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Autore: Cottondew    14/09/2017    0 recensioni
Brevi frammenti di vita quotidiana all'interno delle mura di una prestigiosa e selettiva Accademia.
Momenti dolci appartenenti a una realtà tranquilla, malinconica e quasi nostalgica.
Le premure di Christopher per la piccola Tsukiko;
La dedizione dell'Infermiere, tra i suoi mille pensieri;
La bolla malinconica di Gheorge;
Il cuore infranto di Giancarlo.
Due o un giorno per ogni personaggio, uno spiraglio di leggerezza tra un sospiro e un gesto d'affetto.
[L'Ideal Academy è un mio vecchio progetto, ormai accantonato, ho voluto salvare qui le brevi storie che scrissi. Ogni capitolo avrà un'illustrazione che realizzai un anno fa. Tutti i personaggi sono miei OC
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Shonen-ai
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Un giorno

Il vento soffiava forte in quell’insolita fredda giornata d’estate. Nessuno aveva il coraggio di uscire in cortile, così la sala comune era piena di ragazzi annoiati che sorseggiavano bevande calde. E chi guardava la tv, chi faceva partite a carte e chi, un po’ in disparte, leggeva un libro; ognuno aveva il suo passatempo per occupare la giornata.
Chris usciva dalla vasca
 da bagno, dopo ore passate a godersi il caldo tepore dell’acqua sulla pelle e liberarsi delle mille tensioni che lo accompagnavano in quella giornata dal cielo grigio. Avvolto nel suo accappatoio di un verde pallido, si trascinò stancamente fino al comò da cui estrasse un paio di biancheria intima e una camicia da notte che presto avrebbe indossato. In programma aveva chiaramente l'intenzione di trascorrere la giornata nella tranquillità della sua camera da letto, in compagnia di un buon libro e una tazza di tea caldo che si sarebbe fatto in un secondo momento. Una volta indossata la vestaglia, la strinse in vita facendo un saldo nodo con la cordicella e si slegò i lunghi capelli rossi, prima raccolti per non rischiare di inzupparli durante il bagno. Andò a sedersi sulla poltroncina accanto alla grande finestra; sulle gambe teneva un libro con la copertina rigida dalle cui pagine spuntava un segnalibro rosso. Lo aprì appena, ma non fece in tempo a puntare lo sguardo sulle prime parole che qualcuno bussò alla porta. Con un tono controllato concesse al disgraziato di entrare; il suo sguardo si addolcì quando vide sulla soglia la figura familiare della sua bimba dai capelli corvini e gli indistinguibili ciuffetti bianchi ai lati della testa. Notò poi che i suoi occhietti neri erano contornati da lacrimoni e tirava su col naso, trattenendo i singhiozzi. 

“Tesoro” la chiamò allargando la braccia verso di lei “cosa ti succede?”.
Lei gli corse incontro, dimenticandosi di chiudere la porta, gettandogli le braccia al collo e immergendo la faccia sulla sua vestaglia. Riprese a piangere a dirotto, scossa dai singhiozzi, con la faccia pressata sulla spalla ormai intrisa di lacrime. “Su su, non piangere. Adesso chiudiamo la porta e mi racconti tutto, va bene?”. Senza aspettare una risposta fece per alzarsi, ma prima si tolse delicatamente le sue esili braccia di dosso; poggiato il libro sulla poltroncina andò a rinchiudere la porta.
Stette per un po’ lì a fissare la maniglia, dandole le spalle e caricandosi di pazienza, per poi girarsi lentamente e raggiungerla dove l’aveva lasciata.
Tsukiko teneva lo sguardo basso, gli occhi arrossati dalle lacrime e stanchi. Seguì con le grandi iridi nere Chris che trasferiva il libro dalla poltroncina alla scrivania e si sedeva, nuovamente davanti a lei, armato di pazienza e uno sguardo materno e comprensivo. “Adesso mi puoi dire cosa ti ha fatto piangere così disperatamente?” chiese a bassa voce, inquisendola col verde smeraldino dei suoi occhi. Dopo una pausa di silenzio, le guance di Tsukiko si imporporarono e prese coraggio per parlare.
“Q-qualcuno ha mangiato l’ultimo dei miei biscotti!” disse tutto d’un fiato, riscoppiando a piangere e portando le mani sugli occhi, quasi a volerne contenere le lacrime. 
Chris prese un gran respiro e sospirò rumorosamente. Battendo le mani sulle cosce la invitò a sedersi in braccio. A quella concessione gli si avvicinò timidamente con gli occhietti bassi e si fece sollevare.
“Ti prometto che domani andrò in paese a prendere una busta di biscotti tutta tua” le sussurrò carezzandole la testolina abbassata.
Senza dire una parola in più la coccolò dolcemente e la fece dondolare un po' con le gambe, finché non si addormentò sfinita dal pianto e dalla tanta tristezza.
Assicuratosi che dormisse, andò a stenderla sul letto per poi tornare trionfante al suo libro abbandonato sulla scrivania.
In realtà non pensò veramente di andare a comprarle i biscotti l’indomani, sapeva bene che al suo risveglio si sarebbe già scordata di tutto, così si immerse a cuor leggero nella lettura.

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