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Autore: Sospiri_amore    14/09/2017    1 recensioni
❤️SECONDO LIBRO DI UNA TRILOGIA❤️
Ritorneranno Elena, Kate, James, Jo, Adrian, Stephanie, Lucas, Rebecca, (Nik ??).
Ci saranno nuovi intrecci, guai, incomprensioni e amori.
Elena avrà dimenticato James?
Chi vivrà un amore proibito?
Riuscirà il Club di Dibattito a sconfiggere la scuola rivale?
Nik sara sempre un professore del Trinity?
Elena andrà al ballo di fine anno?
IL FINALE di questo libro corrisponde alla fine del liceo, il terzo libro sarà incentrato sulla vita adulta dei personaggi. Più precisamente quattordici anni dopo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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IERI:
La lunga strada verso casa




Il silenzio a volte può essere pesante. Lo so bene, l'estate scorsa ho passato giorni immersa nella disperazione del silenzio, sola e persa nei ricordi di ciò che ho vissuto con James. Quel silenzio mi ha dilaniata, mi ha ferita. In quel silenzio ho sentito l'eco dei miei pensieri amplificarsi e stordirmi. Ero sola. Per molto tempo ho creduto che non avrei mai amato l'assenza di suoni, il vuoto di rumori, eppure adesso in macchina con James amo ogni singolo secondo del tempo che passo con lui.

 

Il suo respiro è armonia.

Lo scricchiolio delle sue mani sul volante è pace.

Lo strusciare delle maniche della giacca è bellezza.

Il nostro silenzio è un diamante prezioso.

 

I vetri appannati mascherano il nostro piccolo rifugio all'interno della macchina di James. Una nebbia fredda e umida avvolge la città. Le luci delle auto, occhi sfuocati che corrono sulla strada, ci superano ignorando quanto sia splendido il nostro angolo di paradiso.

Non parliamo, non diciamo nulla. Assaporiamo quella pace con calma come se fosse la cosa più normale tra di noi.

 

Vorrei che questo momento non finisse mai.

 

La mia mente pare svegliarsi quando sono con James. Mi viene voglia di tornare a dipingere, mi viene voglia di rileggere i miei romanzi d'amore. I sogni riprendono ad animare il mio cervello, colori vividi e immagini serene. Mi sento in pace quando riesco ad essere calma, mi sento bene con lui.

 

«Accompagnerai Kate a New York?», mi chiede James mentre fissa il semaforo rosso in attesa di ripartire.

«Sì, ha bisogno di me. Credo verrà anche Stephanie», gli rispondo.

«Sarà un bene per lei. Mi dispiace e per Jo, non sapevo della lettera».

«Neanche io. Sono stata una pessima amica, nell'ultimo periodo l'ho trascurato molto». Sono sincera quando dico queste cose, non potrei mentire su una cosa del genere.

«Anche io sono stato superficiale. Non sapevo di Lucas, credevo che la sua lettera fosse buona. Sai come è fatto, vuole farcela da solo, detesta le raccomandazioni. Non mi ha detto nulla perché credeva che avrei chiesto aiuto a mio padre». James si mordicchia il labbro nervoso. Capisco la sua ansia, vorrebbe poter aiutare il suo amico come io vorrei aiutare Jo.

«Questa storia del college sta diventando più stressante di quanto credessi. Insomma mi pare esagerata tutta questa pressione che ci mettono addosso», dico sbuffando.

«Le regole sono quelle. Se vuoi andare a Yale devi stare al gioco... A proposito, chi ti scrive la lettera di presentazione?», mi chiede mentre parcheggia fuori dalla palazzina in cui vivo. La sera è buia, ma non è troppo tardi. Posso restare ancora un po' fuori prima di rientrare a casa.

 

Trattengo il fiato.

Nik mi ha detto che mi avrebbe scritto una lettera per il college. Sicuramente avere una referenza del genere mi aiuterebbe parecchio a Yale, sempre che mi ammettano. Un bell'aiuto, questo è vero, che però non mi sento di dire a James. Non so come la prenderebbe, ho paura che pensi che io possa essere la preferita del professor Martin. Certo dopo la festa degli ex studenti le cose sono chiare per tutti, ma non credo sia una mossa furba far conoscere ad altri lo stretto legame che c'è tra di noi. Potrebbe essere facilmente frainteso, anche perché neanche io ho ben chiaro cosa provo per Nik. La sua affezione nei miei confronti è una cosa pura, quasi fraterna, ma non sarebbe difficile pensare che io mi approfitti di lui per Yale o viceversa, cioè che lui voglia altro da me.

 

Alzo le spalle: «Ho un paio di cose in ballo. Devo vedere cosa fare. Nulla di importante», mento. 

«Hmm... Cerca di sbrigarti, non hai molto tempo. Dobbiamo ricordarci di dirlo a Rebecca, aggiungerà anche questo alle cose da risolvere», mi dice serio.

«Non ti preoccupare, in qualche modo vedrai che lo risolvo da sola». Cerco di stemperare la tensione con un sorriso, non ho voglia di approfondire troppo questo discorso.

«Mi sembra chiaro che la lezione con Andrew non ti sia servita. Se ci aiutiamo possiamo fare tutto, anche questo». James mi da un piccolo pugno sulla testa.

 

Gli faccio una linguaccia come ogni volta che mi fa un dispetto.

 

James mi accarezza il volto e mi fissa. I suoi occhi verdi mi scrutano come se volessero dirmi più di quanto le parole possano dirmi. Sembra nervoso, arrabbiato, triste, ma allo stesso momento fragile e confuso. 

Mi lascio andare al suo tocco, cerco di trasmettergli tutta la dolcezza che provo per lui. Il contatto con la sua pelle mi scalda più di mille fuochi. 

«Che cosa succede?», gli chiedo mentre intreccio le mie dita con le sue.

«A volte vorrei che le cose fossero andate diversamente. Mia madre saprebbe aiutarmi, era la mia coscienza, il mio faro. Riusciva a non farmi perdere la strada. Mi manca molto», mi dice. Ha gli occhi chiusi e la testa appoggiata sul sedile.

 

Il ricordo di Demetra mi assale. 

Con tutto quello che ho combinato nell'ultimo periodo non ho avuto modo di pensare a lei. Gli occhi si inumidiscono, il magone e la nausea arrivano puntuali. Vorrei poter aiutare James, vorrei spiegargli che con il tempo passa quel dolore straziante, ma non posso. La ferita che ha nel cuore potrà rimarginarsi, ma non guarirà mai del tutto. Potrà fingere e andare avanti sperando di incontrare qualcuno capace di amarlo tanto da riempire la sua mancanza.

Io lo amo abbastanza, ma non è il momento giusto.

James vuole riuscire a realizzare i suoi sogni e non posso intromettermi e imporre la mia presenza. Sarebbe egoismo allo stato puro.

 

Eppure.

 

Lo guardo perdersi tra l'intreccio delle nostre dita. 

Lo guardo e non posso fare a meno di desiderare che mi baci.

 

«Se fai così però non vale», gli dico arrossendo.

«Così come?», mi chiede.

«Quando mi accarezzi, io... Io... Ecco, penso a noi. Penso a come stavamo un anno fa». Ho la faccia rossa per l'imbarazzo.

James sorride furbo: «È se ti faccio così?». Con delicatezza mi sfiora la punta del naso e picchietta con calma e attenzione sulle mie lentiggini. Poi disegna con l'indice il profilo delle mie labbra.

 

Tremo.

 

«Dai, smettila. Non è giusto». Quello che dico non corrisponde minimamente a quello che sento. Non voglio che smetta mai.

«E se per caso facessi questo?». James infila con decisione la mano dietro il collo affondando le dita nei capelli. Con un piccolo strattone mi tira verso lui.

 

Ansimo.

 

«James... James...». Sono completamente ipnotizzata dai suoi occhi, dalla serietà del suo volto, dalle sue labbra socchiuse.

«E se mi avvicinassi di più?», mi dice a sottovoce a pochi centimetri dal mio volto.

 

Deglutisco.

 

«Non... Non è giusto. Avevamo deciso di concentrarci sullo stu-studio», dico con voce traballante.

«Ti piaccio tanto. Vero?», mi chiede mentre mi accarezza le braccia.

Annuisco.

«Ti piaccio così tanto da riuscire a dominare la voglia che hai di me?». James mi bacia la fronte.

Mi sento in trance, lo osservo come se stessi guardando lo spettacolo più bello dell'intero universo.

«Ti piaccio così tanto che faresti di tutto per me?». La voce di James è velata di malinconia, come se ripensasse a qualcosa di triste.

«Voglio vederti felice. Tutto qui». Dico a voce bassa mentre appoggio il mio capo sulla sua spalla.

«Felice? Vuoi davvero vedermi felice?». James stringe la mascella e aggrotta le sopracciglia quasi non credesse alle mie parole.

«Sì, ne dubiti?», gli chiedo stupita.

«Sono molto confuso per quanto riguarda noi due. Da un lato vorrei... Vorrei..., ma dall'altro... Ecco... Provo emozioni contrastanti. Mi piaci tanto, troppo. È quello il problema. Mi distraggo dai miei obbiettivi quando sto vicino a te», mi dice mentre mi bacia le guance sfiorando con il naso, a fil di pelle, l'intero viso.

 

Le nostre labbra si fondono.

Diventano due pezzi di puzzle fatti per stare insieme. 

 

Come fossi di burro mi sciolgo al suo contatto, il desiderio che ho per lui è come l'acqua per un assetato. Non voglio smettere mai. Non voglio che lui mi lasci. Non posso perderlo un'altra volta, non voglio che soffra ancora.

Non James.

Per la mente mi passano le sue parole, quello che continua a ripetere da settimane: Yale. James vuole realizzare i suoi sogni, vuole raggiungere uno scopo.

Anche se capisco che mi desidera devo smettere di baciarlo. Devo farlo per lui, non posso pensare solo a me stessa. Se continuassimo a baciarci potremmo finire con andare oltre e ritornare ad essere una coppia. 

James ed Elena persi nel loro mondo.

James ed Elena distaccati dalla realtà.

 

No.

 

Mi stacco da lui con decisione, James mi guarda stupito.

«Io... Io... Ho sbagliato qualcosa?», mi chiede confuso.

«No. No. No. È tutto perfetto, credo che però sia il caso di frenare. Non voglio rischiare di rovinare tutto. Nei prossimi mesi abbiamo molte cose a cui pensare. C'è un'estate che ci aspetta. Dobbiamo solo pazientare», dico con la fronte appoggiata alla sua.

James sorride:«Sei saggia pivella».

«Sono così saggia che consentirò qualche bacio e niente più. Se non mi fermo io, ti fermerai tu. Ok?». Osservo le labbra di James incresparsi, vorrei baciarle all'istante, ma mi trattengo.

«Promesso», mi sussurra dandomi un bacio veloce per poi rimettersi comodo seduto sul suo sedile. «Adesso andiamo. Ti accompagno al portone di casa tua».

Prendendo un grande respiro mi allaccio il cappotto, sperando che i pensieri poco candidi su James si allontanino al più presto dalla mia testa. Mi serve solo un po' di controllo, niente di più.

 

L'aria umida ci avvolge. Fa veramente freddo. James appoggia un braccio sulle mie spalle mentre soffia sbuffi caldi nell'altra. Avvolta nella sciarpa affondo il viso nella lana cercando di proteggerlo dalle folate ghiacciate che spirano feroci.

Le luci della palazzina sono tutte accese. Con questo tempaccio sono tutti rintanati in casa a godersi il caldo dei termosifoni con una zuppa incandescente tra le mani. Per strada non c'è nessuno, oltre a noi ci sono poche altre persone: una vecchia che porta a spasso il suo cane nel giardino dell'altro lato della strada e una coppia di innamorati che si bacia con passione vicino ad una macchina. Tre temerari che sfidano il gelo.

 

«Buona serata, corro a casa dalla nonna. Si è slogata la caviglia, è più intrattabile del solito», mi dice James mentre si sfrega le mani per scaldarle.

«Grazie del passaggio. Mi sarei congelata se non mi avessi accompagnata».

«È stato un piacere», mi dice prima di correre verso la sua macchina.

 

Osservo James salire sulla macchina e partire. Mi sarebbe piaciuto passare la serata con lui, ma credo sia meglio così. Sarebbe uno sbaglio dimenticare le cose importanti, in questo momento si tratta del futuro mio e dei miei amici.

Infilo le mani nella borsa in cerca delle chiavi per aprire il portone.

Rovisto.

Tolgo tutto: portafoglio, cellulare, cuffiette, fazzolettini, burro cacao, specchietto e un pacchetto di caramelle. Delle chiavi non c'è traccia.

 

Merda.

Ora ricordo.

Le ho lasciate sulla mia scrivania.

Che idiota!

 

Maledicendomi per la mia sbadataggine schiaccio il campanello in attesa che papà mi apra.

Suono una volta.

Suono due volte.

Suono tre volte.

 

Papà non è in casa.

Senza aspettare lo chiamo sul telefonino. Voglio sapere tra quanto tornerà, non voglio gelare lì fuori.

 

Driin.

 

Un suono riecheggia nell'aria e contemporaneamente nell'altoparlante attaccato al mio orecchio.

 

Driin.

 

La suoneria di papà suona nella mia testa e poco lontano da me.

 

Drinn.

 

Un altro squillo. 

Il mio braccio con il cellulare penzola lungo il mio fianco.

 

Driin.

 

Con la bocca spalancata osservo le sagome dei due innamorati. Sono avvinghiati poco lontani da me parzialmente nascosti dal buio della sera.

Il sangue non circola più nel mio corpo.

Sono immobile.

 

Il telefono non squilla più.

Una voce che conosco fin troppo bene parla:«Pronto Elena? Che c'è? Tra poco sarò a casa... Elena? Elena?».

Quella voce esce da uno dei due innamorati vicino alla macchina.

 

Papà.

Papà è a pochi metri da me e sta baciando una persona.

Papà si nasconde nella sera per baciare una persona.

Papà bacia una persona che non è mamma.

 

Urlo.

 

... Continua nel prossimo capitolo ...

 
   
 
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