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Autore: lady lina 77    14/09/2017    1 recensioni
Seguito di Without you. Un anno dopo la nascita di Isabella-Rose, Ross e Demelza vivono una vita serena e felice a Nampara, insieme ai loro tre figli. Ma il destino si sa, è malefico. E un incidente scombinerà di nuovo le carte, facendoli precipitare in un tunnel di dolore, incertezza e difficoltà.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Ross Poldark, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dieci anni dopo


"Ci siamo persi Bella, ferma il cavallo Jeremy!".

Suo fratello, davanti a lei di alcuni metri, tirò le redini e Clowance fece altrettanto col suo cavallo.

Si guardarono in giro, attorniati dai colori forti della piena estate del bosco, cercando il terzo cavallo che portava la sorellina undicenne.

Suo fratello, alto più di lei di una testa, che aveva ormai diciannove anni e pensava di sapere tutto della vita, la guardò corrucciato. "Come persa? Clowance, ma non era accanto a te? Perché non ci sei stata attenta?".

La ragazza alzò gli occhi al cielo. Beh, Jeremy poteva pure essere il fratello maggiore, ma lei aveva ormai sedici anni e le paternali non le andava più di sentirle! "La stavo controllando! Più o meno... E' solo una passeggiata a cavallo nel bosco, mica devo farle da guardiana! E poi è colpa tua, sarà morta di noia da qualche parte! Sono DUE ore, da quando abbiamo lasciato casa, che la tormenti con la storia della flora della Cornovaglia!".

"Non la sto tormentando!" - rispose a tono suo fratello – "la stavo aiutando con la sua ricerca per la scuola che deve portare per settimana prossima. Se no rischia di diventare una somara come te".

"Cosa? Somara?". Clowance lo guardò storto, facendo finta di non sentirlo. "Parla, parla pure Jeremy... Tanto il fratello maggiore sei tu e quindi la colpa è solo tua di TUTTO". E detto questo, con un movimento lento del capo, si scostò i lunghi capelli rossi dal viso e si addentrò nel bosco.

"Clowance, dove vai? Vieni qui!".

Ai richiami di Jeremy, sbuffò. Non lo sopportava più! Da quando suo fratello era così stramaledettamente protettivo? Certo, era carino e molto paziente, difendeva lei e Bella pure quando non ce n'era bisogno, tipo quando qualche giovane le guardava e sorrideva più del dovuto, però... era noioso! "Invece di urlare come un'aquila, seguimi! Dobbiamo trovare Bella!".

Improvvisamente, un cespuglio dietro di loro si mosse e dopo alcuni istanti Bella comparve davanti a loro a piedi, tenendo il cavallo per le redini. I lunghi capelli neri le cadevano disordinati sul viso e sulle spalle, gli occhi azzurri risplendevano come il cielo, le sue guance erano arrossate e la sua espressione era furba e maliziosa come al solito.

"Dove diavolo sei stata?" - le gridò Jeremy.

La ragazzina indicò il bosco, in direzione del laghetto. "Di la!".

"Ti stavo spiegando le nozioni sulla flora locale, piante e alberi della Cornovaglia! Per la tua ricerca, ricordi? E sei sparita".

Bella guardò Clowance, alzò gli occhi al cielo, sbuffò e poi tornò a degnare della sua attenzione il fratello. "La flora, la flora della Cornovaglia... Che noia! La fauna invece è più interessante" – concluse, ridacchiando e strizzando l'occhio a sua sorella.

Clowance la fissò senza capire. Ma intuendo... La sua dolce e innocente sorellina di undici anni, di cui una volta era gelosa marcia quando era piccola, era sveglia, ironica e molto attenta a ciò che la circondava. Soprattutto al genere maschile... "Chi hai incontrato?".

Bella alzò le spalle. "Non so il suo nome. Ma nel laghetto c'è un tizio molto carino che sta facendo il bagno. Deve avere la tua età, Clowance".

Jeremy divenne rosso in viso. "Un tipo che sta facendo il bagno? Nudo?".

Bella lo fissò con aria fintamente innocente. "Aveva il petto nudo, sotto non so. Stava nuotando, non ho visto! Volevi che rimanessi lì a vedere?".

"NOOOO!".

Alla reazione di Jeremy, Clowance e Bella si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere. Clowance si trovò a pensare a quanto lei e Bella, fino all'anno prima, fossero distanti. Sua sorella era ancora troppo piccola per avere cose in comune con lei e lei era ancora troppo gelosa e accentrata su se stessa per tollerarla più di tanto. Ma da un anno a quella parte, le cose erano cambiate e spesso lei e Bella bisbigliavano fra loro i propri segreti, ridacchiavano e si erano ritagliate un loro intimo mondo di sorelle in cui escludevano gli altri. E quindi... "Andiamo a vedere chi è?" - propose alla sorellina.

"Ci sto!".

"No!" - li interruppe Jeremy.

"Dai!" - protestò Clowance – "Un ragazzo della nostra età da queste parti quando ci capita? A parte i tuoi amici d'infanzia, siamo sempre soli noi tre!".

"Siamo soli perché tu fai troppo la principessa per abbassarti ad essere amica dei miei amici" – ribatté il fratello.

"Beh, a me piace conoscere gente nuova! E io torno al laghetto" – tagliò corto Bella, lasciando il suo cavallo e correndo fra gli alberi.

Clowance decise di seguire il suo esempio. Scese di sella, legò il suo cavallo a un tronco e corse dietro alla sorella. E Jeremy fu costretto, contro voglia, a seguire entrambe.

Le ragazze corsero fino al laghetto e videro il giovane che, appena uscito dall'acqua, era a petto nudo ed indossava solo i pantaloni.

Clowance lo osservò. Come aveva detto Bella, aveva circa la sua età, i suoi capelli erano neri e ricci e gli arrivavano alle spalle, e nel complesso era piuttosto carino e aveva un non so che di famigliare.

Il giovane le notò e sorrise loro, apparentemente per nulla imbarazzato dal trovarsi mezzo nudo davanti a due ragazze. "Buongiorno" – disse loro.

"Buongiorno!" - rispose Bella tranquillamente, mentre Jeremy giungeva alle loro spalle trafelato.

Il giovane sconosciuto si avvicinò loro, sorridendo e non togliendo gli occhi di dosso da Clowance. "Con chi ho il piacere di parlare?".

"Jeremy Poldark, piacere di conoscervi" – rispose Jeremy – "E loro sono le mie due sorelle impiccione, Bella e...".

"Clowance?". Il giovane sconosciuto finì la frase per lui, con enorme stupore di tutti.

La ragazza lo guardò accigliata. "Ci conosciamo?".

Il ragazzo sorrise. "Direi di sì, anche se forse vi siete dimenticata di me".

Clowance guardò Jeremy e Bella che, dagli sguardi, sembravano capirne meno di lei. "E chi siete?".

Il ragazzo, continuando a mangiarsela con lo sguardo, sorrise mellifluamente di nuovo. "Una volta ci davamo pure del tu. E se avete un cane, è grazie a me. Come sta Artù?".

Clowance spalancò gli occhi dalla sorpresa, mentre immagini lontane della sua infanzia le tornavano alla mente. Ricordò una fuga da casa con un bambino ricciolino, malaticcio e debole, che lei comandava a bacchetta e che le ubbidiva in tutto. Ricordò che quel bambino aveva trovato Artù ancora cucciolo, che glielo aveva regalato e che, per tanto, aveva voluto rivederlo ma che per qualche strano motivo i suoi genitori glielo avevano impedito. Poi, crescendo, come spesso accade, lui era diventato un ricordo nascosto in un angolo della sua memoria. Ed ora era qui, cresciuto, meno imbranato che da piccolo e con uno sguardo penentrante che sembrava spogliarla e che la metteva in soggezione. Apparentemente era gentile ed educato, ma si sentiva a disagio, come se quel ragazzo nascondesse un animo diverso e meno cristallino sotto la scorza di buone maniere che esibiva. "Valentin Warleggan..." - sussurrò.

"Vi ricordate di me, vedo" – rispose lui, sempre in tono gentile.

"Sì, se ho un cane è davvero grazie a voi. Artù sta bene, anche se ormai comincia ad essere un po' avanti con l'età è ancora un cane grande e maestoso, bello ed elegante".

Valentin le si avvicinò, le prese la mano e a sorpresa la baciò. "Come la padrona".

E a quel punto Jeremy, fattosi scuro in volto, intervenne. "Andiamo, si sta facendo tardi".

"Ma io voglio restare ancora un po'" – protestò Bella.

Clowance osservò Jeremy, rendendosi conto immediatamente del suo cambiamento d'umore. Appena aveva sentito il nome di Valentin, era diventato cupo in modo diverso rispetto al solito, quando i ragazzi le facevano gli occhi dolci e si limitava a spazientirsi. Sembrava rabbioso ed era una cosa inusuale per Jeremy. E per una volta decise di fare come diceva lui senza protestare anche perché Valentin la metteva decisamente a disagio. Da bambina lo avrebbe voluto come amico ma ora riaverlo davanti, le dava una pessima sensazione di pericolo. Poggiò una mano sulla spalla di Bella e la attirò a se. "Su, andiamo, si sta facendo davvero tardi". Poi sorrise stentatamente a Valentin. "E' stato un piacere rivedervi ma mio fratello ha ragione, dobbiamo davvero andare".

"Spero di rivedervi Clowance! Senza cani da guardia magari" – disse Valentin, guardando con aria di sfida Jeremy.

Suo fratello scosse la testa. "Dubito succederà. Da quel che so, fra mio padre e vostro padre non corre buon sangue ed è meglio che ognuno resti a casa sua".

Clowance sussultò. Ora che ci pensava, due anni prima, c'era stato un periodo di tensione fra il loro papà e Jeremy proprio a proposito di una qualche faccenda riguardante la famiglia Warleggan. A lei e a Bella nessuno aveva spiegato nulla ma per una settimana buona, Jeremy era stato arrabbiato col padre e non gli aveva rivolto la parola. Era stata la loro mamma a rimettere pace, in quella situazione di tensione tanto inusuale per la loro famiglia. Non aveva mai saputo cosa fosse successo e né Jeremy né suo padre, con cui parlava di tutto, le avevano spiegato nulla. Ma ora era ben decisa ad andare in fondo alla situazione e magari a scoprire perché, dieci anni prima, le avevano impedito l'amicizia con Valentin. Cosa c'era sotto di tanto grosso, da osteggiare persino l'amicizia fra due bambini? "Arrivederci Valentin" – disse infine, trascinandosi dietro Bella.

Raggiunsero il cavallo in un silenzio di tomba e Clowance, lascianta la sorellina a borbottare da sola, si affiancò a Jeremy. "Che ti prende?".

"Sta lontana da quel tizio e non farti mettere le mani addosso".

Clowance lo guardò storto. "Io non mi sono fatta mettere le mani addosso".

"Ma a lui sarebbe piaciuto molto, te lo assicuro" – ribatté Jeremy, secco.

E stavolta la ragazza non riuscì a controbattere perché lei stessa aveva avuto la medesima sensazione. Lo prese sottobraccio, dandogli un bacio sulla guancia. "Non è piaciuto molto nemmeno a me, comunque, stare a parlare con lui. Da piccolo era più simpatico".

"Meglio così" – rispose Jeremy, vago.

Tornarono ai loro cavalli, montarono in sella e tornarono a casa, attenti stavolta a non perdere Bella per strada.

Quando giunsero a Nampara era quasi ora di cena e dalla porta fuoriusciva un invitante profumo di stufato.

"Avrà cucinato mamma, il profumo è troppo buono per essere opera di Prudie" – commentò Bella, laconica.

Jeremy, a dispetto di tutto, rise, scompigliando i capelli alla sorellina. "Suppondo di sì, poi son giorni che Prudie ha mal di schiena, sarà a letto e saremo noi a dover servire lei".

"O Jud" – ribadì Clowance, ridacchiando. "Il problema è che ora è abbastanza anziana per essere credibile quando ha qualche malanno e dice che non puo' lavorare".

I tre si guardarono in faccia e risero, la tensione di poco prima ormai dimenticata.

Quando entrarono, trovarono il padre seduto sulla poltrona, con lo sguardo torvo e pensieroso. "Finalmente siete a casa!" - disse, con fare distratto.

Bella esibì il suo miglior sorriso, gli si avvicinò e gli saltò sulle gambe. "Colpa di Clowance e Jeremy se siamo in ritardo, mi hanno persa per strada!".

Ross alzò gli occhi sui due figli maggiori, squadrandoli col viso. "Come potremo fidarci di voi per... per quello che aspetta?" - sbottò.

Clowance si accigliò. "Quello che ci aspetta? Che è successo?".

"Io e la mamma dobbiamo dirvi qualcosa".

Dalla cucina, giunse Demelza. Aveva i capelli raccolti in una crocchia e sembrava decisamente più radiosa di Ross. "Già, una notizia grandiosa".

I ragazzi guardarono i genitori senza capire. E alla fine Jeremy sbottò, chiedendo che diavolo stesse succedendo. "Cosa dovete dirci?".

Ross e Demelza si guardarono in viso, arrossendo lievemente, imbarazzati. E alla fine lui la attirò a se, cingendole la vita. "Sta per arrivare un fratellino. O una sorellina... E non ce lo aspettavamo proprio".

"Ma ne siamo felici e spero lo siate anche voi" – disse Demelza, chiudendo la frase del marito.

Clowance, Jeremy e Bella si guardarono negli occhi con sorpresa e poi dopo alcuni istanti, scoppiarono a ridere. "Un bambino? E non ve lo aspettavate?" - disse Jeremy, più che altro divertito.

"Che c'è da ridere?" - borbottò Ross.

Il ragazzo gli si avvicinò, dandogli una pacca sulla spalla. "Oh papà, l'unico modo che avevate per non correre il rischio, era dormire separati. E dovreste farlo, se non volete altre sorprese del genere in futuro".

Ross arrossì vistosamente cercando, con lo sguardo, aiuto in Demelza che però sembrava divertita quanto suo figlio.

Bella lo guardò, ridacchiò pure lei e poi lo abbracciò. "Papà, mamma, però anche se siete quasi vecchi, è una cosa bella. Sono contenta".

"Ti ringrazio per aver detto che sono vecchio, Bella, sei carina come sempre...". Ross sospirò, accarezzando i capelli neri della figlia. "Io aspetto di vedere che tutto vada bene, comunque, per esserne contento. Non sono sconsiderato come voi e vostra madre".

"Sì che lo sei, hai messo incinta la mamma anche se ha più di quarant'anni!" - ribatté Clowance, non smettendo di ridere. Era divertita dalla reazione del padre, gli faceva tenerezza quel modo di fare burbero che nascondeva una grande preoccupazione per sua moglie. "Andrà tutto bene" – disse infine, abbracciando i genitori.

Demelza, soddisfatta, diede un bacio a Ross sulla nuca. "Visto che sono contenti? E ora torno in cucina, mi aiutate a preparare la cena? Vostro padre pensa che sia troppo moribonda per farlo da sola...".

Bella annuì, poco entusiasta. "E Prudie dove sta?".

"A letto con il mal di schiena" – ribatté Demelza.

Bella guardò Jeremy, sospirando. "Vado a prendere l'acqua fuori al pozzo, mi aiuti? Se lo chiedo a Clowance e poi lei si spezza un unghia, succede una tragedia come l'ultima volta".

Jeremy annuì e con Bella corse fuori, mentre Demelza, sorridendo, tornò in cucina.

Rimasta da sola con suo padre, salva dall'incubo lavori-domestici, Clowance si avvicinò alla poltrona dov'era seduto, sedendosi sulla spalliera. "Papà, fidati della mamma, se è tranquilla è perché sa di poterlo essere".

Ross sospirò. "Ma io sono preoccupato lo stesso. E' diverso dalle altre volte, non è più così giovane come quando siete nati voi".

Clowance alzò le spalle. "Ma è abbastanza giovane, ancora, per avere un bambino". La ragazza gli sfiorò le spalle. Suo padre era sempre stato il suo idolo, fin da quando era piccolissima. Con lui si era sempre confidata su tutto, con lui aveva riso, scherzato, giocato e condiviso ogni cosa. E crescendo, negli anni, anche lui aveva imparato a confidarsi con lei su tante cose, rendendola partecipe del suo mondo. Bella era ancora troppo piccola per certi discorsi, Jeremy aveva un carattere troppo diverso da quello del padre ma lei e lui... loro, da sempre, si erano trovati in sintonia, anime affini e simili che si cercavano in continuazione e sapevano capirsi con uno sguardo.

Ross la guardò, alzando un sopracciglio. "Non sarai gelosa come quando è nata Bella?".

"No, figurati! Ormai sono grande per essere gelosa, anzi... Almeno farò pratica".

Ross spalancò gli occhi, girandosi di scatto verso di lei. "Pratica per cosa?".

"Per quando sarò mamma! Voglio dire, prima o poi capiterà".

Ross la guardò storto, scuotendo la testa. "Non pensarci, non succederà troppo presto, sei giovane ancora per queste cose".

Clowance ricambiò il suo sguardo. "Ho sedici anni, quanti anni aveva mamma quando l'hai sposata?".

"Non è paragonabile la cosa, erano altri tempi" – ribatté lui, secco.

Clowance sospirò, arrendendosi al fatto che per suo padre sarebbe rimasta sempre una bambina. "Sta tranquillo, non ho mica intenzione di sposarmi domani. Non ho nemmeno un fidanzato e apprezzo il fatto che tu e la mamma non ne vogliate trovare uno per me e mi lasciate libera di scegliere chi voglio".

Ross ridacchiò, prendendole le mano. "Tu non sei libera di scegliere chi vuoi, tu non devi scegliere proprio nessuno per ora".

La ragazza sorrise, adorava mettere suo padre in imbarazzo parlando di ipotetici fidanzati. Però, ripensando alla giornata appena trascorsa, c'era un qualcosa che doveva chiedergli su un ragazzo. "Papà, ti ricordi quando ero piccola e mi avevi promesso che mi avresti parlato di Valentin Warleggan quando fossi diventata grande?".

Al sentire quel nome, Ross si voltò di scatto verso di lei. "Sì, lo ricordo" – disse, serio. "Che c'entra ora?".

"Lo abbiamo rivisto oggi, nel bosco, per caso. E' un tipo strano, da piccola mi piaceva ma oggi... beh, mi guardava insistentemente e lo trovavo inquietante. E' strano... E una volta mi avevi promesso che...".

Ross sospirò, le strinse la mano e la accarezzò, piano. "Non è una storia piacevole da sentire".

"Jeremy la sa però, vero?".

"Sì, la sa. Ed è rimasto arrabbiato con me per giorni".

Clowance scosse la testa. "Io non sono Jeremy, io riesco sempre a capirti meglio di lui e ora voglio davvero sapere perché non ho potuto più vederlo. E perché temi che mi arrabbi con te".

Gli occhi di Ross divennero cupi, scuri, quasi assenti. "Diciamo che lui, Valentin, potrebbe essere tuo fratello. Fratellastro intendo...".

A quella rivelazione totalmente inaspettata, a Clowance parve mancare il fiato. Spalancò gli occhi, quasi incredula davanti all'entità di quella rivelazione. Se Valentin era suo fratello... e ora che ci pensava, somigliava a... a... "Papà, cosa stai cercando di dire?" - chiese, quasi timorosa.

"E' giusto che tu sappia...". Ross chiuse gli occhi, quasi intimorito dal guardarla in viso. E lentamente, con dolore, le raccontò di Elizabeth, della sua ossessione per lei, del tradimento ai danni di Demelza e del perché fosse nata a Londra e lui non c'era. E di Valentin, quel bambino che, a conti fatti, anche se non c'erano prove, poteva essere suo.

Clowance, impietrita, era rimata a lungo in silenzio, con gli occhi lucidi. Non sapeva come fare, cosa dire, cosa pensare... Suo padre, il suo perfetto e forte papà aveva tradito sua madre. Le sembrava incredibile che proprio lui, loro... Così innamorati come il primo giorno... Si amavano così tanto, erano inseparabili. Ma c'era stato un tempo in cui lui era stato diviso dall'amore per due donne e questo lo metteva in una luce diversa ai suoi occhi. Non più imbattibile e infallibile ma umano, con pregi e difetti. Avrebbe voluto odiarlo, avrebbe potuto farlo visto quello che gli aveva appena detto, invece desiderava solo abbracciarlo perché percepiva in lui il dolore e i sensi di colpa per quello che aveva fatto e che mai si era perdonato. Quando lei era nata a Londra, lui aveva perso tutto e conoscendolo, poteva ben immaginare quanto avesse sofferto. E sua madre... Ora capiva cosa potesse aver provato nell'avere a che fare con Valentin e il perché delle sue decisioni. "Papà...?".

"Dimmi... Sei arrabbiata, vero?" - le chiese, con un filo di voce.

"Mamma ti ha perdonato?".

"Sì".

Clowance rilasciò il respiro a lungo trattenuto. E sorrise. "E allora non vedo perché non debba farlo io".

Ross si voltò verso di lei stupito, l'attirò a se e l'abbracciò. "Clowance, tu SEI mia figlia. Tu, Jeremy e Bella. Valentin, indipendentemente da chi sia davvero, non l'ho mai sentito mio. I miei figli sono quelli che mi ha dato tua madre: Julia, Jeremy, Clowance e Bella".

Clowance alzò lo sguardo su di lui, sorridendo. "Scervellati un po', presto dovrai trovare un altro nome per un altro figlio. Ti stai dimenticando della gravidanza di mamma".

Ross sospirò, apparentemente più rilassato. "Non ricordarmelo".

"Certo che te lo ricordo! E' colpa tua... Dovresti davvero prendere in considerazione il consiglio di Jeremy e trovarti un'altra stanza dove dormire..." - disse, stemperando la tensione. Poi gli diede un bacio sulla fronte e raggiunse sua madre in cucina. E in quel momento si sentì come se una nebbia invisibile che conservava un segreto, fosse svanita.



  
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