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Autore: Lilithan    11/09/2017    1 recensioni
Non sono mai stata una scrittrice, ma essendo una lettrice accanita ho sempre desiderato poter dar vita ad una storia tutta mia. Proverò a mettere su 'carta' le mie idee contorte. Spero sia leggibile. Io vi ho avvisati.
Lilian non vive una vita facile. Come nessuno, del resto. Oppressa dal padre ma sostenuta dalla madre, della cugina e da pochi amici, va avanti con la vita, frequenta il liceo scientifico della sua città e passa il tempo libero a leggere e disegnare, oltre che a correre. Ma un giorno qualcosa cambia la sua vita radicalmente. Tutto ciò che ha di più caro le viene strappato via senza che lei possa fare niente per impedirlo. E quando una setta irrompe nella sua scuola durante l'assemblea di fine anno, minacciando sua cugina e i suoi amici, la vera natura di Lilian viene fuori. Ma questa trasformazione che stavolgerà ciò che rimane della sua vita, sarà un bene per lei e per il mondo? Lo scoprirà solo strada facendo.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
Capitoli:
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Dopo che il ragazzo, imbarazzato ma con l’aria allegra, lasciò Lilian davanti al portone della casa dell’amica, fu troppo preso dai suoi pensieri per accorgersi che il portone in questione si fosse aperto di scatto, una mano avesse agguantato la ragazza, trascinandola dentro.
Eddy sottopose Lilian a un interrogatorio che sembrava non finire mai. Era così felice per la sua amica, la quale non accennava a muoversi, da iniziare a saltellare sul posto. Lilian dal canto suo sembrava incapace di muoversi. Si sentiva come se avesse finalmente trovato la forza per andare avanti. E per questo era scioccata. Mentre la sua migliore amica continuava a parlare, di chissà cosa poi, ripensò a tutto quello che era successo. Non riusciva a crederci. Era davvero tutto vero?
Ignorò questi pensieri. Al momento aveva solo bisogno di Eddy e delle sue chiacchiere.
Arrivò la sera. Dopo doccia e pigiama, buste piene di schifezze varie, le due ragazze si sdraiarono sul divano letto montato poco prima nell’ampio soggiorno, alla ricerca di un film. Mentre Lily metteva sottosopra la televisione di Eddy, quest’ultima prese a fissarla. Alla fine chiamò l’amica.
‘Cosa Eddy?’
‘Come stai? Sul serio.’
Lilian restò in silenzio per un attimo, non sapendo bene cosa dire. ‘Come vuoi che stia?’ disse infine. ‘Praticamente mi è caduto il mondo addosso. E non ho potuto fare niente per evitarlo.’
‘So che non posso capire quello che stai provando. Dev’essere una cosa orribile. Ma al funerale ti ho visto assente. E Alice mi ha detto che le fai paura.’
‘Non era mia intenzione spaventarla. Io ci sto capendo meno di voi. In alcuni momenti mi sembra di non essere neppure viva.’
Eddy spalancò gli occhi, continuando a guardarla con apprensione.
‘L’unico momento in cui ho ricordato che respirava ancora è stato quando Andrea mi ha baciato prima. Pensavo... pensavo che non mi sarei mai più sentita così’
‘Lily, tu sei la persona migliore di questo mondo. Se c’è qualcuno che può sopravvivere a tutto questo casino, quella sei tu. Ci siamo io ed Lory con te, e ora anche Andrea.’
‘A quanto pare’
‘Non sembri convinta’
‘Continuo a chiedermi perché adesso. E poi non so come devo comportarmi. Magari l’ha fatto solo per pietà.’
‘Non ha l’aria di uno che fa le cose per pietà’
‘Perché tu capisci quando una persona fa le cose per pietà, ovviamente’
‘Ovviamente. Lily, fidati di me. Potrai essere di nuovo felice. Forse ora ti sembra stano perché è successo tutto in una volta, ma andrà tutto bene.’
Lilian non sapeva cosa dire, al momento nella sua testa c’era il vuoto. Non dovette rispondere però, grazie al piccolo gatto che, con agile balzo, saltò tra le gambe di Eddy, facendola strillare per lo spavento.
‘Ripetimi ancora perché hai portato quel coso dentro casa mia’
‘Perché tu mi hai invitato dopo che l’avevo trovato. Non potevo lasciarlo per strada con quel tempo, no?’
‘Hai pensato a un nome?’
‘Veramente no’
‘Ma è maschio o femmina?’
‘Maschio’
‘Mmm… che ne pensi di Raffaele?’
 ‘Perché Raffaele?’
‘Troppo lungo.’
‘Solo Raf?’
‘Perché ti sei fissata con questo nome?’
‘Non so, mi sa di Raffaele.’
‘Come fa un gatto ad avere la faccia da Raffaele? E com’è una faccia da Raffaele?’
‘Trovalo tu un nome allora, genia.’
‘A me piace William’
‘E’ lungo quanto Raffaele.’
‘Ma è più bello.’
‘Perché William?’
‘Perché ha gli occhi di William’
‘E chi è William?’
‘Uno dei miei personaggi preferiti’
 
L’ombra le stava davanti. Erano su un dirupo. Lilian era sul ciglio.
L’ombra aveva occhi familiari, ma quando la ragazza tentava di focalizzarsi sul quel viso, questo le sfuggiva. Era come guardare attraverso un vetro appannato o nella nebbia.
Vedeva solo buio.
E nel buio, un ghigno.
Un passo indietro.
Un altro passo ed era il vuoto.
L’ombra smise di sogghignare.
Fu Lilian a sorridere, mentre chiudeva gli occhi e cadeva nel vuoto.
 
Si svegliò in un bagno di sudore. Eddy russava leggermente. Gli occhi blu del piccolo Will erano un lampo di luce nell’oscurità. Si avvicinò con passo elegante tipico dei felini, saltò sul letto miagolando per poi strofinare il muso sulla mano tremante di Lilian.  Questa prese ad accarezzarlo distrattamente. Era stanca di sognare cadute e ombre che sorridono.
Guardò l’orologio appeso al muro di fronte a lei. Erano appena le cinque. Decise di alzarsi e fare una doccia. Quando uscì dopo pochi minuti sembrava un cocco ambulante. Edvige infatti amava il cocco e da sempre utilizzava ogni tipo di cosmetico trovasse a base di cocco. E pensare che non le piaceva poi tanto mangiarlo.
Lilian decise di salire in terrazzo. Will il gatto le andò dietro.
Rimasero seduti in silenzio, gatto e umana, aspettando l’alba.
 
‘Sai, a scuola stanno organizzando un’assemblea per martedì prossimo. Perché non vieni?’
‘Non so se sono pronta a tornare a scuola, Eddy’
‘Non puoi saperlo finché non vieni. Credo che dovresti provare. Potrebbe farti bene.’
‘Vedere tanti occhi che mi fissano e pensano Grazie a Dio non è toccato a me?’
‘Se qualcuno oserà fissarti, lo prenderò a calci’
‘Credo di poter fare da sola’
‘Ma tiro calci meglio di te’
‘Io non ho mai tirato calci a nessuno.’
‘Appunto io sono allenata. Comunque tranquilla, basterà uno dei tuoi sguardi assassini. O al massimo uno dei miei calci.’
‘Ci penserò’
 
La sera di lunedì Lilian disse ai suoi zii che la mattina dopo sarebbe andata a scuola. La coppia ne fu felice. Alice forse un po’ meno. Avrebbe perso gran parte delle attenzioni. Ma da un lato era felice per la cugina. Magari avrebbe perso quell’aria tetra.
Lilian quella mattina si svegliò alle 4. Decise di alzarsi per iniziare a prepararsi. Pensò a sua madre che la rimproverava spesso per andare a scuola poco sistemata, con i capelli a volte arruffati e senza neanche un accenno di trucco. Secondo Chiara, infatti, la figlia doveva sempre dare il meglio di sé, far vedere agli altri che bella ragazza fosse, nonostante il suo caratteraccio. In quel momento, Lilian iniziava a guardarla male, e la madre scoppiava a ridere. La ragazza, quella mattina, decise che avrebbe provato a dare il meglio. Per quello che poteva in quel momento.
Evitò il trucco troppo pesante, optò per un semplice correttore per le occhiaie, ormai fuori controllo.
Piastrò i capelli. Si sorprese di come fossero diventati lunghi. Le arrivavano quasi alla vita. Mark le diceva sempre che i capelli lisci le davano un’aria da ragazza sofisticata. Sorrise al pensiero. Lisciò i capelli con calma.
Scese in cucina verso le 06:15, sentendo i suoi zii uscire. Non le andava di sentire incoraggiamenti o discorsi di qualsiasi tipo. Era solo un’assemblea.
Alla fine decise di indossare dei blue jeans aderenti, una maglietta nera con scollo a V non troppo profondo e converse anch’esse nere. Will le si strofinava addosso, facendo le fusa con gli occhi chiusi. I suoi zii non avevano avuto niente da ridire a proposito del gattino, sperando che questo potesse risollevare l’umore della loro povera nipote. In parte, fu così.
Quindici minuti dopo scese Alice. La perfetta Alice. Lilian era sempre stata invidiosa dei suoi ricci definiti. In qualsiasi modo la ragazza li acconciasse, le stavano bene. In quel momento erano intrecciati a spina di pesce, posati sulla spalla destra di Alice. Quella mattina indossava un top di una bella sfumatura lilla su dei pantaloni scuri.
‘Come ti senti?’ disse la ragazza, guardando la cugina, sinceramente felice di vederla sistemata e non abbandonata a se stessa come lo era stata fin’ora.
‘Un po’ nervosa a dirla tutta.’
‘Immagino. Che ne dici di andare a piedi? Se usciamo tra mezz’ora potremo anche passare dal bar per un cappuccino, ti va?’
‘Si, grazie mille Ali’ rispose Lilian sorridendo. Aveva sempre adorato camminare la mattina presto e sentiva la mancanza dei cappuccini del bar vicino alla loro scuola.
Alice sembrò sorpresa del sorriso di Lily ma ricambiò prontamente.
Mentre stavano uscendo, Will iniziò a miagolare furiosamente, cercando in tutti i modo di impedire alla padrona di uscire. Lilian ne fu sorpresa, era la prima volta che si comportava così. Pensò anche che era la prima volta che si separava da lui da quando l’aveva trovato. Le piangeva il cuore a lasciarlo a casa solo, ma non poteva fare altrimenti. Così, lo portò in mansarda, la sua camera improvvisata, e a tradimento ce lo chiuse dentro.
Lilian non riuscì a pensare più di tanto al comportamento del piccolo animale, e mentre camminava iniziò a concentrarsi sulla strada che aveva davanti e alla sua città che, ai suoi occhi, riprendeva vita dopo molto tempo.
 
Arrivate al bar, lo trovarono deserto, con sollievo di Lilian. Si sentiva nervosa al pensiero di incontrare altre persone. Non avrebbe saputo cosa dire e non le andava di fare l’antipatica. Mentre Alice ordinava i cappuccini, Lily scelse un tavolino, il tavolino più appartato che riuscì a trovare. Ma non fu abbastanza per evitare le diverse occhiate che i clienti del bar le lanciavano mentre entravano e uscivano. Lilian scoccava a chiunque occhiate di fuoco. Aveva sempre odiato la gente che fissava chiunque senza un motivo apparente. Le si chiuse lo stomaco e dovette rifiutare il cornetto offertole da Alice. Mentre questa andava a prendere il suo cornetto alla crema, Lilian vide l’ombra di qualcuno avvicinarsi al suo tavolo. Pronta a rispondere per le rime girò la testa di scatto, per poi rilassarsi dopo aver riconosciuto il suo migliore amico.
‘Ti prego, risparmiami. Non ho avuto il tempo di fare qualcosa di male.’
‘Stupido’
‘Perché hai attivato lo sguardo da Medusa?’
‘Perché ho paura che mi servirà’
‘Capisco. In effetti stanno guardando tutti da questa parte, con gli occhi fuori dalle orbite’
‘Gli cadessero..’
‘Su, donna, non essere così nervosa. E’ solo una stupida assemblea in una stupida scuola piena di gente stupida che crede di poter insegnare ad altra gente stupida altre stupidaggini, come il loro bagaglio di stupidate non fosse abbastanza pieno.’
‘Il bagaglio di stupidate di chiunque non è mai abbastanza pieno. Basta guardare il tuo’
Lorenzo aprì la bocca, rimase così per tipo 5 secondi, senza sapere bene come ribattere. A vederlo in quel modo, Lily scoppiò a ridere, seguita poi dallo stesso Enzo.
Si erano fatte le otto meno dieci. Al tavolo, dopo il ritorno di Alice, si era unita Edvige, bisognosa di caffeina. Mentre tutti si incamminavano per entrare, Lily rimase indietro, ferma davanti al vecchio portone del suo liceo, in quel momento spalancato.
Sentì una mano calda sulla schiena. Scattò, tirando una gomitata al misterioso proprietario della mano che si rivelò essere Andrea. Il ragazzo aveva evitato la gomitata al’ultimo secondo, ridacchiando.
‘Non pensavo mi avresti accolto con tanta… ehm… energia.
‘Scusa. Ho reagito d’istinto.’
‘Perché non entri?’
‘Non ne sono sicura. Ha l’aria soffocante. Volevo aspettare che diminuisse la massa di persone in entrata.’
‘Il tuo gruppo dov’è?’
‘Li ho persi nella confusione. Penseranno che sono dietro di loro.’
‘Aspetto con te allora’
‘Non devi.’
‘Infatti voglio’ ribatté il ragazzo con aria seducente, facendo arrossire leggermente la ragazza. Dal giorno del loro bacio non si erano più visti. Due giorni senza alcun segno da nessuno dei due. Andrea sembrava lo stesso di sempre, forse solo un po’ meno cupo. Lilian non sapeva che pensare. Vide gli occhi di Andrea posarsi su qualcuno alle sue spalle e si girò. Era Alice, preoccupata perché non l’aveva vista entrare. Quindi i tre entrarono insieme. Sulle scale, Alice si separò da loro, abbracciando di slancio Lilian. Questa ricambiò riconoscente e si avviò per la classe con Andrea a fianco. La porta era chiusa. Rimase lì impalata a fissare la maniglia, sudando freddo. Andrea allora prese la sua mano e la strinse.
‘Pronto quando lo sei tu’ disse il ragazzo, sorridendo, fissandola negli occhi.
Lilian allora prese un profondo respiro, abbassò la maniglia ed entrò.
La classe restò in silenzio per qualche secondo. Tutti la fissavano. Anche il professore di filosofia. Dopo pochi, interminabili secondi, il professore si alzò, le strinse la mano e le disse, sinceramente contento: ‘Sono felice che tu sia tornata, Lilian. Sei mancata molto a tutti. Prego, prendi posto accanto alla tua dolce metà’
Per un secondo Lily pensò che il prof stesse parlando di Andrea, ma poi vide che stava indicando Eddy, in fondo alla classe. Grazie al cielo, non aveva avuto il tempo per arrossire.
La prima ora passò velocemente, tra una spiegazione e l’altra del professore che, grato di aver riavuto indietro una tra i suoi studenti migliori, fece un riassunto non molto tirato sugli argomenti trattati in assenza della ragazza. Lei, d’altro canto, fu felice di concentrarsi su qualcosa che non fossero che occhiatine che i suoi compagni di classe le rivolgevano. La guardavano tutti allo stesso modo, con ansia, pietà, curiosità, noia. Come se fosse la novità del momento. Cercò di concentrarsi sui suoi amici.
Eddy le prese una ciocca di capelli e iniziò a intrecciarla, cercando di rilassarla.
Enzo si girava a guardarla ogni tanto, facendole l’occhiolino.
Sentiva anche lo sguardo di Andrea, come una carezza, ma cercò di non girarsi. Lily, infatti, non sapeva ancora bene come doveva comportarsi o come doveva considerarlo.
 
Quando venne l’ora di uscire per l’assemblea, aspettò che uscissero tutti. Raccolse alla fine tutto il coraggio che aveva e uscì nell’atrio del secondo piano. Pullulava di studenti che stavano uscendo dalla propria classe per sistemarsi. Sfortunatamente, la classe di Lily si trovava proprio davanti allo schermo, di fronte all’enorme folla di studenti e professori. Per un secondo tutti la guardarono, ammutolendo, ma durò solo un attimo. Iniziarono infatti a mormorare, lanciandole varie occhiate cariche di vari sentimenti insignificanti. Lilian non si fermò a pensare se fossero veri o falsi. Si sedette allora tra Eddy ed Enzo, come aveva sempre fatto. Andrea prese posto subito dietro di lei. L’assemblea iniziò, con scarso interesse degli alunni. I professori avevano appena lasciato l’atrio, scendendo alla ricerca di un caffè, mentre i tre rappresentati dell’istituto esponevano l’argomento.
Non lo terminarono mai.
Lilian sentiva che qualcosa non andava. La porta delle scale antincendio sembrava sbarrata, cosa molto strana visto che la tenevano sempre aperta. Era aperta quando era entrata in classe insieme ad Andrea?
Improvvisamente, tutte le porte di tutte le classi sbatterono all’unisono, provocando vari urletti e strilli dalle ragazzine del terso e del secondo anno.
Cosa stava succedendo?
Lo schermo scomparve, come risucchiato da qualcosa.
Da una specie di caverna vorticante comparsa dal nulla sul muro di fronte, stava una strana specie di animale. Aveva il muso di elefante, senza orecchie e con molte più zanne e più occhi. Aveva il corpo grigio e ruvido alquanto corto, da cui uscivano una decina di zampe grigie simili a quelle di una tarantola ma molto, molto più grande. Era stata quella creatura a risucchiare lo schermo. Non aveva esattamente una spetto minaccioso, ma i denti sporchi e i diversi occhi lucenti non erano certo un bel vedere. Da quella sorta di vortice iniziarono a uscire diversi uomini. Alcuni armati, altri coperti da una spessa tunica rosso scuro. Nonostante lo sgomento e gli schiamazzi, Lily trovò due cose molto curiose in quel gruppo di invasori. Gli uomini armati, poco meno di una decina, oltre a almeno due armi da fuoco, avevano delle sciabole legati al fianco. La seconda cosa curiosa riguardava gli uomini incappucciati. Erano cinque in tutto, avevano il volto coperto ma solo uno di loro teneva a fianco un’arma, una specie di pugnale, con l’elsa completamente trasparente. La stranezza, era che quella tunica, per Lily, aveva un’aria familiare.
Il ricordo la colpì come un fulmine.
L’ombra del suo sogno ne indossava una identica.
Immersa com’era in questi pensieri e paralizzata, venne scossa dai suoi amici, che la tirarono su e si strinsero a lei. Lilian riprese immediatamente contatto con la realtà. In preda all’ansia, iniziò a cercare sua cugina tra la folla, mentre gli uomini armati obbligavano i ragazzi a spostarsi più indietro possibile.
Lilian intravide gli uomini incappucciati iniziare a tracciare qualcosa sul pavimento dell’atrio, ma non poté vedere cosa, poiché diversi ragazzi spingevano per arrivare in fondo all’atrio, agitati. La creatura si mise in un angolo, buttando fumo dalla proboscide ogni trenta secondi circa. Lilian perse Edvige e Lorenzo nella confusione.
Era il caos.
Passarono diversi minuti, durante i quali gli uomini armati tenevano a bada i ragazzi, puntandogli addosso delle mitragliette lucide e visivamente cariche. Gli uomini incappucciati sembrava avessero finito di armeggiare col pavimento e urlarono qualcosa a uno degli uomini armati. Lily era abbastanza vicina da vedere quell’uomo avvicinarsi alla folla di studenti e prendere per il braccio qualcuno. Quel qualcuno era proprio Alice. Iniziò a dimenarsi e a urlare più che poteva, ma si ammutolì di colpo quando l’uomo le puntò un coltello alla gola.
Lilian non si rese conto di essersi mossa. Se ne accorse quando sentì il braccio tirare. Era Andrea. Aveva lo sguardo terrorizzato, cercava di dirle qualcosa, tirandola per il braccio con tutte le sue forze. Lilian tornò a guardare Alice. Quell’uomo l’aveva condotta al centro di una specie di cerchio bianco, le stava legando i polsi.
Lily vide gli uomini incappucciati mettersi intorno al cerchio, mentre l’uomo armato ne usciva.
Improvvisamente calò il silenzio. I quattro invasori disarmati iniziarono una specie di cantilena in una lingua strana, dall’aria antica. Gli uomini armati guardavano rapiti il cerchio illuminarsi di una strana luce rossastra. L’uomo incappucciato aveva estratto il pugnale che sembrava fatto completamente di vetro e si stava avvicinando ad Alice.
In un secondo, Lilian vide passare davanti a sé i volti di sua madre, suo padre e suo fratello.
Capì cosa doveva fare.
Si voltò verso Andrea, gli chiese scusa con gli occhi. Diede uno strattone al suo braccio e partì.
 
Non avrebbe permesso che succedesse di nuovo.
 
La distanza non era poi così grande come le sembrava. Quegli uomini non ebbero neppure il tempo di reagire o forse non si accorsero proprio di lei. Lilian fece appena in tempo a mettersi di fronte alla cugina, mentre quell’uomo incappucciato calava lo strano pugnale.
Sentì la lama affondare nella carne morbida. Sentì il sangue uscirle dal petto e colarle tra i seni.
Aveva colpito il cuore.
Lilian allora alzò gli occhi, voleva vedere il suo assassino.
Smise di sentire dolore.
Non riuscì a sentire più niente, scioccata com’era.
Mentre, tra le urla dei ragazzi, degli uomini, della cugina appena alle sue spalle, Lilian cadeva, fissava sgomenta l’ombra che l’aveva tormentata per mesi. L’ombra sogghignante che le impediva di dormire.
In quel momento non sogghignava.
Sembrava scossa dal terrore.
L’ultimo sentimento che Lily sentì di provare fu l’ira.
Aveva finalmente riconosciuto il suo aguzzino, il suo assassino.
Mentre si accasciava al suolo, Lilian continuò a tenere gli occhi su di lui.
Era lui.
Era vivo.
Era suo padre.
   
 
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