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Autore: FalbaLove    12/09/2017    1 recensioni
“ –Jack- la voce leggermente stanca e roca della piccola bionda fece sollevare lo sguardo al capitano,che seduto vicino a lei nella sala di controllo del Tardis,iniziò a fissarla incuriosito. Intanto il Dottore stava armeggiando felice come un bambino con i comandi del Tardis. Non riusciva benissimo a captare le sue parole:aveva solo sentito vecchia Roma e uccisione di Cesare.
-Vuoi sentire una storia?-aveva continuato la ragazza con un sorriso a trentadue denti:lui a quella sua domanda aveva alzato un sopracciglio per poi afferrarle la mano con delicatezza.
-Sono sempre pronto per le storie- aveva replicato lui e lei,a quella sua risposta,aveva sorriso divertita.
-Sai a me piace considerarla una favola …-”
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 9, Jack Harkness, Rose Tyler
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Jack Harkness non si era mai considerato un pensatore: nella sua vita c’erano stati pochi momenti per pensare e tanti,troppi per agire seguendo il proprio istinto. Ed era proprio questo che aveva appagato per così tanto tempo la sua vita: l’eccitazione davanti ad una scelta che ti provoca un formicolio proprio lì,dietro  il collo. Eppure da quando aveva incontrato anni prima,oramai aveva perso il conto di quanti fossero, quello strano alieno, dalle buffe ed enormi orecchie e una cabina blu al seguito, aveva iniziato a riflettere come mai aveva fatto in tutta la sua vita. I suoi pensieri molto spesso si focalizzavano su un’enorme domanda alla quale neanche l’uomo più sapiente del mondo sarebbe riuscito a rispondere: cos’è il destino?
Una volta, mentre discuteva con un tipo conosciuto intorno al XVI  secolo dal naso importante e i capelli improponibili, questo gli aveva risposto una frase assurda:

 

La fortuna è come un fiume in piena che, straripando travolge tutto, senza che l’uomo possa far nulla per arrestarlo. Ma il suo impeto è meno rovinoso, per l’uomo, se questi provvede in tempo a costruire argini che permettano di disciplinare o ostacolare la piena. Nella vita, come nell’agire politico, siamo condizionati dalla situazione degli eventi, ma possiamo prevederli e, in qualche misura, controllarli e dominarli."*
 

Onestamente non si ricordava più neanche chi fosse quello strambo tipo,ma quel suo discorso aveva reso ancora più insistente quella domanda assillante. E così, senza neanche accorgersene, aveva iniziato a trascorrere secondi,minuti e addirittura ore a pensare fino a quando,il suo bel cervello,non iniziava a  fargli male.
Alla fine dopo tanti anni, pezzi di nulla in confronto all’eternità che lo aspettava, era giunto ad una conclusione; ovviamente non ne era completamente soddisfatto,ma pensare che lui,Jack Harkness avesse fatto un pensiero così complicato lo terrorizzava. Qualsiasi essere dell’intero universo è solo un giocatore che muove le pedine sulla scacchiera decidendo così le proprie azioni.  Ovviamente prima dell’incontro con il Dottore e Rose lui aveva condotto la sua esistenza muovendo le pedine senza logica,come una persona che non sa giocare a scacchi, facendo così capitare le cose a caso. Ma se uno conosce le regole, e muove le pedine seguendo una tattica,succede quello che vuole che succeda:questa,ovviamente era la sua filosofia di vita,oramai. Eppure,c’era ancora un eppure, vi era ancora una cosa che non riusciva a spiegarsi:l’incontro con il Dottore  e Rose,le fantastiche avventure vissute assieme,la sua quasi morte erano mosse impreviste che avevano stravolto la sua vita,ma con quale fine? Lui sapeva benissimo di essere,come amava definirlo il suo amico, un punto fisso nel tempo,ma perché? Quale scopo aveva? Che anche lui fosse,nel suo piccolo, una pedina? Ma nella vita di chi allora? Aveva provato ad esporre questi suoi dubbi ai pensatori e ai filosofi più geniali del mondo terrestre,ma con scarsi risultati. Oramai era destino a vivere tra i dubbi una vita infinita.
Mentre questi dubbi gli attanagliavano la sua testa Jack sentì i suoi capelli bagnarsi:alzò il capo sorpreso notando che un improvviso temporale stava sorvolando la grigia Londra. Maledì ogni singola nuvola prima di correre,come tutti i londinesi, sotto qualche riparo.  Ed eccolo lì,il grande Jack Harkness,viaggiatore del tempo proveniente dal cinquantunesimo secolo da Boeshane Penisula, l’unico essere umano di sesso maschile ad aver mai baciato il Dottore(e così gli piaceva pensare) che si riparava,malamente, sotto un balcone dall’inutile pioggia che attanagliava la capitale inglese quasi ogni giorno. Sbuffò capendo che oramai era più bagnato che asciutto e si maledisse per il suo continuo avere la testa tra le nuvole.  Ad un certo punto si girò,catturato da uno strano tamburellare che proveniva dalle sue spalle:sorrise imbarazzato osservando un enorme bestione che,dall’altra parte del vetro, all’asciutto e al coperto,gli faceva cenno di non appoggiarsi. Sbuffò nuovamente,ma questa volta non udì il rumore causa la troppa violenza con cui cadevano le goccioline sul’asfalto. Solo in quel momento,alzando lo sguardo verso il cielo per capire se ci fosse uno spiraglio d luce, si accorse che la vetrina a cui si stava appoggiando apparteneva ad un negozio di abbigliamento,Henrik. Guardò di sfuggita l’orologio che segnava quasi le 4:si sistemò i capelli come meglio poteva per poi rallegrarsi notando che la violenza delle goccioline di pioggia si stava sempre più attenuando. Si morse il labbro e si preparò mentalmente a ripercorrere la strada del ritorno verso casa:girò l’angolo andando a sbattere contro qualcosa o meglio qualcuno. La botta non fu estremamente dolorosa,ma,causa anche il pavimento scivoloso, il capitano dopo poco si ritrovò con il sedere completamente zuppo.
-Oddio scusi, non l’avevo vista!-si scusò la voce femminile osservando il povero capitano,che dolorante,cercava di capire cosa fosse successo in quei pochi secondi. Lui per tutta risposta si massaggiò la testa.
-Tranquilla non è successo niente di grave-mormorò ancora intontito accettando l’aiuto della ragazza. I suoi occhi intanto erano rimasti a fissare con una certa insistenza le strane scarpe della sconosciuta:nonostante fosse pieno autunno e Londra fosse attanagliata da giorni da una pioggia insistente la sconosciuta aveva ai piedi delle scarpe di tela con sopra raffigurata la bandiera inglese. Sorrise divertito pensando da quanto non vedesse più una persona,o precisamente una ragazza, che indossava vestiti raffiguranti la bandiera di Londra.
-Spero di non averle fatto del male signore,ma ero con la testa tra le nuvole-mormorò quella di risposta con la voce leggermente tremante:il capitano alzò un sopracciglio … Signore?
-Perdonerei di tutto a una ragazza carina come  t…- ma la frase,una volta alzato lo sguardo,gli morì in gola:davanti a lui,fissandolo con leggero imbarazzo,c’erano due grandi occhi marroni,due occhi che ogni notte facevano visita nei sogni del capitano. Lui impallidì di fronte a lei e questo fece sentire Rose leggermente in imbarazzo.
-Si sente per caso male?- sospirò preoccupata mordendosi il labbro:sembrava che quello strano signore,che non negava essere molto affascinante,avesse appena visto un fantasma. Lui provò a boccheggiare qualcosa ancora turbato prima di portarsi una mano sul viso.
-Sto bene grazie-tagliò corto con tono freddo. Rose,oramai completamente a disagio, si lisciò come meglio poteva i capelli zuppi.
-Allora se sta bene io andrei … Arrivederci- mormorò quasi più a se stessa che allo sconosciuto prima di girarsi e di rincamminarsi. Jack rimase così, fermo e immobile,bianco in volto a fissare quella che sarebbe stata in futuro la ragazza che avrebbe cambiato completamente la sua vita  resuscitandolo. Sapeva perfettamente dove abitava la ragazza;in tutti quegli anni aveva più volte desiderato di rincontrarla,di riabbracciarla. Ma il Dottore era stato chiaro:per non sconvolgere il tempo e creare scissioni temporali all’interno della linea del tempo di Rose lui non si sarebbe mai dovuto avvicinare a lei. Ma eccola lì,la piccola e fantastica Rose Tyler che gli camminava a neanche un metro di distanza:e se ne stava andando. Provò ad aprire la bocca,per fermarla,ma in quel momento niente gli sembrava sensato da dire:ad un certo punto notò un foglio a terra,leggermente bagnato.
-Ehi- urlò a pieni polmoni dopo averlo raccolto. La bionda,all’udire quel richiamo si fermò uscendo dai propri pensieri, si voltò notando l’affascinante sconosciuto correrle dietro:alzò un sopracciglio non capendo cosa stesse dicendo.
-Questo deve essere tuo- disse lui allungandole il foglio mentre il fiatone prendeva il soppravvento sulla sua respirazione. Lei sorrise debolmente prima di afferrarlo. Stava per buttarlo nel cestino più vicino,ma una mano fermò la sua
-Perché la stai buttando? La proposta di lavoro intendo-domandò lui curioso .Lei sbatté gi occhi velocemente sorpresa da quella domanda
-I-io ho sbagliato a compilarla-balbettò lei:lui a quella sua risposta rise di gusto sotto lo sguardo scettico della bionda.
-Hai sbagliato a compilare un intero foglio?- lei,rendendosi conto della stupida scusa trovata,si mise a ridere insieme a lui.
-Allora qual è al verità?-domandò curioso.  Rose rimase stupita di fronte  alla sfacciataggine di quel tipo:avrebbe potuto benissimo buttare il foglio ed andarsene eppure qualcosa la bloccava.
-Volevo fare richiesta di lavoro per quel negozio-disse indicando la vetrina dove poco prima il capitano si era appoggiato
-Ma solo ora mi sono accorta di quanto fosse stupida questa mia idea- concluse quella frase piegando dolcemente il capo e Jack,a quel gesto così famigliare, non riuscì a non sorridere. Avrebbe voluto abbracciarla,ma le parole del Dottore gli risuonavano ancora in testa e temeva qualsiasi contatto con lei.
-Perché dici ciò?-disse di getto senza pensarci:lei lo guardò stupita.
-Beh non ho neanche un diploma,diciannove anni appena compiuti e neanche un’esperienza lavorativa alle spalle … chi mai mi prenderebbe?-disse tutto d’un getto con tono amaro ed amareggiato.
-Scusa non volevo annoiarti con i miei problemi,arrivederci- provò a girarsi ma, nuovamente, una mano calda e forte si incastrò perfettamente con la sua:lei, a quel gesto così intimo ed inaspettato,girò di scatto la testa per fissare nuovamente quello strano sconosciuto che la guardava con un sorriso stampato sul volto ,cosa che intenerì molto Rose facendola colorare di un rosso vivo.
 Intanto mille pensieri occupavano la mente del capitano:una storia,la più magica di tutte,stava recuperando nitidezza nella sua mente. La favola,così gli piaceva chiamarla, aveva come protagonisti un alieno completamente strambo,ma dal fascino estremo ed una ragazza timida,ma dal cuore enorme. Quella storia riguardava il primo incontro tra i due:avvenuto in una situazione assurda,ma in un luogo comune. L’incontro che avrebbe cambiato per sempre le loro vite. Gliela aveva raccontata Rose quando viaggiava ancora con loro.
“-Jack-la voce leggermente stanca e roca della piccola bionda fece sollevare lo sguardo al capitano,che seduto vicino a lei nella sala di controllo del Tardis,iniziò a fissarla incuriosito. Intanto il Dottore stava armeggiando felice come un bambino con i comandi del Tardis. Non riusciva benissimo a captare le sue parole:aveva solo sentito vecchia Roma e uccisione di Cesare.
-Vuoi sentire una storia?-aveva continuato la ragazza con un sorriso a trentadue denti:lui a quella sua domanda aveva alzato un sopracciglio per poi afferrarle la mano con delicatezza.
Sono sempre pronto per le storie- aveva replicato lui e lei,a quella sua risposta,aveva sorriso divertita.
-Sai a me mi piace considerarla una favola …-”
Bene ora una strana energia stava scorrendo per le vene dell’uomo,un’energia mai provata prima,l’energia di chi finalmente aveva capito.
-Secondo me sbagli,insomma una ragazza bella come te non può farsi tutti questi dubbi-disse accarezzando dolcemente la sua guancia:Rose arrossì all’istante di fronte a quel gesto così confidenziale.
-Dici?-mormorò poco convinta.
-Saresti una perfetta commessa Rose Tyler e sono sicuro che questo lavoro ti porterà fantastiche avventure-concluse lui regalandole un dolce bacio a fior di labbra:e Rose rimase così,imbambolata di fronte a quel gesto così inusuale per i suoi diciannove anni,a  fissare quello strano sconosciuto che fischiettando e con le mani in tasca si allontanava incurante della pioggia. Si morse nervosamente il labbro prima di camminare,con passo sicuro, verso l’enorme negozio che possedeva sopra la grande entrata un’insegna verde e luminosa su cui vi era scritto “Henrik”: e non si fermò neanche per un secondo a domandarsi come quello strano tipo conoscesse il suo nome.

 

 

 

Passarono un paio di mesi dall’ultimo incontro avuto con Rose e Jack,come ogni tardo pomeriggio,fissava con nostalgia la bella ragazza bionda che sistemava i capi di abbigliamenti nel luogo in cui era stata assunta:Jack osservò sorridente Rose che cantava contenta. Eppure  sapeva che il suo compito non era ancora finito o,almeno, sapeva che gli rimaneva ancora un’ultima cosa da fare prima che la sua favola si realizzasse.  Fissò l’orologio nuovamente:per tutti i londinesi quella era una giornata come le altre. Grigia al punto giusto e con il tasso di umidità forse leggermente più basso del solito:eppure Jack era certo,ne era sicuro, che quello non fosse un giorno come tutti gli altri,quello era QUEL giorno. Si sistemò come meglio poteva la cravatta che stranamente quella mattina aveva indossato mentre il sole stava facendo scomparendo sempre di più dietro ai grandi edifici inglesi. La lancetta dei secondi si muoveva velocemente mentre anche l’ultima cliente usciva dal famoso negozio Henrik,oramai in fase di chiusura. Sospirò tirando fuori dal suo sacchetto un enorme capello che avrebbe dovuto calare sul sui fantastici capelli tra qualche minuto:osservò nuovamente il suo riflesso che appariva sulla vetrina del negozio accanto prima di sorridere soddisfatto. Doveva ammettere che la divisa con su scritto il logo del negozio gli donava alquanto. Improvvisamente il suo sguardo fu rapito da un certo trambusto proveniente dall’interno del negozio di vestiti:Rose,con altre colleghe,si stavano vestendo chiacchierando allegramente.  Ed eccola lì,l’eccitazione che gli stava provando un formicolio dietro al collo:doveva ammettere che gli era mancata. Si avvicinò davanti all’entrata del negozio dove le luci  si stavano spegnendo e nessun sembrò notarlo grazie anche al suo abbigliamento:si inumidì le labbra mentre la sua mano scendeva,veloce,all’interno dell’enorme tasca del suo giaccone. Afferrò con forza il sacchetto pieno di monete e se lo portò all’altezza del fianco. Senza neanche accorgersene notò le commesse passargli accanto salutandolo con un gesto:lui sorriso soddisfatto. Ad un certo punto dei capelli biondi come il grano gli passarono affianco e lì sentì le mani sudare.
-E queste?-mormorò con voce calda,ma piena di agitazione. La bionda lo udì e si girò leggermente stupita a fissarlo. Rose fissò con una certa attenzione il nuovo dipendente, non l’aveva mai visto prima, che le porgeva un sacchetto pieno di soldi … Sbuffò prima di afferrarlo con un sorriso tirato. Jack osservò la ragazza allontanarsi e uno strano sorriso ebete gli comparì sul viso: non avrebbe mai immaginato che lui,Il grande e bellissimo capitano Jack Harkness avrebbe dato vita all’era migliore di sempre,l’era del Dottore e della sua compagna Rose. Una lacrima gli scivolò giù veloce per la guancia mentre richiudeva dietro di sé la porta del negozio:il suo capello fu spazzato via dalla testa causa un’esplosione che provenì dalle sua spalle,ma lui sembrò non badarci. Per lui oramai la favola si era già conclusa,ma per loro quello era solo l’inizio:l’inizio dei momenti più belli per la vita di entrambi e lui ne era certo di ciò. Si asciugò la lacrima dagli zigomi perfetti prima di iniziare a ridere da solo:sperava almeno di essere la pedina più bella all’interno della scacchiera del Dottore.

 

 

Il Mio angolo
One shot senza pretese,scritta di getto riguardando il primo episodio. 
Spero che questo ruolo dato a Jack vi sia piaciuto e niente,lasciatemi una recensione se questa stramba storia vi è piaciuta.
Un bacio
* si riferisce a una frase di Macchiavelli

 

   
 
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