstablook, però, aveva detto che non importava. 
-Siamo solo io e te. Non fai brutta figura. A lei non farebbe differenza.-
Aveva sospirato. -Hai sempre ragione, Blooky.-
Sistemò le pieghe dei collant e calzò rapidamente gli stivali bassi. “Alphys tornerà dal laboratorio alle sette. Voglio che per allora sia tutto finito. Non deve sapere. Nessuno deve sapere.”
Sul letto giaceva un cappello nero, a tesa larga, con una veletta dello stesso colore che ricadeva sul lato anteriore. L’androide lo prese e se lo calcò sulla testa. “Vedo nero. Persino i miei guanti sono neri, oggi.”
-Blooky?- 
-Sì?- sussurrò il fantasma.
-Andiamo.-


Uscirono dall’ingresso posteriore, non visti. Napstablook veniva prima, fluttuando confuso senza dire nulla. Mettaton seguiva pochi centimetri dopo, le braccia strette al petto. La Persona del Fiume, avvolta nel suo mantello scuro, attendeva immobile sulla sua barca.
-Tra la la. Vi va un passaggio?- chiese. Mettaton percepì Napstablook rabbrividire alle sue spalle. La voce della Persona era sottile, fredda. Non era la prima volta che il cuginetto ne restava spaventato. 
-Cascate.- rispose l’androide. -Alla Discarica, per favore.- 
-Prego.- 
Mettaton si rannicchiò alle sue spalle, serrando le ginocchia contro lo stomaco. Sentiva male, ma non osava dire nulla. “È il dolore che bussa dentro di me. Non devo lasciarlo uscire. Napstablook non lo merita. Lei non lo merita.”.
L’acqua turbinò sotto di loro, mentre la barchetta si sollevava sopra la superficie, e le corte zampette di gatto dell’imbarcazione pesticciavano contro di essa in una cascata di spruzzi. L’ingresso di Hotland non era ormai che un punto alle loro spalle. Mettaton strinse ancora di più le ginocchia al petto, sospirando. Suo cugino li seguiva a mezz’aria fissando il vuoto.
-Tra la la.- canticchiò la Persona. -Andate a riprendere una fuggitiva.-
Mettaton deglutì, nel modo in cui un robot poteva deglutire. -Per così dire.- sospirò. Odiava quell’esserino incappucciato. Non avere davanti un volto quando parlava con qualcuno lo frustrava fino all’estremo. Gli piaceva leggere le espressioni nei volti. Era per quello, era convinto, che aveva detestato così tanto il suo corpo a scatola. 
-Mettaton?- la voce di Napstablook era un sussurro. 
-Sì, tesoro.-
-Credi che… qualcuno ci vedrà?-
Mettaton si sfiorò il mento. -Non penso. Aaron, Woshua e gli altri evitano la Discarica come la peste. Non sapranno nemmeno cos’è successo.-
-Oh.- Napstablook sbatté le palpebre. -Lo so. È tanto triste, non pensi?- 
-Le cose tristi hanno un posto, come quelle felici.- Mettaton si sistemò la veletta davanti al viso. -Sappiamo bene perché non ci sarà nessuno. Ma dobbiamo usarlo a nostro vantaggio. Saremo io, te e lei. La saluteremo in intimità-
Napstablook annuì. -Voglio diventare corporeo anch’io, un giorno. Diventare fiducioso come te.-
-Oh, Blooky.- “Fiducioso? Caro Napstablook, come vorrei che avessi ragione.” -Avrai un corpo bellissimo, e lo amerai alla follia. Ma non pensare a questo, adesso. Siamo arrivati. Lei ci aspetta.-


-Tra la la. Tornate qualche volta.-
“Che irritante bestiaccia.” Mettaton serrò i pugni mentre voltava le spalle al fiume. Napstablook gli fluttuò accanto, la bocca divaricata in un’espressione confusa.
-Lei lo avrebbe insultato.- sussurrò. -In modi diversi.-
-Riesco a immaginarlo.- rispose Mettaton. -Poi… avrebbe tirato fuori il coltello, e avrebbe tirato una staffilata dritta alla testa.-
Mettaton chiuse gli occhi. Il suo respiro, intensificato dalla veletta, risuonò in profondità nei suoi sistemi. 
“Eppure, nonostante tutto, mi sembra di non averla conosciuta davvero. Era casa nostra, qui: nessuno ha mai usato la parola casa. Soltanto Napstablook, per quello che ricordo. Lei mai. Si arrabbiava tanto ogni volta che la sentiva.”
Il rumore di un singhiozzo lo fece sobbalzare. Aprì di scatto gli occhi: Napstablook piangeva lacrime grosse e copiose, che inzuppavano la terra ai suoi piedi. 
-Blooky, tesoro.- L’androide tese le braccia verso il fantasma. -Non fare così.-
-Non ci riesco.-
Napstablook fluttuò verso di lui, accoccolandosi contro il suo petto. “Sei così soffice, Blooky.” -Mi manca tanto. Mi manca già.- 
-Anche a me.- sussurrò Mettaton accarezzandolo. -Mi manca tantissimo. Vorrei che fosse ancora qua con noi. Ma è andata via.- “L’umana l’ha uccisa.” -E dobbiamo farle il favore di ricordarla come merita.-
Sospirò. -Lo faremo, Blooky?-
Napstablook sbatté gli occhi, strofinandosi i moncherini che aveva al posto delle braccia contro il volto. -Vorrei farlo. Ma più di tutto, vorrei che fosse ancora qui. Per dirle che le vogliamo bene. Ho sempre pensato che ne avesse bisogno.-
-Non hai affatto torto.- disse Mettaton, reclinando il capo contro quello del fantasma. -Un po’ lo pensavo anche io. Abbiamo già commesso troppi errori, purtroppo.-
Serrò le labbra. Era determinato a non piangere, non accanto a Napstablook. Lei meritava una memoria dignitosa, un funerale che la rispettasse per quello che era. 
Ma non appena giunsero alla Discarica, e l’androide vide i pezzi di sacco ruvido e cotone che galleggiavano sul pelo dell’acqua, le lacrime scesero lungo il suo viso e macchiarono la veletta di pizzo.

“Cugina nostra. Cosa ti ha fatto, quell’essere?”
-Mettaton?- la voce di Napstablook era preoccupata. Le ginocchia impattarono contro il terreno, le braccia si serrarono attorno al petto. Singhiozzi convulsi scossero la veletta di pizzo. 
-Blooky, io,- Mettaton si strinse su sé stesso ancora più forte. -Sono uno sciocco, Blooky. Scusami. Ti ho detto di non piangere, ma io stesso non so trattenermi.-
Era il solito ipocrita, e lo odiava. “Sto portando attenzione su di me, distogliendola da lei. Come se non fosse già abbastanza arrabbiata.”
Mettaton grugnì. Le dita si serrarono attorno alla veletta e la strapparono. -Basta nasconderci.- Appallottolò la veletta e la usò per asciugarsi le guance. La gettò alle sue spalle. Tese le mani libere verso l’acqua, raccogliendo un batuffolo di cotone.
-Lei amava questo corpo. Le sarebbe piaciuto diventare un robot come me, Blooky?-
Napstablook sbatté gli occhi:-Lo amerebbe con tutta sé stessa. Sarebbe rosso, con capelli come fiamme, e coltelli al posto delle mani.-
-Il suo coltello è qua.- sussurrò l’androide. Un bagliore metallico ai suoi piedi fece sobbalzare Napstablook. -Ha ancora la lama, guarda.-
Il fantasma sospirò. -Non è nemmeno riuscita a prenderlo.-
-Avanti, Blooky.- Mettaton si sfilò gli stivali e li appoggiò sulla terra umida. -Andiamo a prenderla tutta.-

"Andiamo" era relativo, dato che fu solo l'androide a raccogliere stoffa e cotone. I suoi collant grondavano acqua sporca, e si accorse di avere dei grossi buchi sopra le ginocchia, nel punto in cui le calze si erano strappate. 
-Dovrebbero essere tutti.- disse a Napstablook. Il fantasma annuì: -Vorrei averti potuto aiutare. Peccato che non abbia un corpo tutto mio.-
-Non importa. Alphys te ne farà uno prestissimo. Vedrai che ti piacerà.-
Napstablook sbarrò gli occhi. -No, Mettaton. Non posso. Non più.- Le sue piccole mani si strinsero attorno al suo petto. -Non dopo quello che hanno fatto a lei. La bambina l'ha uccisa, Metta. Poteva uccidere anche te. Ha ucciso re Asgore, e quel Papyrus, e Shyren, e tanti amici di Undyne. Non so se voglio ancora diventare corporeo.-
Mettaton sbarrò gli occhi, le labbra dischiuse. "Non voglio pensare a lei. Quel Papyrus mi stava antipatico, ma non meritava di morire. Suo fratello è in lutto da giorni. E Shyren... ogni giorno io e Blooky portiamo un fiore dell'Eco sulla sua tomba. È morta senza sapere che sua sorella è viva, e non me lo perdonerò mai."
-Ha attaccato anche me, nelle rovine.- disse Napstablook. Mettaton sobbalzò, facendo cadere del cotone dalle proprie dita. 
-Come sarebbe?-
-Mi ha attaccato, ma non è riuscita a uccidermi. Perché non ero corporeo, Mettaton. Ma tu lo sei, invece. Non voglio perdere anche te.-
-Non lo perderai, infatti.- disse una voce femminile. -Non lo permetterò.-

Mettaton sobbalzò ancora. Si voltò: Undyne si avvicinava alle loro spalle, seguita da un'Alphys dall'aria ancora più timida del solito. Entrambe indossavano semplici abiti neri, e i capelli della guerriera erano sciolti. 
-Cosa ci fai qui?- Mettaton si alzò in piedi, facendo cadere altro cotone. -Nessuno doveva sapere.-
-Non sapevo, infatti.- disse Undyne. -Lei era mia amica, lo sai? Ci allenavamo insieme. Non sapevo che fosse morta fino a poco fa. Io e Alphys siamo venute a salutarla.-
-Mi dispiace per lei, Mettaton.- mormorò Alphys. -Non la conoscevo, ma me ne hai parlato spesso. Avrei davvero voluto conoscerla. Farle un corpo.- Sbattè le palpebre, pensierosa. -Farle, giusto?-
-Giusto.- disse Mettaton. -Era una ragazza, una vera dura. Avrei voluto che sentisse davvero.-
Una lacrima scivolò lungo la sua guancia. Mettaton serrò le braccia, stringendo forte la stoffa impolverata. -Come l'ho sentito io.-
Undyne allungò la mano verso le spalle dell'androide. -So che fa male. Ho perso la mia guardia, e Papyrus, e Asgore. Ti capisco, ma devi essere forte.-
-Non è tanto per quello.- Mettaton si strinse nelle spalle. -La capivo, vedete? Il suo desiderio di scappare, di cambiare. Di essere lei, come io volevo per me. E vorrei esserle stato accanto, nel frattempo.-
-La vedo difficile.- Undyne forzò un sorriso. -Era irritabile.-
-Lo so.- singhiozzò Mettaton. -Avrei trovato un modo per prenderla.-
Allargò le braccia, mostrando i frammenti di stoffa. Alphys deglutì. Undyne fece un passo indietro. -Ed eccola qui. Non tornerà più. Siamo io e Blooky, adesso.-
L'androide sorrise, mentre un'altra lacrima scendeva. 
-Non è vero.- disse Napstablook. 
Si voltò. -Come?-.
-Vieni a vedere.-

Mettaton depose a terra la stoffa in pezzi, sospirando. Undyne e Alphys arretrarono facendolo passare.
-Blooky?- Napstablook galleggiava sopra l'acqua della pozza, ma non era solo. Un secondo fantasma fluttuava al suo fianco. Era verde come la menta, con occhi grandi e chiari. Sussultò.
-Doubstablook.-
-Happa.- il fantasmino verde fluttò verso di lui, sbattendo gli occhi. -Sei diventato bellissimo. Quasi non ti riconosvevo. 
-Anche tu sei bellissima. Ma mi chiamo Mettaton, adesso. Vorrei che mi chiamassi Mettaton.-
-Mettaton.- Doubstablook annuì. -Non lo sapevo, scusami.-
-Non fa differenza.- disse Mettaton. -Hai passato dei bei mesi, lontano da noi?-
-Purtroppo non molto. È venuta quella bambina, e...- Doubstablook sussultò. -Mi ha aggredita col coltello. Mi ha fatto perdere il mio corpo.- 
-Povera cugina.- esclamò Napstablook. Si avvicinò al fantasma verde, strofinando la sua testa contro quella di lei. -Siamo qui per Mad. Lei non ce l'ha fatta.-
-Anche io sono qui per lei.- disse Doubstablook. -Mi manca. Tantissimo.-
-Vieni a salutarla.- Mettaton fece un cenno del capo verso la Discarica. -Ti presenterò le mie mamme. Una di loro è una scienziata. Ti farà un corpo nuovo, se vuoi.-
Doubstablook arrossì. -Mi piacerebbe tanto.- sussurrò. -A lei sarebbe piaciuto vedermi felice.- 

Alphys e Undyne erano in ginocchio accanto ai resti della povera Mad. La guerriera aveva la mano sulla spalla della scienziata, e parlava sommessamente.
"Ho una nuova famiglia, adesso." pensò Mettaton. 
Undyne si voltò. -Eccovi. Io e Alphys vi aspettavamo per... oh!- sobbalzò. Doubstablook arretrò, nascondendosi dietro a Mettaton. Napstablook le si avvicinò. -Salutale. Non sei costretta a parlare con loro.-
-Ti presento io, tranquilla.- Mettaton allargò il braccio. -Lei è la quarta Blook, Doubstablook. Abitava alle Rovine, prima. Loro sono le mie mamme, Alphys e Undyne.- la scienziata fece un gesto di saluto, arrossendo. Undyne tese la mano. Doubstablook sussultò rumorosamente. 
-Non le piace parlare.- disse Mettaton. -È venuta solo per Mad. Ma desidera tanto un corpo.-
Alphys fece un passo avanti. -Posso farglielo, se vuole.-
Doubstablook emerse da dietro la spalla del robot. Un piccolo sorriso era apparso sulle sue labbra. 
-Mi piacerebbe tanto. Anche Mad... lei. Lo avrebbe voluto tanto.-
Mettaton annuì. Avanzò verso il pelo dell'acqua, dove giacevano i resti della cugina pazza. Si chinò sul suolo umido, e trasse a sé un pezzo del mucchio. -Lei voleva tante cose. Essere libera. Essere una lei. Stare sulla vetrina di un negozio elegante. Se non fossi stato così egoista avrei potuto dargliele.-
-Non odiarti.- disse dolcemente Napstablook. -Lei sarebbe fiera di te, lo sai? Perché sei andato fino in fondo.-
L'androide annuì. Si voltò verso Blooky, sorridendo tristemente. 
-Salutiamola assieme, adesso.-
Napstablook annuì. Undyne prese la mano di Alphys. Doubstablook fluttuò accanto ai cugini. 
-Addio, Madstablook. Speriamo che vada tutto bene, dovunque tu sia.- sussurrò Mettaton. 
-Addio.- sussurrarono assieme Napstablook e Doubstablook. 
-Buon viaggio, amica mia.- sussurrò Undyne.
Mettaton trasse al petto il mucchio di cotone e stoffa, serrando i denti più forte che mai, e lasciò che i singhiozzi e le lacrime uscissero senza inibizioni. 

Angolo della Lady:
Un mio progetto vecchio di giorni vede finalmente la luce. 
Come avete capito, questo è un finale Genocida interrotto dopo la morte della Glad Dummy. Ottenerla è l'unico modo possibile per ucciderla, e dare dunque a Mettaton un parente morto. Così facendo sono morti anche tutti i mostri apparsi prima di lei: il che include Papyrus, Toriel, i cani della Guardia Reale e Shyren. 
Il mio desiderio di scrivere, per Mettaton, una scena di funerale simile a quelle che Sans ha per Papyrus, è emerso tanto tempo fa. Ci sono varie scene di Napstablook che tiene la mano a Mettaton durante la morte (che sia Neutral o Genocide non importa), e addirittura che riprende la famosa frase di Sans con "you dirty cousin killer". Tuttavia, per qualche motivo, non mi pareva abbastanza d'impatto. Forse perché ero consapevole che si trattasse di un mezzo plagio?
POI ho riscoperto questa. Sameko fatti vedere, perché è meravigliosa. (è l'ultima in fondo ed è BELLISSIMA).
https://www.pixiv.net/member_illust.php?mode=manga&illust_id=59674117
In mancanza di un mortale Napstablook ho riscoperto la mitica Mad Dummy (sì, nei miei headcanon è femmina, come lo è il Ruins Dummy), e ho provato a mettere su un piccolo funerale per lei. Non è come le storie di Sans e Papyrus morto, ma spero che basti a piacere a qualcuno. 

Un abbraccio a tutti.
Lady R. 

 

  
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