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Autore: LtGreen    14/09/2017    0 recensioni
"Teletrasporto, levitazione, rigenerazione dei tessuti: sono eventi che appartengono al regno dell'impossibile? O è il genere umano che va verso una nuova frontiera dell'evoluzione? Chi ci dice che l'uomo non si trovi ad un passo dallo scoprire il suo vero potenziale?" Questa frase, presa dal discorso di uno dei protagonisti della serie televisiva Heroes, e citata qua da uno dei protagonisti descrive perfettamente questa storia.
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccadilly Circus, Londra, tardo pomeriggio. Migliaia di persone, per la maggior parte turisti, si aggiravano per questa piazza, andando di negozio in negozio a fare compere. Una ragazza era seduta su una panchina a guardare lo spettacolo: quel giorno il tempo non era brutto come era solito essere d’autunno, c’era qualche nuvola sparsa, che dava un qualcosa di pittoresco al cielo iniziato a dipingersi di arancione, anticipando l’imminente tramonto; lei sembrava essere l’unica attratta da questo spettacolo, a differenza di tutti gli altri, che continuavano a passare, indifferenti verso quello che si stava presentando davanti i loro occhi. Uno stormo di uccelli migratori attirò ulteriormente la sua attenzione, e iniziò a viaggiare con la sua mente insieme a loro: pensava a casa sua, che aveva dovuto lasciare qualche mese prima per iniziare la sua carriera universitaria in Inghilterra, ad Oxford, nella facoltà di lettere. La letteratura l’aveva sempre appassionata, e negli ultimi tre anni quella inglese l’aveva fatta innamorare di quella terra, e dei grandi poeti che l’avevano abitata. La ragazza, dal bellissimo quanto appropriato nome Sofia, aveva qualche giorno di pausa dall’università e aveva deciso di spendere questa breve vacanza a Londra. Armata di iPod, cuffie e un buon libro aveva lasciato Oxford ed arrivata alla stazione di King’s Cross non aveva potuto non fare tappa all’installazione turistica del binario 9 ¾, dovuta alla fortunata saga bibliografica e cinematografica di Harry Potter, che portava giornalmente migliaia di turisti appassionati alla stazione per farsi una foto mentre fingevano di apprestarsi ad attraversare il famosissimo muro. Arrivata nel Bed and Breakfast dove avrebbe alloggiato, decise di non perdere tempo a sistemarsi ed uscì, ad esplorare musei e luoghi di culto della città, dal museo di scienze naturali alla più che famosa Abbey Road. Tra una visita e l’altra le piaceva fermarsi e sedersi su una panchina, ed osservare: questa era la sua attività preferita, perché le permetteva di estraniarsi dalla sua realtà e di entrare nella realtà di ogni singola persona che le passava davanti. Le bastavano pochissimi secondi per capire tutto di una persona, anche senza scambiare una parola: l’enorme quantità di libri, di qualsiasi genere, che aveva divorato nei suoi 19 anni di vita, l’avevano resa un vero e proprio genio; riusciva ad eccellere in ogni campo, e tra tutte le carriere, magari anche più redditizie, che avrebbe potuto intraprendere con questa ecletticità, aveva scelto quella della scrittrice, anche se già dopo quel primo impatto con l’università aveva iniziato ad avere qualche dubbio su questa scelta.
Quello era il suo ultimo giorno a Londra, la mattina dopo sarebbe partita per tornare ad Oxford, e aveva deciso di passare il pomeriggio nella zona commerciale di Londra. Ed eccola seduta a Piccadilly Circus, a pensare alla vita da fuori sede che si era scelta, alle amicizie che aveva lasciato indietro, e a quelle che stava instaurando. D’un tratto si bloccò, la musica che le aveva fatto da sottofondo per tutto il viaggio si era fermata, l’iPod si era scaricato. Tolte le cuffie verdi, dello stesso colore dei suoi occhi, e messe nella tracolla Converse, decise di chiudere lì il suo pomeriggio di pausa, e di tornare al Bed and Breakfast. Per strada, ricevette la chiamata, totalmente aspettata, di sua madre, che le chiedeva come fosse andata la giornata e se fosse pronta a riprendere le lezioni. Sofia tirò fuori qualche risposta già pronta per l’uso, nascondendo ancora a sua madre l’intenzione che aveva di cambiare corso di studi, per passare a psicologia. Si congedò dalla madre dicendo che la batteria del telefono era praticamente scarica, e che l’avrebbe chiamata su Skype il giorno dopo, una volta tornata a casa.
Il Bed and Breakfast era molto accogliente. La proprietaria, una signora italiana in pensione, trasferitasi a Londra per lavoro anni prima, sembrava una brava persona, ed aveva fornito alla ragazza diversi argomenti di discussione molto interessanti, dalla letteratura alla fisica. In quei pochi giorni la signora si era affezionata a Sofia, nonostante avesse vissuto nella sua casa per così poco tempo, ed era un po’ dispiaciuta che avrebbe dovuto lasciarla, ma non voleva darlo a vedere.
«Sofia hai preparato tutto per la partenza? »
«Si signora Loto, grazie per l’interesse! Domani mattina partirò molto presto e non credo avrò modo di salutarla, volevo solo ringraziarla per l’ospitalità e soprattutto per la compagnia che mi ha fatto in questi giorni.»
«Figurati cara! Dato che domani non ci vedremo, colgo l’occasione per regalarti questo libro. È di un mio vecchio amico, spero ti piaccia e che ti interessi quanto ha interessato me. »
Sofia ringraziò molto timidamente la signora e tornò in camera. Dopo aver raccolto i suoi capelli ricci biondi, si distese sul letto per vedere di cosa trattasse il libro. L’uomo in copertina, l’autore del libro, era un signore molto attraente, dai capelli brizzolati e dai profondissimi occhi grigi, trasmetteva alla ragazza un certo alone di mistero, mistero che fu confermato dal titolo del libro: “Un gradino oltre l’Homo Sapiens?” Sofia, dalle conoscenze nel campo della biologia che aveva assunto al liceo, ricordava che l’Homo Sapiens era il termine scientifico con cui si identificava la razza umana. Per capire cosa significasse quel titolo, non le restava che aprire il libro ed iniziare a leggere. Una pagina tirava dietro l’altra, le conoscenze racchiuse in quel libro erano sconvolgenti per la ragazza, che riuscì a finirlo prima di arrivare ad Oxford. Appena arrivò all’università, dove aveva sede anche il collegio dove Sofia dormiva, non si soffermò come al solito a guardare la bellissima struttura della sua università, che incantava ogni giorno sia turisti che studenti, ma si fiondò in camera per documentarsi su quello che aveva letto. La prima ricerca che effettuò fu sull’autore del libro, un docente di genetica all’università di Parigi, detto il più grande genetista sulla faccia della terra, anche se ultimamente vittima di scherno da parte della comunità scientifica, a causa del libro che la ragazza aveva appena letto. L’argomento l’aveva presa tantissimo: persone che rappresentano un ulteriore stadio evolutivo della razza umana. Si disperò perché non avrebbe avuto modo di documentarsi ulteriormente sugli studi di questo professore, ma andando avanti con la ricerca su internet, scoprì che lui avrebbe tenuto una lezione di genetica proprio nell’università di Oxford; un’occasione più unica che rara per Sofia, che immediatamente prenotò un posto in aula per poter assistere, e per avere la possibilità di conoscere quel genio. Ma avrebbe dovuto aspettare due settimane, cosa che non le diede tanto fastidio, dato che ormai aveva la certezza di poterlo incontrare.
I giorni ripresero a passare come al solito all’università: la mattina lezione, il pomeriggio studio, e il tempo libero passato a fare passeggiate. Iniziò anche a sbrigare le pratiche per cambiare facoltà. Un giorno, durante una delle sue passeggiate, fu costretta ad entrare in un supermercato perché aveva completamente svuotato la dispensa, e aveva bisogno di scorte alimentari. Immancabilmente aveva addosso le sue cuffiette e Holiday dei Green Day al massimo volume. Pasta, pane, biscotti, latte eccetera eccetera, aveva preso tutto; avvicinandosi alla cassa vide alcuni clienti che correvano verso il lato opposto del supermercato, visibilmente traumatizzati. Non ci fece molto caso, ma appena arrivò alla cassa, raggelò, comprendendo subito perché quelle persone erano corse via: una persona, con il passamontagna, teneva una pistola puntata sul cassiere; dietro, cinque clienti bloccati dal terrore che quell’uomo potesse aprire il fuoco e uccidere qualcuno. Sofia, tolte le cuffiette, andò piano verso il rapinatore, che si girò di scatto appena notò che la ragazza si stava avvicinando, con uno sguardo apparentemente tranquillo.
«Vattene! Ho un’arma e non ho paura di usarla!»
Sofia raggelò, e dalla sua bocca uscì l’ultima cosa che avrebbe voluto dire: «Tu non vuoi fare fuoco. Sarebbe solamente peggio. Metti giù l'arma e vattene, non succederà niente.»
Il malfattore, come se fosse stato stregato dalle parole di Sofia, posò l’arma e uscì dal supermercato, lasciando tutti sconvolti. Sofia non fece in tempo di capire cosa fosse successo che cadde a terra, svenuta.
   
 
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