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Autore: Philly123    14/09/2017    0 recensioni
Fu una sera di autunno, pioveva, per terra era bagnato. Sono i miei primi ricordi, i primi ricordi di quando incontrai i Ghoul. Di quando incontrai Uta.
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[N.d.A. Salve a tutti, questa è la mia storia! E' un periodo un po' pesante e scrivo solo e unicamente per rilassarmi quindi perdonate le sviste, non rileggo molto. Per il resto adoro il personaggio di Uta ma credo che al momento sia molto piatto. Ho deciso di renderlo un figo frustrato come lo immagino nella mia mente. Spero che l'idea vi piaccia. Commentate se volete!]
Genere: Avventura, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Uta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Aprii gli occhi dopo qualche minuto. La prima cosa che provai fu un dolore fortissimo che mi pervadeva la testa, il collo e in generale qualsiasi osso o muscolo avessi in corpo. Ancora era tutto appannato alla mia vista, come se vedessi attraverso una fitta nebbia al tramonto. A poco a poco, però, cominciai a distinguere delle figure. Un tetto. Una sedia. Una sedia? Perché non ero più per strada? Toccai attorno a me. Lenzuola, liscissime, come di seta. Dove cavolo ero? Cercai di tirarmi su ma riuscii soltanto a spingermi un pochino, poi il dolore si fece troppo forte. Ancora le orecchie che fischiavano. Dov’ero?! Cominciai ad avere il fiatone, il panico stava prendendo il sopravvento. I ghoul. I ghoul mi avevano presa, mi volevano mangiare. Indossavo una camicia da notte scarlatta. Sembrava anch’essa di seta, pregiata costosa. Dov’ero? Perché quei vestiti? Chi mi aveva cambiata?

La stanza era chiusa, buia, con una piccola luce accesa accanto al letto. Non c’erano finestre e dava la sensazione di essere sotto terra. Non potevo dirlo per certo, ma qualcosa, nelle pareti, nell’odore, me lo faceva pensare. Era tutto molto curato. Il letto aveva una struttura in ebano, intarsiata. La stanza, in generale, sapeva di pulito. Questo, però, non mi confortava affatto.

Il panico si insinuava dentro di me, mentre studiavo cautamente quel luogo. Il fiatone e il battito accelerato continuava. Non erano passati cinque minuti da quando ero svenuta?

Analizzando la situazione, sicuramente non sarei potuta scappare, dato che perfino mettermi in posizione eretta sarebbe stato un grosso problema. Non avrei nemmeno potuto urlare, chi mi avrebbe sentito?

Passi.

Cazzo. Mi avrebbero mangiata di sicuro. Servita come un piatto prelibato, agghindata come una prostituta per far gioire gli occhi degli astanti. I palmi delle mani mi si imperlarono di sudore mentre la maniglia della porta roteava.

-Oggi sei sveglia, mi pare!-

Il tizio di prima! Quello strano, con i piercing e i tatuaggi. Doveva essere un pazzo, o un maniaco, o entrambe le cose. Si avvicinò al letto e si sedette accanto a me. Tremavo. Allungò una mano e l’unica cosa che fui in grado di fare fu pararmi con le mani e serrare gli occhi, sentendo un dolore terribile alle ossa e a qualsiasi parte del corpo che fosse anche minimamente collegata alle mie braccia.

-Piacere, mi chiamo Uta- sussurrò con voce pacata.

Quando riaprii gli occhi vidi soltanto la sua mano tesa, in segno di pace.

-Chi sei tu? Dove sono? Ero in strada un momento fa e…-

-Mi dispiace, signorina, la devo già interrompere. Purtroppo lei è qui da quattro giorni, l’ho curata personalmente ma pensavo che sarebbe comunque morta. Si è dimostrata più forte di quello che sembra.-

-Cosa? Q… quattro giorni? Ma perché, perché mi hai salvata?Sei un ghoul!-

-È vero, ma a differenza di quanto pensano quelli della CCG e la maggior parte delle persone i ghoul non sono tutti uguali. Però, purtroppo, a ridurla in questo stato sono stato io stesso.-

-Cos… cosa?! Chi sei? Che vuoi? Non capisco!- continuavo a confondermi, a non capire. Cosa stava dicendo? Informazioni contrastanti.

-Calmati, il tuo corpo non è ancora in buono stato- dicendo questa frase mi toccò il viso, mi ritrassi immediatamente.

Aveva cambiato il lei con il tu in cinque minuti. Quel ghoul era matto da legare.

-Allora, fammi spiegare- continuò lui, sembrava non fregargliene niente che mi fossi ritratta. –Le cose stanno così. Quello in cui ti sei imbattuta l’altra volta era un individuo pericoloso, è un pazzo della ventitreesima di nome Goro, quello ci avrebbe messo un minuto a farti a brandelli, ti avrebbe strappato la carne dalle osse e…-

Si arrestò forse quando vide il mio sguardo pietrificato. Non sapevo se avrei vomitato lì, sul letto, quasi sopra di lui.

-Scusa- continuò -È che sono abituato a parlare così. Comunque, questo qui voleva farti fuori, quindi ti ho spinto per allontanarti. È che mi dimentico sempre quanto siano fragili gli umani e ti ho scaraventata sulla spazzatura in fondo alla strada. Quando ho finito di combattere con quello lì eri ancora a terra, svenuta, in una pozza di sangue. A quel punto avrei potuto cambiare un’ambulanza e scappare ma mi sentivo in colpa, e ti ho portata con me. Ovviamente i miei compagni mi hanno sgridato, ma alla fine sono riusciti a curarti e adesso non hai nemmeno più un osso rotto! Niente sangue dagli organi interni! Non sei felice?!- alla fine di questa frase la sua euforia era giunta all’apice, quasi saltellava sul letto come un bambino che parla di videogiochi.

Io ovviamente avevo avuto un nuovo conato, a parlare di ossa e organi interni sanguinanti.

-Scusa un attimo- provai a dire, cercando di sembrare calma –C’è una cosa che mi sfugge di questo discorso, ma se ero davvero così distrutta come dici, com’è possibile che adesso io non abbia nemmeno un osso rotto?-

  
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