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Autore: Padfootblack    10/09/2017    1 recensioni
E se Alex avesse intrapreso una relazione con una collega musicista? E se non fosse tutto così idilliaco?
Raccolta di song fic!
Dal testo:
Probabilmente si accorse del mio sguardo, perché si girò e sorrise imbarazzata, muovendo la mano come a salutarmi. Non riuscii a muovere un muscolo, aveva uno sguardo splendido. Era come se potesse leggermi dentro e mi persi in quel paradiso verde azzurro, fin quando non si voltò di nuovo verso gli altri. E la magia scomparve, ritornai nel backstage del club, attorniato da luci stroboscopiche e ombre penetranti, proprio mentre loro salivano sul palco.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Too Much To Ask – Alex

 

Ero rimasto fermo a guardarla correre via, incapace di seguirla. Avrei voluto correrle dietro, ma non mi voleva accanto e le avevo rotto le scatole abbastanza per una serata. Avevo chiamato Aaron, il batterista della band – finalmente avevo imparato il suo nome – per sapere se lei era tornata a casa. Dopo la quinta telefonata mi disse che sì, era tornata a casa, stava dormendo sul divano visibilmente stanca e arrossata in viso. Avevo lottato contro la mia forza di volontà che mi spingeva ad andare da lei, ed ero tornato a casa, con l’intenzione di non dormire affatto. Quando vidi una figura sul pianerottolo pensai fosse Amy e accelerai il passo, per scoprire più tardi che era Johanna. Mi ero dimenticato di lei, come succedeva ogni volta che incontravo la pazza dagli occhi verdi. Aveva le braccia incrociate e lo sguardo duro: “Chi è lei?”. Prima di uscire dal locale per rincorrere Amy, avevo raccontato a Johanna di dover accompagnare un’amica ubriaca a casa. Ma avevo passato troppo tempo con lei e Johanna aveva frainteso tutto. Le raccontai la verità, facendomi urlare contro e beccandomi altri dieci vaffanculo. Piangeva, si dimenava, voleva picchiarmi, e si odiava per aver creduto che io fossi un bravo ragazzo. Diceva che ero uguale a tutti gli altri, ma ebbi il coraggio di dirle che non era vero. Ero stato stronzo, ma non perché ero come tutti gli altri, ma perché avevo visto in Amy qualcosa di speciale. Non l’avevo tradita “per sport”, che frase orribile da dire, ma perché Amy mi faceva provare nuove sensazioni del tutto inesplorate. Johanna mi mandò a quel paese per l’ennesima volta e mi lasciò. La guardai andare via, con la consapevolezza che avrei potuto evitare questa sofferenza a tutti e tre, se solo fossi stato sincero dal primo istante.

Amy non venne in studio l’indomani, così chiesi ad Aaron dov’era finita. Mi disse che aveva la febbre e che non se la sentiva di contagiare tutti. Uscii dallo studio e mi diressi svelto verso la casa che avevano affittato. Avrei dovuto portare qualcosa con me, forse delle medicine, ma non avevo tempo da perdere, dovevo sapere come stava. Bussai alla porta una volta. Due. Tre. Non rispondeva. Si poteva morire di febbre? Alzai la mano per batterla contro la porta, quando il chitarrista sfigato aprì e mi osservò truce: “Che ci fai qui?”. Non ricordavo ancora il suo nome, decisi di chiamarlo Brian.

“Amy sta bene?”

“Carino il fatto che te ne preoccupi adesso”

“Come, prego?”

“John”mormorò una voce stanca dall’interno. Feci un passo avanti e lui mi puntò un dito contro il petto: “Falle ancora del male e ti tiro via le unghie a morsi”. Non ci avevo mai parlato, ma avevo già capito il tipo. Annuii distratto e lo superai per entrare. Mi fermai in cucina e la vidi arrivare con una coperta sulle spalle. Indossava una maglia enorme degli Smiths, dei pantaloni in pile e aveva i capelli raccolti in una treccia arruffata. Il naso rosso e gli occhi febbrili le davano un’aria da bambina che non avevo mai visto in lei, nonostante non fosse ancora maggiorenne.

The smiles as she walked in the room
Have all turned into frowns am I too quick to assume
That the love is no longer in bloom?

Mi osservò in un misto fra stanchezza e asprezza, mentre il suo amico stava in mezzo a noi, guardandola.

“Vai con gli altri, non sto morendo”ordinò lei. Aveva sempre il cipiglio da dittatrice, anche quando non si reggeva in piedi.

“Sicura?”chiese il finto bodyguard. Lei annuì distrattamente, si fece dare un bacio sulla fronte e mi fissò dritto negli occhi mentre Brian-il-finto-bodyguard usciva di casa.

“Sto bene, è solo un po’ di febbre”disse: “Puoi andare anche tu dagli altri”

“Posso o devo? Me lo stai ordinando?”

“È la tua vita, sei libero di fare quello che vuoi. Non sbattere la porta quando esci”. Salii le scale per andare nella sua camera, ma non avevo intenzione di muovermi da lì. Fece l’ultimo gradino e la sentii sospirare: “Che vuoi?”

“Possiamo parlare?”. Per tutta risposta entrò nella sua stanza lasciando la porta aperta. La seguii ed entrai per la prima volta nel suo regno. C’erano poster delle sue band preferite attaccati al muro, vinili sistemati religiosamente in uno scaffale della libreria e libri ammassati uno sopra l’altro. A coprire il muro accanto alla finestra erano le foto della sua famiglia e dei suoi amici. Sul comodino aveva London Calling, con un pacco di fazzoletti accanto.

“Scusa il casino”mormorò. Era sotto le coperte e mi osservava stralunata. Restai in piedi accanto a lei e feci spallucce: “È finita”. Non sapevo cosa mi aspettavo da lei, ma di certo non un silenzio tombale come quello che proseguì. Mi inginocchiai, facendo in modo che mi fissasse negli occhi: “Scusa”

“Dovevi chiedere scusa a lei”disse corrugando le sopracciglia.

“L’ho fatto, ma mi ha urlato contro per mezzora”

“Aveva ragione”. Le passai l’indice sul naso rosso, sorridendo: “Sei bella”

“Non pensare che si risolva tutto con due parole”

“Lo so”

“Smettila di fare il saccente, non sai un cazzo”ribadì.

The tantrums and the tears play a very different tune
To what they did before, her heads red raw
And the ending doesn't sound like they're happiest around

“La febbre è alta?”chiesi.

“Cazzo, Alex”si lamentò girandosi a pancia in su: “Che casino”. Quanto avrei voluto entrare nella sua testa e capire a cosa stava pensando. Sembrava cambiare idea ogni cinque minuti e io non avevo voce in capitolo. Restavo lì, in balia delle sue decisioni estemporanee. Si spostò dal letto quel tanto che bastava perché mi sdraiassi accanto a lei e mi accomodai sotto quelle calde lenzuola, lanciando le scarpe in qualche punto indefinito della stanza. Non mi guardava ancora, e non parlai per paura di interrompere il momento. Ma averla vicino e non poterla toccare mi era impossibile, così le accarezzai dolcemente il viso, fin quando mi guardò. Mi fermai, lasciando la mia mano sul suo viso, il pollice che le accarezzava il labbro inferiore. Chissà se stava decidendo se darmi o no una seconda possibilità.

“Non ti converrebbe starmi così vicino, la febbre è alta”

“Non mi importa”risposi avvicinandomi ancora di più a lei.

Would it be outrageous to say
We're either shouting or we're shagging?
Locked in tempestuous phase
At least that's how we felt yesterday
The eyes are getting heavier and whether you're asleep or awake is a mystery

Le passai una mano sul braccio, dalla spalla fino alle dita, aspettando che mi bloccasse per urlarmi contro. Invece infilò una mano sotto la mia maglietta, e mi accarezzò lentamente, provocando una pelle d’oca insolita considerando il caldo che faceva sotto le coperte. Si fermò sul cuore che batteva e sorrise mesta: “Di solito lui non mente”. La strinsi ancora di più a me, le labbra a pochi centimetri le une dalle altre, gli occhi che parlavano, ma le bocche ferme. Spostai la mano sulla sua schiena, accarezzandola lungo la spina dorsale con delicatezza, come se potesse rompersi da un momento all’altro.

Would a kiss be too much to ask?
When you fit me as sunday's frozen pitch
Fits the thermos flask
It's a pity, it just hit me, we can't go back
To the chest touching on the back

“Ho paura”ammise.

“Anche io”

“Non ho mai avuto una relazione seria”si giustificò.

“Non dobbiamo per forza avere qualcosa di serio”scherzai.

“Alex”mi richiamò all’ordine. Avvicinai le mie labbra alle sue, quasi a sfiorarle. Non sapevo se voleva davvero stare con me o se si sarebbe tirata indietro all’ultimo momento. Potevo solo sentire la sua pelle bruciare sotto il mio tocco, il suo corpo rilassarsi e il cuore battere allo stesso ritmo del mio. Ma non sapevo cosa avrebbe deciso la testa e questo mi preoccupava. Non si stava sbilanciando, questo perché la sera prima avevo tradito la sua fiducia. E il fatto che mi avesse accolto in casa sua non significava nulla, conoscendola poteva cambiare idea all’ultimo minuto. I suoi occhi erano indecifrabili, potevo quasi immaginare i suoi neuroni impazzire alla ricerca della giusta scelta. C’era una giusta scelta in amore? E chi poteva giudicare se fosse giusta o sbagliata?

“A cosa pensi?”chiese curiosa.

“Penso che … un bacio sarebbe chiedere troppo?”.

   
 
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