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Autore: Ladyhawke83    10/09/2017    0 recensioni
“Cosa credi che ti faranno?” Chiese il giovane mago dei legami all’amico dallo sguardo teso.
“Probabilmente mi toglieranno la possibilità di utilizzare alcuni incantesimi e mi spediranno in prima linea a combattere quegli aborti immondi, come qualsiasi pedina sacrificabile” Disse lui, senza darci troppo peso.
Nota dell’autrice: eccomi di nuovo, coi miei deliri sul trio Vargas-Callisto-Isabeau.
Questa breve OS riprende esattamente dal punto in cui si interrompe l’altra”The Cave, the Hawke and the Dragon” e si inserisce nel filone narrativo della linea dell’oblio, quindi come prequel, o missing moments, rispetto a “la promessa del mago”.
Genere: Avventura, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
- Questa storia fa parte della serie 'The magician's promise'
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Broken Heart.
Broken Wings.
Broken Things.

 

Vagava avanti e indietro nervosamente quella mattina, la seconda dopo il giorno che li aveva scoperti a letto insieme. 

Vargas, il mago, si era macchiato del peggiore dei crimini, accecato dalla gelosia, aveva ucciso con una folgore Callisto lo stregone, da sempre suo rivale in amore.

E lei? Lei l’aveva lasciata nuda, e in lacrime, a implorare il suo perdono.

Ora attendeva insieme a Dorlas, suo amico dai tempi dell’infanzia, il verdetto degli anziani. I Gran Maghi dell’Academia avrebbero deciso come punirlo, poiché un atto come il suo era proibito, si poteva uccidere solo per legittima difesa e solo chi era in grado di battersi. Questa era la regola non scritta per ogni mago che si volesse definir tale.

“Sei nervoso?” Chiese Dorlas all’amico, che nel frattempo stava lasciando i solchi nel cortile, da quanto spesso ripercorreva lo stesso tragitto camminando.

“No, in realtà non me ne importa granché, sono solo molto incazzato con me stesso, per non essermi saputo controllare. Non avevo intenzione di arrivare a tanto, ma credimi, a sentirli così intimi, non ci ho visto più.” Confessò il mezzelfo a fatica.

“Ti importa tanto di Isabeau, non è vero? Non mentirmi, che ti conosco… Non hai mai guardato nessuna come guardi lei” Il mago dai capelli castani e dai limpidi occhi celesti, guardò il compagno con uno sguardo tra il comprensivo e il rimproverante.

“Mi spezza il cuore sì, mi strappa l’anima, mi rende folle. Ho passato anni a cercar di lei, e ora che l’ho trovata, che l’ho fatta mia, arriva uno stregone qualunque, un idiota e se la porta a letto” Simenon Vargas batté i pugni sulla staccionata della stalla, esternando parte della sua rabbia.

“Ma la druida non era sotto l’effetto dei miconidi, i funghi allucinogeni, quando è stata con lo stregone?” Sottolineò Dorlas, come se quella dei funghi fosse un’attenuante.

“O, se è per questo, anche io lo ero, quando ho ammazzato Callisto, ma non me ne pento assolutamente” Dichiarò Vargas, quasi con una punta di orgoglio nella voce.

“Cosa credi che ti faranno?” Chiese il giovane mago dei legami all’amico dallo sguardo teso.

“Probabilmente mi toglieranno la possibilità di utilizzare alcuni incantesimi e mi spediranno in prima linea a combattere quegli aborti immondi, come qualsiasi pedina sacrificabile” Disse lui, senza darci troppo peso.

In quel momento si materializzò, davanti ai due mezzelfi, la figura di Ianis, il Gran Mago, che si era teletrasportato alla “Casacca Rossa” di persona, proprio per dare conto a Vargas, del responso dei propri colleghi.

“Simenon, Dorlas, sono felice di vedervi sani e salvi, anche se le circostanze di questo incontro sono tutt’altro che favorevoli” Disse Ianis, l’anziano mago, dalla corta chioma argentea, e le orecchie appuntite nascoste dalla cappa del plumbeo mantello.

“Salute a voi Gran Maestro Ianis” risposero in coro Vargas e Dorlas, accompagnando il saluto con un lieve inchino del capo.

“Simenon, ragazzo mio, sai quanto io tenga a te, quindi puoi ben immaginare e quanto mi pesi farmi latore di cattive notizie, ma è mio dovere riferirti la “loro” decisione” parlò dispiaciuto l’elfo anziano.

“Parlate Padre, vi ascolto e vi ringrazio del vostro affetto” disse Vargas, un po’ sulle spine.

“I Gran Maghi così hanno deciso”.

 

 -Al mago di prima categoria, Simenon Vargas, colpevole di aver ucciso un uomo disarmato, e aver ceduto alla collera, viene commutata la seguente pena: verranno inibiti i poteri offensivi e difensivi, tranne quelli primari, per un ciclo lunare, inoltre egli dovrà partire nella giornata odierna per unirsi alla fanteria magica di prima linea, contro gli Ogre, e gli Orchi Maledetti. A breve verranno comunicate le coordinate esatte per il teletrasporto. È fatto divieto al punito di comunicare il luogo di destinazione a nessun altro che non sia mago, per proteggere l’incolumità degli altri Maghi e della comunità tutta. Firmato Il Gran Collegio dell’illuminata Academia -

 

Al termine della lettura della pergamena, Ianis si congedò, abbracciando affettuosamente i due suoi ex-allievi dell’Academia, e augurò loro buona fortuna per il nuovo scontro imminente, dopodiché pronunciò qualche sillaba e scomparve alla vista, sollevando una nuvola di polvere.

“Beh dai, non è andata così male” esordì fiducioso Dorlas, dando una leggera pacca sulla spalla all’amico.

“Ahi, sta attento! Mi fa ancora male la ferita di quel bastardo!” Disse Vargas, che per tutta risposta si scostò dolorante.

“Perdonami, avevo dimenticato che lei non ti sta medicando da qualche giorno, ti duole ancora tanto?” Chiese preoccupato il mezzelfo dagli occhi limpidi e chiari.

“Un po’, forse è solo per lo sforzo, comunque sai mi aspettavo di peggio dal Gran Collegio” disse il mezzelfo dai capelli neri come l’inchiostro.

“Avranno compreso che non hai agito con efferatezza, ma sotto l’effetto di un’alterazione mentale, poi con tutto quello che ti è capitato prima del naufragio potevano anche chiudere un occhio. Un intero mese senza poteri sembra un’eternita!” Sottolineò Dorlas, che non riusciva a immaginarsi la vita senza i suoi preziosi legami evocati.

“Passerà in fretta, sempre che io non finisca ammazzato prima da quelle bestie ignoranti, sai vorrei tornare per lei… vorrei vedere mio figlio…” Non aveva nemmeno terminato quel malinconico pensieri che Isabeau gli comparve davanti. 

Era distrutta, aveva camminato molto, e pianto altrettanto, gli occhi gonfi e rossi dal pianto, le labbra screpolate per la fatica.

“Dorlas Lasciaci” aveva ordinato Vargas con un tono secco e duro che non lasciava spazio a repliche. Gli occhi scuri del mezzelfo, se prima erano compassionevoli, ora sprigionavano un gelido autocontrollo e, nel riflesso delle iridi, albergava anche una silente, quanto potentissima rabbia.

“Vargas sei sicuro di star bene?” Chiese l’amico, preoccupato da quel rapido cambiò di tono. Dorlas per un attimo temette per l’incolumità della giovane druida, anche se avrebbe potuto giurare a occhi chiusi, che Vargas non le avrebbe mai fatto del male.

“Ho detto lasciaci” ripeté lui, con tono ancora più grave e mortalmente distaccato.

Isabeau, che lo guardava, ebbe paura e, per un attimo, pensò che non era stata affatto una buona idea, lasciare il redivivo elfo Callisto a riposare nella caverna, per tornare da Vargas e tentare di parlargli.

Dorlas guardò Simenon, poi la giovane Isabeau, infine li lasciò nel cortile delle stalle, adiacenti alla locanda dove alloggiavano “La Casacca Rossa”.

Una volta che furono soli, Vargas si avvicinò a lei con passo deciso, Isabeau accennò un timido sorriso prima di parlare, ma venne subito interrotta dal mago che la trascinò con sé, lontano da occhi e orecchi indiscreti.

Il mezzelfo spinse con violenza la donna contro una delle travi che sorreggevano il soffitto della scuderia, col risultato di far innervosire i due morelli che erano lì, legati e tranquilli.

Lo stalliere, un giovane ragazzotto moro, un po' timido e impacciato, come vide la figura dell’uomo che trascinava la donna verso la stalla, lasciò lì il forcone e si dileguò in tutta fretta, per paura che l’incantatore gli gettasse addosso chissà quale maleficio.

“Cosa ci fate qui? Cosa volete ancora da me?” Le parlò contro lui, tenendola premuta con le braccia al legno logoro della recinzione, il tono della voce era rabbioso, ma pur sempre controllato.

“Volevo vedervi, parlarvi, spiegarvi…” Disse a fatica lei, palesemente spaventata dalla sua reazione.

“Spiegarmi cosa? Che avete scopato con lo stregone e che vi è piaciuto? Questo lo so già, ditemi qualcosa che non so…” sputò fuori lui, senza curarsi delle parole e del disprezzo che stava gettando su di lei.

“Io… io non ero in me, sono stati i funghi ad alterare la mia volontà, dovete credermi” si giustificò Isabeau, cercando di trattenere le lacrime e il groppo che aveva in gola.

“Anche questo lo so già, ne conosco l’effetto, l’ho subìto io stesso, ma vi ricordo che i miconidi non si impadroniscono solamente della volontà altrui, ma ne esasperano i desideri reconditi.” Dicendo questo Vargas strinse ancora  di più il braccio ad Isabeau, tenendola in posizione di stallo.

“Questo vuol dire che da qualche parte della vostra mente, o del vostro cuore, sempre che ne abbiate ancora uno, voi desideravate ardentemente essere presa dallo stregone” Spiegò il mago, facendo scorrere una mano vicino al punto dove si trovava il cuore della druida.

“Come io ho desiderato ardentemente di ucciderlo…” Concluse in maniera glaciale il mezzelfo, guardando Isabeau dritta negli occhi.

“Siete stato voi a spingermi da lui! Callisto, poi, non ha fatto nulla, sono stata  io a provocarlo fino a farlo cedere…” Gridò Isabeau, mentre le sue lacrime si mescolavano alla rabbia e all’umiliazione.

“Sono curioso di sapere cosa avete fatto esattamente per convincere lo stregone a possedervi, ditemi…vi ascolto” le parole uscivano spigolose, taglienti, dalla bocca del mago.

Isabeau credette di scorgere nei suoi occhi scuri, anche una scintilla di lussuria, lui voleva sapere, voleva che lei confessasse fino che punto si era spinta con Callisto, visto che con lui era sempre stata pudica e reticente.

“Ho fatto cose di cui mi vergogno, non fatemele dire, sono azioni in cui io non mi riconosco…” Disse lei, cercando di calmare il mezzelfo.

“Non vi basta aver ucciso lui e umiliato me? Vi ricordo che siete stato voi ad allontanarmi, urlandomi contro quanto fossi opprimente per voi, eppure fino a poco tempo fa dicevate di amarmi” continuò lei, con voce triste.

“Avete ragione” Ammise d’un tratto Vargas, staccandosi da lei, quasi che si fosse reso conto solo in quel momento, di averla aggredita, sia verbalmente che fisicamente.

“Non avrei dovuto dirvi quelle cose, sono state parole dettate dalla paura e dai fantasmi del passato”. Il mago mentre confessava di aver sbagliato con lei, si era voltato da un lato e carezzava con una mano il muso del morello, che, invece delle coccole cercava carote.

“ero venuto da voi alla locanda, l’altro giorno, per scusarmi, poi vi ho visto entrare sottobraccio con Callisto e non ho ragionato più” era evidente lo sforzo che stava facendo Vargas nel cacciar fuori quei pensieri, lui così abituato a tenersi tutto dentro, adesso stava di nuovo aprendosi ad Isabeau, per la seconda volta, in pochi mesi, mostrandosi vulnerabile davanti alla giovane druida.

“Mi dispiace, per tutto…” infine disse Isabeau, come se le parole potessero bastare a rattoppare quel legame spezzato.

“Se solo voi capiste quanto io vi abbia amato, tanto… talmente tanto da farmi male, e ora non riesco a guardarvi senza vedervi avvinghiata a lui…” Vargas inaspettatamente si avvicinò a Isabeau e la baciò con passione, quasi con violenza, lei cercò di allontanarsi da lui, il mago per tutta risposta , la strinse di più a sè prendendole il fianco con una mano e la nuca con l’altra.

“E sapete cosa mi dà ancora di più il voltastomaco? Che voi avete ancora addosso il -suo- odore” Vargas era passato dall’essere sincero, all’essere arrogante e rude.

Isabeau rimase un po' frastornata e spaventata, poi si accorse dei segni che stavano comparendo sul volto del bel mezzelfo. Gli stessi segni che aveva manifestato Vargas sulla nave, dopo l’aggressione di Lindir, questo poteva significare solo una cosa: il mago stava perdendo il controllo di sé.

“Vargas, lasciatemi, mi fate male” Disse lei, mentre cercava, invano, di spingerlo via.

“Zitta! Dovreste stare solo zitta, dopo quello che avete fatto” il mago era fuori di sé, le urlò contro parole velenose, mentre quei segni prendevano il sopravvento sul suo corpo.

Isabeau non aveva mai visto in lui quella rabbia così cieca, e non avrebbe saputo nemmeno dire cosa fosse quella sua trasformazione fisica, sapeva solo che vederlo cambiare così, soprattutto nella voce e nello sguardo, le metteva paura, quasi terrore.

La druida chiuse gli occhi, mentre lui le stringeva il viso fra le mani, ebbe l’impressione di essere toccata da degli artigli e non da dita affusolate, quali erano quelle di Vargas.

Si udì uno schianto e poi un grugnito di dolore, la giovane donna, non sentendo più il mezzelfo incombere su di sé, aprì gli occhi e se lo ritrovò a terra con il labbro gonfio e sanguinante.

“Tu! Lo hai fatto di nuovo! Non sai proprio tenere a bada le mani” Vargas si rivolse al suo aggressore che lo fissava con aria di sfida.

“ma di che mi stupisco? In realtà non sai tenere a bada nulla, nemmeno i tuoi lombi!” Lo schernì ancora il mago.

Per tutta risposta lo stregone dai corti capelli bianco-celesti, ringhiò assestando  un calcio al fianco del mezzelfo, facendolo gemere di nuovo dal dolore.

“Toccala di nuovo in quel modo, mezzorecchie, e ti farò rimpiangere di essere sopravvissuto a Lindir e al naufragio” Callisto non scherzava affatto, aveva il fuoco negli occhi, quasi come un drago che spalanchi le fauci, pronto ad incenerire la propria vittima.

Solo in quel momento Vargas si accorse che c’era qualcosa di diverso in quello zotico. Non solo Isabeau lo aveva riportato in vita, ma gli aveva donato l’appartenenza al genere elfico puro. Callisto era ritornato dal regno dei morti non più come uomo, ma come elfo.

“Un grande colpo di fortuna!” Pensò con ironia e disprezzo il mago mezzelfo, che di sangue elfico puro, ne aveva solo una parte, quella ereditata da sua madre.

“Non sono affari tuoi quello che intercorre tra me e lei” Disse sicuro Vargas, riferendosi al rapporto con Isabeau.

“Tu non la meriti, e quello che ho visto qui, mi basta per pensare che non mi sbaglio” Disse Callisto, sempre tenendo il mago in scacco ai suoi piedi.

“Callisto lascialo stare!” Intervenne ad un tratto Isabeau, che era stata esclusa dalla discussione.

“Ancora lo difendi? È solo un’egoista bastardo e per di più egocentrico, non lo capisci?” Gridò lo stregone, mentre la druida dai lunghi capelli biondo castani, cercava di scostarlo dal mezzelfo ferito.

“Siete fatti proprio della stessa pasta voi due…” affermò con scherno il Mago dai capelli neri come la notte.

Callisto si girò verso Vargas e di nuovo gli ringhiò addosso con rabbia, poi prese per un braccio Isabeau e la riportò nel cortile, seguito a ruota dal mago incespicante. Il sangue sulla bocca del mezzelfo, che continuava a fluire, era finito anche sulla tunica macchiandola, faceva sembrare il tutto molto grottesco, come se un pazzo, dopo essere stato colpito, stesse inseguendo due amanti in fuga.

In realtà Vargas non sapeva bene cosa fare, solo non voleva che Callisto se ne andasse via di nuovo con Isabeau, ma si accorse tardi di non poter fermare lo stregone, perché non aveva più poteri e non era nemmeno in forze per affrontarlo fisicamente in uno scontro ad armi pari

“Non hai il diritto di portartela via!” Gridò il mezzelfo, mentre già il mezzodrago richiamava a sé il talento del volo, facendo comparire le maestose ali draconiche.

“Ti sbagli mago. Posso e lo farò!” Disse lui, prendendo Isabeau tra le braccia, assicurandosi che fosse saldamente stretta a lui.

“Callisto, ti prego lasciami spiegare!” Disse la druida, che in quel momento altro non era che un oggetto della contesa tra due maschi, e così si sentiva, come un bel premio di consolazione per il vincitore di quella stupida lite. Nessuno dei due, né mago, né stregone stava tenendo nella dovuta considerazione i suoi sentimenti.

“Andiamo, vieni via da qui” disse Callisto e il suo suonò più come un ordine, che come un consiglio.

“Callisto no… io non ho finito di parlare con lui…”  disse lei, mentre cercava di sgusciar via dall’abbraccio  dello stregone, per convincerlo a lasciarla lì, in quel cortile con Vargas, perché loro due non avevano finito di discutere.

“Ma io sì, tesoro!” Disse lo stregone, con voce ferma e, in un paio di passi spalancò le grandi ali e prese il volo con la giovane druida tra le braccia, mentre lei chiedeva perdono al mago, gridando il suo nome.

Vargas poteva solo tenere lo sguardo fisso su quello di Isabeau, mentre lei volava via con Callisto. Il mezzelfo la guardò negli occhi senza parlare,  finché poté vederla e, solo quando lei non era che un puntino lontano, allora  si concesse di levare lo sguardo dalla druida, sospirando. Non sapeva quando l’avrebbe rivista e gli doleva il pensiero di lei con lo stregone, ma più di tutto, soffriva, perché già ne sentiva la mancanza, e non voleva lasciare le cose a metà tra loro.

Avviandosi alla locanda, per raggiungere Dorlas e prepararsi alla partenza, con il corpo ancora tutto indolenzito e con il labbro tumefatto, Vargas consegnò un pensiero al vento. Augurandosi che raggiungesse Isabeau e che proteggesse quel figlio che lei portava in grembo, e di cui lui, forse presto, sarebbe diventato il padre.

 

Tollen i lû nîn si boe bedin. Lasto beth lamen, im boe estel… Cormamin niuve tenna’ ta elea lle au”.

 

È giunto il mio momento devo andare adesso. Ascolta le parole della mia lingua, ho bisogno della speranza…. Il mio cuore dormirà fino a che non ti rivedrà ancora”.

 

 

Nota dell’autrice: eccomi di nuovo, coi miei deliri sul trio Vargas-Callisto-Isabeau.

Questa breve OS riprende esattamente dal punto in cui si interrompe l’altra”The Cave, the Hawke and the Dragon” e si inserisce nel filone narrativo della linea dell’oblio, quindi come prequel, o missing moments, rispetto a “la promessa del mago” ovviamente per chi non conosce D&D o le altre mie storie sappiate che può essere letta come un’originale a tema fantasy-medievale.

Buona lettura.

Ladyhawke83

   
 
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