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Autore: valeteme    11/09/2017    0 recensioni
"Quando mi sono trasferito a Beacon Hills non sapevo esattamente quale fosse la ragione. Sentivo che era il posto giusto in cui essere, ma non ho mai capito perchè fino a quando non ho visto la lista. [...] Per quanto fatichi ad ammetterlo, però, il foglio parla chiaro: io sono qualcosa. Adesso è questo il mio mondo; lo è sempre stato anche quando non potevo vederlo.
E, in mezzo al caos, c’è una luce che può guidarmi."
Quarta stagione: Parrish non ha la minima idea su chi o cosa lui possa essere, non sa nulla del mondo che si cela dietro alla facciata di Beacon Hills, ma la lista non lascia scampo: non è umano e dovrà morire per questo.
In questa breve One Shot ho provato ad analizzare i pensieri, i dubbi e la paura che attanagliano il Vice Sceriffo quando le fiamme prendono possesso del suo corpo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Deputy Parrish, Lydia Martin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardando la ragazza in piedi di fronte a me, non riesco a non pensare alle voci che la circondano. Si dice che sia una sensitiva, intercettata su ogni scena del crimine in cui è stato rinvenuto un cadavere. Non so cosa la spinga ad accorrere, ma è sempre presente quando qualcuno muore. Un inquietante e bizzarro passatempo per una giovane donna. Mi osserva con gli occhi verdi sgranati, come se non si fosse resa conto di essere qui. Abbasso la pistola, improvvisamente più tranquillo. Le dico di avere la mente abbastanza aperta per credere che lei sia una sensitiva, eppure, quando entriamo nella cella frigorifera, questo è un termine che non le si addice più.
Lei trova i cadaveri, dove nessun altro potrebbe mai rinvenirli.

Quando mi sono trasferito a Beacon Hills non sapevo esattamente quale fosse la ragione. Sentivo che era il posto giusto in cui essere, ma non ho mai capito perchè fino a quando non ho visto la lista. 
Osservo ammutolito il numero impresso sul foglio, accanto al mio nome. Non è solo il mio valore a sorprendermi, ma anche sapere il motivo per cui sono su questo pezzo di carta. Tutti gli assassini catturati seguivano l'elenco per trovare le creature soprannaturali, compresa Lydia, la sensitiva.
Eppure io... io non sono niente. Non dovrei essere sulla lista, con una taglia di cinque milioni sulla testa; non ho poteri soprannaturali o una forza incontrastabile.
Per quanto fatichi ad ammetterlo, però, il foglio parla chiaro: io sono qualcosa.
 
Quando mi sveglio capisco immediatamente che qualcosa non va. Le orecchie fischiano, gli occhi bruciano. Sono stordito, fatico a mantenere la concentrazione e non ricordo l'ultima cosa che mi è successa. L'odore familiare dell'auto dello Sceriffo mi riempie le narici, come se tutti i miei sensi fossero amplificati. Le mani sono legate al volante in modo che non riesca a muoverle.  
È ormai troppo tardi, quando mi rendo conto che qualcuno sta gettando della benzina sull'auto. 
«Hei», urlo, senza poter fare altro. «Hei! Ma che fai?»
Non ottenendo risposta, azzardo qualcos’altro. «Senti. Senti, io sono un vice del dipartimento dello Sceriffo di Beacon Hills.»
Quando lo sconosciuto si sporge verso il finestrino per guardarmi finalmente in faccia, il mio cuore perde un battito. 
«Maledizione, non dovevi rinvenire», mi dice con tono piatto e leggermente seccato.
«Haig?» Il mio collega riprende a gettare benzina sulla macchina come se niente fosse. «Ma che succede, che fai?»
«Sei un bravo ragazzo, ma sulla lista c’è scritto che vali cinque milioni.»
«Che cosa?» esclamo, nel panico. «Io non so di cosa stai parlando! Haig, ascolta! Guadagno a malapena quarantamila dollari l’anno!»
«Io ne guadagno solo trentasei», puntualizza lui.
In un secondo capisco: se non riuscirò a fare qualcosa, qualunque cosa, il suo viso sarà l'ultima cosa che vedrò. Haig non si lascia convincere da niente di quello che dico, e comincia a buttare benzina anche addosso a me, attraverso il finestrino.
L’odore forte e pungente dell’idrocarburo riempie la volante, cancellando quello di pelle vecchia proveniente dai sedili. Mi volto per non essere colpito in faccia, ma il mio tentativo è inutile: invade le mie narici, colandomi sugli occhi senza che possa scacciarlo.
«Ti prego, fermati», ansimo, mentre il terrore si fa strada incontrastato dentro di me. Non voglio morire in questo modo, non voglio morire e basta. Non posso.  «Senti, non lo devi fare. Se hai problemi di soldi…»
«Da morto vali cinque milioni, Parrish», mi interrompe. «Il problema ce l’hai tu.»
«Ti prego. Ti prego, non lo fare!»
Haig si allontana di qualche passo dall’auto, guardandomi impassibile, come se le mie suppliche non lo scalfissero affatto. Com’è possibile che qualcuno sia così cinico? Così crudele da infliggere un simile tormento a una persona che lo credeva un amico?
«Hai intenzione di startene lì? Di stare a sentire un collega che urla tra le fiamme?» Cerco in tutti i modi di fare appello alla sua coscienza. Deve essere nascosta molto in profondità, ma non può esserne del tutto privo. Senza battere ciglio, si infila degli auricolari nelle orecchie.
Cerco di staccarmi da questo dannato volante, di sciogliere i polsi dai lacci che mi tengono ancorato allo sterzo, ma è tutto inutile. Sono in trappola. Quest’auto sarà la mia tomba.
Vedo Haig premere in dito su un accendino.
«Haig, aspetta! Aspetta!»
Lui non ascolta, me lo getta addosso.
In un secondo sono in fiamme.
Tutto il mio corpo è pervaso da un dolore lancinante, il fuoco che si impadronisce di ogni centimetro della mia pelle, che lascia lungo il percorso solo carne bruciata. Le sue lingue bollenti sembrano riempirmi anche all’interno, senza lasciarmi scampo. Urlo fino a quando ho voce, cercando di attenuare il dolore in qualche  modo, ma poi non ho più la forza nemmeno per emettere un gemito. Tra le fiamme ancora cerco di divincolarmi, di uscire, di salvarmi. E’ tutto inutile. Sto morendo, per una lista che mi classifica come essere soprannaturale senza che io sappia perchè.
So, però, che il dolore è insopportabile, che voglio andarmene il prima possibile, perché anche la morte è meglio di questo inferno.
Sento la pelle lacerarsi, bruciarsi, diventare lentamente cenere; sento le ossa sbriciolarsi, mentre la sofferenza cede spazio al nulla.
 
Il mio corpo si alza come se fosse comandato da una forza estranea. Non mi guardo attorno, non faccio caso alla condizione in cui mi trovo. Il ricordo è fin troppo vivido. Sento ancora le fiamme su di me anche se sono spente da ore, percepisco l’angoscia, il terrore, il dolore che ho provato nell’essere bruciato vivo.
Supero la carcassa accartocciata dell’auto, ormai solo un pezzo di metallo carbonizzato abbandonato in mezzo ad un parcheggio vuoto.
Attraverso le strade della città come un automa, fino a quando non raggiungo il posto in cui troverò la mia vendetta.
Spingo la porta in avanti, entrando nella centrale, guardando fisso davanti a me. Percepisco pezzi di pelle che si staccano dal mio corpo mentre cammino. Avverto persino il delicato fruscio che emettono posandosi a terra. Non provo più alcuna sofferenza, solo una cieca furia.
Haig è qui. Seduto alla scrivania, come se non avesse appena dato fuoco ad un suo collega.
Non ci mette molto a notarmi, e il suo sguardo sicuro cede il posto ad un’espressione sbigottita, terrorizzata. Non si aspettava di rivedermi, non credeva che sarei risorto dalle mie stesse ceneri. Prova a prendere la pistola dalla fondina, ma in questo momento niente potrebbe fermarmi.
Haig spara un colpo a vuoto, ma non può fare nulla contro di me.
«Tu sei morto!» urla incredulo, cercando di salvarsi.
Lo sbatto a terra, e in un secondo gli sono addosso. Esplode un altro colpo, e credo che questa volta riesca a colpire qualcuno, ma sono troppo irato per rendermi conto di quello che sta accadendo attorno a me. Voglio solo vedere Haig implorare pietà, voglio vederlo pagare per quello che mi ha fatto. Lo colpisco fino a quando il suo viso non diventa una distorta maschera di sangue, lo riempio di pugni con tutta la forza che ho in corpo. La rabbia che ho dentro si riversa fuori come un fiume, traslocandosi su di lui che, impotente, non può fare altro se non morire al mio posto.
 
Nessuno sa cosa sono.
Inizialmente fatico a credere a ciò che mi viene rivelato da Scott, Derek e Lydia. Tutti gli avvenimenti inspiegabili che si verificano a Beacon Hills acquistano finalmente un senso. Licantropi, Banshee… Non c’è più niente a cui non possa credere. Ho sempre sostenuto di avere la mente aperta, ma forse non lo era abbastanza per questo.
Devo abituarmi all’idea di essere una creatura soprannaturale. Tuttavia, sarebbe più facile se riuscissi a capire cosa sono.
I giorni seguenti sono un tripudio di battaglie, emozioni contrastanti, situazioni che avrei piacevolmente evitato. Adesso, però, è questo il mio mondo; lo è sempre stato anche quando non potevo vederlo. 
E, in mezzo al caos, c’è una luce che può guidarmi.
Quella ragazza dai capelli rossi che credevo essere una sensitiva, così fragile eppure così forte, che porta sulle spalle un peso enorme senza permettere a nessuno di alleggerirle il carico. È forse la persona che mi è rimasta più vicina durante queste settimane, e ne capisco il motivo: lei ha passato ciò che sta accadendo a me, ha attraversato un periodo in cui, pur sapendo di essere qualcosa, non riusciva a capire cosa fosse.
Apro lentamente la prima pagina di quello che Lydia chiama Bestiario. Forse, all’interno, si cela la risposta.
«Qualsiasi cosa tu sia… la troverai qui.»
Mi volto ad osservarla. Vedo in lei una risolutezza che non ho mai visto in nessun altro e, prima ancora che lo dica, ho già capito quale sarà la sua prossima mossa.
«Mi piacerebbe aiutarti a trovarlo.»
  
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