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Autore: _niallsbreath    11/09/2017    0 recensioni
Dove Tiffany, frequentando un semplice corso di scrittura e poesia, incontra Harry, un ragazzo di cui non sa nulla, se non il suo nome e il suo modo di esprimersi attraverso i suoi testi e i suoi versi.
Mentre il fare vissuto della ragazza, il suo modo di parlare e scrivere d'amore, rivelano un passato frastagliato e tortuoso, ferito dalle lame di chi le ha scagliato contro coltelli senza apprezzare la dolcezza e la bellezza delle sue iridi colore del cielo.
Harry capisce che la sofferenza si cela anche dietro ai sorrisi più radiosi e che non solo il suo era un triste passato.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era mercoledì sera.

Un freddo mercoledì di un febbraio ormai inoltrato. Come se non bastasse, da tutto il pomeriggio la pioggia non aveva mai cessato di scendere e rovinare quella giornata.

Tiffany insieme a Carola, la proprietaria, stavano sistemando gli ultimi libri degli scaffali e i fogli volanti sparsi per terra nella stanza audiovisiva.
Ogni mercoledì, da sei mesi a quella parte, Carola teneva un corso di scrittura e di poesia.
Era un corso completamente libero a chiunque volesse dare spazio e liberare i propri pensieri e far sfogare la propria vena creativa.
A Tiffany piaceva partecipare.
Amava i libri, e per questo amava lavorare in biblioteca.
Così si intratteneva per quell'oretta lasciando spazio alla propria creatività.

Quando non aveva nulla di dire, le piaceva ascoltare quello che avevano da dire gli altri.
Le loro parole, il loro modo di esprimersi.
A volte incontrava volti già visti, di chi già conosceva le storie e si limitava semplicemente a chiedersi cosa li avesse spinti nuovamente lì.
Altri li vedeva meno spesso, pochi mercoledì al mese.
C'era chi, invece li vedeva una volta, poi non si facevano più vedere li.
I volti nuovi per lei erano sempre una gioia.
Le piaceva immaginare la loro storia, pensare a cosa avrebbero scritto sul loro taccuino prima di esporsi e renderlo noto a chi già da tempo aveva preso confidenza con quel luogo.
A volte bastava guardarle negli occhi le persone per capire cosa avrebbero voluto dire.
Gli occhi sono lo specchio dell'anima e molte volte parlano al posto nostro.

Quella sera, infatti, nella piccola sala entrò un ragazzo.
Un ragazzo che Tiffany nè le altre persone presenti avevano mai visto.
E ne era sicura, perché una figura come la sua non l'avrebbe scordata facilmente.

Indossava una felpa beige.
Aveva arrotolato le maniche sin sopra il gomito, lasciando scoperte le braccia ricoperte di tatuaggi.
Indossava un berretto nero, per ripararsi del vento gelido e dalla pioggia che sembrava non voler finire mai.
Lo sfilò dalla sua testa rivelandone corti ricci ricadergli davanti agli occhi.
Due fari color smeraldo illuminavo la stanza.
Non lo aveva mai visto, ne era sicura.
Si era seduto nell'angolo più infondo della piccola aula.
I ragazzi nuovi si riconoscevano anche per questo. Tendevano a voler nascondere la loro presenza, non volevano che nessuno si accorgesse di loro.
Loro erano lì, ma volevano essere invisibili.
Quando si sedette, alcune persone si voltarono nella sua direzione curiose di vedere che aspetto avesse 'quello nuovo'.
Lui abbassò lo sguardo sui suoi stivaletti marroni, appoggiandosi al bracciolo della sedia con il gomito.

Tiffany si era seduta poco dopo di lui nella sua solita sedia rossa nella prima fila dell'aula.
Le piaceva stare lì, sapeva che le persone non sarebbero mai state abbastanza coraggiose per sedersi in prima fila.
Forse avevano scambiato questo corso per un'interrogazione di matematica.
Lei rimaneva lì, ad annotare parole, pensieri, frasi sul suo taccuino nero.
Frasi che la colpivano, che ritraevano il suo attuale stato d'animo, che le entravano nel cuore.

Carola si sedette sulla poltrona grigia di fronte al suo pubblico. Come fosse una vera classe.
Sorrise notando in fondo alla stanza la figura del timido giovane.
"Vedo che il nostro gruppo si sta allargando piano piano" esordì lei accennando al ragazzo.
Tutti nuovamente si voltarono nella sua direzione.
Questa volta lui alzò lo sguardo sulla donna, sollevando una mano in segno di saluto verso le persone di fronte.
"Vuoi dirci come ti chiami, ragazzo?" lo invitò la donna con fare premuroso.
"Ehm, io sono Harry" sussurrò lui torturandosi poi il labbro inferiore con l'indice e il pollice, appoggiandosi nuovamente alla sedia.

Harry . 
Questo era il suo nome.

"Harry" riprese la donna "non mi resta che darti il benvenuto, noi tutti speriamo di vederti spesso qui".
Lui in risposta annuì accennando un lieve sorriso.
Un sorriso appena pronunciato, ma a Tiffany non sfuggì quel meraviglioso particolare del ragazzo.

Le fossette.

La fossetta che si era appena accennata nel momento in cui piegò le labbra in un sorriso.
Tiffany non potè non notarlo. E a sua volta sorrise nella sua direzione, ma lui non poteva vederla.
"Ora, incominciamo con la nostra chiacchierata".
Proseguì Carola.
E di nuovo tutti si voltarono. 
Ma lei diede un ultimo sguardo a quel ragazzo infondo alla sala.
Quello che tentava di nascondersi, forse per la troppa timidezza o insicurezza di quell'attimo. Di quella situazione a lui nuova.
Voleva capire cosa si celasse dietro quel timido sorriso.
Ma ancora il suo vissuto era a lei sconosciuto.

Non appena l'incontro terminò, tutti si alzarono.
E rivestendosi, ad uno ad uno, abbandonarono la piccola sala, svuotandola.
La ragazza notò che Harry fu il primo ad uscire, avvolto nel suo cappotto.c
Forse non gli era piaciuto e voleva uscire da lì? O semplicemente, essendo in fondo alla stanza, era quello più vicino alla porta.

Ma Tiffany non poteva fare a meno di domandarsi se l'avesse mai più rivisto.
Era sicura di non poter dimenticare quegli occhi verdi meravigliosi.
Annotò quel giorno sul suo piccolo taccuino, scrivendone la data e incidendo con l'inchiostro nero della sua penna il suo nome e una piccola faccina sorridente, disegnando delle virgole ai lati della sua bocca.
Le sue fossette.

***

Harry era uscito da quella porta, imbattendosi nel vento gelido che gli stava penetrando la carne, tanto da sentire quasi le labbra sgretolarsi.

Aveva infilato le mani nel suo largo cappotto, chiudendolo attorno al collo, ma non sembrava migliorare la situazione.
Voleva solo entrare nella sua Range Rover e riscaldarsi.
E fu così, subito dopo aver svoltato l'angolo, quando entrò in macchina azionando subito l'aria calda.
Si lasciò scivolare sul sedile della sua auto, beandosi della calma che vi era al suo interno.
Solo lui, i suoi pensieri e il picchiettare della pioggia contro il vetro.

Harry aveva partecipato a quell'incontro nel tentativo disperato di ritrovare l'aspirazione per scrivere.
Scrivere di nuovo.
Qualsiasi cosa: una poesia, un romanzo, una canzone.
Harry componeva, era ciò che più gli piaceva fare.
Ma ultimamente la sua vita era piatta, monotona, priva di emozioni.
Non sapeva come uscire dal suo blocco e cercava ogni mezzo ed ogni via per ritrovare la sua vena creativa.

Al bar dove lavora Liam, il suo migliore amico, aveva letto quel depliant che promuoveva quel corso di scrittura e letteratura.
Non era interessato in sè a quella che doveva essere la poesia o qualsiasi altra cosa.
Voleva solo un aspirazione.
Un'emozione.
Qualcosa che gli facesse ritrovare la voglia di prendere la sua penna e incidere su quel fottuto pentagramma.
La musica era, per Harry, uno sfogo.
Un modo per liberarsi.
E ne era diventato quasi dipendente.

"Dovresti provare ad andare, Haz.
Magari sentire le storie di donne di mezza età in preda a una fase di depressione per aver scoperto il tradimento del marito, potrebbe darti l'ispirazione giusta per una canzone d'amore e strappalacrime" scherzò il suo amico, porgendogli una fumante tazza di caffè macchiato.

"Non scherzare Liam, ci sono davvero dei sentimenti in quello che scrivono" lo riprese.
Non avrebbe dovuto prendersi gioco di come le persone liberavano le loro emozioni e dimostravano i propri sentimenti. Lui stesso era stato compreso da pochi per quello che faceva, non avrebbe mai voluto che altri si sentissero come lui.

"Dammi retta, non avranno meno di una cinquantina d'anni quelli che frequentano quel corso".

E invece si sbagliava.
Eccome se si sbagliava.
Certo, molti erano adulti e alcuni avranno sicuramente passato la mezza età.

Ma quella ragazza no.

Quella ragazza sembrava così sicura di sè.
Seduta, nella prima fila, come a voler fare intendere che di lei nessuno era migliore.
Sembrava così sicura di quello che stava facendo.
Harry avrebbe voluto avere le sue certezze in quel momento e farle sue. Avrebbe sicuramente ritrovato la sua strada.

Chissà perché lei era lì, pensava.

Avrebbe sicuramente avuto bisogno di scoprirlo. Voleva scoprirlo.
Ma non sapeva nulla della sua vita.
Non sapeva nemmeno il suo nome.
Ma una cosa, di una cosa era sicuro.
Quegli occhi, quei suoi pozzi blu erano immensi.
Chissà cosa si celava dietro quei meravigliosi occhi, colore del cielo.
Non aveva potuto fare a meno di notarli quando posò lo sguardo su di lui, si sentiva attratto da quelle iridi come fossero calamita.
Aveva appena incrociato il suo sguardo, ma ne era totalmente attratto.
Sarebbe tornato solo per sapere di più di quella ragazza.
Sperava che, quella volta, avrebbe avuto qualcosa anche lei da raccontare.

Chissà se si sarebbe mai rivelata. Se avrebbe mai avuto l'opportunità di leggerle nel cuore. Di ascoltare le sue parole.
Scriveva?
Cosa scriveva?
Canzoni? Poesie?
Era tremendamente curioso.
Quella curiosità che l'aveva sempre spinto ad andare avanti, a sapere di più.
A volte, anche scoprendo qualcosa che faceva davvero paura.

A casa, dopo essersi fatto la doccia si raggomitolò fra le calde lenzuola del suo letto.
Prese dal cassetto del suo comodino il block notes sul quale aveva abbozzato l'inizio di uno dei suoi tanti tentativi, che sarebbero dovute essere canzoni.
Fissò il soffitto, pensando a come poter continuare i versi della canzone che aveva fra le mani.
Ma nulla.
Così, strappò la pagina e la appallottolò, lanciandola nell'angolo della stanza, dove piano piano si stavano accumulandoli spezzoni e frasi di canzoni destinate a non essere composte mai.
Ripose il blocchetto dove lo aveva preso e si arrese, gettandosi sul cuscino.

Prima o poi, avrebbe trovato ciò che gli avrebbe fatto tornare la voglia e la giusta vena per scrivere.
Qualcosa per cui valeva la pena soffermarsi.

Qualcosa... o qualcuno.

***

Spazio dell'autrice

Eccomi qua, con il primo capitolo!
Come vi sembra?
Ho iniziato inserendo i punti di vista dei primi due protagonisti di questa storia giusto per iniziare a dare un filo logico alla storia,
ma ovviamente non ci saranno solo loro.
Ho scritto in terza persona per cambiare.
Ho sempre scritto in prima persona, e volevo vedere l'effetto che faceva scrivere in terza.
Voi che ne pensate? Preferite prima o terza persona?
Fatemelo sapere lasciando una piccola recensione 💬 (anche se lo so che non leggete mai lo spazio dell'autrice lalala).
Beh, se invece lo state facendo, vi auguro una buona serata e un buon proseguimento.
Un bacio!

  
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