Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
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Autore: Susanna_Scrive    14/09/2017    0 recensioni
Stati Uniti d'America, anno 2000.
Da quando l'ho conosciuto non mi sono mai sentita giudicata, la sua spontaneità, la sua dolcezza e il suo altruismo mi hanno fatto cambiare completamente la visione delle cose. Però ho l'impressione che ci sia un tassello mancante nella sua vita, c'è qualcosa che solo attraverso i suoi occhi si può vedere ma che è difficile da interpretare. Possibile che ha capito il mio bisogno di aiuto?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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​Capitolo 1
 
- Mi dispiace ma sono costretto a licenziarti -

I miei occhi si spalancano sentendo questa frase, possibile che abbia sentito male? Mi domando cercando di capire se quell'uomo davanti a me mi stesse facendo un qualsiasi scherzo.

- Mi dica che è uno scherzo - chiedo mostrando un sorriso scherzoso nonostante il nervosismo.

L'uomo di fronte a me scuote la testa negando la mia affermazione, in un attimo anche il mio finto sorriso sparisce lasciando spazio solo a tanta confusione e angoscia. Stavo per chiedere spiegazione ma il mio ormai ex capo si affretta a chiarire i miei dubbi.

- Tu sei stata un ottima dipendente, i tuoi sandwich e i tuoi dolci sono incredibilmente buoni è hai sempre lavorato con eccellenza e minuziosa attenzione ma cerca di capirmi, non posso più tenerti con me - si spiega l'uomo con tranquillità.

In quel momento la mia confusione aumenta, se sono così brava perché licenziarmi.

- Scusi ma continuo a non capirla signore. Se sono così brava come dice perché licenziarmi? - domando in preda alla collera.

Lui scuote nuovamente la testa e con un dito indica il mio ventre gonfio.

- E' questo, io non posso permettermi di pagarti lo stipendio mentre tu starai in maternità per un anno. - si spiega non togliendo quel dito puntato sulla mia pancia.

Ciò mi innervosisce e con un gesto della mano lo allontano da me, lui non curante mette le mani nelle tasche dei pantaloni.

- Abbiamo già intrapreso questo discorso, le avevo detto che del periodo di maternità non me ne importava nulla. Avevo detto che avrei continuato a lavorare e che per quanto riguarda il bambino, una volta nato, avrei gestito io come prendermene cura. - gli ripeto sconcertata.
- E se le dovesse succedere qualcosa? Ci ha mai pensato? - mi domanda.
Io scuoto la testa lasciandomi sfuggire una risatina amara.
- Lei ha semplicemente paura di assumersi delle responsabilità se mi dovesse succedere qualcosa. Non finga con me - dico iniziandomi a togliere la bandana azzurrina che manteneva i miei lunghi capelli all'indietro.
- Mi dispiace Madeleine -
- Mi dispiace più a me glielo posso garantire - dico togliendomi il grembiule per poi lasciarlo appoggiato al bancone de bar che una mia collega aveva appena finito di pulire.

Recupero la mia giacca dal mio appendi abiti all'ingresso insieme al casco del mio motorino per poi abbandonare il bar senza voltarmi indietro. Alcune lacrime scendono prepotentemente dai miei occhi senza che me ne accorgessi, mi asciugo gli occhi con la giacca e salgo sulla mia Vespa mettendo il casco per poi accendere il motore. Faccio lo slalom tra le varie persone presenti sulla strada che iniziano a sistemare gli stand per il mercato che fanno tutti i sabati in questo quartiere nella periferia di Los Angeles. Dopo una ventina di minuti arrivo davanti al mio appartamento e dopo aver parcheggiato il mio motorino dentro il "giardino" composto prevalentemente da terra arida ed erba secca entro in casa buttando a terra il casco accanto all'ingresso. Mi dirigo in cucina dove regna il caos più totale tra piatti da lavare sia sul lavello che sul tavolo. Faccio un po' di spazio e mi siedo su una sedia prendendomi la testa tra le mani al limite dell'esasperazione lasciandomi sfuggire un sospiro. Il mio sguardo ricade sulla mia pancia e mi lascio ad un sorriso accarezzandola.

- Non è colpa tua - sussurro compiendo dei movimenti leggeri.

Decido di telefonare all'agenzia che mi aveva procurato quel lavoro per avvisarli del mio licenziamento. Una volta arrivata al mio telefono fisso
compongo il numero e dopo un paio di squilli sento una voce dall'altro lato della cornetta.

- Pronto? -
- Salve sono Madeleine Cruz -
- Madeleine! Sono Josh! - esclama la persona dall'altro lato.
- Ehi Josh non ti avevo riconosciuto scusami - dico lasciandomi sfuggire un sorriso.
- Se mi chiami vuol dire che non ci sono buone notizie, vero? - domanda tristemente.

Io annuisco anche se non può vedermi.

- Già -
- Mi dispiace tanto - mi consola.
- E' l'ennesima volta nel giro di quattro mesi - posso constatare facendo mente locale.
- Beh cerca di capire che non tutti prenderebbero una ragazza incinta a lavorare, soprattutto se si tratta di stare dietro ai fornelli - mi spiega ma io non posso fare altro che sbuffare contrariata suscitando in Josh una risata.
- Comunque puoi mettere nuovamente il mio annuncio con il curriculum per favore? - dico tranquillamente.
- Non ti vuoi arrendere vero? - mi domanda divertito.
- Purtroppo non si tratta di arrendersi o meno, a me servono soldi se voglio crescere mio figlio al meglio - spiego.

Seguono alcuni secondi di silenzio e ho il dubbio che sia caduta la linea.

- Josh? - lo richiamo.
- Ehm si ci sono, scusa - si risveglia lasciandomi sfuggire una risata.
- Comunque consideralo già fatto - dice per poi sentire dei rumori dall'altro lato della cornetta.
- Grazie e ricorda di - mi stavo raccomandando ma vengo prontamente interrotta.
- Di telefonarti appena ricevo qualcosa, lo so tranquilla - dice Josh con una voce fintamente annoiata.

Mi lascio sfuggire una risata divertita, ormai quell'uomo mi conosce fin troppo bene.

- Ok ok grazie - mi scuso mentre continuo a ridacchiare.
- A presto Madeleine e riguardati mi raccomando -
- Non preoccuparti, passa una buona giornata Josh -
- Anche tu, appena ho notizie ti chiamo - dice per poi chiudere la telefonata.

Rimetto la cornetta apposto e decido finalmente di mettere a posto la cucina pregando di riuscire a trovare lavoro il prima possibile.
   
 
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