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Autore: Light2015    15/09/2017    0 recensioni
E' quando tutto sembra essersi sistemato che sorgono i veri problemi. Un arresto e un ricatto non saranno le sole questioni che Alex, Nicki, Mark, Cloe e Sam dovranno fronteggiare... un uomo che torna in città, una proposta al momento sbagliato e un segreto tra amici mineranno tutto ciò che di certo è stato negli ultimi due anni. E allora... come what may, qualsiasi cosa accada, verso il gran finale...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12
So wake me up when it's all over


Il mio cellullare continuava a suonare. Lo faceva anche prima ma poi aveva smesso. Ce l'avevo in tasca, lo tirai fuori e risposi.
- “Finalmente! Dove sei?”
- “Nicki...” Mi sentivo distrutto, come se mi avesse investito un camion. Mi girava la testa. “Sono a casa...”
- “E dove?”
- “Sono...” ero sul morbido, avevo un cuscino dietro la testa. “Sono a letto”
- “No io sono a letto e credimi, tu non sei qui”
Cazzo. Mi issai sui gomiti con uno sforzo che mi sembrò sovrumano e mi guardai intorno.
- “Sono a casa mia, cioè dei miei... a letto”
- “E che ci fai li?”
Che ci facevo li? Sentii Nicki sbuffare dall'altra parte. “Loro lo sanno?”
Davanti a me notai la portafinestra del balconcino della mia camera aperta e un borsone nero abbandonato vicino alla scrivania.
- “No, non penso proprio”
- “Ok arrivo”
Rimasi a letto perchè non sapevo che conseguenze ci sarebbero state se mi fossi alzato. Cercai di ricordare qualcosa della notte precedente ma non mi venne in mente niente. Solo immagini confuse. I miei genitori non c'erano. Avevo bevuto? Mal di testa. Indossavo la felpa. Paris. Ancora mal di testa. Mi ero quasi riaddormentato quando sentii le sue mani che mi avvolgevano.
- “Sei qui?” mi voltai. Era li. Bellissima.
- “Che è successo ieri? Ho provato a chiamare gli altri ma non mi risponde nessuno” disse sottovoce.
- “Non lo so... che ore sono? Sei entrata dalla finestra anche tu?”
Sorrise “Sono le otto e mezza del mattino, i tuoi genitori e tua sorella devono essere andati a lavorare. E no, niente finestra, ho usato il tuo mazzo di chiavi”
- “Ah già...” mi passai una mano sulla faccia. “Non mi ricordo niente di ieri... ma tu oggi hai l'esame?!”
- “Si è alle dieci”
- “Ok... hai detto che gli altri non rispondono”
- “Esatto... che è successo?”
Sospirai, scuotendo la testa. La avvolsi con un braccio la strinsi contro di me.
- “Sei venuta fin qui da Malibu a quest'ora...”
- “Mi sono svegliata e tu non c'eri...”
Ebbi poi il tempo di farmi una doccia e indossare una mia vecchia maglietta lasciata nell'armadio prima di riprendere il borsone (pieno di gioielli, sopramobili e cd... si, cd) e andare con Nicki alla sede della UCLA per il suo esame. Continuava a girarmi la testa ma con il passare del tempo la situazione migliorava, inoltre cominciavo a ricordarmi della casa di Hobs e della cocaina. Assistetti all'esame rimanendo seduto nei posti in alto, in fondo all'aula. Era bravissima, tutto le riusciva con facilità, nessuna domanda sembrava darle problemi. La osservai orgoglioso per venti minuti, svolta la pratica riprendemmo l'auto per tornare a Malibu. Improvvisamente, durante il tragitto, arrivò una telefonata di Mark.
- “Hei! Dove cazzo siete? Io mi sono svegliato in camera a casa dei miei!”
- “Hai chiesto tu ieri di portati a casa... comunque abbiam...”
- “Si ma a casa dove abito ora! Non a Woodland Hills!”
- “Si ok, comunque abbiamo trascorso il resto della nottata da Paris!”
- “Che?”
- “Si è stato uno sballo assurdo... mi sto ricordando solo ora. Le abbiamo portato la cocaina di Hobs e ce ne siamo fatti un po'... sai il sacchetto che si era rotto?! Quello! Ma non tutto se no altro che overdose”
- “Menomale che mi avete portato a casa allora”
Nicki mi guardò con sguardo interrogativo.
- “Ieri comunque abbiamo fatto del gran casino in quella casa... ho visto le notizie al telegiornale, abbiamo svegliato tutto il quartiere, c'era la polizia”
- “Cazzo... hanno immagini?”
- “No no, solo testimonianze su due tizi incappucciati che correvano... chissà chi erano?!” lo sentii sghignazzare.
- “Fai poco lo spiritoso”. Gli buttai giù il telefono. Ora si che eravamo nei guai. Raccontai tutto a Nicki che non mancò di rivolgermi sguardi di disappunto. Mi aveva avvertito, sapevamo del rischio e noi eravamo riusciti a fare un disastro. L'unica nota positiva era che Paris era soddisfatta del lavoro.
Arrivati alla villa a Malibu il cielo si era ricoperto di nubi scure. Trovammo un'auto parcheggiata fuori dal cancello e poco più distante...
- “Kenneth! Il procuratore che ha seguito il mio caso...”
Parcheggiammo nel nostro box e nonostante la tremenda tentazione di entrare immediatamente in casa, ci avvicinammo al cancello. Per fortuna ebbi la lucidità di lasciare la felpa in auto sotto il sedile. Era l'unica cosa riconoscibile dalla sera prima.
- “Buongiorno, a cosa devo la visita?” chiesi tornando verso il cancello e cercando di risultare pimpante ed entusiasta.
- “McHale, passavo di qui... da dove arriva? Buongiorno” salutò anche Nicki.
- “Eravamo all'università”
- “Ah certo... e ieri sera dove si trovava?”
Sapevo che avevo facoltà di non rispondere, in ogni caso avevo diritto ad un avvocato. Nonostante questo decisi di mia spontanea volontà di collaborare, Kenneth non era il tipo da far insospettire ulteriormente.
- “Qui a casa, perchè?”
- “Curiosità... C'è qualcuno che può testimoniare oltre alla sua ragazza?”
Continuai a guardarlo sorridendo, ci fu un attimo di gelo. Non avevo testimoni.
- “Mio padre” intervenne Nicki. “Abbiamo cenato con lui ieri sera. E comunque non capisco il senso di queste domande. Se ha motivo di ritenere Alex responsabile per qualcosa si faccia dare un mandato, chiamiamo un avvocato e svolgiamo un interrogatorio formale alla stazione di polizia. Fare domande in giardino per curiosità, come ha detto lei, non mi sembra il caso”
- “Ha ragione... farò così. Buona giornata” Ci salutò con un cenno del capo e lo guardammo risalire in macchina. Avrebbe davvero fatto in modo di interrogarmi? E se avesse fatto domande al padre di Nicki?
- “Non accadrà niente” mi disse lei sicura. “Abbiamo cenato insieme, siamo andati a dormire e stamattina mi hai accompagnato a fare l'esame”
Forse aveva ragione, non c'erano prove su niente... dovevo solo liberarmi di quella scomoda refurtiva presa dal dottor Hobs. Ma fino ad allora...
- “Sei stata fantastica”
- “Beh studio legge o no?”
Entrammo in casa e la afferrai per un polso tirandola indietro. Ci baciammo, ci spogliammo e lo facemmo li all'ingresso. All'ingresso di casa nostra.

   
 
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