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Autore: Recchan8    14/09/2017    0 recensioni
Questa è la storia di un primo amore adolescenziale, di un'estate trascorsa tra amicizie e incomprensioni.
Questa è la storia di Fabiola, Silvia, Flavia, Tiberio e Virgilio: cinque ragazzi, un unico filo conduttore.
Questa è la storia dell'Estate dell'Imperatore.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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La mattina seguente mi ritrovai a girare nell'orto in pigiama. Non avevo voglia di cambiarmi e il caldo delle giornate di luglio non aiutava per niente.
Stavo tornando in veranda quando sentii Silvia salire rapidamente le scale. Chiusi il cancelletto di legno e mi girai per vederla in piedi con una mano appoggiata sulla superficie del tavolo e il fiato corto: aveva chiaramente corso.
-"Pensavo che andare nell'orto in pigiama significasse avere dei seri problemi, ma tu mi hai di gran lunga battuta"- le dissi sghignazzando.
Si ispezionò un attimo e si coprì il viso con una mano.
-"Merda, sono uscita in pigiama!"- sbottò.
Mi misi a ridere convinta che lei avrebbe fatto lo stesso, ma non lo fece.
-"Ti devo dire una cosa"- disse invece. -"E' successo l'impensabile"-.
-"L'impensabile?"- ripetei accigliata.
Le lanciai un'occhiata interrogativa, pensando che Virgilio avesse deciso di suicidarsi per davvero o che Tiberio si fosse trovato una ragazza.
-"Flavia vuole provarci con Tiberio"-.
Strinsi le labbra e feci spallucce.
-"Buon per lei"- dissi.
Poi riflettei un momento su quello che mi aveva appena detto Silvia.
Flavia.
Provarci con Tiberio.
Non Virgilio.
Tiberio.
Mi girai di scatto e aggrottai la fronte.
-"Oh"- fu tutto quello che riuscii a dire.
-"Oh. Appunto"-.
-"Ma perché così, di punto in bianco?"- le domandai.
-"Non lo so davvero..."-.
-"Ma lo sa a cosa sta andando incontro? Lo sa che Tiberio non ci metterà nemmeno due minuti a sbranarla e che quindi la loro amicizia andrà a farsi friggere?"-.
-"In realtà penso lo sappia, ma..."-.
-"Ah! Non sa niente di Virgilio! Oddio, Virgilio si suiciderà davvero!"-.
Silvia, incuriosita dal mio "Si suiciderà davvero", mi lanciò un'occhiata interrogativa; io sospirai e mi passai una mano sul viso. Feci due rapidi calcoli mentali e poi scossi la testa con rassegnazione.
-"Niente, abbandoniamoli al loro destino. Che vuoi che sia"- conclusi.
Silvia mi guardò malissimo.
-"Sono miei amici da tantissimo tempo, non voglio che i nostri rapporti vadano a... Vadano a... Vadano a puttane. E tu ormai fai parte del nostro gruppo, quindi questo casino riguarda anche te"-.
Silvia aveva ragione. Purtroppo ero stata messa in mezzo ed era troppo tardi per tirarmi indietro. Erano amici di Silvia, vero, ma ormai erano anche amici miei.
Mi accasciai su una sedia e sospirai, alzando lo sguardo ai tralci di vite sopra di noi.
-”Accidenti a te e alla tua sindrome della crocerossina”- borbottai.
-”Guarda che ne sei affetta anche tu”- ribatté, riferendosi chiaramente al patto che avevo fatto con Virgilio.
La guardai di sottecchi e sprofondai sempre di più nella sedia.
-"Sarà una tragedia, vero?"- dissi dopo un po'.
-"Be', forse no..."- disse Silvia poco convinta.
-"Che la telenovela abbia inizio..."- mormorai.

 

 

"Shakespeare ci fa un baffo", pensai mentre lanciavo occhiate furtive a Flavia e Virgilio, entrambi seduti di fronte a me al tavolo da picnic nella piazza della chiesa.
-"Pensavo di scartare l'idea del bagno al fiume; potremmo invece uscire domani sera e andare al campo di more"- disse Flavia giocherellando coi capelli.
-"E' una splendida idea! Fabiola, che ne dici?"- mi domandò Virgilio entusiasta.
-"Tib, verresti?"- chiese la bionda speranzosa.
"Tib? Che razza di soprannome è Tib?".
Tiberio, seduto accanto a me, sussultò. Lo vidi stringere un pugno sotto il tavolo e poi rilassare la mano.
-"Mh"- rispose poco convinto.
Che avesse già intuito qualcosa?
-"Ehm, Silvia?"- dissi io, cercando da parte sua un qualsiasi tipo di supporto.
Silvia annuì convinta. Disse che sarebbe stato molto più semplice organizzare quest'uscita rispetto a quella del fiume. Ci mettemmo brevemente d'accordo e ci alzammo dal tavolo. Virgilio si avvicinò a me, mi prese la mano e mi fece fare una giravolta per poi afferrarmi per la vita.
-"Domani balleremo tutta la sera, mea domina!"- disse sorridendomi.
Con la coda dell'occhio intravidi Silvia e la sua espressione di disappunto, e, non sapendo come reagire, lo assecondai come da programma.
-"Spero di essere all'altezza di un poeta del vostro rango!"- risposi con un breve inchino.
-"Oh, lo sarete di certo!"- esclamò a voce abbastanza alta da farsi sentire da Flavia, la quale stava cercando di avere una animata conversazione con Tiberio.
Mi girai verso Silvia e alzai le sopracciglia. Lei fece spallucce e in un lampo di genio prese Flavia a braccetto e la trascinò via con una scusa che non riuscii a capire. Guardai le due che, discutendo, si allontanavano e poi mi ritrovai una mano sulla spalla.
-"Vado anch'io. Grazie, eh"- disse Virgilio sussurrando.
Gli feci l'occhiolino e lui rispose con un mezzo sorriso.
-"Bel moro, leviamoci anche noi di torno"- disse poi rivolto a Tiberio.
Quello sospirò e si risedette al tavolo. Si sorresse la testa con una mano e con un gesto liquidò Virgilio, il quale scosse la testa e si allontanò. Io rimasi per qualche minuto in piedi a fissare Tiberio. Non sapevo cosa fare. Ero tentata di chiedergli qualcosa riguardo Flavia e Virgilio, ma una vocina sentenziosa nella mia testa mi vietò categoricamente di farlo.
-"Sarà meglio che anche io torni a casa. Mia nonna avrà già preparato il pranzo"- dissi alla fine.
-"Oggi pomeriggio?"- domandò improvvisamente.
Mi fermai con un dito alzato a mezz'aria e lo guardai di traverso. Lui mi restituì un'occhiata gialla penetrante.
-"Oggi pomeriggio cosa?"- chiese di rimando.
-"Sei libera?"-.
Il cuore mi fece una capriola e non riuscii a capirne il motivo. Strinsi le labbra e deglutii, sperando che lui non l'avesse notato.
-"Ah, ecco... Sì, non ho niente da fare in particolare"- risposi cauta.
Tiberio si stiracchiò e sorrise.
-"Allora oggi pomeriggio facciamo qualche versione. Vengo verso le tre; spero non sia un problema"-.
-"No, per niente. Anzi, ti ringrazio!"- dissi tutto d'un fiato.
-"A più tardi"-.
Si alzò, si mise le mani nelle tasche dei jeans e, fischiettando una canzone, si avviò verso casa. Restai nella piazza a guardarlo mentre se ne andava, e mi resi poi conto che la canzone in questione era "Drive my car" dei Beatles. Mi scappò un sorriso e anche io mi diressi a casa. Stranamente mi sentivo felice.
Salendo gli scalini di casa, mi bloccai a un tratto con un pensiero che mi sfarfallava in testa.
"Un momento" pensai. "Tiberio che torna ad aiutarmi a latino di sua spontanea volontà? Tiberio che 'spera non sia un problema'?".
Mi guardai i piedi e corrugai la fronte. Un comportamento strano per uno come lui, lunatico, infantile e a tratti introverso. Sospirando alzai gli occhi al cielo e finii di salire le scale.
-"Sono tornata"- dissi entrando in casa.
Nessuno mi rispose. Possibile che i miei nonni fossero ancora in giro? Rientrarono appunto una mezz'oretta dopo e mia nonna corse subito ai fornelli mentre mio nonno andava nell'orto a estirpare un po' di erbacce.
-"Che faccio? Apparecchio in veranda?"- domandai a entrambi.
Mio nonno mi fece un cenno d'assenso e io in tutta calma mi misi ad apparecchiare. Non riuscivo a togliermi dalla mente i problemi del mio nuovo gruppo di amici; facevo fatica a pensare ad altro, sia per la preoccupazione di uno sfasciamento dei loro legami, sia perché ero curiosa di sapere come sarebbe andata a finire la storia.
Mi sfuggì una forchetta di mano e la riafferrai prima che toccasse il suolo polveroso della veranda. La guardai male e la posai sul tavolo.
-"Nonna, oggi pomeriggio viene Tiberio ad aiutarmi con latino"-.
-"Ancora?!"- esclamò la nonna sbucando dalla porta. -"Se lo sapesse tuo padre che invece di studiare porti i ragazzi in casa!"-.
-"Dio, te l'ho già detto, mi aiuta con la lezione!"- risposi esasperata.
-"Di nuovo Tiberio?"- si intromise il nonno. -"Mirta, non è il nipote di Mario?"-.
-"Bravo, quel ragazzo moro con gli occhi color grano"-.
-"Ma quale, quello isterico, infantile e lunatico?"-.
-"Quello, sì"-.
-"Aah, la prima donna!"- esclamò mio nonno soddisfatto.
Sorrisi all'idea di Tiberio in abiti femminili e mi spostai per permettere a mia nonna di posare il pranzo sul tavolo. Sbirciai da dietro la sua spalla e inorridii.
-"Salsicce e polenta?!"-.
-"In qualche modo bisogna pur ingrassare. Passami il piatto, va'!"-.

 

 

Alzai un attimo lo sguardo dal quaderno e guardai Tiberio di sottecchi. Stava appoggiato con la schiena sullo schienale della sedia, le braccia incrociate sul petto e la testa volta di lato; forse stava guardando le piante dell'orto. Quel pomeriggio indossava una camicia a quadri rossi e blu a maniche corte. Da quella volta in piazza non mi era più capitato di poter osservare Tiberio da vicino. Silvia aveva proprio ragione, era un bel ragazzo. Lo strano colore dei suoi occhi mi incuriosiva parecchio, così come Tiberio stesso. A un tratto si mosse leggermente e io tornai subito a occuparmi della versione, facendo finta di non aver mai alzato gli occhi dal libro. Qualche minuto dopo rialzai lo sguardo e notai che si era sbottonato i primi tre bottoni della camicia. Mi morsi il labbro, abbassai gli occhi ed espirai.
"Da quand'è che andiamo in tilt per una camicia col colletto sbottonato, eh?", pensai scuotendo la testa. "E poi su, è Tiberio!".
-"Hai finito?"-.
Mi riscossi dai miei pensieri e annuii vigorosamente.
-"Fa' vedere"-.
Ruotò il quaderno verso di sé e cominciò a leggere le prime cinque righe tradotte confrontandole con il testo in latino della versione. Si strusciò distrattamente la guancia con il polsino rosso, e per l'ennesima volta mi domandai come mai portasse un polsino di spugna in piena estate.
Strinse le labbra e mi restituì il quaderno.
-"Pensavo tu fossi stupida, ma per ora va abbastanza bene"- disse in tono piatto.
-"Ma che...?!"-.
-"E' la verità. Solo gli stupidi non conoscono la loro lingua madre"- mi interruppe stringendosi nelle spalle.
-"Si dia il caso che la mia lingua madre sia l'italiano, non il latino"- ribattei alzando gli occhi al cielo.
-"Si dia il caso che l'italiano derivi quasi direttamente dal latino"-.
-"Si dia il caso che non me ne freghi un accidente"-.
-"Si dia il caso che con questo tuo atteggiamento non passerai mai a settembre"-.
Punta sul vivo mi morsi la lingua e, imprecando sottovoce, frugai nell'astuccio per poi estrarne la penna. Feci per scrivere quando Tiberio mi sfilò il quaderno da sotto il naso.
-"L'hai fatta l'analisi del periodo delle righe successive?"- mi chiese.
-"Sì"-.
-"Quella logica?"-.
-"Non ne ho bisogno"- risposi seccata.
Chiuse il quaderno e se lo mise sulle ginocchia; mi rivolse poi un'occhiata di sfida.
-"Non la faccio nemmeno sotto ricatto"- dissi rispondendo alla sua occhiata.
-"Come ti pare. Gli esami a settembre li fai tu, non io"-.
-"Davvero simpatico"- constatai sarcastica.
-"Ti sto facendo un favore, non so se te ne rendi conto"- disse freddamente.
Non mi aspettavo una risposta talmente tagliente da parte sua, del resto io stavo solo scherzando. Mi sporsi in avanti e appoggiai i gomiti sul tavolo.
-"E io ti ringrazio per questo favore, ma insisto e ti dico che non mi serve..."-.
Fece per ribattere, ma io fui più rapida.
-"Se vuoi andartene fai pure, posso anche cavarmela da sola; non so se tu sarai in grado di fare lo stesso"-.
Tiberio si immobilizzò, storse la bocca e gettò sul tavolo il mio povero quaderno di latino. Mi lanciò un'occhiataccia carica d'odio e incrociò le braccia.
-"Fai un po' come ti pare"- sbottò puntandomi addosso gli occhi.
Sorrisi vittoriosa e ripresi la mia traduzione di quel dannatissimo testo. Ci impiegai circa una mezz'oretta, e in quel lasso di tempo Tiberio non si mosse. Stava immobile, la schiena contro la sedia, la testa rovesciata all'indietro e lo sguardo fisso sui tralci di vite che si attorcigliavano sopra la veranda. Quando ebbi finito gli passai il quaderno e lui cominciò la sua lunga analisi.
Durante la traduzione della prima parte della versione ero riuscita a prendermi cinque minuti per fare due rapide osservazioni sulla mattinata: Flavia si era mostrata molto più attaccata a Tiberio del solito e Tiberio più chiuso in se stesso. Flavia doveva aver detto qualcosa a Tiberio, qualcosa che l'aveva turbato e che l'aveva spinto a trovarsi in qualche modo una protezione, qualcosa che lo rendesse immune alle attenzioni di Flavia almeno per quel giorno, e quel qualcosa erano le ripetizioni di latino.
-"Se non sono troppo indiscreta"- dissi cercando di evitare il suo sguardo. -"Che cosa ti ha detto Flavia stamattina?"-.
-"Niente"- disse senza alzare gli occhi dal libro.
Prese il vocabolario e ci si seppellì dentro. Mi tornarono in mente le parole di Silvia: "E' difficile parlare con lui". Mi passai una mano tra i capelli e appoggiai il mento sul tavolo. Era abbastanza ovvio: Flavia gli aveva proposto di andare da qualche parte con lei e lui aveva subito cercato un modo per rifiutare. In fondo ci teneva alla sua amicizia.
-"Non sarebbe tutto più facile se..."-.
-"Sarebbe una versione da sei, ma un sei scarso"- mi interruppe chiudendo il vocabolario.
Lasciai correre la sua simpatica critica e iniziai a radunare libro, quaderno e compagnia bella. Tiberio nel frattempo si alzò e senza nemmeno salutare se ne andò. Lo guardai scandalizzata mentre scendeva gli scalini e si chiudeva il cancelletto dietro di sé.
-"La prima donna era nervosa oggi?"- chiese mio nonno, magicamente comparso accanto a me.
-"La prima donna è sempre nervosa"- risposi scuotendo la testa. -"Abbiamo il numero di casa di Silvia?"-.

 

 

Chiamai Silvia a casa e le dissi di venire da me il prima possibile. Una decina di minuti più tardi era già arrivata.
-"Volete qualcosa per merenda?"- domandò gentilmente mia nonna.
-"No grazie"- rispose Silvia anche per me.
Mia nonna sorrise e tornò in casa.
-"Tiberio è parecchio... Tiberio"- cominciai. -"Oggi per poco non ci siamo presi a pugni"-.
-"L'avevo già notato stamattina. Te l'avevo detto, lui finisce sempre per odiare chiunque si interessi a lui, e solo perché questa volta si tratta di Flavia..."-.
-"Secondo te non costituisce un'eccezione, giusto?"- la interruppi.
-"Esattamente"-.
Picchiettai l'indice sul tavolo e strinsi le labbra. Silvia appoggiò i gomiti sul tavolo e si afferrò la testa tra i capelli lisci e castani.
-"E se... E se ce ne tirassimo completamente fuori?"- proposi per l'ennesima volta.
-"Non lo so. Te l'ho già detto, sono miei amici. Però...Io ne sono già fuori in parte, sei tu quella che è entrata in questo circolo; e credo che non sarà così semplice uscirne"- disse guardandomi attraverso la massa di capelli.
-"Perché?"-.
-"Abbandoneresti Virgilio"-.
-"E quindi? Avrò pure il diritto di..."-.
Si alzò in piedi e cominciò a camminare per la veranda, facendomi venire voglia di prenderla per una spalla e farla tornare a sedere a forza. Mi faceva venire l'agitazione.
-"Virgilio si dispera e decide di passare alle maniere dirette. Si dichiara a Flavia, ma Flavia lo respinge e gli dice di essersi innamorata di Tiberio. Virgilio non ragiona più come si deve, cerca Tiberio e decide di prenderlo a cazzotti; non guardarmi così, Virgo ne sarebbe capace. Tiberio, giustamente, per legittima difesa reagisce, e finisce con una bella rissa"- mi fece notare Silvia.
-"Una bella rissa che potrebbe rovinare la loro amicizia"- constatai.
-"Non solo. Potrebbe anche tagliare definitivamente i rapporti tra Flavia e i due ragazzi"-.
Ci fu un attimo di pausa in cui un gatto da qualche parte miagolò e un altro gli rispose.
-"Sì ma... Avanti, abbiamo visto troppi film! Tutto questo meccanismo parte se e solo se Virgilio passa alle mani. Metti caso che Virgo invece si rassegni e basta: niente rissa e niente troncatura di rapporti"- conclusi con semplicità.
-"Niente troncatura tra Tiberio e Virgilio, ma tra Virgo e Flavia qualcosa succederà di sicuro"- disse Silvia continuando a camminare.
-"Andiamo, stiamo fantasticando troppo!"- le feci notare.
Silvia mi lanciò una strana occhiata.
-"Senti, io lascerei le cose come stanno. Tra tre giorni Virgo si dichiarerà apertamente a Flavia e..."- le dissi.
Mi alzai in piedi di scatto e mi picchiai la fronte con la mano.
-"Merda!"- esclamai.
Silvia annuì in silenzio.
-"Va bene, bisogna fare qualcosa. Proviamo a salvarli. No, aspetta. Abbiamo bisogno di un altro giorno per valutare bene la situazione. Domani sera andiamo al campo di more, giusto? Bene, laggiù dobbiamo prestare particolare attenzione ai loro comportamenti"- dissi più a me stessa che a Silvia.
Silvia si fermò e finalmente tornò a sedersi. Si massaggiò il mento e poi annuì lentamente.
Perfetto. Formulazione di teorie, osservazione del fenomeno e conclusioni. In qualche modo dovevamo evitare il peggio. Mi intristiva il fatto che un gruppo così affiatato potesse sciogliersi facilmente a causa di uno stupido triangolo amoroso che aveva deciso di mostrarsi col mio arrivo a Serò. Non dovevamo far altro che aspettare la sera del giorno dopo per elaborare le nostre conclusioni e poi passare all'azione.
Ma quale azione?

 

 

 

   
 
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