Anime & Manga > Haikyu!!
Segui la storia  |       
Autore: ntlrostova    13/09/2017    2 recensioni
Pensò ai duecentomila yen che doveva raccogliere per i Lil Tykes. Pensò che Sawamura era uno studente dell’università. Pensò a se stesso e Iwaizumi, sei anni, o forse di meno, che si lanciavano un pallone e ridevano.
Era impossibile.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
And summer's lease hath all too short a date.
Sometime too hot the eye of heaven shines,
And often is his gold complexion dimm'd
.
- Shall I compare thee to a summer's day? / William Shakespeare


________________


“Oh, vi scongiuro!” piagnucolò Tooru che, seduto contro il muro della palestra, stava cercando di toccarsi le punte dei piedi. “Di certo non sarei qui a pregarvi se non avessi seriamente bisogno del vostro aiuto.”

Tooru riuscì a percepire lo sguardo di disapprovazione che gli lanciò Sawamura Daichi da dove, alla sua destra, si stava passando un asciugamano sul retro del collo per asciugare il sudore. Sawamura trovava particolarmente importante portare rispetto a quelli che erano più grandi, ma, nonostante Tooru ci provasse, ci provasse davvero, Iwa-chan, la questione lo confondeva ancora molto. Dopotutto, qualche mese prima lo era stato lui stesso, un senpai.

Decidendo di ignorare Daichi, Tooru fissò gli occhi in quelli di Fuchigami Jūshirō, capitano della Shokei Gakuin, che se ne stava in piedi davanti a lui con un’espressione turbata stampata sul volto e una mano poggiata sul fianco.

Fuchigami aggrottò le sopracciglia ed arricciò il naso, tentando di comunicare a Tooru, con la sua smorfia, che era terribilmente desolato per le parole che stava per pronunciare, e disse, “Mi dispiace, Oikawa, ma è la mia ultima estate da studente, e non ho tempo da perdere con dei…” Fermatosi per un istante, fece con le mani un gesto il cui significato era noto soltanto a lui e riprese, “…ragazzini.”

Tooru si sforzò di reprimere un rantolo oltraggiato alla parola ragazzini e si rivolse ai suoi altri due compagni di squadra, impegnati ad armeggiare con la rete. “E voi? Okita-san, Kitabatake-san?”

“A dire la verità non mi interessa,” Okita non si voltò, lasciando la rete al compagno, e rimase inespressivo mentre si accovacciava per riallacciarsi le scarpe da ginnastica nuove di zecca, di un vibrante color rosa.

“Quest’estate ho dei piani,” la voce di Kitabatake attraversò limpida la palestra. “Entrerò in un coro e non vedo l’ora. Non posso aiutarti.”

Tooru guardò Okita e Kitabatake lasciare la palestra e pensò, che maleducati, perché non avevano neanche provato a mostrarsi dispiaciuti per lui. Fuchigami li seguì e, con più della metà del suo corpo fuori dalla porta urlò a Tooru e Sawamura, “Chiudete voi, qui? Siete grandi,” poi alzò un pollice e fece loro l’occhiolino, ripetendo, “Siete grandi.”

Quando non fu più possibile sentire le voci di Kitabatake e Okita che discutevano, Tooru sbuffò sonoramente, rendendo evidente la propria irritazione. Il sospiro gli sfuggì leggermente spezzato, ma Tooru dubitava che Sawamura fosse in grado di percepire, soltanto da quello, quanto vicino fosse allo scoppiare in lacrime.

Tooru piangeva per qualsiasi motivo, ed era seccante, davvero.

Guardò Sawamura stringendo gli occhi, in un’espressione che voleva dire, non parlare.

Sawamura ignorò la minaccia.

“La mia estate è libera,” sospirò. “Potrei… darti una mano. Volentieri.

Dalla piega che aveva assunto la sua voce nel pronunciare l’ultima parola, sembrava che Sawamura si stesse sforzando di essere gentile.

Tooru gli rivolse un sorriso scaltro, “Sei così galante, Sawamura-kun!”

“D’accordo,” Sawamura corrugò le sopracciglia in una smorfia disgustata, massaggiandosi il ponte del naso tra pollice e indice. “Se non vuoi il mio aiuto, vado via.”

Per Tooru non era facile volere l’aiuto di qualcuno, ed era ancora meno facile chiederlo. Soprattutto a Sawamura Daichi, ex capitano della Karasuno, che aveva detto volentieri stringendo i denti, sforzandosi, come se non credesse che fare qualcosa con Tooru volentieri fosse possibile.

Pensò ai duecentomila yen che doveva raccogliere per i Lil Tykes. Pensò che Sawamura era uno studente dell’università. Pensò a se stesso e Iwaizumi, sei anni, o forse di meno, che si lanciavano un pallone e ridevano.

Era impossibile.

“Ah, cosa vuoi che me ne importi,” disse Tooru, e sorrise di nuovo, cercando di assumere un tono di voce innocente. “E poi, non pensi che saresti un po’ inutile, Sawamura-kun?”

Senza aspettare una risposta da Sawamura, afferrò la sua borsa e lasciò l’edificio, fermandosi soltanto per dire, “Non dimenticare di chiudere a chiave, quando vai via.”
 
________________


Daichi mise piede nell’appartamento.

Tirando un grosso sospiro lasciò cadere la borsa da allenamento presso la soglia e si sfilò le scarpe, posizionandole accanto a quelle di Sugawara, gettate alla rinfusa, come se avesse avuto fretta di liberarsene.

Daichi le riallineò con attenzione, nel modo in cui a Sugawara piaceva trovarle al mattino.

Attraversò il corridoio e, guidato dalla luce intermittente del televisore acceso, sbucò in salotto.

Sugawara era sdraiato sul divano, guardando il suo canale di cucina preferito, mezzo sepolto da quelli che dovevano essere tutti i cuscini presenti in casa. Daichi riusciva a vederne solo la mano che stringeva il telecomando e un ciuffo di capelli chiari. Sorrise, sentendo sciogliersi la tensione accumulata durante l’allenamento e dopo il discorso con Oikawa. Per tutto il viaggio in treno di ritorno all’appartamento non aveva fatto altro che pensarci, ricordando gli occhi lucidi del suo compagno di squadra. Possibile che ci tenesse davvero così tanto a quell’associazione per bambini? E se era così, perché non aveva accettato l’aiuto di Daichi?

Sugawara lo stava guardando, adesso. Emerso per metà dalla prigione di cuscini, intrecciò il suo sguardo stanco con quello di Daichi e inarcò un sopracciglio.

Daichi si rese conto di essersi bloccato a fissare il vuoto nel bel mezzo del loro salotto e si riscosse. Dimmi qualcosa, pensò, concentrandosi sul viso di Sugawara e sperando che l’altro potesse allontanare i Lil Tykes e la muta preghiera di Oikawa dalla sua mente.

“Daichi,” sospirò Sugawara. “Ho ordinato i biryani.”

Daichi sorrise ancora, rilassando le spalle. Biryani. Il suo piatto preferito.

Nonostante molteplici tentativi, nessuno dei due era mai riuscito a cucinarlo nello stesso modo in cui lo facevano al ristorante indiano dietro l’angolo, perciò adesso lo ordinavano ogni volta.

A Daichi non importava chi lo preparasse, ma per Sugawara il sapore doveva essere lo stesso. Altrimenti gli occhi di Daichi non si illuminavano.

“Adoro il biryani,” Daichi prese posto sul divano e fissò distrattamente la torta matrimoniale sullo schermo. Si meravigliò per l’ennesima volta alla facilità con cui la sua mano trovò quella di Sugawara, alla naturalezza con cui le loro dita si intrecciarono. Per l’ennesima volta, rapito dal suo sorriso, Daichi si stupì di quanto Sugawara lo conoscesse, di come nel suo sguardo si riflettesse la complicità di quando erano compagni di squadra.

Alzala a me, Suga.

Forse non sarebbe dovuto andare via in quel modo. Forse avrebbe dovuto insistere. Chiedere aiuto poteva non essere tipico di Oikawa, ma offrirlo era decisamente tipico di Daichi.

“Grazie,” aggiunse, strizzando la mano di Sugawara. Voleva parlargli di Oikawa e della sua proposta, ma allo stesso tempo sperava di potersi godere quel momento di pace, il primo che la sua vita da universitario gli concedeva da qualche mese.

Quindi sprofondò nel divano e lasciò che i suoi occhi tracciassero la curva della mascella di Sugawara, il profilo delle sue labbra, le linee degli zigomi.

Impresse nella mente, per l’ennesima volta, l’espressione del suo viso offuscato dalle ombre che la luce del televisore proiettava nella stanza, la posizione esatta del suo neo, la sottile ruga tra le sopracciglia, il modo che aveva di arricciare il naso quando uno dei cuochi del programma sbagliava un passaggio e, proprio allora, il campanello della porta squillò, scuotendo Daichi dal suo torpore.

“Tocca a te,” disse Sugawara e gli rivolse un mezzo sorriso. “Io ho telefonato per l’ordine.”

Daichi ridacchiò e sciolse l’intreccio delle loro mani, alzandosi.

“Ho lasciato i soldi sul bancone,” Sugawara si concentrò di nuovo sullo schermo e Daichi, afferrate le banconote, andò ad aprire.

“Signor Yasue,” disse, salutando il fattorino che gli porgeva una busta fumante, con sopra stampato il logo del ristorante indiano. “Come sta?”

“Non c’è male,” il signor Yasue scrollò le spalle. “Due biryani appena usciti dalla cucina. Sono duemilaseicento yen.”

Daichi gli porse le banconote e l’uomo le contò. Yasue era il nipote della proprietaria del ristorante e passava a casa loro almeno una volta a settimana. Aveva un figlio piccolo, sei anni, o forse di meno, di cui non smetteva mai di parlare.

“Dovrei iscriverlo ad un campo sportivo,” stava borbottando adesso. “Non è che tu hai qualche suggerimento?”
 
Il pensiero dei Lil Tykes gli balenò nella mente con la velocità di una porta sbattuta dal vento. “Provi con la pallavolo. Qui a Myagi dovrebbe esserci un centro sportivo per bambini.”

Yasue lo ringraziò e se ne andò sorridendo.

“Suga?” chiese Daichi, mentre mangiavano guardando persone che preparavano portate da gourmet al televisore.

“Mh?” rispose Sugawara, la bocca piena e un sopracciglio inarcato.

“Hai mai sentito parlare dei Lil Tykes?”

“Ah, il club di pallavolo per bambini in cui insegnava anche il vecchio coach Ukai?”

Daichi annuì, “Oggi Oikawa ha detto che se le iscrizioni non aumentano entro l’inizio di settembre lo chiuderanno per sempre.”

“È un vero peccato…”

“Ha chiesto ad ogni membro della squadra di entrare a far parte di una raccolta fondi che sta organizzando.”

Sugawara inclinò la testa da un lato, mettendo giù le bacchette stracolme di riso fritto. “Oikawa? Oikawa Tooru, ex capitano dell’Aoba Johsai? Quell’Oikawa?”

“Quanti Oikawa conosci che frequentano la mia stessa università?”

Sugawara sospirò, lo sguardo perso nel vuoto. “Deve tenerci davvero tanto.”

“L’impressione che mi ha dato è quella.”

“Quindi cosa farai?” chiese Sugawara. “Parteciperai?”

“Gli ho detto che non avevo piani per l’estate, ma lui non ha voluto saperne,” Daichi si portò un altro morso di cibo alla bocca e lo masticò. “Sostiene che io sarei inutile.”

“Tu potresti fare ben poco,” ragionò Sugawara.

 “Suga…” Daichi si grattò la nuca, cercando di non sembrare offeso.

“Intendo, in due non potreste far funzionare una raccolta fondi.”

Sugawara si voltò a guardarlo, un enorme, luminoso sorriso a distendergli i lineamenti. Sembrava più giovane, come quando si erano incontrati al primo anno.

Sei anche tu nel club di pallavolo?

“E se non foste in due?” chiese.
 
________________


“Iwa-chan,” disse Tooru. “Avresti dovuto sentirli. Non m’importa, Oikawa. Sei un ragazzino, Oikawa. Preferirei cantare, Oikawa. Chi si credono di essere? Sono stato anche gentile.”

Sentì, sotto la sua testa, la schiena di Iwaizumi irrigidirsi. Stava studiando, o perlomeno stava fingendo di studiare, steso a pancia in giù sul letto ed un libro sotto il naso. Tooru immaginò che cominciare a studiare l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze estive fosse una strategia ideata da Iwaizumi per recuperare i cattivi voti che aveva nelle materie che non gli piacevano.

Una strategia per migliorare.

Iwaizumi allungò una mano nella direzione generale di Tooru, sdraiato sopra di lui, con l’intenzione di colpirlo, ma lo mancò. Probabilmente di proposito.

 “Ne dubito.”

Tooru aprì la bocca per obiettare, ma Iwaizumi parlò di nuovo, “Ti aiuterò io.”

“No, invece. Ormai ho abbandonato ogni speranza. Duecentomila yen, Iwa-chan. Sarebbe impossibile.”

“Tu? Che abbandoni le speranze?” disse Iwaizumi, la voce bassa, com’era quando pensava senza rendersi conto di star parlando. Poi, più forte, “Potresti almeno provarci, Idioikawa.”

Non è giusto, pensò Tooru, che mi conosci così bene. Perché la verità era che poteva provarci, e la verità era che non voleva arrendersi. Ma lavorare sodo e poi non riuscire a raggiungere il proprio obiettivo sembrava essere la maledizione che perseguitava Tooru. Secondo a Ushijima, secondo a Kageyama. Non poteva contare su un talento innato, non era mai stato un prodigio, ma aveva sempre usato la sua forza di volontà per combattere, combattere e vincere, e adesso le parole di Iwaizumi gli stavano scavando un buco nel cervello. Allo stesso modo, la voce con cui le aveva pronunciate si era insinuata nel suo cuore e gli stava facendo stringere il petto.

Tooru non disse niente perché, Ouch, Iwa-chan! Dove fa più male. Baciò lo spazio tra le sue scapole, il tessuto della maglietta ad impedire che le labbra di Tooru si posassero sulla pelle di Iwaizumi. Poi, rotolò giù dal letto.

In salotto, si lanciò sul divano e, acceso il televisore, cominciò a cercare un canale che trasmettesse The Arrival o una replica di X-Files o un documentario sullo spazio cosmico in attesa che Iwaizumi smettesse di studiare. Si sarebbe stancato presto, soprattutto se non era costretto a farlo. Soprattutto se Tooru era in un’altra stanza.

Dopo ben cinque minuti, Iwaizumi emerse dalla camera da letto.

Tooru gli rivolse un sorriso amabile. “Già finito? Come farai ad avere dei bei voti come i miei se continui così?”

Iwaizumi scosse la testa, ma Tooru lo vide sorridere di rimando.

“Il tuo cellulare continua a lampeggiare,” disse, sedendosi accanto a lui e passandogli il suddetto telefono.

Tooru lo sbloccò inserendo il codice. (4922426)

da: Sawamura-kun

Sugawara ha mandato un messaggio a tutta la Karasuno.

da: Sawamura-kun

E adesso tutta la Karasuno vuole aiutarti con la raccolta fondi. Alcuni sono più entusiasti di altri.

da: Sawamura-kun

Ho provato a fermarlo. A dirgli che non ti interessa.

“Oh,” disse Tooru, prendendosi la testa tra le mani. “Oh, no.”

“Che c’è?” chiese Iwaizumi.

Tooru gli mostrò lo schermo del cellulare.

“Ah. Che reazione drammatica. Digli che ti fa piacere e sei elettrizzato al pensiero di lavorare con loro.”

“Ma non lo sono!”

“Non fare l’idiota,” sbuffò Iwaizumi. “Sono soltanto dei ragazzi. E sono disposti a sacrificare la propria estate per fare del bene. Senza interessi. Prendi esempio.”

Tooru ignorò la frecciatina e ribatté, “Soltanto dei ragazzi? Sono Tobio-chan e il gamberetto e il resto di quella banda di mostri che ci ha battuti al Torneo Primaverile. Sono il nemico, Iwa-chan.”

“Non lo sono più,” Iwaizumi fece passare le dita tra i capelli di Tooru, e le fermò in modo che sfiorassero il suo orecchio. “Ti ricordi quando facevamo parte dei Lil Tykes? Da piccoli?”

Tooru si morse il labbro, inclinandosi verso la mano di Iwaizumi. Si ricordava.

a: Sawamura-kun

Gentile da parte sua!!! Dovremmo incontrarci, no? (^ε^)

da: Sawamura-kun

Non preoccuparti, Sugawara ha già pensato a tutto.

Oh, pensò Tooru. Oh, no.
 
________________


Le ruote della bicicletta di Shouyou solcavano il sentiero, accompagnando i suoi passi.

La brezza tiepida di inizio estate gli accarezzò i capelli con un sussurro; il cielo, un’esplosione di stelle, gli riempì gli occhi di luce.

Davanti a lui, l’orizzonte, completamente sgombro.

La vista dalla cima.

Davanti a lui, un oceano di possibilità.
 
“Cosa farete, quest’estate?” Shouyou spostò lo sguardo su Kageyama e, guardandosi attorno, si accorse che erano soli.

“Gli altri sono rimasti indietro,” borbottò quest’ultimo. “Stai praticamente correndo.”

“Stavi facendo a gara?” lo canzonò Shouyou.

“Ero curioso di sapere quando te ne saresti accorto, idiota.”

Shouyou, trattenendo una risata, si fermò ad aspettare e guardò ancora il cielo.

“Stasera,” disse. “Sembra che ci siano tutte.”

Kageyama gli si avvicinò, il naso rivolto all’insù. “Già.”

Le loro braccia si sfioravano, senza quasi toccarsi, i loro cuori battevano all’unisono, ingranaggi diversi di uno stesso meccanismo, le loro menti incatenate dopo tutti i mesi passati ad allenarsi insieme.

Finché ci sono io, tu sei invincibile.

“Qualcosa non va, Hinata?” chiese Yachi a bassa voce, riscuotendo Shouyou dai suoi pensieri.

Yamaguchi distolse lo sguardo dalle stelle per posarlo su di lui, ma quello di Tsukishima indugiò ancora per un po’, riempiendosi dello spettacolo che il cielo aveva in serbo per loro, prima di arrendersi.

Shouyou scosse la testa e, riprendendo a spingere la bicicletta, ripeté la domanda che gli era scivolata dalle labbra poco prima.

“Non ho ancora deciso,” gli rispose Yamaguchi. “Tutte le estati mi metto in testa di fare qualcosa di fico tipo bunjee-jumping e finisco sempre per passarle a giocare a Pokémon da Tsukki. Quindi quello, credo.”

“Yamaguchi, guarda che espressione persa,” disse Tsukishima indicando Shouyou. “La prossima volta che rispondi ad una sua domanda usa meno parole.”

Yamaguchi nascose una risata nasale dietro la mano, “Oddio.”

Shouyou strizzò gli occhi. “Cosa vuoi, Tsukishima?”

L’altro gli lanciò un’occhiataccia e Shouyou balzò all’indietro, mollando il manubrio della bicicletta e stringendo le mani a pugno. “Fare a botte?”

“Dai, dai,” Yachi ridacchiò nervosamente e gesticolò in maniera complicata, come a scacciare il commento di Tsukishima e la sua reazione. “Shimizu sta per tornare dagli Stati Uniti e abbiamo già deciso di passare l’estate insieme. Magari andremo al mare.”

“Che fico!” esclamò Shouyou, raccogliendo la bicicletta e riprendendo a camminare. “Senti, Yachi-san, posso venire anche io al mare? Eh? Posso?”

Yachi si grattò la nuca, un po’ titubante. “Ehm… certo.”

“Oi, idiota,” fece Kageyama. “Forse vogliono stare da sole.”

“Eh? Ma no… Kageyama-kun!” Yachi avvampò e nascose il volto tra le mani.

“Mmmh,” Shouyou osservò l’amica mentre balbettava un insieme di frasi sconnesse e sorrise. “Vorrà dire che farò qualcos’altro.”

Per un po’ camminarono in silenzio, occupando tutta la larghezza del sentiero.

“E tu, Kageyama?” domandò Shouyou, rivolgendogli un’occhiata.

Kageyama emise un verso a metà tra il mph e il tsk.

“Non lo so,” rispose. “Mi allenerò?”

“Incredibile ed inaspettato,” commentò Tsukishima.

“Hinata, Hinata, Hinata,” fece Yamaguchi, la bocca contorta in una smorfia che significava che voleva ridere di nuovo per quello che aveva detto Tsukishima ma si stava impegnando ad essere un buon amico. “Facciamo qualcosa insieme quest’estate, sì?” E gli lanciò un sorriso asimmetrico.

Shouyou spalancò la bocca, riuscendo a malapena a contenere l’emozione.

Annuì con veemenza, “Andremo al bowling e al Karaoke e in un sacco di locali. Possiamo andare al centro commerciale o al cin-”

In quel momento il suo telefono lo interruppe, vibrando nella tasca dei pantaloni. “Mi è arrivato un messaggio.”

Mentre lo tirava fuori notò che tutti i suoi amici avevano fatto lo stesso. Rimasero fermi un istante, a guardarsi dubbiosi, gli schermi dei cellulari illuminati, la luce artificiale che cancellava in parte quella naturale delle stelle.

Strano, pensò Shouyou.

da: Sugawara-san

Stiamo organizzando una raccolta fondi per i Lil Tykes, che ne dite di riunire la vecchia Karasuno e partecipare insieme ai vostri senpai? ☆*:. o(≧▽≦)o .:*☆
Incontriamoci all’Izakaya Osuwari domani a ora di pranzo, va bene?


“Il mio è da parte di Sugawara-san,” disse Shouyou.

“Anche il mio,” Yachi gli mostrò lo schermo del suo cellulare, che recava lo stesso identico messaggio.

“Una raccolta fondi per i Lil Tykes,” mormorò Kageyama, pensieroso.

Yamaguchi aveva gli occhi piantati sul telefonino di Tsukishima, il mento appoggiato sulla sua spalla per controllare che anche lui avesse ricevuto il messaggio. “Wow. È davvero…”

“Eccessivo,” completò Tsukishima annuendo.

“Stavo per dire strano, Tsukki.”

Shouyou annuì fra sé e sé. “Strano, sì. Ma grandioso! Io ci vado di sicuro, e voi?”

Troppo emozionato per stare fermo, cominciò a camminare ad ampie falcate. Non ebbe il tempo di sentire neanche una risposta che un’idea gli fece breccia nella mente. “Magari anche Kenma può darci una mano!” Quasi lo urlò, rivolto agli altri, un paio di metri indietro.

“Lui vive a Tokyo, idiota,” gli gridò Kageyama.

Senza curarsene, Shouyou scrisse e inviò il messaggio per Kenma a una mano. Infilato il cellulare in tasca inspirò a fondo. L’aria gli solleticò i polmoni. Sorrise alla sera, al cielo, alle stelle.

Davanti a lui si stagliava un’intera estate.
________________


da: Kenma ♡

Shouyou mi ha chiesto di partecipare a una raccolta fondi a Miyagi. Devo andarci, secondo te?

Tetsurou stava per tornare a casa dopo i primi mesi passati alla Chuo University ed era impegnato a piegare i vestiti per l’estate e a metterli in valigia. La stanza del dormitorio era un caos che preferiva non guardare troppo a lungo, perciò fu grato del messaggio di Kenma.

Dalla sala comune proveniva un brusio generale, un cozzare di stoviglie e il ronzio della macchina del caffè. A sovrastare tutti gli altri rumori, la risata di Bokuto.

Nonostante la loro stanza fosse a una distanza ragionevole dalla sala, la voce dell’amico viaggiava attraverso il corridoio, arrivandogli direttamente alle orecchie.

Avrebbero dovuto prendere lo stesso treno, ma Bokuto si era limitato a scaraventare il suo intero guardaroba sul pavimento, a selezionare una manciata di T-shirt e pantaloni e a spingere quest’ultimi all’interno di un borsone.

Tetsurou, invece, aveva posticipato la preparazione dei bagagli fino all’ultimo secondo e adesso mancava poco più di un’ora alla partenza.

Stava cercando di rispondere a Kenma e di piegare una camicia allo stesso tempo quando Bokuto irruppe nella stanza, tenendo il cellulare al livello del volto, per inquadrarsi con la telecamera.

“Sono troppo rumoroso,” gli disse. “Se ne stavano lamentando.”

“Non stavano mentendo,” rispose Tetsurou, nello stesso momento in cui Akaashi, in videochiamata dal cellulare di Bokuto, diceva, “Lo sei.”

“Akaashi, mi hai fatto ridere,” Bokuto guardò il cellulare, imbronciato.

“Oi,” Tetsurou attirò la sua attenzione porgendogli il telefono con il messaggio di Kenma. “Guarda che roba. Il gamberetto della Karasuno ha organizzato una raccolta fondi.”

Bokuto diede vita a un sorriso enorme e guardò Tetsurou con occhi luccicanti, poi spostò lo sguardo sul volto di Akaashi sullo schermo del telefono. Un silenzio inquietante, quando si trattava di Bokuto, piombò nella stanza.

“No,” disse Tetsurou. “Non pensarci neanche.”

“Io voglio andarci,” annunciò Bokuto. “E tu, Akaashi? Ci vieni? Eh?”

“Bokuto-san, non credo sia una buona idea,” obiettò Akaashi, a bassa voce. “Significherebbe andare a Miyagi.”

“Per favore. Comprerò io i biglietti del treno e ti preparerò anche il pranzo. Così passeremo l’estate insieme.”

“L’avremmo passata insieme comunque.”

Bokuto sorrise un po’ di più, “Questo è un sì?”

Dal sospiro che fuoriuscì dal cellulare dell’amico, Tetsurou capì di aver perso un alleato e riprese a piegare camicie controvoglia, preparandosi a combattere da solo contro l’insistenza di Bokuto.

“Non verrò, Bokuto,”disse, prima che l’altro potesse chiedergli qualsiasi cosa, ma quando nessuna obiezione gli arrivò alle orecchie, concentrò la sua attenzione sull’amico e lo vide intento a pigiare i tasti del suo telefono.

“Che stai facendo?” chiese, strattonando l’oggetto via dalle mani dell’amico.

a: Kenma ♡

Certo!!! Sarà divertente. Magari vengo anche io.

Bokuto rise dell’occhiataccia di Tetsurou, “Adesso sei costretto.”
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: ntlrostova