Questa volta mi uccide e con tutte le
ragioni di questo mondo.
Shikamaru era appena arrivato davanti la porta d’ingresso, stringendo in
una mano la valigia da lavoro e nell’altra un mazzo di fiori.
Come ho potuto dimenticarmi del nostro
anniversario?
Poggiò la valigia sullo zerbino, aprì la porta ed entrò dentro qualche
istante dopo. Le luci erano spente, segno che Temari non era ancora rientrata
dal lavoro. Chiuse la porta alle sue spalle, posò la valigia sul divano e mise
i fiori dentro un vaso, correndo subito in cucina.
Cosa posso preparare?
Aprì il frigo e non trovò nulla di commestibile, ricordandosi che toccava a
lui fare la spesa e che, puntualmente, si era dimenticato.
“E adesso?”
Si portò una mano fra i capelli, pensando a cosa potesse cucinare, se
avesse il tempo di ordinare qualcosa, ma proprio in quel momento il rumore di
una chiave inserita nella toppa della serratura lo riportò alla realtà,
facendolo sudare freddo. Qualche istante dopo Temari era davanti a lui. Lo degnò
solo di uno sguardo di sufficienza, chiudendo la porta e poggiando la sua borsa
accanto alla valigia del fidanzato. Andò anche lei in cucina e prese una
bottiglia d’acqua.
“Tem…”
Temari si voltò verso di lui, notando i fiori sul tavolo.
“E questi?”
“Mi dispiace per essermi dimenticato del nostro anniversario. Non era mia
intenzione, lo sai.”
“Ma te lo sei dimenticato.”
“Come posso farmi perdonare per la mia dimenticanza?”
Sudò freddo. Dirle quella frase era come servirsi su un piatto d’argento e
farsi fare di tutto. Temari lo avrebbe anche potuto uccidere.
“Portami a mangiare ravioli.”
La vide avvicinarsi verso di lui e quando fu a pochi centimetri da lui si
sentì tirato in basso. Temari lo aveva tirato dalla cravatta verso di sé.
“Non farlo mai più. Non ci sarà una seconda possibilità.”
Qualcuno in alto deve volermi bene.
Si avvicinò e la baciò. No, non avrebbe commesso di nuovo lo stesso errore.