Quando mi risvegliai, mi ritrovai sdraiato su di una panchina.
Ci volle un po’ di tempo prima di rendermi conto di essere a Ciomarea e più precisamente nel parco della città. Nel mentre che mi mettevo a sedere, notai i miei pantaloncini ricoperti di macchie di sangue. Non ci misi molto a capire che quel sangue era mio e proveniva dal mio volto, che a toccarlo faceva malissimo.
Mi specchiai nello schermo del cellulare: sul mio viso sangue rappreso, che mi faceva sembrare l’antagonista di qualche film horror. Lentamente ricordai: il mio bizzarro volo in cielo, qualcuno di nome Sinatra, qualcun altro di nome Melanzana (o Zucchina?), la mia irruzione dal sindaco, i suoi scagnozzi…
Con molta fatica mi alzai in piedi e mi chinai su una vicina fontana, sciacquandomi il viso. L’acqua era fresca e in una calda giornata d’estate come quella non faceva che piacere. Decisi mentalmente di lasciar perdere tutta la storia: che fossi volato in cielo oppure no non importava, che Harry Melanzana (ecco come si chiamava!) volesse o no che sapessi la verità non importava.
Non volevo finire nei guai come adesso. Preferivo rimanere nell’ignoranza piuttosto che con il naso rotto.
Mi alzai lentamente e mi avviai verso la mia auto, anche se non ricordavo bene dove l’avevo parcheggiata.
E poi, non era forse vero che avevo sognato tutto?