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Autore: elsa_the_snow_queen_    12/09/2017    1 recensioni
Dal testo:
"Per tutte le vere amicizie accade così: le altre persone possono vedere solo una parte di noi stessi, per quanto grande essa sia, ed essere liberi di andarci d’accordo o meno; esisterà sempre quella persona che invece ci conosce in ogni nostra sfaccettatura e nonostante ciò è rimasta."
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clarissa, Izzy Lightwood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Al mio sole-e-stelle.
 Sei alta, egocentrica e i tuoi capelli si stanno scolorendo, ma resti la mia Clary.
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Un odore strano fece capolino nella stanza di Clary Fray: era un misto di verdure bollite, spezie e bruciato, e non prometteva nulla di buono.
Lasciò la vecchia copia del Codice che stava consultando sul proprio letto e si avviò verso la cucina, realizzando a metà strada che l’unica persona rimasta all’Istituto quella sera era Isabelle Lightwood.
Di colpo, i timori di Clary si concretizzarono: Iz aveva, senza alcuna ombra di dubbio, preparato la sua famigerata zuppa.
L’odore era diventato più forte davanti alla porta chiusa della cucina; Clary arricciò il naso ed entrò.
Isabelle sentì la porta che si apriva, alzò lo sguardo e le sorrise, per poi rivolgere nuovamente l’attenzione alla pietanza che cuoceva sul fornello. Indossava un grembiule a scacchi bianchi e rossi cosparso di macchie sopra la giacca della tenuta, una gonna plissettata e un paio di tacchi a spillo, ma aveva il suo solito cipiglio autoritario.
«Cosa stai cucinando?» le domandò Clary.
«Zuppa!». La sua voce sprizzava soddisfazione. «Ed è anche venuta bene!».
“Me lo auguro” pensò Clarissa, mentre diceva: «Non c’è dubbio!».
«Il profumo ti convince?» volle sapere Iz.
«È… particolare» le assicurò lei, mantenendosi sul vago.
«In senso buono?».
I grandi occhi scuri di Isabelle, colmi di aspettativa, fecero esitare Clary un attimo di troppo.
«Forse il sapore è migliore!» si affrettò a dire.
Iz le piazzò davanti il mestolo: «Assaggia».
Clary ebbe un lampo di genio e lo scostò con gentilezza.
«Non mi avevi promesso che ci saremmo allenate?».
Furono le parole magiche: Isabelle rimise il mestolo nel pentolone, appese il grembiule alla maniglia della porta e si precipitò in palestra senza neppure aspettarla.
Clary alzò gli occhi al cielo, sollevata, e le andò dietro.
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«Forza, riprovaci.»
Izzy torreggiava su di lei e le tendeva la mano destra con un sorriso appena accennato, la stessa mano che grazie a un deciso colpo di frusta l’aveva mandata al tappeto.
L’impatto bruciava, ma gli iratze applicati in previsione del combattimento stavano già facendo effetto: Clary non sentiva quasi nulla.
Si lasciò tirare su e rinfoderò Eosforos, la spada angelica istoriata di stelle che era appartenuta ai Morgenstern. Nonostante i brutti ricordi quella era l’arma con cui si sentiva più a suo agio.
«Cosa ho sbagliato?» chiese.
«Mi hai aperto un varco nella tua difesa». Isabelle ridacchiò. «Per la settima volta».
Clary si sistemò dietro l’orecchio una ciocca di capelli – di un rosso sempre più brillante, notò con orgoglio – che era sfuggita al suo chignon. Poi, dopo aver valutato con attenzione le proprie alternative, le fece la linguaccia.
L’altra le rivolse uno sguardo divertito.
«Prenditi la tua rivincita, Fray.»
La ragazza in un attimo aveva snudato la spada e si era avventata sull’amica, gli occhi verdi accesi dalla determinazione.
Iz per un istante restò a guardare, sorpresa, ma poi il suo istinto da guerriera prevalse: indietreggiò, schivando il fendente e parando il successivo con una rapidità impressionante. La frusta calò schioccando, simile a un fulmineo e letale serpente d’argento. 
Adamas ed elettro cozzarono, si allontanarono, tornarono a scontrarsi.
Clary brandiva Eosforos con entrambe le mani, pur non avendone bisogno, per raddoppiare la potenza e la sicurezza del colpo, e non smetteva di affondare la lama a vuoto, sempre più vicina all’avversaria, con l’obiettivo di toglierle lo spazio necessario a contrattaccare.
Questa tecnica funzionò: dopo pochi, frenetici secondi, Isabelle si ritrovò con le spalle al muro, sentendosi pungere alla base della gola. Alzò le mani in segno di resa.
«Sette a uno!» esclamò Clary.
«I miei complimenti». Il tono di Izzy era sincero.
Era stata battuta, ma ciò significava che Clary era davvero migliorata, e in misura non indifferente. Non poté che esserne orgogliosa.
Clarissa era l’ultima arrivata nella piccola famiglia dell’Istituto di New York, ma da molto tempo Izzy non riusciva più a immaginare la propria vita senza di lei. Non ricordava neppure che cosa facesse tutto il giorno prima di incontrare per caso quella ragazza minuta e caparbia insieme alla quale era diventata un’eroina.
Pochi però sapevano che, al di là della dose extra di sangue angelico che le conferiva un innato talento con le rune e la possibilità di crearne di nuove, c’era una giovane donna solare e sensibile, con il pallino dell’arte e la propensione ad aiutare gli altri. Era la Clary che Iz amava di più.
Allo stesso modo, dietro la parvenza di guerriera rubacuori, Isabelle Lightwood celava uno spirito gentile, caldo e rassicurante come una fiamma nascente, talvolta addirittura timido; Clary lo conosceva e lo adorava.
Per tutte le vere amicizie accade così: le altre persone possono vedere solo una parte di noi stessi, per quanto grande essa sia, ed essere liberi di andarci d’accordo o meno; esisterà sempre quella persona che invece ci conosce in ogni nostra sfaccettatura e nonostante ciò è rimasta.
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L’odore di bruciato s’inerpicò giù per le scale fino alla palestra, sempre più insistente. Isabelle rivolse alla porta semiaperta uno sguardo carico di apprensione.
«Sei sicura di aver spento il fornello?» l’apostrofò Clary mentre faceva dei passi indietro e la lasciava libera.
«Abbastanza» mugugnò Izzy.
Passò un secondo prima che entrambe iniziassero a correre.
«Devo essermelo dimenticato!»
«Perché non hai controllato!?»
«Perché avrei dovuto controllare!?»
«Per evitare un incendio doloso, magari?»
«È una pentola di zuppa!»
«Su un fornello acceso!»
«Non pensavo fosse acceso!»
«Invece lo è!»
«Mi auguro almeno che la zuppa sia salva…»
Clary evitò di ribattere che lei non ci sperava per niente e irruppe nella cucina. Pur essendo di almeno venti centimetri più alta, Isabelle si nascose dietro di lei osservando guardinga il pentolone, il cui contenuto ribolliva gorgogliando. Il coperchio era leggermente fuori posto e da quella fessura saliva un filo di fumo vaporoso.
«Scappiamo» propose Isabelle, con una voce spaventata così teatrale da sembrare credibile.
«Dobbiamo spegnere il gas» obiettò Clary.
Temerariamente, la Nephilim avanzò verso il fornello. Izzy la seguiva da molto vicino come un’ombra.
«Oh, avanti!» fece Clary ridacchiando «È solo-».
PUF!
Il coperchio saltò in aria lasciando quel che era nel pentolone libero di schizzare fuori.
La rossa e la mora dettero un grido, d’istinto si abbracciarono strette; appena si resero conto dell’accaduto scoppiarono a ridere, insieme, imbrattate di zuppa da capo a piedi.
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*tira un sospiro di sollievo* È fatta.
Non è il massimo, forse è un po’ banale, ma come già avrete capito in questa occasione non ho scritto con l’obiettivo di essere perfetta: volevo solo rendere giustizia al legame più saldo e importante della mia vita, quello con la mia migliore amica.
A chiunque sia arrivato fino alla fine di questa sconclusionata fanfiction, grazie!
   
 
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