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Autore: 7vite    13/09/2017    1 recensioni
«Ehi, senti un po’…»
Aveva esordito lui, e il suo tono l’aveva costretta ad alzare lo sguardo e puntarlo dritto dentro al suo.
«Ti amo.»
Erano state solo due parole, leggere e fresche come il vento primaverile, che l’avevano fatta arrossire violentemente.
Di nuovo Taiga abbassò lo sguardo, fissando un punto impreciso sul pavimento.
«Taiga!»
La chiamò lui preoccupato di non averle suscitato nessuna emozione. La ragazza per tutta risposta si alzò sulle punte di qualche centimetro, colpendolo sul mento con una testata ben assestata.
«Come ti permetti di dire cose tanto imbarazzanti in pieno giorno? Sarebbe necessaria la giusta atmosfera, la giusta situazione!»
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ryuji Takasu, Taiga Aisaka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TORADORA 

LA TIGRE E IL DRAGONE


La scuola era finita, tutti gli studenti della 3- C si trovavano nel cortile a celebrare il loro diploma.
Ryuji non riusciva quasi a crederci, oramai non era più uno studente delle superiori.
Quanto tempo era trascorso? Sembrava passata ormai un’eternità da quando aveva incontrato Taiga, o meglio, quando si era scontrato con lei nel corridoio. Aveva quasi dimenticato di aver amato Minori, quella che adesso era un’amica irrinunciabile, assieme a Yusaku ed Ami.
Fu un attimo, sollevò il capo per rivolgere un’ultima occhiata a quella che era stata la sua classe quando la vide.
Forse era solo frutto della sua immaginazione, si disse, in fondo non aveva alcun motivo d’esser lì. Eppure qualcosa in fondo al suo stomaco gli suggeriva che quello non era affatto un miraggio.
Percorse di fretta e furia le scale che conducevano al piano superiore, il cuore gli martellava nel petto, ma lui lo ignorò, accelerando il passo.
Quando si trovò di fronte alla porta della sua ex classe la spalancò con vigore. L’aula era completamente vacante, se non fosse stato per la tenda che danzava guidata dal vento, tutto sarebbe stato immobile.
Forse era uno sciocco, ma qualcosa gli disse che non era da solo. Percorse la stanza a grandi passi, aprendo l’armadietto che si trovava all’angolo.
Una figura minuta dai grandi occhi castani lo fissava dal basso verso l’alto. Ryuji fu subito investito dal suo profumo, quello a cui si era abituato l’anno scorso e che non aveva smesso di mancargli.
«Cosa fai? Avevo intenzione di farti una sorpresa»
Gli aveva detto Taiga con il suo solito tono piatto.
Da quanto tempo non sentiva quella voce?
«Ti sei fatta un pochettino più alta o sbaglio?»
Le disse lui, ignorando la farse precedente.
«Non mi sono né allungata né accorciata, neppure di un millimetro, mi dispiace per te.»
Gli aveva detto tendendo la testa china, senza nemmeno guardarlo in volto.
«Ehi, senti un po’…»
Aveva esordito lui, e il suo tono l’aveva costretta ad alzare lo sguardo e puntarlo dritto dentro al suo.
«Ti amo.»
Erano state solo due parole, leggere e fresche come il vento primaverile, che l’avevano fatta arrossire violentemente.
Di nuovo Taiga abbassò lo sguardo, fissando un punto impreciso sul pavimento.
«Taiga!»
La chiamò lui preoccupato di non averle suscitato nessuna emozione. La ragazza per tutta risposta si alzò sulle punte di qualche centimetro, colpendolo sul mento con una testata ben assestata.
«Come ti permetti di dire cose tanto imbarazzanti in pieno giorno? Sarebbe necessaria la giusta atmosfera, la giusta situazione!»
Ryuji si portò le mani sul viso dolorante, ma che le passava per la mente? Lui l’aveva aspettata per quasi un anno ed era così che lei lo trattava?
Mentre il mento ancora pulsava dal dolore, lui trovò il coraggio di dirle:
«D’accordo, allora ti invito in camera mia stanotte, ci sarà l’atmosfera giusta per fare ciò che desidero da quasi un anno.»
In qualche modo era riuscito a combinare un altro disastro, perché mai gli erano venute quelle parole in mente? Avrebbe frainteso chiunque. Taiga lo fissava con odio, il suo viso era ormai quasi fosforescente, era certo che l’avrebbe colpito un’altra volta.
«Taiga!»
Una voce femminile la distrasse. Minori era sulla soglia della porta, e presto venne raggiunta da Yusaku ed Ami.
«Taiga, sei tornata!»
Le disse Yusaku in tono allegro.
Ami fece uno dei suoi sorrisi provocatori.
«E dire che pensavo che la tigre fosse un animale in via d’estinzione, e invece…»
«Ti piacerebbe chihuahua scema! A proposito, sei in calore anche in questo periodo dell’anno? Strano…»
Tutti emisero un sospiro, certe cose non sarebbero mai cambiate, evidentemente.
«Taiga? Non ci credo, sei proprio tu?»
Anche Noto fece il suo ingresso in aula, parecchio stupito di trovarsi la ragazza proprio davanti agli occhi.
«Ragazzi, venite tutti qui, c’è Taiga!»
Urlò a qualcuno nel corridoio. Una cacofonia di voci sia maschili che femminili si levò nell’aria.
«La Tigre Palmare? Non ci credo, è davvero tornata?»
«Chi l’avrebbe detto!»
«Ehh? La tigre? Non ci credo!»
«Vieni a dare un’occhiata allora!»
«Vi assicuro che è proprio la Tigre! A quanto pare ha fatto ritorno! »
In un attimo tutti gli ex compagni di classe avevano fatto capolino nell’aula per accertarsi che le voci fossero vere, senza restare delusi. La Tigre Palmare era veramente lì di fronte a loro in carne ed ossa.
***
«Phew che giornata, chi avrebbe mai immaginato che sarebbe finita così?»
Diceva Taiga a Ryuji mentre i due percorrevano la strada che li avrebbe condotti a casa loro.
«Sei diventata piuttosto famosa nell’intera scuola negli ultimi tempi.»
L’informò il ragazzo con il suo solito tono pacato.
«Ma cosa dici bastardino? Lo sono sempre stata.»
Lui sorrise, quanto le era mancata.
«Sì, hai ragione…»
«Mi spiace solo che mi abbiano rovinato la sorpresa.»
Disse lei fingendo noncuranza.
«Ceni da noi stasera? Yasuko sarà felice di rivederti, ed anche Inko-chan… Sai? Ha imparato a pronunciare il tuo nome.»
«Quel coso è ancora vivo? Bah, d’accordo, non ho voglia di spaghetti istantanei stasera…»
Ryuji sorrise allegramente. Sembrava di essere tornati ai vecchi tempi.
«Hai avuto modo di parlare coi tuoi genitori?»
«Come sei noioso! Pensa piuttosto a cosa cucinare stasera. Ti avviso che mi aspetto qualcosa di delizioso!»
 
Come si erano aspettati, Yasuko era estremamente felice di rivedere Taiga in casa propria.
L’abbracciò con  affetto, stringendola al suo petto come una mamma affettuosa, e Taiga per poco non soffocava con la testa nascosta tra il suo seno.
«Bimba mia, mi sei tanto mancata, lo sai? Ma sapevo per certo che saresti tornata, non avresti mai abbandonato la tua famiglia, ed infatti eccoti qui! Oh cielo, sei persino diventata più bella, è mai possibile?»
Taiga, che aveva assistito a tutto quanto in silenzio, non riuscì a trattenere un sorriso.
Quella casa piccola ma accogliente le era mancata tanto. L’odore della cena preparata da Ryuji, il gracchiare senza senso prodotto da Inko-chan, l’ordine meticoloso con cui ogni cosa era stata disposta… Tutto quello a cui si era ormai abituata ed a volte aveva persino avuto la presunzione di sentire come casa sua.
Avrebbe voluto restare lì per sempre, avrebbe desiderato che il tempo cessasse di scorrere, di godersi quegli attimi per un periodo infinito di tempo, gustandosi il sapore dei suoi ricordi.
 
Dopo cena Yasuko era andata a lavorare, era più allegra del solito, e Ryuji aveva attribuito tutta quell’allegria al ritorno di Taiga. Anche lui stava scoppiando di felicità, anche se forse non lo dava a vedere come avrebbe desiderato.
Sentiva come se il suo cuore sarebbe imploso da un momento all’altro. A cosa pensava invece Taiga?
«Qui non è cambiato nulla.»
Disse lei, quasi come se rispondesse alla domanda che lui non aveva avuto il coraggio di porre.
«No, hai ragione. È sempre lo stesso. È un po’ noioso, non trovi?»
«Al contrario. La gente crede che i cambiamenti siano sempre positivi, ma non sanno quanto si sbaglino. A volte restare fermi e non cambiare è una delle cose migliori che si possano fare. La staticità ci evita delle brutte sorprese, non trovi?»
«Sì, ma alle volte è necessario fare dei cambiamenti per apprezzare la staticità che tu idolatri, o mi sbaglio?»
«Mh, può darsi…»
«Taiga?»
Lei sollevò lo sguardo e lo fissò dentro agli occhi neri e intimidatori che la facevano sentire tranquilla come una bambina cullata.
«È forse successo qualcosa con tua madre?»
Taiga sorrise.
«È nato mio fratello. Contro ogni previsione, è abbastanza carino. Mia madre era molto felice, credo di non averla mai vista così raggiante prima d’ora, anche se lo capisco, come avrebbe potuto essere così felice in compagnia di quel disgraziato?»
Il ragazzo rimase in silenzio, lasciò che lei gli raccontasse ciò che desiderava senza interrompere il filo dei suoi pensieri.
«E in quel momento mi ha fatto una confessione.»
Disse, incrinando la sua voce impercettibilmente. Ryuji la fissava ammaliato.
«Mi ha detto che desiderava che anche io fossi felice come lo era lei in quell’istante e… e mi ha chiesto se…»
S’interruppe di colpo, meditando se fosse giusto dire ciò che celava nel cuore.
«Sì?»
La incalzò lui con dolcezza, senza opprimerla.
«Mi ha chiesto se fossi così felice in tua compagnia.»
Le parole vennero fuori velocemente, quasi come se le avesse sputate, piuttosto che pronunciate. Il suo viso era diventato scarlatto, e per qualche motivo si rifiutò di guardarlo negli occhi.
«Taiga, potresti seguirmi in camera mia? Voglio mostrarti una cosa.»
Si alzò e le porse una mano per aiutarla a fare lo stesso. Lei lo studiava con grandi occhi curiosi, come quelli di un felino alla quale ci si avvicina lentamente.
Lui aprì la porta e la lasciò entrare in camera sua, conducendola fino al balcone che si affacciava sul suo appartamento. Taiga non poté fare a meno di notare che lo scatolo contenente le lettere d’amore per Minori fosse sparito. Sentì il suo cuore riempirsi di felicità, anche se non lo diede a vedere al ragazzo.
«Guarda in alto.»
Le ordinò lui, lei obbedì.
Rimase incredula per un attimo quando notò che il cielo adesso mostrava più stelle. Un intero firmamento brillava sul nero del cielo notturno.
«Ryuji, io…»
Lui le mise una mano sulla bocca per farla tacere.
S’inginocchiò lentamente davanti alla ragazza, afferrando la sua mano tra le sue.
«La prima volta ero troppo scosso per dirlo correttamente, ma questa volta non commetterò nessun errore, te lo giuro.
Taiga Aisaka, io ti amo. Vuoi sposarmi?»
Gli occhi di lei si fecero più grandi e luminosi. Una lacrima le rigò il lato destro del viso, ma Ryuji l’asciugò con il suo dito.
«Ryuji… Io… Anche io ti amo!»
Confessò con voce più alta di quanto sperasse.
«E sì, voglio sposarti, fosse per me ti sposerei anche domani, perché sei l’unico che io abbia mai amato a questo modo.»
Ryuji sorrise alla vista di una Taiga così impacciata.
Le prese il viso nelle mani e l’avvicinò al suo, baciandole delicatamente le labbra.
«Sai Ryuji? La prima volta che mi hai baciata, le tue labbra erano screpolate, mi avevi fatto male.»
Ryuji arrossì.
«Lo ricordo, ti sembra il caso di tirare fuori questa storia proprio adesso?»
«…Ma questa volta le tue labbra sono morbide, come le onde del mare calmo. Tenui ma decise, capaci di trasportarti a fondo, se lo desiderano. E tu Ryuji, dove desideri portarmi?»
Ryuji sorrise, annuendo debolmente.
«Io desidero portarti nella mia vita, per sempre. Perché il dragone è l’unico animale in grado di affiancare la tigre.»
«Allora noi ci apparteniamo.»
«Sin da sempre, sin dai tempi antichi.»
«E non c’è nulla che potrà dividerci…»
«Nulla. Un legame come questo è destinato a durare tutta un’eternità. Cosa c’è adesso? Hai paura?»
Taiga scosse il capo.
«Sono al fianco di un dragone, cosa mai potrebbe farmi paura adesso?»
  
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