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Autore: __roje    14/09/2017    1 recensioni
-- QUESTA STORIA CONTIENE SCENE DI SESSO ESPLICITE! --
Aki Nomura è solo un ragazzo di 16 anni che ha sempre sognato di poter condurre una vita scolastica del tutto normale, fatta di amicizia e nuovi amori. Tuttavia la realtà in cui si trova non è affatto così; a causa di diversi eventi il suo carattere è diventato molto più rude e introverso e i primi due anni di scuola non sono stati esattamente ciò che credeva ed una delle ragione è la continua presenza nella sua vita di quello che una volta era il suo migliore amico: Hayato Maeda. Un ragazzo di straordinaria bellezza che viene definito da tutti "Principe" per i suoi tratti e i suoi modi, ma la realtà è ben altra infatti Aki scoprirà presto i nuovi gusti sessuali della persona che credeva di conoscere bene e da quel momento tutta una serie di strani eventi cominceranno a susseguirsi nella vita di questo giovane ragazzo.
IKIGAI: è l'equivalente giapponese di espressioni italiane quali "qualcosa per cui vivere" o "una ragione per esistere" o "il motivo per cui ti svegli ogni mattina".
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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CAPITOLO 7

“Che pessima atmosfera..” commentò Oija osservandoci.
Seduti su due sedie, senza guardarci in faccia, c’eravamo io e Hayato con la stessa faccia imbronciata. Dopo l’accaduto non avevo nemmeno più lavorato insieme, di conseguenza non avevamo portato a termine il nostro semplice compito.
“Beh non importa se non siete riusciti a fare nulla. Io e Oija-san abbiamo raccolto abbastanza materiale, e penso che per il progetto basterà” cercò di alleviare la situazione Wasashi.
Oija trattenne una risata nel vederci entrambi in quello stato “Sarei curioso di sapere cos’è successo.”
Iku gli pestò un piede per zittirlo “Allora che ne dite di leggere il nostro resoconto?” e ci consegnò un foglio. Sia io che Hayato allungammo una mano per afferrare il foglio ma ci fermammo a metà strada, accorgendoci che anche quello ci saremmo dovuti contendere.
“E’ inutile che un cagasotto legga il resoconto” sputò come al solito veleno.
Trattenni dei tic di rabbia “Tranquillo non è un problema.”
“Oh ma davvero? Ho paura che tu possa fartela addosso, Akìo (nome femminile)” e ghignò.
Lo odiavo con tutto il mio cuore, con ogni parte del mio corpo, ogni cellula “Fottiti!” e fregandomene afferrai il foglio dalle mani di Iku, correndo anche il rischio di strapparlo.
“Vedi? Sei un incompetente, per poco non rompevi il foglio.”
“Taci!” lo zittii.
Tutto questo accadde sotto gli occhi basiti di Oija e Wasashi che non seppero come porre rimedio alla situazione se non commentarla. “Scommetto che tra poco a Nomura esploderanno le vene del collo” osservò Oija sempre più coinvolto nella cosa.
“Distruggeranno il foglio di questo passo!”
Hayato mi rubò di mano il resoconto e iniziò a leggerne il contenuto mentre con una SOLA mano era riuscito a tenermi lontano da lui spingendomi via. “Ti ammazzo lo giuro! Principe dei miei stivali!”
“Ma sta zitto. Hai la stessa forza di un bambina di due anni.”
Oija si accomodò e continuò a fissare la scena. “E io che credevo di annoiarmi in questo gruppo” rise.
“Ora bastaaaa!” urlò Iku attirando l’attenzione dei presenti.
Non mi aspettavo affatto che potesse gridare in quel modo, spaventò persino Hayato, anzi parve solo molto stupito che quel moccioso avesse una voce. “Seduti tutti e due. Subito!” Senza farcelo ripetere ci mettemmo a sedere. Era incredibile che fosse riuscito a fermare quella situazione, e lo stesso Oija ne rimase colpito. “Nessuno dei due leggerà nulla! Smettetela di comportarvi da bambini.”
“Non è colpa mia!” cercai di replicare.
Hayato ridacchiò sotto i baffi “E’ sempre colpa tua, non sai stare al tuo posto.”
Iku di tutta risposta colpì il principe con un libro proprio sulla testa. Hayato gridò dal dolore, e si tastò la testa dolorante e stupito per quel gesto, ma così anche noi. Improvvisamente Iku Wasashi aveva cambiato atteggiamento, un aurea spaventosa, molto simile a quella di Hiroto lo investì facendolo trasformare da dolce ragazzo con gli occhiali ad un maniaco pronto ad uccidere.
“Nessuno più parlerà, sono stato chiaro?” espresse con una voce lenta e meno acuta. Oija si spostò da lui sempre più impaurito. “Ora leggerà prima Nomura-kun, e poi passerà il foglio a Maeda-san.. chiaro?!”
Annuimmo tutti, compreso Oija perplesso quanto lo ero io.
Quello fu l’unico modo affinché si potesse ristabilire un pò di ordine, e secondo i suoi ordini incominciai a leggerne il contenuto trovando che il lavoro svolto fosse davvero impeccabile. Erano stati bravi. “Ben fatto Wasashi!” commentai entusiasta.
Iku tornò improvvisamente normale, sistemò i piccoli occhiali e mi sorrise imbarazzato. Cos’era quella repentina trasformazione? “Davvero? Ne sono felice. Credo che possa andare bene.”
Passai come da accordo il foglio ad Hayato, anche se molto a malincuore e con lo stesso atteggiamento il principe afferrò il foglio leggendone il contenuto con estrema attenzione. Ero proprio curioso di sentire che giudizio avrebbe tirato fuori. Forse uno dei soliti pungenti.
“E’ perfetto.” Commentò semplicemente.
Lo fissai basito “Seriamente?” aggiunsi che mostrasse una simile faccia da schiaffi.
Iku saltò di gioia e sfoderò un mega sorriso “Hai visto Oija-san! Abbiamo fatto un ottimo lavoro.”
“S-sì.. che bello...” commentò Oija ancora stravolto dall’episodio di prima.
E dopo quel piccolo teatrino portammo tutto dalla presidentessa che ne rimase molto soddisfatta, quasi commossa che il suo gruppo cuscino avesse lavorato così bene insieme. Poi Maiko si rivolse a me “Spero non ci siamo stati grossi problemi tra di voi” sorrise.
“Ah-ah-ah certo che no.”
“Pfui” fece Hayato sarcastico e gli pestai un piede senza darlo a vedere, questo trattenne un grido e si morse il labbro abbozzando un sorriso tirato.
“Oh sono davvero contenta! Allora perché insieme non vi occupate anche dell’amministrazione quel giorno?” propose la ragazza inaspettatamente.
In coro esclamammo: “EH?”
“Ma sì. Gli altri gruppi si sono rivelati una banda di incompetenti, sopratutto quello con Yoshida...” quello stupido, pensai nella mia testa con disprezzo, “perciò, vorrei che qualcuno quel giorno mi desse una mano con l’organizzazione generale, ecc.. e voi mi sembrate le persone ideali.”
Oija rise, ma ricevette subito una gomitata da Wasashi.
“Presidentessa, credo ci siano persone migliori di noi quattro..” cercai di dire.
“No! Anzi, mettere Maeda fuori dall’aula quel giorno sarà meglio di un cartellone pubblicitario e avremo sicuramente un boom di visite” rise nel pensarci. Non potevo crederci che l’avesse detto sul serio. “Allora siete d’accordo con me?” domandò infine.
“Presidentessa io..” cominciai a dire.
“Io ci sto!” mi fermò Oija, “Trovo che questo gruppo sia una bomba e faremo sicuramente un buon lavoro”.
Come? Cosa? Tutti e tre, io, Hayato e Iku lo fissammo basiti che avesse detto una cosa del genere. E su quelle parole la presidentessa si illuminò “Allora è deciso! Grazie ragazzi, davvero!” e mi strinse le mani in segno di profonda gratitudine. Com’è che la situazione era degenerata fino a quel punto?
Una volta fuori dalla classe Iku esplose “Sei forse uscito di testa?! Io non voglio farlo.”
Sentirglielo dire mi fece un pò rimanere male; il mio pessimo comportamento di prima aveva suscitato un tale disgusto in quel ragazzo che adesso non voleva più averci a che fare con noi.
“Qual'è il problema? Io trovo che abbiamo fatto davvero un ottimo lavoro, e aiutare la presidentessa ci sarà sicuramente bene la media scolastica.”
Cominciai a pensare che Oija l’avesse fatto solo per il bene della sua di media.
“Beh non so cosa voi vogliate fare ma io me ne vado adesso, a mai più” si intromise Hayato con tutte le intenzioni di andarsene ma fu fermato da Oija che gli si parò davanti. Hayato allora lo guardò in cagnesco, infastidito che qualcuno gli avesse sbarrato la strada. “Levati puzzone..”
“No! Resta con noi dai. Non so cosa sia esattamente successo con Nomura, ma ti assicuro che non finirai più a lavorare da solo con lui. Non vuoi anche tu guadagnarti dei punti extra?”
“Non mi servono, idiota.”
Oija parve confuso. Sospirai che non se ne fosse reso conto, allora per chiarire la cosa intervenne Iku porgendogli una mano sulla spalla, “Oija-san lo so che tu durante le lezioni dormi sempre... ma devi sapere che Maeda-san è uno dei più bravi di tutto l’istituto.”
“COSAAAAA?”
Hayato sogghignò per quella reazione, “Quindi ora posso andarmene?”
Odiavo quella storia, non potevo credere che quel maledetto bastardo fosse davvero uno dei più intelligenti in quella stupida scuola e saperlo, o sentirselo dire chissà quanto accresceva il suo ego.
“Quindi adesso non avremo nessuno che attiri le ragazze nell’aula...” osservò sconfortato Oija.
Iku poi mi fissò attentamente. “Tranquillo basteremo anche noi” disse poi, “basterà indossare dei costumi che richiamino il tema, tipo io potrei vestirmi da zombie, e tu magari da troll..”
Oija parve disgustato “Perché io da orribile troll?”
Iku poi mi venne vicino e con la mano mi tirò indietro i capelli, la cosa mi sorprese, ritrovandomi a pochi metri il suo visetto vispo “E Nomura-kun credo che sarà un dracula davvero affascinante” sorrise.
“Eh?”
Un affascinante cosa?!
“Funzionerà vedrete! Mia madre è truccatrice, non sarà difficile renderci davvero orribili.”
Lo notai solo in quel momento che Hayato era ancora lì e si era voltato a sentire le parole del piccolo quattrocchi, e per un semplice istante incontrai i suoi occhi, in un espressione diversa da prima; improvvisamente la rabbia e quel modo scontroso scomparvero lasciando posto a chissà cosa. Tutto ciò però durò molto poco, Hayato si voltò dandoci le spalle e andò via.
“Hayato..” dissi con un filo di voce.
 
 
E giunse, finalmente, il giorno del festival scolastico!
Quel giorno era odiato dalla maggior parte degli studenti, anche perché da due anni a questa parte la scuola in quel particolare giorno registrava un vero e proprio boom di visite, e il motivo è facile da intuire. La scuola non aveva mai ricevuto così tante entrate, o così tante registrazioni all’anno accademico nuovo da parte di ragazze come in quegli anni, tutto a causa del principe.
Per il resto, se si voleva escludere quel piccolo, innocuo dettaglio, tutta la festa era organizzata davvero bene, con un budget anche abbastanza alto, e le classi organizzavano sempre qualcosa di molto divertente.
“Ok branco di capre! Sistematevi ai vostri posti, e di deve dare volantinaggio scenda nel cortile!” gridò la presidentessa con un enorme megafono.
“Maiko-san è proprio necessario il megafono? Ti sentiamo” osservò un nostro compagno, nonché suo personale assistente, ovvero Ueda Tadashi.
“Cosa?!” gli gridò nelle orecchie stonandolo.
Tutta quella scena era a dir poco assurda, ma non ebbi tempo da perdere in certe cose. Avevo già i miei problemi, e cioè diventare un vampiro che fosse spaventoso e che riuscisse ad attirare persone.
Come promesso, quel giorno Iku trascinò sua madre a scuola chiedendole di truccarmi. Iniziò prima da Oija, che divenne sul serio un orribile troll delle caverne. Davvero spaventoso! Seppe modificargli il naso rendendolo grosso e bitorzoluto, e lo vestì di stracci, riempiendolo di peli su petto, mani e piedi.
“E’ fantastico!” commentò Iku guardandolo.
“Ma sono orribile!” si auto giudicò Oija specchiandosi, non gli piaceva proprio l’idea di diventare ancora più trasandato del normale. Eppure dovevo ammettere che era il personaggio perfetto per lui.
Poi toccò a me, Iku aveva trovato il costume perfetto per il conte Dracula: pantaloni neri stretti, una camicia di altri tempi con il colletto della camicia ampio e con un pò di pizzo con tanto di maniche gonfie, come era di moda a quei tempi.
“Manca il mantello” osservai.
Iku sorrise in maniera strana, “Oh non ti servirà.” Con quel commento iniziai ad avere paura, ma per scappare era troppo tardi, fui catturato da madre e figlio e portato nell’aula adibita a spogliatoio e cominciarono a trafficare sulla mia faccia.
Ero spaventato, e temevo che una volta finito deludessi le loro aspettative. In fondo mi ero prestato perché volevo sul serio aiutare, ma non ero certo Hayato.
La mamma di Iku diede un ultimo ritocco con le dita, e mi sorrise dolcemente indicandomi dove fosse lo specchio ma non avevo certo intenzione di specchiarmi, ero impaurito a morte.
“Akii!” nell’aula piombò Yoshida. Lo fissai sconvolto che fosse travestito da mostro, e quest’ultimo nel vedermi spalancò la bocca come un ebete, “e tu chi sei..?”
“Sono io idiota!”
A seguirlo fu Iku per accertarsi del risultato e nel vedermi arrossì, felice come una pasqua e saltellò ovunque orgoglio per qualcosa. “Sei fantastico Aki-chan!” Da quand’è che mi chiamava così...
“Sono ridicolo conciato così..” Yoshida ancora a bocca aperta scosse la testa.
Iku in tutta risposta mi portò lo specchio piazzandomelo davanti, “Allora giudica da solo. Ottimo lavoro mamma!” e fece segno di ok con la donna, che ricambiò il gesto.
Era il momento, dovevo guardarmi e lo feci con tanta paura ma ciò che mi trovai davanti era un altra persona. Quella persona non potevo essere io... il costume mi calzava a pennello, i lunghi pantaloni neri fasciavano gambe e cosce rendendole quasi muscolose, e la camicia in qualche modo rendeva più larghe le mie spalle, così come il torace mi parve più grosso. In fine viso e capelli, erano stati letteralmente trasformati, la madre aveva reso il mio incarnato molto più chiaro del normale mettendo in risalto zigomi che non credevo di possedere, e gli occhi erano stati marcati con un pò di nero per mettere in risalto i miei occhi giallo-verdi. Chissà perché Iku aveva voluto che non indossassi lenti a contatto, strano.
I capelli, che di solito, portavo sempre in modo disordinato furono portati all’indietro con un pò di gel e parvero luccicare sotto tutta quella luce. Ero stranamente bello.
“Allora eeeh?” mi esortò Iku, “Farai un figurone ne sono sicuro!” e andò a mettere a posto lo specchio, tirando via di lì anche Yoshida che nel frattempo non aveva smesso di fissarmi come un ebete. “Indossa i denti finti e colorati anche le mani, noi ti aspettiamo qui fuori!”
E mi lasciarono completamente solo per sistemare le ultime cose. Era così incredibile che qualcuno avesse fiducia in me, o che vi vedesse del valore perché io non mi sentivo affatto così, e sentivo che la persona dello specchio non ero io ma solo frutto di un make-up che aveva sistemato un disastro.
Mi resi conto di avere le mani che tremavano, ero così agitato quindi? Improvvisamente mi pentii di essermi fatto conciare in quel modo, e nacque in me la voglia di scappare via.
Fu in quel momento però che la porta si aprì nuovamente. “Si sto venendo sto sistemando i denti.”
“Quindi ti sei davvero fatto conciare come un idiota?” Riconobbi la voce di Hayato e mi voltai a guardarlo, e me lo trovai davanti vestito da zombie. Non riuscii a credere che fosse bello anche con sangue e brandelli di carne che gli si staccavano da viso e collo.
Ero seriamente confuso di vederlo li, “Che ci fai qui?”
Cominciò a girare per l’aula guardandosi intorno e toccando un pò tutto, a partire dai pennelli e ad alcune maschere buttate li a caso, “Uno stupido quattrocchi ha insistito tanto quindi ho ceduto” e mi fissò sorridendo.
Che quella fosse una bugia o meno, era tornato e di colpo la mia paura svanì, sapendo che non sarei stato solo a fare quella cosa, e che potevo cedere a lui quel mio fardello. Lui era sicuramente più adatto di me. Tornai a respirare e mi appoggiai alla parete dietro di me “Non sono mai stato tanto felice di vederti conciato da morto” e cominciai a ridere sfogando l’ansia che avevo.
Hayato sogghignò divertito “Buono a sentirlo.”
Improvvisamente ebbi di nuovo voglia di fare quella cosa, sistemai denti e mani e mi diedi un ultima occhiata allo specchio e sentii che potevo farlo, che tanto la giornata sarebbe passata in fretta e che nessuno avrebbe notato la mia presenza se Hayato era li con me.
“Allora vieni andiamo” gli dissi andando verso la porta.
“Aspetta idiota, non crederai che mi faccia fare concorrenza da te..”
“Cosa?” lo guardai confuso e poi tutto accadde velocemente. Hayato afferrò chissà da dove un tovagliolo, mi bloccò la fuga con una mano e mi passò quell’affare in faccia rovinando il duro lavoro della mamma di Iku. Finito col viso passò ai capelli e li arruffò a caso facendomi anche male, in quel tentativo andai anche a sbattere contro la porta e la maniglia mi si conficcò nelle costole facendomi annaspare. Aveva improvvisamente rovinato ogni cosa, tutto il lavoro di Iku e di sua madre era andato a puttane. Terminò il suo operato con delle forbici tagliando e distruggendo la camicia in alcuni punti senza ferirmi per fortuna e non potei fare nulla, era troppo forte rispetto a me.
Mi lasciò andare controllando di aver fatto un ottimo lavoro e ne parve soddisfatto. Trattenni le lacrime, più che per me ero dispiaciuto per gli altri. “Perché... PERCHÉ L’HAI FATTO BASTARDO?!”
“Non uscire così, rimettiti la divisa” e mise via le forbici lasciandomi in quell’aula.
Scivolai a terra senza parole. Completamente basito mi strinsi contro le ginocchia con lacrime che non riuscii più a trattenere, perché voleva sempre ferirmi, che cosa gli avevo fatto!
“Tutto quanto!” e risuonarono quelle parole nella mia testa.
Ero stato così sgradevole, una tale maledizione nella sua vita che meritavo tutto quel suo odio. Quel ragazzo non era mai stato mio amico, e mai lo sarebbe più stato perché lo odiavo con tutto me stesso, e fu allora che strinsi i pugni. Non potevo permettere che vincesse così, non avrei permesso che mandasse in fumo tutti gli sforzi degli altri, anch’io avrei fatto la mia parte e avrei partecipato.
Mi rimisi in piedi cercando di sistemare quel guaio ma da dove cominciare? Controllai per prima cosa i danni fatti al trucco e notai che il nero intorno agli occhi era sbavato ma non era male, sembravano occhiate ancora più marcate così intensificai tutto quel nero e aggiunsi altro bianco qua e là per rendermi ancora più cadaverico, e cominciai a giocare col rosso e con la carta. Abbozzai uno squarcio sulla guancia, pieno di sangue e altro rosso picchiettai attorno alla bocca.
Poi passai ai vestiti e finii di strappare tutto aggiungendo dello sporco e altro rosso ovunque, mi tolsi anche una scarpa e mi disegnai una bella ferita anche lì, così come lasciai completamente imbrattate le mani. E in fine osservai i capelli, li riempii di un pò di polvere e una ciocca la sporcai di sangue lasciando che fossero arruffati e sporchi di gel.
Hayato aveva voluto giocare a quel gioco e non mi sarei tirato indietro. Lo avrei affrontato allo stesso modo, sarei stato lo zombie migliore e me l’avrebbe pagata per tutto quanto!
“Eh? Come sarebbe a dire che Aki-chan non è qui. Accidenti!”
Spalancai la porta della piccola aula e mi mostrai, avevo così tanta rabbia in corpo che quel giorno avrei fatto qualsiasi cosa per battere il principe e fargliela pagare.
Nel vedermi, Iku, Oija e la mamma del ragazzo sbiancarono notando che avevo completamente stravolto il mio look. Poi fissai con rabbia Hayato, che parve impallidire un pò non aspettandoselo ma poi sfoderò un sorriso di puro divertimento.
Oija fischiettò “Wow lo avete reso uno zombie alla fine.”
Iku mi venne incontro perplesso “Aki-chan ma che cosa hai combinato? Perché ora sei uno zombie?”
Mi rattristò molto leggere la sua evidente delusione, ma che potevo dirgli... “E’ stata colpa mia. Volevo tagliare via un filo e ho distrutto la camicia, ho dovuto quindi fare altro.”
Non avrei fatto la spia. Non mi sarei abbassato al suo stesso livello, anzi, l’avrei battuto al suo stesso gioco e glielo avrei dimostrato.
Iku sospirò e mi sistemò la manica della camicia completamente strappata, sorridendomi “Fa del tuo meglio Aki-chan!”, fui contento di non avergli dato troppo dispiacere.
Andai accanto ad Hayato, piazzandomi davanti all’ingresso dell’aula horror ignorandolo completamente, la rabbia che provavo era tale che qualsiasi cosa avessi potuto dire non mi avrebbe fatto calmare.
“Non ti arrendi mai tu, eh?” fu la domanda a bassa voce di Hayato e mi passò davanti per andare da Iku. Per un momento pensai di essermelo addirittura sognato ma non fu così, e la dimostrazione fu vedere il suo solito ghigno di divertimento. Ok, voleva giocare? Avremmo giocato!
Finalmente le porte del festival aprirono, e un ondata di persone, senza precedenti invase cortile e tutto l’edificio, e in maggioranza erano giovani.
Il cibo che fu servito, venduto e le attrazioni proposte furono letteralmente prese d’assalto, e tutti parvero divertirsi a partire dagli stessi studenti che se ne occupavano, che così avevano modo di poter interagire con nuove persone.
Quel genere di cose però, non erano proprio il mio ideale ma cominciai a fare il mio lavoro, cercando di attirare più persone possibili verso la nostra attrazione, e sebbene ci riuscissi con qualcuno, la stra-grande maggioranza veniva adescata per la presenza di Hayato, che batteva di gran lunga il lavoro mio e del povero Oija, anche se quest’ultimo tutto faceva tranne che lavorare. Passava tutto il suo tempo a farsi selfie, e messaggiare così irritato gli tirai via il cellulare. “Ehi!”
“Sequestrato fino alla fine del festival” gli dissi mostrandogli che lo mettevo in tasca.
Sbuffò “Chi me l’ha fatto fare...” e finalmente cominciò anch’egli ad impegnarsi.
Ciò che maggiormente mi stupì però fu Hayato, e l’atteggiamento che assunse per tutto il giorno. Sfoderò una gentilezza talmente inquietante che mi fece accapponare la pelle, e ogni tanto si voltava verso di me con un ghigno di vittoria spaventoso. Ovviamente le ragazze invece apprezzavano molto, e nella nostra aula horror ci fu talmente tanta gente che si creò una lunga fila fuori la porta.
“Che diamine succede qui?” comparve il professore di educazione fisica, e lo chiese a me vedendo il caos che c’era fuori l'aula.
“Credo che possa capirlo da solo” e indicai Hayato che accanto alla porta faceva divertire le ragazze.
“C’era da aspettarselo.. chi ha avuto la sana idee di metterlo proprio in mezzo al corridoio?”
Iku sussultò nel sentire quella domanda e si nascose. Poverino, le sue intenzioni erano state delle migliori, non poteva certo aspettarsi una simile ondata.
La cosa andò avanti per ore, e sia io che Oija cercammo di aiutare come potevamo, dando addirittura il cambio dentro ai nostri compagni stanchi. Ma tutto fu un successo, soprattutto l’attrazione principale.
A fine giornata eravamo talmente stravolti che ci lasciammo cadere a terra, anche se eravamo ancora nel bel mezzo del corridoio. Oija era più distrutto di me ma fu chiamato ancora una volta nell’aula perché c’era bisogno di un troll, mentre Hayato fu mandato fuori perché si era creato troppo caos nei corridoi.
Ero solo, e mi crogiolai di quel silenzio e di quella tranquillità. Quanto mi era mancata.
“Non ci credo! Sei uno zombie hahaha” una risata attirò la mia attenzione, e davanti a me mi trovai Kuro.
Non mi aspettai di vederlo li, era esattamente l’ultima persona al mondo che mi sarei aspettato venisse al nostro festival, ma forse l’aveva invitato Yoshida.
“Se cerchi Yoshida è ancora dentro” dissi in fretta.
Kuro guardò verso l’aula tutta tappezzata di nero “Oh capisco. E tu non lavori?”
“Avevo altri compiti oggi.”
Rise “Quindi è questa la famosa aula di cui tutti hanno parlato tutto il giorno. Hayato è stato qui vero?”
Perché lo chiedeva così improvvisamente? “E’ nel cortile. Perché lo cerchi?”
Kuro fece spallucce “Chiedevo giusto per... l’hai fatto tu questo costume?”
Ben in verità sì, avevo sistemato tutto da solo ma come potevo spiegargli l’incidente che era successo? Mi rimisi allora in piedi e annuii, ero così stanco che non avevo nemmeno più la forza di parlare con qualcuno e adesso quel Kuro mi faceva tutte quelle domande.
Lo guardai però più attentamente e notai che dall’ultima volta aveva i capelli un pò più lunghi, rispetto a quando li aveva completamente rasati ora c’era qualcosa che si poteva chiamare chioma e stava spuntando, e aveva dipinto tutto di un blu strong. Perché si conciava in quel modo. Notai anche gli orecchini, stavolta molto piccoli, che portava ai lobi. E sebbene quel colore di capelli fosse strano, si sposava magnificamente con i suoi occhi verdi, e pensai che forse lui faceva tutto ciò per apparire perché se lo poteva permettere, non era affatto un brutto ragazzo.
“Quindi adesso hai finito, sei libero.”
“Tecnicamente sì.”
Kuro sorrise soddisfatto della risposta, “Allora visto che Yoshida è ancora impegnato perché non mi fai fare tu un giro eh?” Come? Lo guardai basito.
“Ma scusa aspettalo!” Non fui ascoltato e afferrandomi per un braccio cominciò a trascinarmi via da lì, dove credeva di portarmi, ero ancora conciato da zombie e non avevo voglia di andarmene a zonzo, soprattutto con lui. Non sapevo nemmeno chi diamine fosse! “Lasciami Kuro!” continuai a dire.
E lì, mentre venivo portato via una mano afferrò il braccio che avevo ancora libero tirandomi da dietro e bloccando Kuro allo stesso tempo, quella sensazione fu così familiare che non ebbi bisogno di capire chi fosse. Era Hayato.
  
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