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Autore: Totozzy    15/09/2017    1 recensioni
Una tranquilla giornata, come tutte le altre, si trasforma in una nottata d'orrore per i due amici e protagonisti della storia, Edoardo e Mattia.
Riusciranno i due a salvarsi e scampare dai fatti strani che si accaniranno su di loro?
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FEAR OF THE DARK:
Cap.1 il paesello

Sfrecciavano lungo la ripida discesa a folle velocità. Le loro biciclette, quei pomeriggi, si trasformavano in potenti bolidi da competizione. Sotto di loro l’asfalto, che si nutriva della gomma consumata che si staccava dalle loro ruote, senza che i due ragazzi se ne preoccupassero. Erano gli ultimi giorni d’estate, l’autunno bussava ormai alle porte pretendendo giustamente il suo spazio, e portava con sé i primi acquazzoni torrenziali. Quel pomeriggio, la stanca pioggia, aveva concesso una pausa, cedendo il suo posto ad un bel sole e lasciando un piacevole aroma di terra bagnata che si infilava nelle narici dei due amici.
Avevano dodici anni ciascuno, Edoardo e Mattia, amici fin da quando succhiavano il latte dai seni delle loro madri, senza mai aver avuto un battibecco, un diverbio. Si capivano a vicenda. Si completavano l’uno con l’altro. Vivevano in una zona a nord di Roma, isolata dalla città, in periferia. Quel dì, come tutti gli altri giorni, stavano andando a passare la giornata nel bosco vicino le loro case.
Si lasciavano dietro le decine di alberi collocati lungo i lati della stretta via da poco asfaltata e, le prime foglie secche vittime della stagione autunnale, si staccavano dai rami accarezzando loro il viso. Arrivati a valle, dove una volta c’era l’azienda agricola del vecchio sig. Galli, a far loro compagnia era il suono del fruscio d’acqua proveniente da una piccola cascata che, sbattendo sulle rocce e continuando imperterrita il suo cammino, aveva scavato negli anni un solco dando vita ad un piccolo fiumiciattolo;quante giornate passate a giocare su quella piccola porzione d’acqua. Accanto a quel fiumiciattolo, si mostrava ormai un fatiscente casolare. Una volta, quel casolare, era di primaria importanza per tutti gli abitanti del luogo, era infatti il mulino del paesello, condiviso da tutti, comunemente. Qui si veniva a macinare il grano per farci la farina o, anche, si venivano a lavare panni e stoviglie prima che tutti gli elettrodomestici venissero messi in commercio.
Addentrandosi sempre di più nella fitta vegetazione, costituita maggiormente da querce e cipressi, si poteva scorgere il vecchio cimitero di zona. Giuseppe, il custode era sempre lì; pioggia, vento, neve o freddo lui era sempre lì, seduto su una piccola e sgangherata sedia sul ciglio del cancello d’ingresso. A primo impatto poteva anche far paura, era anziano e non curava molto il suo aspetto, ma era una brava persona, i due ragazzi lo sapevano, provavano anche un senso d’amicizia nei confronti del vecchio signore.
Poggiarono con grande cura le biciclette sui loro cavalletti, prestando molta attenzione che neanche un unghia della vernice di cui erano rivestite venisse scalfita. Il primo a partire come un fulmine fu Mattia, iniziò a scalare velocemente la ripida salita di terra battuta che conduceva ad una vasta area dove i due potessero dar sfogo alle loro fantasie.
“Sbrigati, altrimenti ti resterà solo la polvere da mangiare”,disse al compagno.
“Arrivo,mi sbrigo” replicò il secondo.
Giunti in cima lanciarono lo sguardo aldilà delle antiche rovine etrusche che, ormai, si presentavano in un imbarazzante stato di abbandono, inghiottite dall’erbaccia rimasta incolta da chissà quanto tempo.
Appena poco più là, si poteva scorgere una parte di tetto della vecchia chiesetta ormai mal ridotta. Una volta si celebravano messe, matrimoni e altri tipi di cerimonie, ma adesso era in disuso e aleggiava su di essa uno di quei misteri che riescono ad intrattenere i bambini le sere d’estate attorno alla luce di un focolare.
“Andiamo a fare un giro laggiù”, ipotizzò Edoardo.
“Non lo so. Sai la storia che si racconta su quel posto…” rispose il compagno.
“Coraggio! Non avrai mica paura?! Sono solo storielle, e poi siamo ormai uomini, un uomo non avrà mica timore di queste cose, giusto?!”
Mattia non potè far altro che raccogliere la sfida lanciata dall’amico, aveva voglia di dimostrare quanto fegato avesse.
Per tutto il tragitto non si scambiarono neanche una parola, solo sguardi. Occhiate veloci, fugaci. Ma avevano paura, glielo si leggeva in volto, avrebbero preferito alzare i tacchi e darsi velocemente alla fuga. Anche Edoardo, che pochi minuti prima faceva lo “sborone”, ora avvertiva un grande senso di paura.
Arrivati davanti al portone di legno, ormai marcio, i due si scambiarono l’ennesima occhiata, cercando di capire se fosse veramente il caso di entrare lì o, se sarebbe stato meglio tornare alle loro case, in sella alle loro biciclette.
Arrivati a quel punto, però, il livello di adrenalina presente nei loro corpi era ormai troppo alto, tanto alto da spingerli ad entrare all’ interno  della costruzione.
 
   
 
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