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Autore: Alessia Krum    10/09/2017    1 recensioni
Acquamarina aveva continuato a vedere immagini, immagini brutte e spaventose, che non avrebbe mai voluto vedere. Acqua poteva pensare e vedere quelle figure, ma non stava né dormendo, né era svenuta, non era sveglia e non poteva svegliarsi. Voleva vedere e capire che cosa stava succedendo. Vide un villaggio, un piccolo villaggio sormontato da un castello. Il paesino sembrava tranquillo, ma fuori dalle mura si stava svolgendo una feroce battaglia. Persone con la pelle blu e le pinne combattevano con tutto quello che avevano e una grande speranza contro eserciti interi di mostri viscidi, squamosi e rivestiti da armature pesanti che mandavano bagliori sinistri. La battaglia infuriava. Per ogni mostro abbattuto, morivano almeno due uomini. Poi Acqua vide un uomo, protetto da un cerchio di mostri, che sembravano i più potenti e i più grossi. Quell’uomo aveva un qualcosa di sinistro e malvagio. Indossava un pesante mantello nero e continuava a dare ordini e a lanciare fiamme ovunque.- Avanti, Cavalieri, sopprimete Atlantis e l’oceano intero sarà mio! –
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 29 
L’abisso dei suoi occhi

Un allegro scampanellio risuonò nella sala affollata e coprì per un attimo il brusio della folla. Acqua rivolse uno sguardo preoccupato a Max.
- Dobbiamo già andare? - chiese, sgranando gli occhi.
- Vuoi restare qui altri venti minuti a fissare la gente che balla? - disse Max, sarcastico. Da quando erano scesi e si erano preparati nel corridoio rialzato nascosto, la ragazza non aveva fatto altro che sbirciare in sala, mordicchiandosi le labbra.
Vedendo che Acqua stava per rispondere di sì, Max le prese una mano e si avvicinò a lei, impedendole di dire qualsiasi cosa con un bacio.
- E invece no. Andiamo, timidona. – sorrise il ragazzo. Acqua si sollevò sulle punte delle pinne per restituirgli il bacio, e lo seguì di malavoglia verso la grande scalinata che dovevano percorrere per unirsi al gran ballo. Solo allora si accorse del silenzio tombale che si era imposto in pochi secondi sulla sala da ballo. Tutti i presenti si voltarono verso la scala, chi con il volto raggiante, chi un po’ scocciato di dover interrompere le danze. Acqua restò rigida e impalata a fianco di Max, senza sapere cosa fare. Vedeva ogni singola persona fissarli col fiato sospeso, c’era perfino qualcuno, tra i più giovani, che era rimasto a bocca aperta. E il peggio era che Acqua conosceva gran parte delle persone lì dentro. Il suo cuore cominciò a battere all’impazzata, e le gambe a tremare, mentre i musicisti accennavano qualche nota, creando una melodia dolce e lenta. Max strinse più forte la mano di Acqua e iniziò ad avanzare e a scendere uno scalino dopo l’altro. Acqua lo guardò, il cuore in gola, mentre cercava di far muovere i piedi senza inciampare. Max sorrideva fiero, a testa alta, talvolta salutando qualcuno tra la folla con un movimento del capo,  e scendeva le scale lentamente, con una postura impeccabile, degna di un sovrano. Acqua cercò di imitarlo, raddrizzò le spalle e abbozzò un lieve sorriso imbarazzato, concentrandosi sugli scalini e sul movimento dei piedi. Destro, sinistro, destro, sinistro, destro…
Faceva scorrere lentamente gli occhi sulla marea di persone presenti, soffermandosi sui volti sconosciuti, passando oltre quando vedeva qualcuno che conosceva, per non distrarsi. In mezzo alla calca notò un uomo con una lunga cicatrice che gli sfregiava il lato sinistro del volto, che osservava imbronciato la gente intorno a lui. Poi il suo sguardo fu attirato da una ragazza con i capelli rasati su un lato, che indossava un vestito nero corto, e si muoveva agile tra un labirinto di persone immobili, più a sinistra, per raggiungere chissà chi. Ma quello che la colpì più di tutto era una trama fittissima di disegni neri che si arrampicava per tutto il suo braccio destro, quasi senza lasciare libero un centimetro di pelle. La ragazza in nero si voltò ad incrociare il suo sguardo proprio mentre Acqua cercava di mettere a fuoco il disegno sul suo braccio. La principessa distolse lo sguardo, arrossendo, e tornò a concentrarsi sui suoi passi.
Erano circa a metà della scalinata, quando dal lato più a destra della sala qualcuno cominciò ad applaudire. Acqua fece saettare lo sguardo in quella direzione e distinse chiaramente la massa di capelli rossi di Corallina, che saltellava di gioia mentre tutti i presenti si univano al suo applauso. 
Acqua si voltò confusa verso Max, ma il ragazzo continuava ad avanzare sorridente come se niente fosse. Acqua si chiese come riuscisse a sopportare di essere così tanto sotto i riflettori. Lei non ce la faceva più, dopo neanche un minuto. Abbassò lo sguardo, per evitare di dover guardare chiunque, ed elaborò un piano di vendetta sulla cugina. Nel frattempo era avvampata fino alle orecchie, e il cuore batteva così forte che temeva si potesse sentire. Gli ultimi scalini furono un’agonia, e fu solo quando arrivarono al centro della pista, circondati dalla folla, che tutti cominciarono a spostarsi per fare posto. Acqua tirò un sospiro di sollievo al cambio della musica, si avvicinò a Max, fece strisciare le mani nella loro posizione e finalmente liberò la tensione, lasciando che fosse lui a controllare i passi e gli spostamenti. Dopo qualche secondo posò la testa sul suo petto e si rilassò. Max le accostò la bocca all’orecchio.
- Non ti nascondere. - le sussurrò.
- Mi nascondo quanto mi pare. - replicò lei, sorridendo, e chiuse gli occhi. Max non aggiunse nient’altro e continuò a ballare, come se fossero solo loro due.
Acqua si concentrò sul suo respiro, sul ritmico alzarsi e abbassarsi del suo petto, ascoltò il battito del suo cuore, ed escluse tutto il resto del mondo. Dimenticò completamente tutte le altre persone presenti, tutti gli sguardi puntati su di lei, e continuò a seguire Max, che si muoveva forte come una roccia ed elegante come al solito. C’erano solo loro due, insieme; gli altri non esistevano. Lentamente sentì il suo cuore decelerare e ritornare al suo normale ritmo, sentì il rossore defluire dal viso e il respiro normalizzarsi. Qualcuno iniziava a ballare attorno a loro: Acqua sentiva il fruscio degli abiti tutt’intorno e capì che non erano molti quelli che ancora esitavano. Erano tutti in pista. Acqua aprì gli occhi e sbirciò intorno: nessuno li stava più guardando. 
- É finita! - sospirò, sollevata, alzando il viso verso Max.
- Non è stato così terribile, no? - sorrise Max, appoggiando la fronte su quella di Acqua.
- Parla per te. - rispose lei - Sembravi perfettamente nel tuo ambiente. -
- Diciamo che mi capita spesso di stare davanti a un sacco di gente. - minimizzò Max, poi si chinò a sfiorarle le labbra.
- Però è la prima volta che ci sei anche tu con me. - aggiunse. Acqua sorrise, senza dire nulla, e continuarono a dondolarsi avanti e indietro, rallentando senza accorgersene, tanto erano presi l’uno dall’altra. Quando la musica finì, erano quasi fermi. 
Il chiacchiericcio ricominciò, e si formarono alcuni gruppetti di amici che scherzavano insieme. Acqua sapeva che dopo il primo ballo c’era sempre un momento di pausa per conoscere nuove persone. L’occasione si presentò subito; infatti passò un ragazzo che salutò Max con una sonora manata sulla schiena, prendendolo in giro.
- Ci diamo da fare, eh, Generale? – gli disse, con aria maliziosa. Acqua arrossì, mentre Max salutava l’amico.
- Potresti essere un po’ più delicato la prossima volta. – protestò Max. Il ragazzo scrollò le spalle.
- Acqua, questo è Alicarnasso, il fratello di Celeste. – disse Max, spostandosi vicino alla ragazza e cingendole la vita con un braccio. In effetti Acqua aveva notato una certa somiglianza. Alicarnasso era identico a sua sorella, capelli neri e occhi di ghiaccio, un po’ più basso di Max, ma in compenso più forte e muscoloso di lui. E aveva un sorriso da togliere il fiato. Acqua restò allibita dalla sua bellezza, e si accorse in ritardo dello sguardo furioso dell’accompagnatrice di Alicarnasso, una ragazza bionda, coi capelli lunghi e lisci, che sembrava essere molto gelosa. Acqua si ricompose in fretta, ma Alicarnasso si avvicinò a lei e le fece un elegantissimo baciamano, che le causò un altro attacco di rossore.
- Sei bellissima. - le sussurrò, con un sorriso smagliante e gli occhi luminosi. 
- Ehm, beh… g-grazie. - balbettò Acqua, imbarazzata. Dio, quant’era affascinante…
La ragazza al fianco di Alicarnasso, che era attaccata al braccio del ragazzo, riuscì ad attirare la sua attenzione, e gli rivolse uno sguardo stizzoso. Il ragazzo la guardò per un attimo, poi la ignorò, tornando a dedicarsi ad Acqua.
- Sai, l’ultima volta che ti ho vista eri priva di sensi, non eri proprio al tuo massimo. Ma ora sei decisamente stupenda. - dichiarò il ragazzo dallo sguardo di ghiaccio. Acqua sentì le orecchie andarle a fuoco. Se non era ancora diventata del colore del corallo, ci mancava poco.
- Grazie per quella volta, col Mutaforme. - biascicò lei, spostando lo sguardo a terra.
- Figurati, ammazzare mostri camuffati è il mio passatempo preferito. - disse Alicarnasso, inchiodando Acqua con un altro dei suoi sorrisi ammalianti. 
La ragazza bionda sbuffò, cercando di attirare di nuovo l’attenzione del ragazzo, che ormai non le badava più. 
- Celeste non c’è? - s’informò Max, assumendo d’un tratto un’espressione preoccupata. Acqua era contenta che Max avesse spostato l’attenzione di Alicarnasso su qualcun altro, anche se quel qualcun altro era Celeste. Il ragazzo scrollò le spalle.
- Non è venuta, non…si sentiva bene. - rispose, esitando sulle ultime parole.
Proprio in quel momento la musica ricominciò. Il volto di Alicarnasso si illuminò, e sembrò ricordarsi solo allora della ragazza che lo accompagnava.
- Beh, sarà il caso di andare, giusto Bay? - chiese il ragazzo. Lei roteò gli occhi. Era quello che cercava di suggerirgli da dieci minuti buoni. Poi il ragazzo salutò Max e si avvicinò ad Acqua, dandole un bacio delicato sulla guancia.
- Ciao, bellezza, a dopo. - le sussurrò all’orecchio. Poi si allontanò, le fece l’occhiolino e se ne andò con Bay, seguito da uno stuolo di ragazze che gli stavano appiccicate, cercando di sottrarlo alle grinfie della ragazza bionda.
Acqua rimase qualche secondo interdetta, sentendo il tocco delle labbra di Alicarnasso come fuoco sulla pelle. 
- Tipo strano, eh? - commentò Max, offrendo la propria mano ad Acqua, per ricominciare a danzare. 
- Già. - rispose lei, perplessa, avvicinandosi a Max.
- Non ti preoccupare, fa il cascamorto con ogni ragazza che incontra. È fatto così. - sussurrò, mentre iniziavano a volteggiare per la sala. Acqua sorrise.
- Sembra che la dose di espansività mancante in sua sorella sia passata a lui. - rise la ragazza, e si abbandonò a quello che sarebbe stato il suo ultimo ballo con Max per quella sera. 

***

Al momento del cambio del partner, la musica cambiò di intensità. Da una dolce melodia qual era, crebbe fino a diventare un ritornello ritmato e veloce. A quel punto, gli uomini afferrarono le loro accompagnatrici per la vita e le lanciarono in  alto, tra risolini divertiti, raggiungendole poco dopo in un salto. Le coppie così ricostituite si allinearono tutte su un unico piano, circa a metà dell’altezza della sala: da quel momento la danza continuava in alto. Un po’ alla volta, i ballerini si disposero in cerchio, le ragazze all’interno e i ragazzi all’esterno, e formarono due cerchi concentrici che ruotavano in direzioni opposte. Da lì cominciava il vero divertimento: prendendosi per mano, i componenti dei cerchi dovevano iniziare una complicata coreografia fatta di saltelli, giravolte e movimenti delle braccia, che aumentava di ritmo con l’avanzare della musica. Come al solito ci fu qualche problema, come qualcuno che sbagliava la coreografia, qualcuno che si fermava di botto causando una collisione multipla, altri che andavano troppo veloci e trascinavano dietro di sé una fila impazzita. Ma il bello era quello: la coreografia non veniva mai bene, e tutti si divertivano un mondo. Anche Acqua, nel cerchio delle ragazze, doveva ammettere che non era così terribile. Riusciva a stare al passo con la musica e a eseguire la coreografia al punto da evitare di fare figuracce, e questo le bastava. Era solo in ansia per quando la musica sarebbe finita. Erano i musicisti a decidere la fine, perciò erano sempre loro che determinavano le nuove coppie. Quell’anno la stavano tirando in lungo, certe volte sembrava che rallentassero, ma poi tornavano ad aumentare la velocità.
Infine, uno dei musicisti iniziò a decelerare e tutti lo seguirono. Quello era il segnale che tutti aspettavano: i ragazzi smisero di muoversi e le ragazze si aprirono a raggi volteggiando verso l’esterno, mentre la musica si raddolciva e scemava.
Acqua atterrò tra le braccia di un perfetto sconosciuto, e insieme scesero verso il pavimento della sala, come tutte le altre coppie. Acqua studiò con calma il suo nuovo partner, mentre entrambi attendevano che la canzone terminasse e si scambiavano sorrisi imbarazzati. 
Doveva avere al massimo diciannove anni, era altissimo, anche più di Max, e magro. Portava i capelli, neri e abbastanza lunghi, raccolti in una coda sulla nuca, ma qualche ciuffo corto sulla fronte sfuggiva e si posava sulle tempie e sulla fronte.
Acqua restò sorpresa dal suo sguardo: non aveva mai visto ad Atlantis qualcuno con gli occhi più scuri di quel ragazzo. Erano neri come la pece, tanto che le iridi non si distinguevano dalle pupille. La musica cessò, lasciando qualche minuto alle nuove coppie per presentarsi.
- Ciao. - disse il ragazzo, abbozzando un sorriso timido.
- Ciao. - rispose Acqua, imbarazzata. Odiava quei momenti di timidezza, ma non ci poteva fare niente, quando non conosceva qualcuno era sempre un po’ impacciata.
- Io sono Julian. - si presentò il ragazzo. Acqua sorrise.
- E io sono… - 
- Sì, so chi sei. - la interruppe Julian.
- Giusto, hai ragione. - rispose Acqua, le guance che già si coloravano di rosso, dopo quello strafalcione. Rimase per un attimo senza parole dall’imbarazzo, poi aggiunse:
- Però puoi chiamarmi Acqua. - Julian sorrise, e Acqua incrociò il suo sguardo, perdendosi per qualche istante nell’abisso senza fine dei suoi occhi. Si accorse un po’ in ritardo che la musica era ricominciata.
- Allora, andiamo? - domandò il ragazzo, vedendo che Acqua aveva la testa fra le nuvole.
- Sì, scusami. - mormorò la ragazza, stranita, e ricominciarono a ballare.
   
 
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