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Autore: myqueasysmile    14/09/2017    1 recensioni
La scuola.
Il canto.
La musica.
La famiglia.
Queste sono le cose più importanti nella vita di Elisa, ragazza diciottenne dal carattere molto introverso e complicato.
Una ragazza che adora il fratello, che spera di conoscere il suo "eroe" e che ancora non ha idea di cosa sia l'amore.
Ma poi arriva lui, completamente inaspettato, che un po' alla volta le stravolge la vita.
Forse riuscirà a farsi avvicinare da lei, lei che tende ad allontanare tutti e starsene per conto suo. O forse no.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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«Ciao Elisa!».
«Ehi, ciao» salutai Martina.
Ero appena entrata nella mia vecchia scuola, per la consegna del diploma. Davanti a me l'intera mia vecchia classe.
Raggiunsi Martina, che era insieme a Francesca e qualche altra compagna, e aspettammo finché ci fecero entrare in aula magna.
Prendemmo posto, mentre anche tutte le altre ex classi quinte arrivavano e si sedevano, riempiendo la sala.

Arrivarono anche alcuni professori, che passarono a salutarci.
Ma quello che proprio non mi aspettavo era che ci fosse anche Gabriele!
Non mi aveva detto che sarebbe venuto, e invece era proprio lui quello che era appena entrato dalla porta, raggiungendo gli altri prof, dall'altra parte della stanza.

Ma non fui solo io ad accorgermi della sua presenza, a quanto parve.
«Ehi, guardate chi è arrivato!» annunciò qualcuna, dalla fila davanti a me.
«Quanto vorrei farmelo» sospirò Benedetta, facendomi sentire un peso sullo stomaco.
Gelosia? Forse sì, certamente sì!
Anche perché con quei jeans e quella camicia bianca un po' sbottonata era talemente tanto bello che riusciva difficile togliergli gli occhi di dosso.
«Credo sia fidanzato» le rispose Stefania, e io allungai le orecchie per ascoltare per bene.

«L'ho incrociato per strada con una bionda tutta gambe, più grande di noi. Si sorridevano, credo proprio che se lo sia acchiappato lei».
Dicendo questo prese il cellulare e smanettò un po' mostrandole poi una cosa «Guarda».
Mi sporsi riuscendo a sbirciare lo schermo. Aveva ragione! La foto ritraeva lui e la bionda, fianco a fianco, mentre si sorridevano. Sembravano proprio una coppia!

Mi sentii gelare. Poi sprofondai di nuovo nella mia poltrona, la penultima della fila, mentre cercavo di non farmi prendere dal panico, e di non lasciar capire niente a nessuno.
Alzai lo sguardo, cercando di nuovo quella figura così familiare, e la trovai. Si stava avvicinando, e nel mentre i nostri occhi si incrociarono. Mi sorrise prima di distogliere lo sguardo.
«Ciao ragazzi!» esclamò arrivando vicino alle nostre sedie.
«Giorno prof» risposero una ventina di voci all'unisono. Meno la mia.

Aspettavo che se ne andasse, invece si sedette sull'unica poltrona rimasta libera, la quale ovviamente era vicino a me.
Trattenni il respiro, mentre tutti gli occhi lo seguivano.
Gli chiesero un po' di cose: insegnava ancora? Aveva cambiato scuola? Ecc.
Tutte cose che io sapevo già, perciò focalizzai l'attenzione sugli altri prof, vicino al tavolo con i microfoni.

«Cos'hai?».
Mi voltai, accorgendomi che più nessuno guardava indietro, e che Gabriele era decisamente concentrato su di me.
«Niente» risposi a bassa voce, togliendo gli occhi da lui.
«Stai mentendo» replicò lui, sussurrando.
Scossi la testa «Non è vero».
Lui non rispose, ma si mosse facendo finire la sua gamba a contatto con la mia. Come se fosse stato un gesto assolutamente casuale. Ma non lo era.

Fortunatamente gli insegnanti richiamarono il silenzio, perciò smisi di pensarci e mi concentrai sul perché eravamo lì.
Quando chiamarono il mio nome mi alzai e raggiunsi il presidente di commissione che aveva tenuto il mio orale, mi consegnò il diploma e ci stringemmo la mano. Poi tornai al mio posto. Trovando il sorriso di Gabriele ad accogliermi.

Finita la "cerimonia" salutai alcune compagne e mi avviai verso l'uscita. Ero quasi arrivata alla fine della via, quando una macchina accostò. Il rumore era più che famigliare.
Mi voltai e trovai Gabriele a sorridermi «Volevi andartene da sola?».
«Eri occupato» risposi con un'alzata di spalle.
«Non sono mai troppo occupato per te» replicò lui.
Se fossi stata di buon umore avrei trovato la sua frase la cosa più dolce del mondo. Ma non lo ero, perciò mi limitai a fargli un cenno.
«Dai, sali» aggiunse poi.
Mi avvicinai alla macchina e aprii la portiera, per poi entrare e richiudermela alle spalle.

Guardai fuori dal finestrino il paesaggio finché notai che non aveva preso la strada per casa mia.
«Non mi porti a casa?» chiesi perplessa, voltandomi a guardarlo.
«No» rispose lui.
«Ok» risposi, tornando a guardare fuori.

«Sei silenziosa oggi» disse lui, ad un certo punto.
«Lo sono sempre» risposi «E ho l'impressione di aver già avuto questa conversazione con te».
«Mmh. A cosa stai pensando?».
Alzai le spalle. «A niente» risposi.
E invece la mia testa era piena di pensieri, su di lui, su quella dannata foto e sulle parole sentite qualche ora prima.

Qualche minuto più tardi arrivammo a casa sua. Scendemmo dalla macchina ed entrammo in casa.
«Cosa c'è?» chiesi, sentendomi osservata.
Lui non rispose, ma si avvicinò fino a circondarmi con le braccia, facendomi aderire al suo petto.
«Lo sai che mi puoi dire tutto, vero?» mormorò appoggiando il mento sulla mia testa.
Sospirai.
«Lo so» risposi.
«Ti amo» replicò lui, tenendomi ancora stretta a sé.
«Ti amo» risposi io, godendomi il suo abbraccio e riempiendomi i polmoni del suo profumo.

«Come mai non mi avevi detto che oggi saresti venuto?» chiesi. Eravamo seduti sul suo divano.
«Volevo farti una sorpresa» rispose lui, avvicinando il volto.
«L'hai fatta a tutti la sorpresa» replicai, scostandomi leggermente.
Lui sospirò. «Mi dici cosa c'è che non va?» chiese prendendomi la mano.
«È da stamattina che sei distante» aggiunse «Non mi piace».

«Va tutto bene» risposi, guardando le nostre mani.
«Non va tutto bene» ribatté lui «Ti prego, parlami!».
«Ok» dissi spostando gli occhi su di lui «Avresti dovuto dirmelo che saresti venuto. Per me sarebbe stato più facile».
«Cosa sarebbe stato più facile?».
Esitai. Non volevo parlare con lui della foto che avevo visto. Avevo paura di quello che mi avrebbe detto, di quello che sarebbe successo. Le parole di Stefania mi erano girate e rigirate in testa, stavo cominciando a pensare che si fosse stancato di me e che quella bionda, molto più attraente di me, lo avesse invece conquistato.

«Avrei evitato di poter sentire cose che non avrei voluto sentire» risposi.
E vedendo la sua faccia perplessa aggiunsi «Commenti su di te».
Lui fece un sorrisetto «Sei gelosa!».
Io abbassai gli occhi, sentendomi al tempo stesso imporporare le guance.
«Sei adorabile» mormorò avvicinandosi, mentre io mi allontanavo fino a finire distesa sul divano.
«Non hai scampo, Piccola Solitaria» disse avanzando tra le mie gambe, arrivando ad essere sopra di me.
«Non ne sarei così sicura» risposi puntellando le mani sul suo petto.
«Dici?» chiese alzando il sopracciglio.
Io annuii, tenendo salda la distanza tra noi.

Quello che però non avevo previsto era che mi avrebbe fatto il solletico. Cercai di ripararmi come potevo, anche se era una cosa alquanto complicata dato che mi stava tenendo prigioniera sotto di lui.
Non so come, ma le mie mani finirono nella sua presa ferrea, mentre si sorreggeva con una mano sola per non pesarmi troppo addosso.

«Così non vale!» esclamai fissando gli occhi nei suoi.
«In guerra e in amore tutto è lecito» rispose lui, con aria di chi la sa lunga.
«Ma sentilo!» sbuffai «Tiratela meno, prof».
Lui rise, poi avvicinò pericolosamente il suo viso al mio.

«E se io non volessi baciarti?» chiesi.
Lui si rabbuiò, poi mollò la presa sulle mie mani e fece per allontanarsi.
Ma io fui più veloce e, riacquisito l'uso delle mani, mi artigliai alla sua felpa.
«Era solo una domanda» mormorai tirandolo giù. Poi finalmente mi appropriai delle sue labbra.
Mentre anche il suo corpo si rilassava, pesando un po' più su di me. Era una cosa che mi piaceva. Molto!

«Ho l'impressione di schiacciarti» mormorò, mentre entrambi riprendevamo fiato.
«Non mi fai male» risposi.
Ma lui mi spostò, ribaltando la situazione e facendomi finire sopra.
Appoggiai la testa suo suo petto e ascoltai il battito del suo cuore, mentre con le braccia lo stringevo a me.
Avevo paura di perderlo!

Rimanemmo così per un tempo indefinito, finché il brontolio imbarazzante della mia pancia gli fece decidere che era ora di prepararci qualcosa per pranzo.
Lo aiutai in cucina, e quando fu pronto ci sedemmo entrambi a mangiare.


«Pronto?» risposi al telefono. Erano passate un paio d'ore e il suo suono mi aveva interrotto mentre stavo suonando la chitarra. Era Marco!
"Ciao sorellina" salutò lui "come va?".
«Ciao! Tutto bene... Mi manchi» risposi tornando a sedermi sul letto.
«Anche tu mi manchi, se tutto va bene forse presto ci vedremo».
A quelle parole sorrisi «Davvero? Non vedo l'ora!».

Restai un bel po' al telefono con lui. Mi mancava parlarci insieme, raccontargli quello che mi succedeva e ascoltare quello che capitava a lui.
Mi mancava averlo per casa, poterlo vedere ogni giorno e poter andare da lui quando avevo bisogno.

Finii la telefonata quasi un'ora dopo. Poi scesi di sotto e andai ad aiutare a preparare la tavola e la cena.

Dopo aver mangiato andai a cambiarmi e poi accesi la tv, cercando qualche bel film da vedere. Ma non lo vidi nemmeno tutto, perché ero stanca e ad un certo punto decisi di andarmene a dormire.

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Eccomi qui con un nuovo capitolo!
Di solito pubblico la parte senza lasciare miei commenti, ma questa volta mi fermo un po' XD
Vorrei innanzitutto ringraziare chi legge e sta seguendo questa storia, e ringrazio in particolar modo chi la recensisce dandomi dei feedback molto apprezzati. Grazie davvero!
Questa storia è nata un po' per gioco, per poi diventare una cosa molto importante per me. E vedere che piace è bellissimo.
Non so che altro dire se non ringraziarvi ancora tutti...
Al prossimo capitolo! xx
  
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