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Autore: _armida    10/09/2017    0 recensioni
Piccola raccolta di storie collegata a 'L'Altra Gemella'
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Giuliano Medici, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elettra'
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Amanti 
 
1477, estate 
 
“Conte Riario?” 
Girolamo trattenne a stento una risata per il tono così formale che lei aveva usato. Si staccò dal davanzale della finestra a cui si era appoggiato. Le tende della camera della giovane si muovevano leggere nell’aria per via della leggera brezza estiva mentre la notte lasciava lentamente posto al giorno.  
“Sì, madonna”, disse solenne, voltandosi verso di lei. Non potè fare a meno di trattenere il fiato alla vista di Elettra con indosso la sua camicia; solo i primi bottoni dal basso erano chiusi, lasciando così un profondo scollo a v che andava fino all’ombelico.  
La osservò mentre piegava le labbra in un sorriso di pura soddisfazione.  
Fece alcuni passi nella sua direzione con l’idea di annullare del tutto la distanza che li divideva, ma all’ultimo lei mise tra di loro due tazze di tisana fumante. Controvoglia, tra le risate della giovane, ne prese una tra le mani. 
“È ai frutti di bosco, la tua preferita”, rivelò Elettra, andando a sedersi a gambe incrociate sul fondo del letto.  
Girolamo la raggiunse, mettendosi accanto a lei. “Grazie”, sussurrò a voce bassa, profonda, bevendone poi un sorso.  
La guardò fare lo stesso e solo allora notò le macchioline di vernice colorata sulle sue sottili mani… e sulla propria camicia nera. Sospirò: era certo che lo avesse fatto apposta. 
“Hai dipinto tutta la notte?”  
Succedeva spesso, dopo aver fatto l’amore, che Elettra andasse in soffitta a dipingere. E succedeva spesso che lo facesse per tutta la notte.  
Annuì, prendendo poi l’orlo della camicia tra le mani e osservando attentamente le macchie di colore su di essa. “Poteva andare meglio però”, disse con una smorfia di disappunto. 
Girolamo lo sapeva che quella sua ultima affermazione era riferita al fatto che la maglia non fosse diventata abbastanza colorata. Si mise ad osservare con finta attenzione la stanza intorno a lui. Tutto pur di non darle la soddisfazione di vederlo con un’aria contrariata. 
Elettra però lo notò eccome, dal momento che si lasciò andare ad una lunga risata. 
Riario la fissò con ancora più disappunto nel proprio sguardo. “Come dovrei giustificare una camicia in simili condizioni secondo te?”, borbottò. 
La giovane provò ad assumere un’espressione più seria, ma quel sorriso da presa in giro, che assumeva tutte le volte che provocava Girolamo, non pareva proprio volerla lasciare. “Innanzitutto…”. Si allungò sul letto, per riuscire a poggiare la tisana sul comodino, per poi ritornare seduta. “…tu sei un Conte, non devi giustificare nulla a nessuno”, disse a bassa voce. Si mise a cavalcioni su di lui. “E poi puoi sempre parlare di un’improvvisa passione per la pittura, Arlecchino”, aggiunse con un sorriso beffardo. 
“Preferisco sempre il nero”, ribattè Riario, il cui sguardo, però, mentre parlava, non era catturato dagli occhi celeste della giovane, ma dalle sue labbra appena dischiuse. Si avvicinò lentamente ad esse, decidendo all’ultimo di deviare sul suo sottile collo. 
“Finirai per essere scambiato per un becchino un giorno o l’altro”, commentò lei. Sussultò di sorpresa quando, come risposta, ricevette un morso. 
Girolamo tornò a guardarla negli occhi con un sorriso pienamente soddisfatto. “Un becchino?”, soffiò ironico ad un soffio dalla sua bocca. 
Elettra si lasciò cadere con la schiena sul letto, trascinando con sé anche lui. “Un affascinante becchino”, sussurrò. 
“Siamo in vena di complimenti”, constatò il Conte, sistemandosi meglio su di lei. “C’è qualcosa che devi farti perdonare forse?”, chiese retoricamente.  
Lei gli sorrise maliziosamente. “Ho già in mente come” 
Girolamo piegò le labbra in uno dei suoi sorrisi affilati, di quelli che non promettevano nulla di buono. “Anche io, mia diletta”, sussurrò a sua volta. Passò lentamente le mani sulle sue gambe, facendo sempre più pressione mano a mano che saliva. La sentì inarcare la schiena per avvicinarsi di più a lui. “Verrò a vederti dipingere in soffitta”, disse, allontanandosi soddisfatto. 
Elettra sbattè più volte le palpebre per ritrovare un po’ di lucidità. La sua espressione si fece imbronciata. “No”, disse categorica.  
Riario si rimise seduto e riprese a sorseggiare la propria tisana. Anche lei si posizionò nuovamente a gambe incrociate; allacciò qualche altro bottone della camicia. “Provaci e domani faccio installare a Leonardo qualche suo congegno a trabocchetto” 
“Ormai conosco tutti i trucchi dell’artista”, ribattè lui in tono saccente. 
“È proprio qui che ti sbagli…”, disse lei a bassa voce, tornando ad avvicinarsi a lui. “Leonardo è come noi donne: quando credi di sapere tutto di noi… ti dimostriamo il contrario. Mai sottovalutarci” 
Girolamo la osservò per alcuni istanti con un’espressione indecifrabile, prima di assalire all’improvviso la propria preda… e cominciare a farle il solletico. “Tu e l’artista non siete gli unici da non sottovalutare”, le sussurrò ad un orecchio. 
“Girolamo!”, obbiettò lei, tra una risata e l’altra. 
“Spiacente, mia diletta, ma hai un debito da saldare”


Nda 
Ehilà! Buongiorno a tutti, rieccomi di nuovo qui con la seconda, chiamiamola così, "deviazione dalla storia principale". Prometto che è l'ultima e che il mese prossimo aggiorno Cielo e Tenebra.
Come sempre, buona lettura!
 
   
 
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