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Autore: fandani03    09/09/2017    3 recensioni
[Starzinger]
[Starzinger]Kitty aveva capito, da sempre. Lo lasciava stare nei suoi pensieri, o gli si rivolgeva con molta delicatezza.
Il Professor Doggert, invece, lo incalzava di continuo con delle frasi ormai ricorrenti:
- “Coogh, accidenti, prova a fare un sorriso ogni tanto! Cosa direbbe Aurora se ti vedesse così??” – e la risposta era sempre la stessa, caustica.
- “La Principessa Aurora non è qui e non può vedermi…e io sorriderò quando avrò un motivo per farlo!” –
Un breve storia per provare a immaginare cosa è successo...dopo.
Per chi, come me (ma siamo in pochi temo) ha amato questa storia, devo dire che, nonostante i messaggi positivi e i grandi valori, la grande tristezza nel finale di quasi tutti i protagonisti mi è sempre rimasta indigesta...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3 - Il dolore dà la forza

Lentamente riaprì gli occhi. Tutto le apparve sfocato e molto buio. Riuscì a distinguere solo alcune linee e forme, in un primo momento. Un porta. Era molto in alto, non capiva.
Cosa è successo? Si domandava mentre cercava di tornare in sé, di ritrovare lucidità.
- “Ahh!” - provava dolore in ogni parte del corpo, ma la fitta che arrivò lancinante dalla gamba le fece in fretta riprendere in sensi.
Si rese conto di essere legata, mani e piedi, sdraiata su un pavimento gelido e scomodo, irregolare e umido.
Tentò istintivamente di liberarsi, ma il dolore si accentuava.
Improvvisamente cominciò a ricordare: aveva percepito qualcosa arrivarle alle spalle, qualcosa di sinistro…qualcuno. E poi… LEI!
Quel volto le riapparve chiaro davanti agli occhi: LA REGINA LACET!
Era apparsa senza alcun preavviso, senza che ne avesse avuto neppure il sentore, come fosse un fantasma. Minacciosa si era avventata su di lei con la sua  risata malefica. Dopodiché non ricordava più nulla.

Fa freddo, è molto umido…sembra una grotta, rifletteva Aurora mentre i suoi sensi si stavano risvegliando. Ma non riusciva comunque a comprendere dove si trovasse. C’era poca luce, non vedeva finestre, solo un alone leggero provenire dallo spiraglio della porta.
Il dolore alla gamba era persistente e pulsante, cominciava a sentire anche un forte dolore alla testa. Come avrebbe potuto uscire da lì?
Improvvisamente si udì un rumore, un rumore metallico poco sopra di lei. Sembrava il cigolio di un chiavistello, un rumore “sinistro” come il posto dove si trovava. La luce che filtrava dalla porta divenne più forte, vide bene delle scale in cima alle quali si trovava la porta che aveva intuito poco prima. Si aprì e un’ombra cominciò a scendere…. Era lei.
Non era mai stata facile preda della paura, Aurora. Non era in grado di difendersi sempre da sola, ma non aveva mai ceduto al panico.
Eppure, in quel momento, sentì il cuore accelerare, la paura si stava insinuando con forza e non riusciva a controllarla. Quella donna era sempre stata spaventosa e sapeva che lì, da sola, non aveva molte speranze contro di lei.
Ma come è possibile? Era morta…ne sono certa.
La guardò senza emettere suono. Ma la perfida Lacet non trattenne la sua usuale risata.
- “AH AH AH!! Ti sei svegliata vedo, hai dormito un bel po’…” - il ghigno sul suo voltò si accentuò, il tono della voce era più basso ma lo sguardo più penetrante, ora riusciva a distinguerla bene, era così vicina.
- “Non te lo aspettavi, vero Principessa Aurora? Sììì, sono ancora qui, e non ho ceduto alla tua volontà!! Ah ah ah, credevi fossi morta, tutti lo credevano..” -
- “Ma come è possibile???” - disse Aurora, tentando di riscuotersi dall’attanagliamento di cui era vittima.
- “Belamì mi ha deposta nel giardino del mio palazzo poco prima che il pianeta Lacet esplodesse. Non ha certamente non ha provveduto a darmi sepoltura e se è andata in fretta, perché non c’era tempo….
Non ha avuto il minimo sospetto! Il mio computer era programmato per far sì che io sembrassi morta sotto ogni aspetto per ingannare un nemico in caso di evidente pericolo! AH AH AH! Belamì c’è cascata in pieno, era una ragazza in gamba, ma troppo ingenua in fondo! AH AH AH! E ora eccomi qui, Aurora!!” - la fierezza con la quale raccontava l’accaduto fu ancora più tetra della sua stessa persona.
Era decisa a vendicarsi, le sue parole dimostravano chiaramente che quella donna non avrebbe esitato di fronte a niente e nessuno pur di riavere tutto. E lei era il suo principale nemico, l’energia galattica lo era.
-“E’ assurdo, tu non puoi tenermi qui, tu non capisci che questo è sbagliato…” - Aurora si accasciò nuovamente, cedendo allo sconforto.
- “Come è potuto accadere anche ora che l’energia galattica funziona perfettamente? Come hai potuto sopravvivere??” - la voce della principessa trasudava delusione, rabbia, angoscia per le sorti comuni.
- “Hai sottovalutato le mie potenzialità Aurora… avevo un’astronave nella quale mi sono rifugiata in fretta e, prima che tu potessi emanare tutte le tue magnifiche radiazioni benefiche, io mi ero già rifugiata in questo posto. Qui, sebbene io non sappia il motivo, sono stata al riparo dall’energia galattica più che se fossi stata infinitamente lontana da te. E nessuno ha sospettato niente, nessuno di voi mi avrebbe mai cercata così vicino. Così ho potuto curarmi e mantenermi tale e quale a come ero! AH AH AH!” -
- “Mio dio, questo posto ha avuto la stessa funzione di un bunker anti atomico. E’ terribile…ma adesso cosa vuoi da me??” -
Lo sguardo di Lacet si fece serio e cupo. La guardò con astio e palese rancore: - “Tu hai distrutto tutti i miei progetti, tutti i miei sogni.. Ti odio in un modo che neppure immagini e morirai per questo!
Ma sbagli se credi che ti ucciderò e basta, Principessa Aurora, la mia più grande soddisfazione sarà vederti soffrire, agonizzare, ti torturerò fino a che non sarai tu a chiedermi pietà, a chiedermi di ucciderti! Ma prima di ucciderti succhierò da te tutta l'energia galattica che il mio computer sarà in grado di prelevare! E quando sarai morta l’energia galattica cesserà di essere emanata e sarò solo io, a quel punto, ad averne il pieno controllo e il sistema galattico tornerà nelle mie mani e nelle mani di tutti quegli essere che ne nasceranno e che vorranno obbedirmi!! AH AH AH!” - gli occhi freddi e cattivi della regina Lacet resero queste parole ancora più raggelanti e il viso di Aurora, sempre più pallido, si contrasse per l’angoscia che provava.
- “Ma cosa stai dicendo?? Come puoi pensare che l’universo possa sopravvivere senza l'energia galattica del Grande pianeta? Collasserebbe in breve tempo se i mostri tornassero…. Non potresti mai regnare come tu credi…” -
- “Non hai capito nulla, cara principessa. Il mio potentissimo computer ha studiato un sistema per far sì che io possa gestire l’energia galattica e farne ciò che voglio, come voglio e quando voglio. Sarò io la nuova Regina del Grande Pianeta, stupida ragazza… davvero non l’hai ancora capito??” -
- “Tu sei completamente folle…..Aaaaahhhhhhh!” - uno schiaffo violento le colpì il viso.
Lacet non trattenne la sua furia e cominciò a vessarla di colpi, con sempre più soddisfazione, fino a lasciarla a terra sfinita.
Passarono alcuni minuti. Aurora sentì su di lei lo sguardo di quella maledetta donna, le sembrò di non avere più neppure fiato per respirare, ma riuscì a sussurrare un pensiero che le passava in testa: - “hai detto che eri molto vicina, che questo posto è vicino al Grande Pianeta, dove siamo?” -
- “A cosa ti serve saperlo? Tanto non tornerai più nel tuo splendido palazzo, la tua astronave è sotto il mio controllo ora.” - fece qualche passo avviandosi verso la scala, si strofinò le mani per togliersi residui di terra e il po’ di sangue che il viso di Aurora aveva versato.
Si voltò, mentre saliva i gradini scricchiolanti: -“..ad ogni modo, se vuoi saperlo, siamo sulla Luna del Grande Pianeta, in una grotta scavata in una roccia che mi è servita per molto tempo!” -
-“Per molto tempo?? Da quanto sei qui, da quanto mi spiavi??” -
- “AH AH AH, ,molto, molto tempo, mia cara Aurora. Mi dispiace, ma so tutto di te, della tua vita, delle tue giornate, delle tue dolci chiacchierate con la base sulla Terra, della tua spasmodica ricerca di un contatto con il tuo cyborg preferito!” - Aurora la guardò atterrita.
- “Mi dispiace ma non riuscirai mai a metterti in contatto con loro!” -
- “Sei tu che sbagli, se non avranno mie notizie prima o poi si preoccuperanno e mi verranno a cercare…” - la voce di Aurora tradiva speranza, tradiva qualche certezza, tradiva emozione e rabbia all’idea che quell’essere avesse sfruttato quell’anfratto per insinuarsi nella sua vita. Come aveva potuto avvicinarla senza che lei se ne accorgesse?
- “Ho previsto anche questo, e ci sono mostri da me costruiti che impediranno a Ian Coog o chiunque altro di giungere a destinazione! Dolce principessa, ci metteranno molto tempo prima di giungere fin qui, prima di capire dove ti trovi. Si affanneranno a cercarti sul Grande Pianeta o molto lontano da qui, non sospetteranno mai dell’esistenza di questo posto, né che io mi trovi qui. E nel frattempo sarai già morta.
E godrò infinitamente nel vedere anche il suo di dolore, quello del tuo adorato Ian Coog, fino a che non ucciderò anche lui!” -
- “…sei fuori di te, sei cattiva e non riesco a credere che, dopo tutto questo tempo, tu non abbia ancora compreso la verità, la sola e unica, Regina Lacet. Ti pentirai di questo prima o poi.” -
- “Tu mi hai tolto tutto e io mi vendicherò, patirai la sofferenza che ho patito io nel non poter vedere la luce per mesi, ora pagherai con la stessa moneta, se sarai fortunata! AH AH AH” - Lacet si allontanò risalendo le scale un gradino alla volta, lentamente. La porta si richiuse sonoramente dopo di lei.
Aurora, con gli occhi sbarrati in cerca di un appiglio in quel buio appena caduto su di lei, cercava di realizzare l’accaduto. Era come un incubo, ma uno di quegli incubi troppo reali, dal quale non ci si sveglia mai. Cominciò a sentire il dolore delle percosse subite, l’aveva malmenata ma senza l’intenzione di ucciderla. Era un dolore acuto ma sapeva di poterlo sopportare, doveva.
Ma il problema era la sua mente, era affollata da immagini, suoni e pensieri di ogni genere. Il suo cervello cercava di lavorare velocemente per riaccendere ogni funzione. Non era la prima volta che affrontava una situazione di estremo pericolo, ma in passato aveva sempre avuto qualcuno a proteggerla, qualcuno che, lei sapeva, sarebbe corso a salvarla. Ma questa volta no..
Come posso mettermi in contatto con la Terra? E con Coog….è molto probabile che lui non porti più il diadema..
ma se solo avessi le mani libere, forse
……
si rese conto che forse era il solo modo. Ma avrebbe funzionato? Era passato così tanto tempo, non sapeva se quell’evento avrebbe mai potuto replicarsi, era accaduto una sola volta.
Ma un altro pensiero la sfiorò…le provocava dolore la consapevolezza di non aver mai più avuto contatti con lui e di essere costretta, ora, a provocargli persino dolore fisico per poterlo raggiungere.
Rifletté che le Terra era troppo distante dal Grande Pianeta perché un qualsiasi contatto potesse instaurarsi. Ma forse la distanza non aveva importanza. La telepatia non aveva confini probabilmente. Ma non era certa di averne le forze. Doveva far ricorso a tutte le energie che le erano rimaste.
Le mani, le servivano le mani, ma erano legate e non trovava un modo per liberarsi.
Forse era il momento di utilizzare nuovamente l’energia galattica. Quel raggio, se fosse stato abbastanza potente, avrebbe potuto consumare le corde. Ma non riusciva a muoversi, il dolore era forte, il suo vestito era ingombrante e rimpianse la sua tuta spaziale, tanto a lungo indossata.
Non poteva raggiungere le corde attorno ai polsi, da quella posizione, perché erano legati dietro la schiena.
Fece un ultimo sforzo, doveva concentrarsi. Sì, poteva funzionare.
Si trascinò verso la parete, cercò di mettersi seduta, girò la testa e raccolse tutte le sue forze.
Era così tanto tempo che non faceva ricorso all’energia galattica in quel modo. Strinse gli occhi, la testa le stava per scoppiare, si sforzò ancora e finalmente il raggio di luce cominciò ad uscire, debole. Riuscì a indirizzarlo verso la parete alle sue spalle, si rifranse e spostò i polsi in modo che fossero raggiunti dall’energia galattica. Piccoli fili saltarono qua e là, finalmente si ruppero. Sì, ce l’ho fatta! Le corde si spezzarono. Liberò le mani e provò ancora dolore, ai polsi questa volta, ma doveva resistere. Doveva farcela da sola.
- “Sulla Terra non hanno la minima idea del guaio in cui mi trovo…quanto tempo sarà passato? La dottoressa Kitty avrà notato la mia assenza? Potrebbe non avergli dato importanza, in fondo nessuno di noi avrebbe mai pensato ad un pericolo simile…altrimenti…” - parlava per la prima volta ad alta voce, come avesse bisogno di dare corpo ai suoi pensieri, e ciò a cui la sua mente la stava portando le fece provare un moto di profonda tristezza, di sconforto. Abbassò lo sguardo, osservandosi le mani, e vide il viso di Coog: - “..altrimenti avrei convinto la dottoressa e non avrei mai permesso che se andasse. Se solo tutto fosse stato diverso...oh Coog!” - le lacrime sgorgarono improvvise e violente, insieme a forti singhiozzi. La nostalgia provata, la solitudine in cui viveva da mesi e la paura provata nelle ultime ore ebbero la meglio. Pianse, pianse copiosamente e lasciò uscire tutto il dolore.
Ma durò pochi e brevi minuti, dopodiché sollevò il volto, provato ma nuovamente caparbio:
- “Devo provarci, Coog, devi ascoltarmi!” - incrociò le braccia, chiuse gli occhi, il diadema si illuminò. La testa faceva ancora male…
- “Aaahhh, accidenti, non ce la farò mai, sono troppo debole, non riuscirò mai a raggiungerlo! Accidenti, no……..Cooooogg……aiutamiiiii !” - il grido di dolore straziante ebbe un effetto inaspettato. Dalla coroncina sui capelli di Aurora iniziò a diffondersi un’immensa luce che illuminò completamente quella buia prigione. Il dolore e l’amore stavano vincendo e l’energia galattica si manifestò alla sua massima potenza per supportare Aurora nella sua difficoltosa impresa.
Le sue forze mentali si rinvigorirono, sentiva che dentro di lei scorreva nuovamente linfa vitale. Il volto della Principessa Aurora si illuminò in un sorriso, ora sapeva di poter comunicare anche fino all’altro capo dell’universo!


 
  
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