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Autore: Anghelion    10/09/2017    0 recensioni
-INIZIO TRASMISSIONE-
Ascoltate, quello che vi hanno sempre raccontato sugli esseri celesti, nostri guardiani, che chiamiamo "angeli" non è altro che una menzogna.
La Chiesa Delle Genti vi ha mentito.
Enlil deve cadere.
Enlil dev-
-FINE TRASMISSIONE-
La situazione è sotto controllo. Tornate a pregare, Figli miei.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli.

(Ap. 12, 7)

 

 

Basta una bugia: detta al momento giusto, nel luogo giusto, dalla persona giusta.

Una sola menzogna ha un immenso potere: può cambiare l’intero corso della storia, la nostra percezione di essa, far mutare irreversibilmente la visione del mondo nella mente di miliardi di persone.

E così è stato, migliaia di anni fa.

Non si racconta più della Chiesa Delle Genti, l’immensa struttura di marmo posta tra il fiume Tigri e l’Eufrate.

Nessuno più ricorda il nome di El, il Padre.

Non è giunto a noi il ricordo del giorno in cui ripartì, a bordo dell’enorme disco di pietra luccicante che oscurò il cielo girgio di quel giorno, per tornare nel luogo dal quale era venuto e dal quale non tornò più.

In nessuna scrittura v’è traccia dell’abbandono da parte di El dei suoi due figli, Enki ed Enlil, nella speranza che essi diventassero i futuri guidatori di una razza eternamente felice.

Nessuna lingua osa proferire memorie del giorno in cui Enlil diventò Dio.

Il giovane strappò le splendenti ali al fratello, gettandolo dalla rocca della Chiesa Delle Genti, il punto più alto dell’Eden e, credendolo morto, si mostrò ad una primordiale umanità esultante, proclamando di esser stato tradito da Enki, e di essere dunque il solo successore di El, il nuovo Signore dei Cieli.

El, prima di partire, aveva temuto per il futuro dei fratelli, e aveva posto dodici volte dodicimila angeli a guardia della Chiesa, sopiti nelle sue buie camere inferiori.

Ma Enlil prese precauzioni: dopo aver scelto, tra la popolazione umana, i più fanatici, folli, cultori della sua figura, conferì loro poteri inimmaginabili, nominandoli suoi personali Angeli.

I guerrieri di El, ancora semi-sopiti, vennero quasi totalmente sterminati dai crudeli servi di Enlil, e i loro cadaveri gettati nello stesso abisso in cui era stato cacciato Enki, spogliati anch’essi delle loro ali.

I pochi sopravvissuti, dodici Serafini, salvati dalla furia Enilita solo da un crollo improvviso, che li celò ai loro carnefici, sono ancora nascosti nelle profondità della Chiesa Delle Genti, immersi in un sonno eterno.

Il nuovo, incontrastato Dio cambiò così la storia, stabilendo un falso culto di benevolenza, che opprimeva in realtà la coscienza degli uomini.

Ma la fine non era ancora giunta per Enki: la sua vita fu salvata da un’inaspettata forza sconosciuta, aliena, forse l’amore del padre El, ancora presente al suo fianco.

Mosso da desiderio di giustizia, ricostruì con il marmo nero delle fondamenta della Chiesa Delle Genti un nuovo paio di ali, scure e tetre.

E così fece per molti degli Angeli caduti quel giorno, quelli ancora in vita, in gran parte agonizzanti, che erano stati così sfortunati da non morire subito. Essi presero il nome di Demoni, e si posero al fianco di Enki, fuggendo lontano dal regno di Eden e dalla sua luccicante, corrotta Chiesa.

Nei millenni a venire, Enki si oppose al potere di Enlil, che lo cominciò a chiamare Nemico, Satana.

Le battaglie che seguirono tinsero i cieli di rosso più di una volta, e Enlil capì che non poteva permettere che Enki ledesse la sua immagine agli occhi della sua principale fonte di potere: gli uomini e la loro adorazione sconfinata. Cominciarono a girare, tra le genti, voci di possessioni demoniache, di diavoli tentatori, di un Male insidioso ad opera di Enki.

La realtà è ben altra, fu Enlil stesso a causare questi orrori, al fine di screditare Enki agli occhi dei suoi seguaci, per allontanarli da lui e sottrargli quel potere di cui aveva bisogno per combattere il fratello.

Enki non rimase a guardare. Cominciò a proteggere le persone da questo Male che Enlil scagliava loro contro, assegnando ai più bisognosi un invisibile Demone protettore, con l’incarico di scacciare ogni tentativo di intrusione da parte dei servi di Enlil.

Ma egli si appropriò anche di questa realtà, plagiando la mente delle masse in adorazione e sostenendo di esserne lui la causa, spacciandoli per suoi Angeli Custodi.

Questa guerra si protrasse per più di ventimila anni finché, un giorno del terzo millennio, una delle camere inferiori della Chiesa Delle Genti non si aprì.

 

Sarah era in ritardo, di nuovo.

Lanciò un’occhiata veloce al piccolo altarino Enkita che teneva nascosto nell’armadio, poi indossò i suoi vestiti e uscì guardinga dallo spartano appartamento, chiudendo a chiave con le affusolate e graziose dita la malandata porta di legno, come se la cosa potesse fornire qualche tipo di sicurezza in più.

Si allacciò distrattamente la zip della felpa, con il risultato di lasciarla aperta per metà, rivelando parte del suo addome tatuato, lasciato scoperto dal corto top nero che indossava. Gli stretti jeans strappati rivelavano sezioni dei tatuaggi che decoravano le sue gambe diafane, e i suoi anfibi rendevano il suo passo piuttosto pesante.

Accelerò la camminata, temendo ad ogni passo di essere assalita da un agente della Chiesa Delle Genti, che l’avessero scoperta, che qualcuno l’avesse denunciata per la sua fede Enkita.

Di certo i suoi numerosi tatuaggi non la aiutavano a mantenere la copertura, ma nessuno di essi, se non alcuni posti sulle parti più intime del suo corpo, tradiva realmente il suo segreto. Nonostante ciò, la loro presenza sulla sua pelle aveva sempre ostacolato la sua capacità di inserirsi socialmente nell’enorme alveare di anime spaventate che era il mondo: particolarità come quelle non portavano necessariamente alla denuncia, con il conseguente arresto ed esecuzione da parte degli Eniliti, ma un certo grado di emarginazione sociale che, nonostante un tempo l’avesse portata sull’orlo di una crisi depressiva, ora non le faceva che piacere.

Scosse la testa, come per scacciare quei pensieri e, raggiunta la strada principale, si scostò i lunghi capelli castani dal viso, calandosi il cappuccio sugli occhi scuri.

La fredda notte di Praga la avvolse, mentre una leggera pioggia cominciò a tamburellare sui suoi vestiti.

-Non è sicuro per te uscire a quest’ora della notte.- La voce veniva da sopra la sua spalla destra.

-Lo è ancora di meno se mi vedono risponderti, quindi chiudi quella bocca, Azazel.- ribattè seccata.

Il suo Demone protettore, occultato alla vista degli altri esseri umani, cominciò a svolazzarle intorno.

-Ascolta, le voci che hanno messo in giro al Nono Circolo non piacciono nemmeno a me, ma sono sicuro siano esagerate.-

La ragazza lo ignorò e si infilò in un vicolo, per poi girarsi verso Azazel. -Se davvero un Serafino è uscito proprio ora dalla Chiesa, e ne è uscito VIVO, allora forse abbiamo qualcosa di cui preoccuparci.-

Il Demone alzò gli occhi dalla sclera nera al cielo. -Se anche fosse vero, non sappiamo che comportamento potrebbe avere, dopotutto è stato Enlil a ucciderci tutti e a ridurci così, sarebbe nostro fratello, non nostro nemico.-

Fin dal giorno in cui Azazel le fu assegnato, con il compito di preservarne l’incolumità, Sarah non aveva mai sopportato il tono accondiscendente che era solito utilizzare in queste situazioni, la mandava in bestia. -Fratello?! Durante questi millenni Enlil potrebbe avergli fatto chissà quale lavaggio del cervello, è un’arma che non possiamo sottovalutare.- Ricominciò a camminare, assumendo un tono più aggressivo, quasi esasperato.

-Vedremo cos’ha da dire Enki a riguardo.- Concluse Azazel, secco, non ricevendo risposta da Sarah, che si limitò a storcere il labbro.

I due raggiunsero la diroccata palazzina ribattezzata dagli Enkiti “Nono Circolo”, che nascondeva il quartier generale della resistenza anti-Enilita.

Enki stesso, seduto su una vecchia sedia foderata, attendeva che i suoi luogotenenti si riunissero attorno al tavolo.

-Ci siamo tutti?- La sua voce roca spezzò il silenzio, mentre gli sguardi dei presenti incontravano il suo. -Bene, ora prestate attenzione.- Il Demone si alzò, cominciando a disegnare una figura alata sul muro, usando un pennarello: sei ali, una spada infuocata, dettagli che confermavano le paure Sarah. -Un Serafino, uno dei dodici angeli più potenti di El, è uscito due giorni fa dalle catacombe della Chiesa Delle Genti, vivo e vegeto.- Il silenzio rimase indisturbato. -Dai nostri rapporti pare che abbia visitato la Rocca, perciò si teme che sia un nuovo, temibile alleato di Enlil.- Qualcuno azzardò dei mormorii. -Se ciò è vero…- Enki fece una pausa, zittendo ogni bisbiglio. -Il mondo potrebbe star per precipitare in una guerra tra noi e le forze di Enlil, ovvero…- Un’altra pausa. -L’Armageddon è vicino.-

-Non esageriamo, Enki, non c’è nulla che possa farci pensare ad un simile collegamento.- Azzardò Lamia, una delle Demoni di rango più altro tra gli Enkiti, decisamente scettica riguardo alle conclusioni del loro capo.

-E dimmi, Lamia, perché un Serafino dovrebbe farsi vedere proprio ora, in concomitanza della comparsa di nuovi tatuaggi sulla pelle della nostra Sarah?- Rispose secco lui, indicando la ragazza tatuata, nascosta nella penombra vicino all’ingresso. -Abbiamo riconosciuto diverse parti della Profezia dell’Armageddon in quei disegni, perché ora dovrebbe essere diverso? Il Serafino è comparso sul suo corpo, e poco tempo dopo l’abbiamo visto uscire dalla Chiesa, per recarsi da Enlil. E’ chiaramente un segno, e presto avremo a che fare con qualcosa di grande.- Concluse lui.

La stanza si riempì di voci, il panico si stava spargendo velocemente tra i Demoni e Azazel vide Sarah abbandonare la stanza; si gettò dietro di lei, temendo che facesse qualche sciocchezza.

-Dove credi di andare? Enki non ci ha ancora detto cosa dobbiamo fare.-

-Non capisci? Ti ricordi la profezia? I miei tatuaggi? Hai sentito cosa ha detto poco fa?- La ragazza si slacciò la felpa: poco sopra il suo ombelico, in un intricato disegno, si scorgeva una figura simile a quella disegnata da Enki, un Serafino.

-Cosa intendi dire, Sarah?- chiese il Demone, leggermente innervosito.

-La profezia dice che solo io posso porre fine all’Armageddon, e il disegno del Serafino parla chiaro: solo io posso ucciderlo, e usare il suo potere per abbattere Enlil e riportare il mondo allo stato in cui El l’avrebbe voluto.-

Azazel scosse la testa. -E’ un’ipotesi azzardata, Sarah, sarai anche il Diacono di cui parlano le scritture, ma quel tatuaggio potrebbe significare qualsiasi cosa, potrebbe semplicemente essere un caso, lo sai che le scritture sono piene di simboli.-

-Non puoi crederci davvero, ogni mio tatuaggio finora si è rivelato parte della profezia, man mano che essa si rivelava a noi, eppure Enki non ha mai voluto ascoltarmi in quanto umana, in quanto…- Azazel la interruppe: -Corruttibile? Ricordati che gli Angeli di Enlil erano tutti umani un tempo, come ha corrotto loro può corrompere anche te, per questo ti teniamo nascosta.-

-Che senso ha tenermi nascosta ora che la profezia ha raggiunto il suo stato finale? Se Enlil dovesse mandare il Serafino a darci la caccia prima che noi riusciamo a prendere precauzioni sarebbe la nostra fine!-

Il Demone perse la pazienza. -E come pensi di affrontare un entità del genere, eh?! Con i tuoi tatuaggi?!-

Il silenzio calò nel corridoio.

-Senti Sarah, aspettiamo che Enki ci dia nuovi ordini, lui ha sempre saputo cosa fare.-

Lei non rispose, e i due si incamminarono verso casa.

 

Nathanael aprì gli occhi.

La camera era buia e polverosa, e il suo sarcofago era spalancato.

Mosse qualche passo fuori sul pavimento freddo, e il rumore dei suoi piedi nudi riecheggiò leggermente sulle spoglie pareti.

Altri dieci sarcofagi, ricoperti da iscrizioni, erano sigillati e ricoperti parzialmente da polveri e calcinacci.

Un undicesimo, non contando il suo, era spalancato e la pesante porta di pietra che chiudeva l’accesso alla stanza era in frantumi.

Piuttosto confuso, l’indebolito Serafino mosse qualche passo verso l’uscita, non prima di scorgere, tra i frammenti della porta, il disegno di una ragazza: la sua pelle era costellata da tatuaggi e tra di essi, stilizzato, vi era un angelo con sei ali.

Nathanael toccò il disegno e nella sua mente si formò l’immagine della ragazza in carne ed ossa, che camminava di fretta in una piovosa notte di Praga.

Un filo di voce uscì dalle labbra carnose dell’angelo: -Har… Megiddo…-

 

-Non posso ancora credere che ce ne stiamo qui ad aspettare mentre Enlil ci sta per sguinzagliare un Serafino alle calcagna.- Sarah era sul letto, indossava solo il suo top e i jeans e si stava accarezzando il tatuaggio alato.

Azazel era seduto su una sedia vicino al letto, le sue ali scure si confondevano con i vestiti della ragazza, ammucchiati disordinatamente da settimane, nella vana attesa di essere portati in lavanderia, o quantomeno piegati e riordinati. A dire il vero, quella sedia rispecchiava la situazione dell’intero appartamento: la zona cucina era disastrosa, con piatti sporchi e incrostati chissà da quanti giorni, il bagno era mezzo allagato, con qualche calzino abbandonato qua e là, mentre la camera da letto era l’allegoria di una bolgia infernale, e il caos regnava sovrano.

La ragazza, non avendo ricevuto risposta, intuì che, nonostante il suo Demone Protettore potesse essere d’accordo con lei, condividendo la stessa impazienza, permeata da un velo di timore, l’ultima parola spettava in ogni caso a Enki stesso, che si era messo subito all’opera per contrastare l’imminente, pressoché indubitabile, arrivo del paventato Angelo.

-Ho paura, Azazel.- La voce di Sarah infranse la barriera di incomunicabilità che si stava costruendo nel silenzio del diroccato appartamento, e il Demone posò prontamente le sue grandi sclere nere su di lei, pronto ad ascoltarla.

-E se venisse a prendermi?- Il cuore le batteva come non aveva fatto in anni di latitanza, una tachicardia amplificata dall’ingente dose giornaliera di caffè.

Azazel scosse la testa, per poi scostarsi i lunghi capelli corvini dal viso di alabastro. -Se Enlil sapesse della tua esistenza ti avrebbe trovata tempo fa, e sai benissimo che non può percepire chi porta il sigillo Enkita.-

Sarah si accarezzò il tatuaggio, di forma simile a quella di un fiore, che l’aveva protetta per anni dalla Chiesa Delle Genti e i suoi fanatici.

-Credi che Enki troverà il modo di fermarlo? Un Serafino?- Ribatté Sarah, di ben poco rassicurata dal suo essere occultata agli occhi del nemico.

Azazel si alzò in piedi con un sospiro, andando a posizionarsi di fronte alla finestra che dava sulla strada, gli occhi fissi sulle molteplici, piccole gocce che si abbattevano sul vetro, che apparivano ricalcare primordiali ritmi tribali, persi ormai nello scorrere del tempo.

-Il timore per questa nuova minaccia scorre anche in lui, ma per millenni abbiamo resistito ad ogni nuova arma scagliataci contro da Enlil.- Fece una pausa, accarezzandosi il braccio sinistro, che ancora riportava la cicatrice di una vecchia ferita. -Enki teme l’arrivo dell’Armageddon e fa bene a non ignorare questa sensazione, ma ce la caveremo anche questa volta.-

-Spero tu abbia ragione, Azazel.-

 

   
 
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