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Autore: Muesli    10/09/2017    5 recensioni
La storia è ambientata in un contesto in cui Derek è l'alpha, il branco non è particolarmente soggetto a pressioni soprannaturali e Stiles sta con il lupo da circa un anno.
Derek sbadigliò ancora. “Noi non festeggiamo” disse, le parole lo fecero scattare come una molla, lo ribaltò sottosopra.
“Cosa?!” lamentò “perché no?” incalzò molleggiando seduto sul materasso.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Boyd, Danny Mahealani, Derek Hale, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Stiles si drizzò sulle gambe facendo scivolare ancora una volta il membro del moro dentro di sé.

Buttò la testa all’indietro mentre le mani di Derek si arpionarono ai suoi fianchi aiutandolo nei movimenti.

Uno, due, tre, il lupo drizzò la schiena sbilanciandolo all’indietro, e lui cadde di schiena, le mani dell’amante gli presero il mento tra le dita e poi la stessa mano scese sul collo stringendolo piano, ma rendendo il respiro pesante; i suoi occhi verdi lo inchiodarono sul materasso, appiccicosi di lussuria, lo fissarono con una tale intensità che Stiles sentì la pelle prendere fuoco e il membro pulsare dolorosamente, Derek era così bravo, mentre lo baciava lasciando scie umide di saliva sul suo corpo.

Entrò in lui con una nuova spinta secca, mentre gli occhi non si slacciarono nemmeno quando l’orgasmo li travolse portando il castano a gemere il suo nome tra singhiozzi di disperato piacere.

“Tra due giorni è San Valentino” disse semplicemente, sbadigliando accoccolato tra le braccia calde dell’amante, sentì l’altro seguirlo nello sbadiglio, mentre la mano lo accarezzava piano scontrandosi con i capelli ormai lunghi.

Mugugnò in risposta, e Stiles alzò gli occhi dal suo petto, fissandolo con aspettativa.

“Che facciamo per festeggiare?” domandò ancora, ora volandosi a pancia in giù, toccò piano il viso del lupo, che con occhi chiusi sembrava godersi tutta la pace che il mondo gli aveva negato.
Era così bello che Stiles provava dolore, così buono e spaventato da portare tutti ad una tale distanza di sicurezza da permettersi la sopravvivenza in quell’universo spietato ed assetato di sangue che era il soprannaturale.

L’amore di Derek  gli era costato anni di ingegnosa e, a tratti patetica, morbosità.

“Festeggiare cosa?” si sentì chiedere in un nuovo sbadiglio, ruotò gli occhi al cielo e si sistemò meglio sul materasso.
“Stiles, ricordati di usare la miscela di erbe che ti ho portato, quando farai la doccia” gli ricordò il moro mentre si girava assonnato su un fianco “l’ultima volta che l’hai dimenticata ci ho messo una settimana a convincere Peter che il tuo odore in casa era dovuto al fatto che avevi fatto il bucato da me” la voce del moro stava diventato un sussurro sbiadito, ma Stiles non voleva arrendersi o parlare degli strambi modi in cui cercavano di coprire i loro odori e, di seguito, e amaramente per lui, la loro storia.

Si buttò di peso sul corpo del più grande, facendogli aprire un occhio di sbieco, il sopracciglio schizzò in alto, e lui gli posò un dolce bacio sulla spalla mentre la testa tornò stancamente a poggiare nell’incavo del suo collo.

“Festeggiare San Valentino” gli ricordò con un sorriso che il moro non poteva vedere vista la scomoda posizione.

Derek sbadigliò ancora.
“Noi non festeggiamo” disse, le parole lo fecero scattare come una molla, lo ribaltò sottosopra.

“Cosa?!” lamentò “perché no?” incalzò molleggiando seduto sul materasso.

“Perché non siamo una coppia” altro sbadiglio.

Se Stiles fosse stato investito da un’auto, forse gli sarebbero bastati mesi per riprendersi, ma quelle parole fecero più male. Mollò la presa sul moro.

“Non lo siamo?”

“No, noi siamo amici intimi” si sentì rispondere con un sorriso sincero, la mano di Derek che voleva toccare il suo viso fu schiaffeggiata malamente, uno sguardo indignato si appropriò del suo volto.

“Allora” rispose tra i denti, sotto gli occhi ora preoccupati del moro che si tirava finalmente a sedere “visto come stanno le cose” aggiunse trascinandosi in piedi, ripescò i suoi vestiti, e Derek rotolò sul bordo del  materasso provando ad acciuffarlo “questo amico intimo se ne va”.

Il lupo provò a giustificarsi ma ciò che Stiles sentiva erano solo stupide e meschine scuse.

“Senti” ringhiò alla fine esasperato, ad un passo dall’uscio “io ho sopportato te, i tuoi cambi d’umore, la tua assurda necessità di tenermi nascosto come fossi un imbarazzante segreto di famiglia, la tua noiosa voglia di continuare a trattarmi come fossi l’ultima persona da prendere in considerazione davanti agli altri” fece una pausa deglutendo, ricacciò indietro le lacrime e batté un piede a terra.
“E’ un anno” gridò alla fine “un anno che sopporto e tu” scansò le mani di Derek che disperate tentavano di fermarlo, “tu ora mi dici che faccio tutto questo per niente. Perché noi non siamo nemmeno una coppia!” singhiozzò istericamente, e intanto le braccia forti del lupo lo circondarono immobilizzandolo.

“Stiles, non intendevo questo, dico solo che sarebbe strano se qualcuno ci vedesse insieme a San Valentino” gli mormorò quel bastardo nell’orecchio, posandogli un bacio sulla testa.

“Certo” rispose stizzito e approfittò dell’effetto sorpresa per spingere bruscamente via il più grande “sai cosa sarebbe ancora più strano? Se qualcuno ci beccasse mentre mi scopi sul tuo letto come se fossi una puttana” vide Derek stringere le labbra con un cipiglio irritato stampato in faccia.

“Non mi sembra che tu ti sia fatto così tanti problemi da negarti il sesso, però” concluse con una nota nevrotica nella voce. Mise le mani sul viso, era così che aveva visto fare in tutti i telefilm spagnoli melodrammatici, e tirò un respiro stanco.

“Non mi cercare” concluse prima di andarsene “sono stanco, non mi basta più essere amici intimi” rimbeccò con un sorriso disgustato.

Derek gli disse qualcosa, lo seguì anche fino alla jeep, lo chiamò sul cellulare e tentò di entrare dalla finestra, solitamente aperta per lui, ma ora sbarrata come se fosse in carcere, tutto nello stesso pomeriggio e Stiles si sentì vittima di un ossessivo psicopatico; a tratti lusingato vista la bellezza del pazzo in questione, ma pur sempre vittima.

Stiles voleva restare solo, e tale sarebbe rimasto, a costo di denunciare Derek per stalking.

Quando il giorno dopo Scott tentò di far luce sul perché Stiles stesse subendo quei drastici cambi umorali, il migliore amico si limitò ad urlargli addosso quanto tutto nella sua vita stesse colando a picco.

Ma Scott che poteva saperne? Era solo un umano trasformato per sbaglio in un lupo senza branco.

Erika provò a parlargli con tatto, perché Stiles continuava a sbranare con gli occhi chiunque si avvicinasse, ma anche lei, che voleva saperne? Era passata da sfortunata piattola della scuola a Miss America nel giro di un battito di ciglia.

E Malia? Malia aveva la sfortuna di essere imparentata con Derek vivo bene da solo Hale.

Derek che ora, fuori scuola, poggiato sulla sua Camaro e avvolto nel suo giubbetto di pelle e bello come un Dio greco lo fissava insistentemente ed inquietantemente, avrebbe aggiunto qualcuno, peccato Stiles non praticasse l’autocombustione, sarebbe stato più semplice distrarre l’amico dalle occhiate arroventate che il moro gli mandava.

“Amico, dì quello che vuoi, ma sta fissando proprio te” gli mormorò mentre scendevano gli ultimi gradini della rampa.
Lui ruotò gli occhi al cielo e sorpassò metà del branco riunito intorno all’alpha.

Nemmeno lo guardò, quindi nemmeno si accorse delle mani che prepotentemente lo sbattevano contro la jeep facendolo uggiolare di dolore.

“Stiles” il branco non prestò particolare attenzione alla scena perché, effettivamente, Derek era solito tentare di fare a pezzi uno Stiles combina guai due giorni sì e l’altro pure.

“Cosa?” sbraitò di rimando l’umano.

“Cosa che cosa?” gli chiese ancora l’altro, in un ringhio.

“No, tu, cosa che cosa?!” urlò di nuovo Stiles, facendo assottigliare gli occhi del più grande.

Lo sai” gli rispose finalmente, in un sussurro spazientito, mentre avvertiva le mani sulle sue spalle tenerlo bloccato all’auto, con una presa sempre più leggera, finché non si trasformò definitivamente in una goffa carezza mascherata male.

“No, non lo so, amico” sottolineò ancora una volta, la rabbia che risaliva feroce.

“Dobbiamo parlare”

“Lo stiamo facendo” Derek lo mollò solo per potersi passare le mani sul viso. “In privato”  sottolineò lanciando un’occhiata agli altri che li fissavano accigliati. Ma a Stiles non interessava perché loro non avevano altro da dirsi.

“No” fu la sua secca e spiazzante risposta. Se ne andò lasciando ancora una volta un alpha ferito nell’orgoglio.

Era soddisfatto? Sì?

Innamorato? Pure.

Felice? Mai così tanto triste.

Il giorno di San Valentino Stiles aveva voglia di passarlo sdraiato sul letto ad ingozzarsi di gelato guardando Harry ti presento Sally. Anche se probabilmente sarebbe stata una pessima idea vista la quantità di volte che aveva obbligato Derek a guardarlo con lui. Era convinto che ormai sapesse le battute a memoria, immediatamente la scena di loro sul divano si materializzò ai suoi occhi rendendogli lo sguardo umido e lacrimoso.

Perché Derek maledetto Hale non lo amava?

Avrebbe tollerato la compagnia di Peter solo se avesse cantato insieme a lui tutta la playlist di Ghost però, come l’ultima volta che aveva litigato con Derek, tra l’altro. Peter non sapeva il reale motivo delle condizioni del castano all’epoca, ma era stato automatico intonare un coro di voci disadattate guardando il tramonto.

I suoi piani furono distrutti quando Danny lo obbligò di peso a trascinarsi fuori di casa per poter passare il giorno al cinema a vedere l’anteprima di Non so cosa ma smielato di sicuro, perché andarci da solo, il 14, era un suicidio sociale, così aveva detto Danny, aggiungendo un poco garbato “e tu sei l’unico che conosco che non è accoppiato”

“Magari lo sono ma di nascosto!” aveva lamentato mentre le mani dell’altro lo spingevano in sala.

“Sicuro, certo” si era sentito rispondere dopo un’occhiata eloquentemente sarcastica.

Ed ecco, Danny non era una pessima compagnia, faceva ridere, ascoltava, era alquanto ironico, e all’uscita dal film avevano anche passato un’ora a cercare di conviversi che quei sette euro non erano totalmente stati buttati vista la qualità a dir poco penosa della pellicola; per non parlare di quanto fosse stato felice di trovare Scott ed Allison nella migliore gelateria della città. Insieme a Boyd ed Erika in una improbabile uscita a quattro che, se da un lato gli faceva invidia, dall’altro lo faceva ridere non poco.

“Sareste proprio carini insieme” continuava a ribadire la lupa sotto i risolini di Danny che dava man forte senza sapere che, no, Erika non era brava a capire la satira, mentre Scott ed Allison si guardavano con un tale amore, e la bionda inscenava ipotetiche scene di pura tenerezza tra loro, e Boyd… stava zitto, lui tirò un sospiro talmente triste che avrebbe potuto spegnere mezza città. Gli mancava Derek, gli mancava da morire, e si disse che il problema non era il festeggiamento in se per se, ma le parole.

Le parole sono sassi e se arrivano in faccia fanno male, si ripeteva ripassando a mente la scena dei giorni prima. Lui voleva il lupo con ogni singola fibra del suo essere, sì, anche di nascosto, ma no, non in modo così riduttivo da essere solo un amico intimo.

Sobbalzò, immerso nelle sue meditazioni, quando Boyd finalmente  spiccicò parola. Sbagliata, sì, parola sbagliata.

“Derek” disse fissando la porta, Stiles schizzò voltandosi e vide il moro entrare stretto nei suoi jeans scuri con una semplice maglietta verde addosso. La postura di chi non teme essere preso per uno esageratamente megalomane, e gli occhi gelidi. Se qualcosa avesse potuto manifestarsi sulla sua testa sarebbero stati cuoricini e caramelle in un modo totalmente penoso.

L’alpha avanzò a passo sicuro verso il loro tavolo, davanti a lui, e poi guardò prima Danny, e nuovamente lui, così due e tre volte, finché, inaspettatamente non fece quella che era una scenata di gelosia in piena regola.

“Che significa?” chiese bruscamente inchiodandolo con lo sguardo.

“Che significa che?”

“Non ricominciare” sbraitò, e Stiles giurò che ogni testa nel locale era rivolta verso di loro. Il branco immobile e disorientato. Lui lo guardò inclinando leggermente il capo e vide Derek ammorbidire lo sguardo, “Perché sei con lui?” domandò quasi preoccupato, ma soprattutto frustrato.

“Non avevo nulla da fare” rispose sinceramente il più piccolo, vedendo l’amante sempre più deluso.

“Non è vero” gli sentì dire in maniera spicciola.

“Non avevo nulla da fare con qualcuno che non fosse un amico” sottolineò lui piccato, era un adolescente d’altronde, voleva essere tale almeno per una volta, poi avrebbe potuto saltare addosso al lupo e baciarlo fino ad avere il respiro azzerato. Ecco, questo era un ottimo piano.

Derek sbuffò irritato, e tentò di prenderlo per un braccio, ma Danny si mise in mezzo protestando, alché le cose precipitarono. Boyd urtato dalla mancanza di rispetto verso il loro capo ringhiò un insulto che obbligò Erika a trattenerlo per un braccio, Allison richiamò Scott mentre, fuori da ogni logica, quello lanciò il gelato verso gli amici tentando di distrarli, e Derek si abbassò pericolosamente sul tavolo incombendo verso l’umano.

“Che hai detto?” sibilò spaventosamente roco.

“Ho detto che non puoi obbligarlo a venire con te” mormorò l’altro, furono istanti di pura tensione e l’alpha era pronto a staccargli la giugulare, ma fortunatamente Stiles si alzò.

“Non ti preoccupare Danny” disse risoluto lisciandosi le pieghe sulla felpa “avevo voglia di tornare tanto” Derek parve soddisfatto, e gli animi si calmarono.

“Che ne dici di andare da me?” aggiunse inaspettatamente, facendo raggelare il sangue del più grande che li lasciò passare incapace di articolare un pensiero serio mentre l’unica immagine che aveva in testa era quella del suo fottuto umano preferito messo a novanta da quel cretino di Danny.

Nemmeno sapeva chi cazzo fosse Danny. E il suono del suo nome era sempre più irritante.

Stiles registrò brevemente l’inquietudine dei lupi seduti al tavolo, umore concomitante ed influenzato dall’agitazione palpabile di un Derek fermo come uno stoccafisso al centro di un locale ghermito di gente che ancora gli lanciava occhiate di malcelato interesse.

Prima che il più piccolo toccasse l’uscio, Derek si disse di averlo perso definitivamente. Aveva chiesto troppo a qualcuno che quell’eccessivo già lo stava sopportando. Insulti, occhiatacce, silenzi lunghissimi che duravano giorni, Stiles sopportava tutto rispettando i suoi tempi. Tante volte lo aveva beccato a piangere in casa dopo una lite particolarmente umiliante davanti al branco, e lo sapeva, Derek, che Stiles se la meritava almeno una dimostrazione di quanto quel sentimento profondo non fosse solo a senso unico.

Prese un respiro enorme, stava per fare la cosa più difficile di tutta la sua vita.

“Stiles Stilisnki” abbaiò sordamente facendoli fermare ad un passo dalla porta. Il ragazzo si voltò deglutendo perché quel tono Derek lo aveva usato con lui solo prima che il loro rapporto amore-odio evolvesse in più amore che odio. Derek aveva su lo sguardo più sprezzante che gli avesse mai visto.

Stiles non fiatò ma lo guardò con la morte negli occhi, pieno di preoccupazione e una faccia che Derek avrebbe solo voluto baciare e rassicurare. Iniziò a torturarsi le mani, quello scricciolo d’uomo troppo cresciuto,  così piantato in mezzo alla stanza sembrava troppo fragile e maledettamente diverso. E Stiles lo era, era colui che gli aveva fatto perdere la testa a furia di chiacchiere e falsi sorrisi.

“Mi dispiace” lo sentì mormorare mentre si stropicciava un occhio e si toccava la zip della felpa.

Derek lo amava follemente. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per avere la sua costante presenza affianco e quel momento era solo la definitiva presa di coscienza della situazione. Si voltò fino al banco del gelato ignorando gli sguardi fissi degli altri e del suo branco, soprattutto.

Strappò l’elastico che reggeva i cucchiaini dei gelati sotto gli occhi della commessa che immobile deglutiva nervosa, si voltò e con poche falcate raggiunse il castano. Stiles indietreggiò di qualche passo veramente preoccupato, e Scott scattò in piedi mentre l’alpha afferrava saldamente il polso dell’amico. Non riuscivano a capire le intenzioni del loro capo. Troppi odori, troppi contrasti.

“Mi dispiace” lo sentì sussurrare ancora con gli occhi lucidi e impauriti e dio, lo sapeva che sembrava un serial killer, ma era troppo agitato per fare anche solo un sorriso. Derek gli rivolse lo sguardo più artico del mondo e Stiles pensò di tutto.

Aveva esagerato a fare il bambino in quel modo? Aveva sorpassato il limite invitando Danny a casa? Era stato poco comprensivo? Aveva perso Derek l’amore della sua vita Hale? Sbatté le palpebre e un piccolo gemito gli uscì dalle labbra. Sapeva che avrebbe aperto i rubinetti a breve. Cazzo, era proprio una quindicenne in preda agli ormoni.

Inaspettatamente Derek chiuse gli occhi e prese un grosso respiro, per poi, subito dopo, inginocchiarsi sotto gli occhi ora scioccati di qualsiasi essere vivente si trovasse lì in quel momento.

Stiles sbarrò gli occhi.

“Oddio” pigolò istericamente.

“Stiles” iniziò serio come non mai l’alpha.

“Oddio” rispose l’altro.

Gli occhi verdi del moro lo fissavano come se avesse davanti la cosa più bella dell’universo e lui si sentì morire.

“Ti amo. Ti amo quando vieni a casa mia inventando improbabili scuse. Ti amo quando mi guardi come se fossi in preda ad un attacco isterico. Ti amo quando mi fai aspettare venti minuti per ordinare una pizza, e poi prendi sempre la stessa. Ti amo quando mi obblighi ad aprire quei maledetti melograni per poi passare le restanti due ore a togliere tutti i semi dalla polpa. Ti amo quando dopo che faccio lo stronzo, tu sei lì ad aspettarmi senza dire una parola. Amo le tue chiamate notturne, amo i tuoi improbabili gusti in fatto di musica. Ti amo, e non perché oggi è San Valentino. Sono venuto stasera perché quando ti accorgi che vuoi passare il resto della vita con qualcuno, vuoi che il resto della vita cominci il più presto possibile

Derek stava parafrasando e ricopiando la proposta di matrimonio di Harry ti presento Sally e Stiles nemmeno si accorse di come gli stava legando l’elastico dei gelati intorno al dito in una dubbia promessa di amore eterno.

Stava singhiozzando talmente tanto che aveva la vista appannata.

“Vuoi essere il mio unico e speciale più che amico intimo?” gli domandò con la voce tremante che proprio non si addiceva ad un lupone brontolone qual era.

Stiles boccheggiò a lungo prima di sfilare la mano dalle sue per piegarsi alla sua stessa altezza, sommerso dalle lacrime gli si gettò tra le braccia mormorando dei concitati sì.

Il locale si riempì di un teatrale applauso e Derek sapeva sarebbero serviti mesi per far riprender Scott che boccheggiava senza aver capito appieno la situazione mentre Allison tentava di calmarlo.

“Ti amo” gli sussurrò Stiles all’orecchio.

Quello era il posto giusto, quello era il momento esatto, quello era ciò che Derek aveva guadagnato passando sotto anni di dolore e solitudine, e quel “quello” era valso ogni singolo sacrificio. 
   
 
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