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Autore: Generale Capo di Urano    11/09/2017    1 recensioni
[APH Rare Pair Week 2017] [Day Two: Music] [Germania/Austria]
Entrando, notò anche il piccolo lettore MP3 del compagno appoggiato lì accanto, ancora acceso e con le cuffiette inserite.
Incuriosito, lo prese in mano e si infilò solo un auricolare, scorrendo i vari titoli.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Germania/Ludwig
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ludwig Beilschmidt non era una persona disordinata.
Pignolo e maniaco della perfezione e dell’igiene, lo prendeva in giro Italia – e non aveva tutti i torti: Roderich avrebbe potuto giurare di averlo visto, una volta, lucidare persino gli stessi prodotti per la pulizia. Per certi versi, Germania era più simile al fratello maggiore di quanto si potesse immaginare.
L’aria seria e tranquilla a volte lo faceva sembrare una sorta di soldatino di stagno impassibile – immagine che andava definitivamente a crollare quando perdeva la pazienza o si lasciava andare, quelle rare volte in cui non aveva timore di mostrarsi com’era; dopotutto, Ludwig non era una statua di pietra senza cuore, e lo dimostrava quando, convinto di non essere visto, sorrideva lievemente dietro un grosso libro o la notte lo stringeva a sé, in silenzio e impercettibilmente, come se non volesse svegliarlo.
Austria si mostrava indifferente, eppure lo osservava di sottecchi compiere ogni minima azione quotidiana e ne ammirava la naturalezza nascosta dietro la rigida organizzazione.
A Germania non piacevano gli imprevisti, ma era consapevole di non poterli evitare; ciononostante, cercava sempre di superarli il più velocemente possibile. Anche quella volta, si era fiondato fuori casa senza neppure dirgli cosa fosse successo – non che gl’importasse più di tanto, in realtà.
Chi soffriva di più la situazione erano comunque i poveri Blackie, Berlitz e Aster, che in quel momento stavano fermi sulla soglia di casa con i guinzagli tra i denti e lo fissavano guaendo, inconsapevoli del motivo per cui la loro passeggiata pomeridiana era improvvisamente saltata.
«Non serve a nulla guardarmi così, che ci posso fare?»
Si diede dello stupido, parlare con dei cani... doveva essere l’assurda influenza del compagno. Certe volte, egoista e geloso, si convinceva addirittura che l’altro amasse più loro che lui.
Nel lavandino c’era ancora la tazza con i fondi del caffè di qualche minuto prima; se Ludwig fosse stato lì non avrebbe sopportato di lasciarla dov’era, ma Roderich non aveva la minima voglia di lavarla e riporla al suo posto, anche se non ci avrebbe messo più di un minuto.
Girovagava annoiato per la casa, guardandosi attorno come se le pareti bianche e scrostate avessero potuto consigliargli qualcosa da fare. Eppure ne avrebbe avute di faccende da sbrigare, ma non amava sentirsi costretto a dover fare qualcosa – un artista ha il proprio ritmo, si ripeteva sempre, e non vuole essere obbligato a far nulla; Erzsébet, ridendo, gli diceva spesso che in questo assomigliava moltissimo a Feliciano.
Lo sguardo gli cadde all’interno della camera da letto, che con l’occhio abituato alla perfezione che Germania causava gli parve addirittura in disordine, solamente per le coperte un poco sgualcite e il libro rovesciato su di esse, rimasto aperto per non perdere il segno. Entrando, notò anche il piccolo lettore MP3 del compagno appoggiato lì accanto, ancora acceso e con le cuffiette inserite; storse le labbra e si domandò come facesse a leggere mentre ascoltava la musica senza distrarsi. Forse era musica classica, rifletté, aiutava a rilassarsi e se non aveva alcun testo era più facile concentrarsi anche su altro.
Incuriosito, lo prese in mano e si infilò solo un auricolare, scorrendo i vari titoli. Trovò davvero brani di musica classica, da Beethoven a Strauss, insieme a canzoni più moderne e persino ad assurdi tormentoni estivi che mai avrebbe pensato che il tedesco potesse apprezzare.
«Non può aver veramente scaricato “Despacito”...» ghignò, progettando già una maniera di sfruttare quell’informazione per ricattarlo in qualche modo. Chi l’avesse visto in quel momento, avrebbe potuto persino paragonarlo a quel terremoto di Prussia.
Stanco di scorrere velocemente i brani, provò a curiosare tra le playlist – giusto per controllare che non ci fosse qualche altra simpatica canzone compromettente. Per un secondo si sentì quasi – quasi – in colpa, ma non durò molto.
«“Compositori austriaci” – adorabile – “Compositori italiani”, “Compositori polacchi”, “Compositori tedeschi”... D, E, F, nulla, nulla, nulla... “Metal”?»
Sollevò le spalle, dicendosi che provare non aveva mai fatto male a nessuno. Fece passare un paio di titoli, prima di cliccare a caso su uno di essi.
«Non è mal- verdammt!» D’istinto strappò la cuffietta, massaggiandosi l’orecchio. Un passaggio tanto repentino e aggressivo non poteva certo aspettarselo.
«Che cos’è ‘sta roba...?» Si rimise l’auricolare, premurandosi quella volta di abbassare il volume.
DU
DU HAST
DU HAST MICH
“Così brutta non è, eh, però...” Abbassò nuovamente il volume, incapace di sopportare un suono troppo alto. “Mein Gott, sono fidanzato con un satanista.”
Fu in quel momento che si rese conto di quanta agitazione Ludwig nascondesse sotto quella scorza da uomo serio e freddo. La potenza di quella musica doveva essere una buona valvola di sfogo – persino i testi, ascoltandoli attentamente, nascondevano un bel significato; questo gli piaceva parecchio.
Si rimise a far passare i vari brani, pregando di trovarne uno un po’ più tranquillo, anche se affidarsi al proprio istinto non era mai stata una buona idea.
«Oh, questo non dev’essere troppo male.»
Risistemò entrambe le cuffie sulle orecchie, cliccando sul titolo “Klavier”. Una canzone chiamata “Pianoforte” non doveva essere troppo male, dopotutto...
 
Quando Germania tornò a casa, contento di aver finalmente concluso qualsiasi cosa dovesse fare, lo trovò seduto sul letto che si mordeva una mano e fissava il vuoto, stringendo nell’altra il suo lettore MP3. Il ragazzo poté giurare che avesse gli occhi lucidi.
«Che stai facendo? Quello non è il mio... Roderich? Roderich!» Per farsi sentire dovette strappargli gli auricolari, guadagnandosi un’occhiataccia contrariata da parte dell’austriaco.
«Ti senti bene?»
«Non dovrei?» Solo nel rispondergli Austria si rese conto di quanto il suo tono di voce paresse alterato ed esitante. «Canzoni più tristi no, eh...» borbottò appena, quasi non sapesse neanche lui se farsi sentire o meno.
Il compagno diede un’occhiata al titolo sul display, alzando un sopracciglio.
«Quante volte te la sei ascoltata?»
«Una, due... una decina...» Pronunciò le ultime parole con un tono talmente basso che non poté neppure sentire la sua stessa voce.
Ludwig esitò. «Ti piace?»
Roderich non rispose subito, si morse il labbro e vagò con le pupille per la stanza, incerto. «Forse un po’... non è troppo male, diciamo così.»
Avvertì il materasso abbassarsi e notò che il tedesco si era seduto accanto a lui; pareva curiosamente di buonumore.
Germania mise una cuffietta all’orecchio destro e gli porse l’altra: «Ascolta questa.»
Rise appena quando quello sobbalzò per il volume alto, beccandosi solo un’occhiata lievemente infastidita – per quella volta, Austria preferì non reagire. Ascoltò guardando negli occhi il più giovane, che lo fissava con sguardo che avrebbe osato definire speranzoso.
«Bella, no?»
«È carina... non la adoro, ma non è male.»
A Ludwig bastò. Si diede dello stupido per non avergli mai fatto sentire alcuni dei propri gruppi musicali preferiti – forse, un giorno, l’avrebbe persino convinto ad accompagnarlo a un loro concerto.










Angolino satanico carino e coccoloso
E meno male che non sta con Finlandia che organizza direttamente i concerti Death Metal in cantina.
Meno male che questa era già pronta, chissà quando riuscirò a scrivere il resto... e domani comincia anche la scuola, sigh pt.2 *My heart will go on suonata male con il flauto in sottofondo* 
Rammstein, perché Ludwig dietro quel muso serio nasconde un animo metallaro e perché la moglie mi condiziona (?) e perché, dai, nessuno voleva vedere l'ennesima fanfiction con Roderich che si gasa suonando Chopin - non è vero, tutti amano Austria che si gasa suonando il pianoforte.

 
   
 
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