CAPITOLO
1:
Amore a Prima Vista
Takuto
Bashin, trentenne e padre di famiglia, voleva
strapparsi i capelli. O mettersi a piangere. O magari tutte e due le
cose
assieme.
La
ferita nel suo orgoglio era già bella profonda. Piangere
o no non avrebbe fatto poi tutta quella differenza. Lentamente,
spostò le mani
da davanti agli occhi e cercò di farsi forza. Magari, se lo
sperava con
abbastanza intensità, i kami
gli
avrebbero dato una mano.
Il
salotto era ridotto a un campo di battaglia. I giocattoli
erano tutti sparsi a destra e a manca, macchiati di cioccolato,
lanciati fuori
dal box e poi dimenticati. L’orribile
vaso, regalo di matrimonio di una qualche zia di Akane, era riverso a
terra,
un’incrinatura che lo attraversava in tutta la sua lunghezza.
L’acqua era già
stata tutta assorbita dal tappeto, una macchia scura cosparsa da fiori
ormai
afflosciati.
E
lui.
L’inarrestabile
piccolo terremoto che aveva provocato tutto
quello. Si voltò a guardarlo rassegnato e il bimbo nel
vederlo agitò le mani sporche
di cioccolato e sorrise, i numerosi dentini bianchi che decoravano da
pochi
mesi la sua bocca. L’ultima vittima, un pupazzetto comprato
pochi giorni prima,
sfuggì dalla sua presa e compì un breve e
patetico arco fino alla pozza
d’acqua.
“PA-PA!”
E,
suo malgrado, Takuto si trovò a sorridere e
allungò una
mano a scompigliare il ciuffo rosso del suo Dan. Anche lì
c’era qualche traccia
del cioccolato della torta fatta da Akane, come sulla sua faccia.
Si
era voltato per due minuti, non poteva essere stato di
più. Aveva messo Dan nel box, anche se erano mesi ormai che
non lo utilizzava
più. Si era beatamente illuso che avrebbe contenuto il
bimbo, almeno finché lui
andava a ritirare il pacco alla porta.
Ora
capiva il sorrisetto divertito che la sua mogliettina
gli aveva rifilato mentre
usciva. La perfida lo sapeva,
doveva
aver taciuto per burlarlo quando lui si era vantato che tutto sarebbe
andato a
gonfie vele. Per una volta che era libero
dal lavoro, poteva pur passare da solo qualche ora con il suo ometto!
Tornato
indietro, di Dan non c’era traccia. L’aveva cercato
dappertutto. Aveva immaginato il peggio: che si fosse nascosto, che
fosse
uscito senza che lui se ne accorgesse, che lo avessero rapito!
In
cucina aveva trovato la torta di Akane con le impronte di
due manine. Sollevato, aveva seguito le briciole di cioccolato, ma il
salotto
era ormai un campo di battaglia.
E
lui non aveva neanche due anni.
Quante
risate si sarebbe fatta alle sue spalle. Se non lo
sotterrava vivo prima…
Un
tonfo lo riportò alla realtà e con orrore si
accorse che
Dan stava cercando di raggiungere uno dei suoi pupazzi, non si sapeva
come,
finito tra le cornici posate sul tavolino accanto alla libreria.
Con
scatto da centometrista, Takuto balzò dal divano,
raggiunse il bimbo e lo afferrò per i fianchi. Lo
sollevò provocandogli una
risatina e lo portò con sé sul divano.
“Giù!”,
esclamò Dan cominciando a divincolarsi dopo solo
pochi secondi.
Takuto
alzò gli occhi verso l’alto, in muta preghiera:
come
faceva Akane ogni giorno?
E
fu in quel momento che il suo sguardo cadde su qualcosa
posato su una delle mensole della libreria. La sua salvezza, i loro deck.
Lasciò
andare il bimbo, che contento zampettò verso il
giocattolo più vicino, e andò ad afferrare i due
mazzi. Poi, fece una rapida deviazione
per andare a prendere delle salviette e tornò al divano.
Riprese
Dan, che si imbronciò e urlò a pieni polmoni GIÙ,
e lo fece sedere accanto a sé. Ignorando le sue proteste,
gli pulì le mani e al
meglio la faccia.
“Guarda
cosa ho qui Dan”, esclamò allegramente Takuto
porgendogli i due mazzi di carte.
Il
bimbo, forse incuriosito o forse semplicemente arrabbiato
con il papà, rimase muto a fissare le carte. Poi,
lentamente, la curiosità ebbe
la meglio e Dan prese quanto offertogli.
In
un attimo, le carte furono sparpagliate su tutto il
divano e qualcuna cadde anche per terra. Takuto incrociò le
dita e fissò il
figlio, quasi sicuro che la sua idea geniale si sarebbe rivelata un
fiasco.
Ma
non successe.
Dan,
quasi ipnotizzato, continuava ad afferrare e riposare
le carte, le guardava e le rimescolava. Dopo una decina di minuti,
Takuto corse
il rischio di alzarsi. Il bimbo lo ignorò bellamente.
Lanciandogli
continue occhiate, l’uomo usò le successive due
ore per rimettere a posto il disordine, pulire le macchie di
cioccolato,
risistemare il vaso con la crepa verso il muro. Occhio
non vede, cuore non duole. Che poi, ancora si chiedeva, che
cosa ci trovava in quell’orrendo vaso sua moglie?
Dan
non si era mosso neanche una volta. Quando Takuto tornò
accanto a lui, Dan si limitò a rivolgerli un enorme sorriso
per poi tornare
veloce a guardare le carte.
“Allora,
Dan quali ti piacciono di più? I brutti
rettili di mamma”, chiese
afferrando un Ankillersauro
e facendo in
modo che Dan gli prestasse attenzione, “o i tostissimi
soldatini di papà?”,
concluse mostrandogli sorridente un Automa di
Pietra e mettendo subito da parte la carta rossa.
“Guarda
che belli che sono”, aggiunse raccogliendo una
manciata delle carte del suo mazzo.
Dan
lo guardò, inclinando la testa. Poi sorrise e
afferrò
una carta cominciando a ridere e a sventolarla. Takuto
sussultò, un’espressione
inorridita e tradita sul volto.
“INOSAUUO!”,
gridò con entusiasmo afferrando una seconda
carta rossa.
Takuto
provò ancora una volta a mettergli sotto gli occhi le
sue carte. “Sicuro che i soldatini non ti piacciano di
più? Sono belli!”
Dan
si imbronciò e spinse via le carte.
“INOSAUUO!”
“Sono
a casa!”
Takuto
sbuffò e si lasciò andare contro lo schienale:
decisamente quella non era la sua giornata fortunata.
Akane
entrò nel salotto e sorrise nel vedere il figlio. Dan
la vide a sua volta e sorrise agitando le braccia.
“MA-MA!
SU!”
La
donna non si fece pregare e lo prese in braccio
schioccandogli un bacio sulla guanciotta.
“Amore
della mamma, hai fatto il bravo con il papà?”,
chiese
guardando di sottecchi il marito che in tutta risposta la
fulminò con lo
sguardo. Dan, ignaro, annuì vigorosamente.
“E
cosa abbiamo qui?”
Takuto
nascose gli occhi dietro alle mani. “INOSAUUO!”,
replicò gioiosamente Dan.
Akane
ghignò voltandosi verso il marito. “Ma
davvero?”
“Non
infierire”, borbottò l’uomo.
“Per favore.”
Lei,
in tutta risposta, scoppiò a ridere e iniziò a
solleticare il bimbo. “Andiamo a fare il bagno,
piccolino?”
Dan
annuì e strinse le braccine attorno al collo della mamma.
La donna si abbassò a posare un bacio sulle labbra del
marito.
Quando
uscì dalla porta del salotto, Takuto sospirò
rassegnato
e si rilassò sul divano. Si era fatto prendere in giro dal
figlio di due anni,
Akane non gli avrebbe mai fatto dimenticare che Dan preferiva gli Inosauui, ma almeno non sarebbe mai
venuta a sapere del…
“E
del regalo di mia zia parliamo più tardi, tesoro!”
Takuto
sgranò gli occhi e sobbalzò. Come
aveva fatto ad accorgersene???
SPAZIO AUTRICE:
Buoonasera a tutti! (O
buongiorno!) Questo è l’inizio di una piccola idea
che mi era venuta già tempo
fa e che finalmente ho trovato il tempo di scrivere. Qualcuno di voi
forse oggi
avrà ricominciato la scuola, quindi mi auguro che questa
breve fic vi abbia
tirato su di morale! :D
Che ne pensate di come Dan ha scoperto le carte rosse? Fatemi sapere le
vostre
opinioni, mi raccomando! Io so sicuro che ridevo anche mentre
scrivevo…
Non so quando
aggiornerò questa
storia (dipenderà dall’ispirazione), ma entro i
prossimi giorni dovrei inserire
il nuovo capitolo de Il Salvataggio di
Magisa. Se ancora non l’avete letto, correte a
mettervi in pari e leggete
il primo capitolo! E se non l’avete ancora fatto, andate a
leggere anche l’ultimo
capitolo di Battle Spirits Moments.
Detto questo, vi saluto e vi
do
appuntamento alla prossima volta.
HikariMoon
P.S. i kami sono le divinità/entità spirituali/spiriti naturali alla base dello Shintoismo.