Non credi nel vero amore finché non ti capita.

Ogni anno che Gatto aveva vissuto pensava di averne vissuti cento.

Si credeva praticamente immortale,viveva la vita ogni giorno al massimo delle sue possibilità.

Ogni giorno era un’avventura emozionante,da lasciarlo senza fiato ogni volta che si stava per addormentare la sera,intervellato da piccole fiamme d’amore,sfuggenti,intense ma estremamente brevi.

Gatto aveva imparato a capire che quelle bellissime signore che tanto lo adoravano,e che sembravano ogni volta ognuna la più bella dell’universo,non erano in realtà che allucinazioni passeggere.Credeva di essere innamorato,ma non lo era,e l’aveva imparato.

Nella testa si diceva che nessuna,donna o gatta,sarebbe mai stato meravigliosa da tenerlo fermo,da tenere fermo il suo cuore,da non farsi dimenticare in pochi giorni.

Il vero amore non esisteva.Non esisteva fino a Kitty.

Kitty era bellissima.

Certamente.

Un volto anonimo nel paesaggio delle sue precedenti conquiste,adornato però da non poco importanti abilità nel ballo,nella lotta,nella spada.Nella rapina.

Una gatta come lei che,non aveva opposto più resistenza di qualunque altra gatta cocciuta in questo mondo,alle sue avances.Ci aveva impiegato relativamente poco a conquistarla.

Non si era fatta troppo,troppo desiderare.

Non c’era un perché.

Certo,era particolare,ma molti avrebbero condiviso col fatto che,apparte spettacolari talenti ed abilità ammirevoli,Kitty Zampe di Velluto non induceva nessuno a restare con lei per sempre.

Ed anzi,meno ti stava attorno,meglio era,forse.

Molti,forse tutti,tranne Gatto.

Gatto forse aveva sospettato di nuovo,dopo molto tempo,mentre ballava con lei su delle uova d’oro,fremente di una strana nuova passione,che forse Kitty poteva essere quella che non avrebbe mai creduto di incontrare.

E ci aveva provato,a dimenticarla.

Non era bastato un giorno.

Nemmeno due.

Dopo un mese,ancora lei nei pensieri.E un anno ancora passò.

Gatto scappò dal bosco della palude proprio la notte del loro anniversario di addio.

Non se lo ricordava,ma qualcosa lo aveva spinto a correrle incontro proprio in quel momento della loro vita.Quel qualcosa era una lettera di lei.

Sì,anche lei,stava correndo incontro a lui.

Aveva preso una nave,l’aveva presa clandestinamente dopo aver cercato informazioni su dove fosse,dopo aver saputo che ormai aveva una posizione fissa,da diverso tempo.

Più tempo del solito.

Non le aveva risposto,lei era partita e basta.

Gatto si era ripromesso di non tornare da lei.Non sarebbe mai caduto tra gli artigli di nessuna,per più della regolare notte di rito.

Ma quando,correndo,si era ritrovato in quel porto,vicino tutto sommato alla palude,di per sé molto isolata,all’alba,si era ricordato che Kitty non aveva artigli,ma solo morbide zampe di velluto.