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Autore: _Charlie_    10/09/2017    2 recensioni
Il pericolo incombe.
Le streghe della Congrega si preparano a fare ritorno.

Arya Mason è una ragazza di sedici anni che vive a Rozendhel, Virginia. Ha lunghi capelli color rosso ciliegia, occhi verdissimi, e un passato da dimenticare. Una Visione, una Chiave ed un Portale segneranno l'inizio di una guerra da cui non potrà tirarsi indietro.

Ma quali sono le schiere del Bene? Innanzitutto, esistono davvero?
Genere: Azione, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 43:
 

L'Esercito del Fuoco Aureo

 

Arya trascinò il cadavere sino all'armadio, infilandocelo dentro con molta meno cura di quanto avesse pianificato. Al primo tentativo, infatti, non appena si fu allontanata di qualche passo, l'anta si aprì e Rhona precipitò nuovamente a terra – l'espressione vacua e le labbra viola.
Imprecò e ripeté l'azione, accorgendosi di averle fratturato un polso.
Chiamò quindi Oliver, ancora sul pianerottolo, e gli ordinò di tornare al più presto con i restanti membri della Congrega. Egli annuì, ignaro di ciò che era appena accaduto, e si precipitò fuori, oltre il tunnel e la botola.
Arya, al contrario, si mise in cerca della Spada di Meera – trovandola immediatamente sotto al letto, tra la polvere e lo sporco. Donò una rapida occhiata all'elsa e sfiorò la lama con un indice: nessun graffio, nessun cenno di usura. Ne fu talmente grata che si concesse un sorriso, poi la ripose all'interno della guaina – incastrandola nella sua cinta di cuoio – e ticchettò un'unghia sull'ottone – accorgendosi così della rientranza causata dall'assenza della Sfera.
Inspirò profondamente. Il momento era giunto.
Presto o tardi avrebbe affrontato un'orda di demoni, combattuto contro Morgante e richiamato la creatura più longeva e nefasta dell'Universo.
Quando tirò indietro la sedia, la mano le tremò.
Dietro alla scrivania, tutto appariva più reale.
Ora, era il leader. Nulla le avrebbe dovuto incutere terrore.
Toc-toc.
« Entrate » comandò, seria: « forza ».
Il primo a farsi avanti fu Oliver, seguito da Logan – con una benda su un occhio – e Darren, l'aria di chi è appena stato condannato a morte. Beckah e Quinn attraversarono l'uscio con attenzione, come se temessero una nuova ondata di inchiostro calarsi dall'alto, mentre Daoming e Cassandra sfilarono sino alla scrivania, impavidi.
« Che ci fai seduta lì? » Le domandò proprio quest'ultima, in cagnesco: « dov'è Rhona? »
« Rhona è morta » Arya percepì lo sgomento diffondersi tutt'intorno. Proseguì: « aveva molti più anni di quanti credessimo. Appassito il pino, è appassita anche la sua vita ».
Oliver elargì un'occhiata all'armadio e lei per poco non lo fulminò.
« Sei piuttosto sospetta, mia cara » continuò Cassandra, le braccia incrociate dinanzi al petto: « ti sei auto-eletta capo del Rifugio, adesso? »
« Già » esordì Darren, la voce roca: « non mi sorprenderebbe scoprire che sei stata tu a toglierla di mezzo ».
« Anche se fosse, avrei avuto dei validi motivi. No? »
Una quiete carica di tensione calò nella stanza. Arya li fissò senza neanche battere ciglio.
« Perché ci hai fatti chiamare qui? » Tagliò corto Daoming: « vuoi attaccare Rozendhel? »
« Esatto » annuì lei: « stasera stessa ».
« E ce li abbiamo gli uomini? » Fece Quinn: « quanti ne abbiamo persi con l'attacco dei Cacciatori? »
« Molti ».
« Non hai neanche un dato certo? » L'accusò Cassandra: « bah! Come ti pare! »
Arya non la degnò di alcuna risposta – se era un pretesto per litigare quello che andava cercando, non sarebbe stata accontentata. Il loro esercito, infatti, appariva già come un muro decorato da crepe; l'aggiunta di ulteriori problemi non ne avrebbe causato altro che lo sfascio totale. Se solo il nemico se ne fosse accorto e approfittato, non avrebbero neanche avuto il tempo di sillabare un incantesimo che si sarebbero ritrovati in una cava di pietra, neri di mosche e il putrido odore della morte a consumarli.
La tensione crebbe tanto da poter essere tagliata con un pugnale, perciò Oliver scelse di intervenire, elencando i nomi di tutti i guerrieri che li avrebbero seguiti in battaglia: « possiamo contare sulla famiglia di Daoming, su Rhaego e sugli stregoni dell'Impurità e della Natura che accorreranno qui non appena li manderai a chiamare. Su Cynthia, Mariah, Throker, Zhokron e tutti noi! Se mi darete un'arma... »
« Se ci darete un'arma » lo corresse Logan.
« Giusto... » Oliver gli carezzò una mano: « se ci darete un'arma, combatteremo anche noi due ».
« Ne abbiamo affrontate tante insieme » sussurrò Beckah, le lacrime agli occhi: « riusciremo a cavarcela anche questa volta ».
Arya sentì una fitta al petto, come se il suo cuore fosse appena stato attraversato da una lama di ghiaccio. Si strofinò il gomito sinistro e li ringraziò, mettendo però in chiaro una cosa: sarebbe stata lei ad uccidere Morgante. Gli avrebbe dato la caccia per tutta Rozendhel e poi, trovandolo, lo avrebbe ridotto in poltiglia. Oh, quanto avrebbe goduto nel farlo piovere dal cielo – nella stessa maniera ordinata da lui qualche settimana prima – sulle teste dei suoi seguaci!
Quinn fu la prima ad acconsentire, annuendo energicamente: « ci sto! Ma dovete lasciarmi Castigo ».
« Perché? » Darren inarcò la fronte: « qual è il tuo interesse? »
« Farla soffrire come lei ha fatto soffrire la mia famiglia » la ragazza continuò, la chioma crespa e pallida: « è l'alleata principale di Morgante, o sbaglio? Le ultime notizie provenienti da Rozendhel affermano che si sono impadroniti della mia vecchia casa, rendendola la loro roccaforte. Insieme, hanno sicuramente ucciso i miei genitori ».
« Gliele hai fornite tu queste informazioni, non è vero? » Arya gelò Daoming con un solo sguardo e, per la prima volta, egli si mostrò in difficoltà.
« Non credevo fosse il caso di riferirle a te » mormorò lui, calmo.
« E perché mai? »
« Perché Rhona mi ha parlato delle tue condizioni, di quanto questa guerra ti abbia logorato ».
« Si dà il caso che io ora sia il capo del Rifugio! » Arya cominciò ad alterarsi: « ma anche prima che morisse Rhona, io avevo un ruolo importante in questa faccenda. Avresti dovuto riferirlo a me, non a lei! »
Un'ennesima crepa sulla parete.
Daoming non rispose ed ella trasse un lungo, lento sospiro.
« Quinn » concluse, stanca: « avrai la tua vendetta... ma, ti prego, non farti ammazzare ».
« Tranquilla! Te lo prometto ».
Nella stanza cominciò a far caldo. L'aria era pesante ed irrespirabile, ma nessuno a parte lei pareva coglierne il disagio. Si passò una mano tra i capelli e chinò il volto – sapeva bene che Cassandra avrebbe infilato ogni suo gesto al di sotto di una lente di ingrandimento, perciò si diede un pugnetto sulla gamba e s'impose il controllo.
« Cosa ne è stato dei Frammenti? » Domandò Darren all'improvviso: « ora dove si trovano? »
« Non devi preoccupartene » dichiarò Arya, la fronte imperlata di sudore: « Morgante ne ha uno solo, noi ne abbiamo sei. Li ho recuperati dai pantaloni di Nathaniel ».
« Perfetto! » Esclamò Quinn, eccitata: « siamo in vantaggio! »
« Ma quale vantaggio? » La rimbeccò Cassandra: « quei Frammenti devono finire nelle mani di Morgante se vogliamo vincere questa Guerra. Non ricordate le parole di Zehelena? Arya deve lasciare che richiamino Incubo e annientarlo una volta per tutte ».
Daoming aggrottò le sopracciglia, confuso, ed allora un'espressione ignota si affacciò sui suoi lineamenti da guerriero. Apparteneva forse alla paura quello spettro che gli carezzava le pupille?
Arya lo ignorò.
« Te la senti, quindi? » Le domandò Darren, riportandola indietro dal suo mondo di pensieri e preoccupazioni.
« Cosa? »
« Te la senti di affrontare una roba del genere? »
« Ovvio! » Esclamò lei, seria: « il volere dell'Universo non si discute. Si accetta e basta ».
« Hai preso coscienza del tuo destino, dunque! Lo apprezzo! » Un sorriso sghembo si dipinse sul volto di Cassandra: « che piani hai? Voglio sapere ogni minimo dettaglio ».
In effetti, Arya non aveva mai escogitato nulla per riprendersi Rozendhel. Aveva sempre creduto che sarebbe giunta lì, ai confini, combattuto alla bell'e meglio e sperato che tutto si risolvesse a suon di cazzotti e incantesimi. Come intuì in quel momento, però, la guerra necessitava di schemi e regole; senza di esse, ogni soldato avrebbe agito di propria iniziativa, originando il caos ed assecondando il nemico.
Rimase in silenzio per una manciata di minuti – cosa che le fu concessa senza troppi problemi, visto che nessuno mai si sarebbe aspettato delle parole del genere venir fuori dalla bocca di Cassandra. Lo sconcerto era più che legittimo.
« Be', » disse con scarsa convinzione: « non credo ci sarà bisogno di attaccare Rozendhel da nord, sud, est ed ovest. Ci divideremo in tre fronti: i più numerosi attaccheranno dalle colline, altri entreranno dalle fogne ».
« Le fogne? » Ripeté Beckah.
« C'è una fitta rete sotterranea che collega Rozendhel ai boschi. Me lo puoi confermare, Daoming? »
Egli annuì: « non credo che i demoni ne siano a conoscenza. Altrimenti avrebbero potuto attaccarci con più facilità ».
« Oppure non l'hanno fatto perché credono che siano incantate » rifletté Cassandra: « dobbiamo prestare molta attenzione ».
« Giusto, ma potremmo comunque coglierli di sorpresa » Arya proseguì: « saranno attaccati da terra, dal basso e dall'alto. Non sapranno cosa fare ».
« Hai intenzione di valicare il confine in groppa a Rhaego? » Le domandò Oliver.
« Esattamente ».
« Forte! » Esclamò Quinn: « mi piace da matti! »
« Dunque » Arya riprese: « i lupi apriranno la strada, seguiti dagli stregoni e Cassandra; a voi due, Oliver e Logan, verrà consegnata una qualche arma da fuoco... vedremo cosa si può fare. Sarete accompagnati da Beckah, Throker e Zhokron. Invece, Quinn, tu verrai con me e Rhaego. Intesi? »
La squadra annuì energicamente.
« Non un singolo capello dovrà esser torto ai cittadini, okay? »
Di nuovo, fecero tutti di sì.
« Bene... allora, tra poco, lo riferirò anche agli altri stregoni ».
« In una seconda assemblea? » Le domandò Logan, curioso.
« No, non ne ho il tempo » tagliò corto Arya: « mi servirò dell'incantesimo “sonoro” ».
A quel punto, tutti si mostrarono ottimisti – persino Cassandra che, girando i tacchi, sorrise compiaciuta.
« Signorina Mason? » La chiamò Daoming per l'ultima volta: « posso darle un consiglio? »
« Dimmi pure » lo invitò lei, sorpresa e con la fronte inarcata.
« Prima di lasciare il Rifugio, si copra bene. I demoni amano il freddo... potrebbe ritrovarsi in un Agosto di neve, lo sa? »
« Grazie. Lo terrò a mente ».
L'intero giorno venne dedicato alla preparazione dei guerrieri.
Quando la voce altisonante di Arya si propagò per tutto il Rifugio, gli stregoni l'accolsero con un fragoroso applauso e cori di guerra. Non avevano aspettato altro per settimane: liberare Rozendhel e tornarsene a casa.
Arya lucidò la Spada, tentò un fendente di prova – si reputava goffa con la sinistra, nonostante l'acciaio sembrasse volare per volontà propria – e contò almeno un centinaio di volte i Frammenti che aveva recuperato dalle tasche di Nathaniel. Ne mancava solo uno all'appello, il più importante.
Verso le quattro del pomeriggio, incontrò Cynthia, Mariah e Bartek che le consegnarono rispettivamente una nuova cappa di pelo nero ed una dozzina di piume.
« Sei parecchio stressato ultimamente, eh? »
Il maggiordomo annuì: « vinci questa guerra e torniamocene a casa, per favore ».
Throker e Zhokron, un'ora più tardi, richiesero una balestra – più che per un aiuto concreto, erano invidiosi che gli altri stessero ricevendo un qualcosa e loro no.
Arya scosse il capo, divertita, ma alla fine scelse di accontentarli.
Al signor Hancock, invece, venne dato il compito di riunire gli stregoni che alla Muraglia del Drago avevano preferito non trasferirsi al Rifugio. Questi, giunti mediante il teletrasporto, improvvisarono altri inni – seduti a gambe incrociate sulla collina, bevendo alcol e ridendo come forsennati.
Alle dieci della sera, l'orario stabilito per l'inizio della missione, Arya percepì il cuore evaderle dal petto – era la sensazione più brutta che avesse mai provato in vita sua. Le tremavano le ginocchia, la cena le balzò ripetutamente dallo stomaco alla bocca e le dita si mostravano in cerca di un qualcosa che ignorava.
Bussarono ancora e lei si alzò di scatto.
« Siamo pronti, Arya » era Beckah, il volto cereo: « andiamo? »
Con la consapevolezza che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbero camminato nel Rifugio, moderarono la velocità dei passi e spostarono l'attenzione sui fregi decorativi, sui gradini delle scale a chiocciola, sul pavimento, sul soffitto.
Erano lì, da sole, in un luogo che non aveva mai sperimentato la quiete e l'abbandono.
I corridoi non erano mai stati così muti, le stanze così vuote.
I pallidi raggi della luna filtravano dall'alto, dall'apertura in cui un tempo aveva risieduto il lucernario.
Voci lontane nausearono poi la desolazione. Erano fantasmi, pensò Arya, convinta, mentre proseguiva con le dita aggrappate al corrimano d'oro della balconata; fantasmi delle streghe che erano state arse vive dall'inchiostro dei Cacciatori.
« Ci sono ancora dei pazienti in infermeria » le indicò Beckah, proprio come se le avesse letto nella mente: « dottori e pazienti ».
« Vero. Non ci stavo pensando ».
Arrivarono quindi davanti alla porta del tunnel. L'aprirono.
« Come ti senti? » Le disse ancora Beckah.
« Felice che tutto questo stia finendo » mentì Arya.
« Qualsiasi cosa succeda stanotte » riprese lei, la voce rotta dal pianto: « non scordarti della nostra promessa ».
« Non lo farò ».
S'inoltrarono nella galleria di pietra – fetida come al solito –, l'attraversarono a grandi passi e, infine, sbocciarono come fiori dal terreno.
Un esercito di guerrieri ruggì nell'oscurità, accogliendole.
Sulle loro vecchie divise, sulla punta delle lance, persino sulle carni nude spiccava un vessillo, un tatuaggio di guerra: era l'emblema della gloria, le fiamme del Fuoco Aureo.
Rhaego, poco distante da lì, raggomitolato e con la coda sul muso, si lasciò andare ad un lamento – non amava i risvegli così caotici!
« RO-ZEN-DHEL! » Tuonarono gli stregoni: « RO-ZEN-DHEL! »
Arya venne divorata dalla folla e, di sua spontanea volontà, allungò le braccia e strinse più mani che poteva – erano appigli a cui aggrapparsi, simili al corrimano della balconata, dei salvagenti che non le permettevano di sprofondare.
Lottò contro la nausea e gli attacchi di panico. Sorrise.
Le gambe le cedevano. La testa le formicolava.
Raggiunse Rhaego, si arrampicò sul suo dorso e sorrise ancora.
La folla tacque.
« Grazie per essere venuti » esordì, agitata: « vedervi tutti qui, stanotte, è per me una grande vittoria. In questo lungo periodo di crisi, abbiamo saputo comprenderci, mettere da parte le divergenze che ci caratterizzavano da secoli e cominciare ad apprezzare le qualità degli uni e degli altri. Non so voi, ma io non potrei essere più orgogliosa di così! »
Un applauso caloroso e fischi di incoraggiamento.
Due gruppetti di streghe nordiche, nella prima fila, si scambiarono un saluto.
« Come già sapete, o come vi è stato riferito, attaccheremo Rozendhel da tre punti – riprese Arya – è assolutamente proibito abbattere anche un solo essere umano o fargli del male! Concentratevi sui demoni, su coloro che ci vogliono morti! »
Un ennesimo boato, e la notte si colorò di scintille. Insieme, componevano l'immagine perfetta di un mondo migliore.
« STANOTTE, UNITEVI A ME E FAREMO LA STORIA! » Gridò Arya, convincente: « STANOTTE, LIBEREREMO ROZENDHEL! »
Tamburi di guerra. Cori e preghiere.
La partita volgeva al suo termine.

  
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