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Autore: Chiaro_di_Luna07    13/09/2017    0 recensioni
"Amami o odiami, entrambi sono a mio favore.
Se mi ami, sarò sempre nel tuo cuore,
se mi odi, sarò sempre nella tua mente."
(Sogno di una notte di mezza estate)
[Personaggi: Jhin, Nuovo Personaggio; scusate non sono riuscita a trovarli nell'elenco TT-TT]
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Siamo fatti della materia di cui sono fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita”, William Shakespeare, La Tempesta.
 
Il rintocco della campana del mezzogiorno riecheggiò per la valle, il suono arrivò attutito al giardino della villa, ma questo bastò a farla tremare. Percorse le scale con estrema rapidità, come se alle spalle l’oscurità più profonda minacciava di inghiottirla. Il ritmo frenetico dei suoi stivali fu sovrastato dal lento passo del suo aggressore. Rimase come impietrita, si voltò per un istante incontrando il suo sguardo assassino: rabbrividì, mentre il rumore del legno colpito dai tacchi degli stivali dell’uomo riecheggiava nella vuota abitazione.
Tac. Tac. Tac.
A ogni colpo percepiva l’ambiente divenire sempre più gelido e il suo cuore accelerare di uno, due battiti mentre il dolore si faceva largo nel suo petto; scappò fuori nel giardino della residenza, raggiungendo il cancello. Ogni cosa appartenente a quel luogo era intrisa di minaccia e lei doveva abbandonarlo. Un colpo della familiare arma da fuoco e il metallo gelido della recinzione vibrò violentemente sotto le sue mani: un primo proiettile era stato sparato. Il primo di quattro. Il dolore si diffuse nella sua mano dal punto sfiorato dal bossolo e da lì raggiunse il suo cuore straziato: no. Non sarebbe dovuto accadere tutto quello.
Tac. Tac. Tac.
Il rumore sottile dei tacchi portava con sé minaccia, ma anche la sofferenza di un atto che non doveva essere compiuto. Il peggiore tra tutti. Di nuovo un brivido di paura le percorse la schiena.
Tac. Tac. Tac.
Morse il labbro ricacciando indietro le lacrime, aprì il cancello, sapeva che era sbagliato, che non sarebbe dovuta scappare, ma come si sarebbe dovuta spiegare su tutto l’accaduto; lui non avrebbe compreso, non in quello stato. Una lacrima solcò la sua guancia, come la più tremenda delle falci. Con forza ricacciò indietro le altre, percorse pochi metri oltre la recinzione ma un secondo proiettile fu sparato di fronte ai suoi piedi avvertendola di non proseguire oltre; alzò lo sguardo voltandosi e affrontandolo, mossa dalla vana speranza che non fuggendo avrebbe chiarito.
        - Uno – ringhiò l’aggressore.
L’uomo si immobilizzò a pochi metri di distanza da lei, non si espresse, il suo odio era più esaustivo di qualunque parola, adombrava il suo occhio scarlatto così come il lume della poca ragione rimastagli; squadrandolo sapeva che dietro quello sguardo si celava un’infinità di stati contrastanti, poteva solo immaginare i lineamenti del suo viso contratti dalla frustrazione, dalla rabbia: motivi per cui non avrebbe mai potuto comprendere in quello stato; questo bastò a dare un pretesto alle sue lacrime di tornare con forza, inumidendole gli occhi.
Dong: la campana rintoccò una seconda volta.
        - Te ne prego… - supplicò lei, vedendolo avanzare.
Il suo aggressore non si scompose minimamente, le sue parole non lo toccarono affatto e a conferma di ciò fu un ulteriore passo nella sua direzione; si voltò e tentò di riprendere la sua fuga ma un altro colpo fu sparato, stavolta le sfiorò la spalla ferendola: un secondo avvertimento.
        - Due – sussurrò l’uomo, facendo roteare la pistola tra le dita, scattando e afferrandola per il collo non appena lei abbassò la guardia.
In silenzio fu riportata all’interno del giardino, ove fu inchiodata al suolo con brutalità; strinse le dita intorno al suo polso per la mancanza di ossigeno, supplicandolo silenziosamente di fermarsi.
        - Tre – contò, inspirando rumorosamente per poi sibilare – non avresti dovuto. Perché? –
Le sue parole si mischiarono con il rintocco della terza campana.
Sentì la presa allentarsi, per poi rabbrividire quando l’aggressore posò una mano a terra accanto al suo capo e con l’altra le puntò la pistola alla fronte. Non appena percepì il freddo metallo dell’arma sulla pelle iniziò a singhiozzare: non c'era più possibilità per rimediare?
        - Non mi ripeterò due volte. Parla – ordinò l’uomo.
        - Ti prego, non farlo – supplicò lei, posando una mano su quella che impugnava la pistola.
Lo vide irrigidirsi, il suo occhio scarlatto si socchiuse: non era solo lei in quello stato. Quando lo riaprì, colse la rabbia mista al profondo dolore.
        - Non supplicarmi. Sai benissimo che non indulgerei – ribatté, frustrato.
Allora la donna strinse le dita intorno alle sue che attendevano sul grilletto: doveva tentare.
        - Fallo –  disse lei con gli occhi ricolmi di lacrime.Fu allora che la campana rintoccò l’ultima e quarta volta.
Le labbra le tremavano.
Chiuse gli occhi e attese.
 
 
 
 
 
Angolino dell’autrice: Ciao a tutti! È passato molto tempo dall’ultima volta che ho scelto di pubblicare una fanfiction, alla fine mi sono fatta coraggio e ho deciso di scrivere qualcosa anche io. Spero la storia possa piacervi, nel caso ci siano errori/ orrori vi prego di farmeli notare, così da poter migliorare.(❁´◡`❁)
  
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