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Autore: Ghost Writer TNCS    16/09/2017    7 recensioni
Raémia è un mondo ricco di magia, dove i contadini vivono del lavoro nei campi, i soldati in armatura girano da un villaggio all’altro per garantire pace e sicurezza, e i saggi maghi offrono i propri servigi in cambio di cibo e rispetto.
I numerosi Reami, popolati da altrettante specie diverse, sono posti sotto il controllo di sei Re: persone illuminate che garantiscono pace e prosperità al mondo intero. O almeno così era un tempo. Oggigiorno i Re si preoccupano più che altro di godersi le proprie ricchezze, e i nobili cercano sempre nuovi espedienti per guadagnare maggiore potere.
In questa precaria situazione, Giako – un Gendarme solitario cresciuto da una strega – verrà a conoscenza di una grande macchinazione volta a ribaltare gli equilibri del mondo. Da solo non potrebbe fare nulla, ma questa volta non sarà solo: quante persone servono per salvare il mondo?
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '2° arco narrativo'
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7. Lotta all’ultimo sangue

Era tardo pomeriggio e il debole sole invernale era già quasi tramontato, gettando l’ambiente in una penombra ancora più fitta. Gli alberi alti e scuri apparivano come spettri nella nebbia, e i cupi versi degli animali non facevano che rendere l’atmosfera ancora più lugubre.

Giako, che come tutti gli abitanti della zona era abituato a simili paesaggi, si strinse nel mantello pesante per proteggersi dal freddo. Ancora una volta abbassò lo sguardo sulla bussola magica che aveva in mano: l’ago puntava sempre in avanti e il quadrante pulsava in maniera sempre più decisa, segno che ormai era vicino.

Poi finalmente lo vide: il mostro era lì davanti, alto quasi tre metri. Avanzava lento, forse per via delle ferite rimediate nel precedente scontro. Sembrava non essersi accorto della sua presenza.

Il mezzelfo saltò giù dal suo ippolafo. L’animale era stremato, ma ancora una volta si era dimostrato un valido compagno. Giako si tolse il mantello e lo sistemò sotto la solita fibbia della sella, dopodiché prese la balestra e la caricò.

«Ehi stronzo! Sono qui per farti il culo!»

Era sicuro che insultare a gran voce il mostro sarebbe servito ad attirare la sua attenzione, invece la creatura continuò imperterrita sulla sua strada, ignorandolo completamente.

Dopo una colorita imprecazione, il mezzelfo sollevò l’arma. Inspirò, prese accuratamente la mira e premette il grilletto. Il dardo scattò fulmineo, fendette l’aria con un sibilo e si conficcò in un albero, mancando completamente il bersaglio.

Jehanne non nascose un sorriso divertito. «Bel tiro!»

«Vaffanculo.»

Al contrario della maggior parte degli elfi, Giako non era in grado di perfezionare il tiro con la magia, di conseguenza il luogo comune degli ottimi arcieri non lo aveva mai riguardato.

Scarsa mira a parte, il colpo aveva sortito il suo effetto: la bestia si era voltata e ora li guardava con occhi furenti.

«Emh… ricordami perché dobbiamo affrontare quel coso» chiese la giovane. Non sembrava davvero preoccupata, di certo però l’idea di affrontare un mostro con braccia grandi come tronchi non le faceva fare i salti di gioia.

Giako non rispose. Appoggiò a terra la balestra, portò la mano sinistra all’elsa di Balmung e la sguainò con forza. La lama nera luccicò nella penombra, pronta a mietere un’altra vittima.

«D’accordo, sei un solitario e non ti piace ripetere le cose, come non detto» commentò l’umana. Anche lei impugnò la sua spada, ma di nuovo senza estrarla dal fodero.

Il mostro li osservò, forse per capire le loro intenzioni. Ruggì minaccioso, ma questo non servì a scacciare i due seccatori. Continuò così per alcuni secondi, le zanne in mostra, poi evidentemente capì l’inutilità delle sue minacce e cambiò strategia: afferrò il tronco dell’albero più vicino e lo sradicò con facilità disarmante, dopodiché strappò via le radici e i rami. Era pronto a combattere.

«Credo che prima di diventare un mostro, fosse un lancere» affermò Giako. «Fai attenzione.»

Lei gli rivolse un sorrisetto saccente. «Cosa credi? Ci vuol ben altro per spaventare Jehanne la Pucelle.»

Incurante del loro scambio di battute, il mostro caricò sollevando la sua rudimentale arma. La abbatté con forza sui nemici, ma i due riuscirono a evitare saltando all’indietro.

L’umana non perse tempo e scattò all’attacco. Menò un fendente sulla mano del nemico per fargli perdere la presa, ma l’essere non demorse. Parò il colpo successivo e attaccò a sua volta. La giovane provò a parare, ma la forza della creatura era tale che la fece letteralmente volare via.

Nel vedere il corpo di Jehanne che stramazzava a terra, Giako rimase come paralizzato. Come aveva potuto pensare che l’umana sarebbe stata in grado di aiutarlo?! Certo, la sua tecnica era notevole, ma la disparità di forza e dimensioni era troppo grande: non aveva alcuna chance. Non poteva aspettare che la uccidesse, doveva agire: senza nemmeno accorgersi che Jehanne si stava già rialzando, prese la fiala con l’Essenza del Dannato e levò il tappo. Ebbe un attimo di esitazione davanti a quel liquido rosso che sembrava sangue, ma ormai non poteva più tornare indietro: portò la boccetta alle labbra e ne bevve l’intero contenuto in unico sorso forsennato. Per alcuni lunghi istanti non accadde nulla, poi all’improvviso avvertì una fitta al cuore. Il muscolo aveva cominciato a battere all’impazzata e il sangue sembrava aver preso fuoco dentro di lui. Gridò di dolore e cadde a terra, vittima della sua stessa pozione. Era come se l’Essenza del Dannato stesse corrodendo il suo corpo dall’interno, consumandolo per ricrearlo più forte di prima. Non era sicuro di riuscire a sopportarlo fino alla fine.

Spalancò gli occhi. Ma cosa stava facendo?! Non poteva soccombere alla pozione! Doveva uccidere quel mostro e portare il suo cadavere ad Alisha!

Con un enorme sforzo di volontà si mise in piedi. I suoi occhi ardevano, e non era solo determinazione: i vasi sanguigni si erano dilatati in maniera innaturale, tanto che le sue iridi nere parevano circondate da una nefasta luce scarlatta.

Avvertì l’odore del sangue, e lo fece in maniera così nitida che gli sembrava di riuscire a distinguere le ferite del suo nemico solo dall’aroma che emanavano.

Jehanne lo osservò senza capire, visibilmente preoccupata. «Giako, che hai fatto…?»

Il mezzelfo non la sentì nemmeno. Si fiondò sul mostro come una furia, deciso a toglierlo di mezzo una volta per tutte. L’essere, colto di sorpresa, abbozzò una parata con la sua rozza lancia, ma non servì a niente: Giako lo scartò con un movimento fulmineo e lo colpì al ventre con un affondo. La punta di Balmung perforò la pelle coriacea della creatura, facendosi largo tra le sue interiora fino a sbucare dalla parte opposta. Il mostro urlò di dolore, dimenandosi disperatamente fino a costringere il Gendarme a indietreggiare. L’attacco però non era finito. Approfittando del momento di panico del nemico, Giako lo aggredì senza pietà, tempestandolo di colpi da ogni direzione. Si sentiva in estasi, era completamente assuefatto dallo straordinario potere che solo l’Essenza del Dannato poteva donare.

Nel giro di pochi secondi il massiccio corpo della bestia si coprì di tagli più o meno profondi e alla fine l’aberrazione crollò in ginocchio, l’albero-lancia ormai a terra. Per quanto forte e resistente, nemmeno un mostro del genere poteva tenere testa al mostro che Giako era diventato.

Il Gendarme ora studiava la sua preda con i suoi occhi iniettati di sangue, cercando il momento e il modo migliore per ucciderla. La sua mente era pervasa di un terrificante istinto omicida, allo stesso tempo però si sentiva perfettamente lucido e cosciente: poteva far fruttare al massimo la sua esperienza combinata a quel corpo inarrestabile.

La bestia scattò all’improvviso, cercando di cogliere impreparato l’avversario. Il mezzelfo non si fece sorprendere e schivò agilmente il pugno. Menò un rapidissimo fendente che squarciò la pelle della fiera, recidendo i muscoli e scalfendo le robustissime ossa dell’avambraccio.

La preda, accecata dal dolore, mosse a caso l’arto sano nel tentativo di ferire il Gendarme, ma la sua disperazione poteva significare solo una cosa: consapevolezza di una fine imminente.

Giako arretrò di un paio di passi per mettersi al sicuro, analizzò con fredda lucidità il ritmo dei movimento del nemico e al momento giusto scattò in avanti: Balmung perforò il petto del mostro, trapassando il cuore e dilaniando le carni senza pietà. Un simile attacco sarebbe stato fatale anche per una creatura del genere, tuttavia ci sarebbe voluto almeno qualche secondo affinché la bestia esaurisse le energie. E Giako lo sapeva.

Prima che il mostro riuscisse a bloccarlo, poggiò un piede sul suo petto e si lanciò con forza all’indietro, trascinando con sé la sua micidiale spada. La ferita si aprì ulteriormente e cominciò a spruzzare un sangue denso e scuro, prosciugando in fretta le forze della vittima. La fiera provò a restare in piedi, ad arrancare verso il Gendarme, ma il suo enorme corpo stava diventando sempre più pesante e le sue gambe si facevano più fragili ad ogni passo. Crollò in avanti, schiacciato dalla stanchezza e dalle ferite.

Giako osservò la sua vittima che agonizzava e un ghigno deformò le sue labbra. Aveva atteso a lungo quel momento, e l’Essenza del Dannato lo colmò di macabra soddisfazione.

Ma non era ancora abbastanza: una sola vittima non era certo sufficiente per saziare la sete di sangue della pozione.

Con un movimento lento si voltò alla sua destra. Jehanne era lì e lo stava osservando a sua volta. Il viso dell’umana era una maschera dura e glaciale, in cui si potevano riconoscere rabbia e disprezzo. Ma non paura, e questo fece infuriare il mostro dentro Giako.

«Non ti azzardare a guardami in quel modo» lo ammonì Jehanne, e il suo tono era chiaramente di minaccia.

Il mezzelfo scoprì i denti, come un animale selvatico. Davvero la giovane pensava di potergli dare ordini? Avrebbe pagato cara la sua presunzione!

La aggredì con foga, sicuro di riuscire a prevalere. Menò un fendente, ma lei schivò. Troppo tardi il Gendarme capì di essersi sbilanciato in avanti. Il pugno arrivò con forza impressionante, dritto sul mento. Il mezzelfo non sentì più la terra sotto i piedi e per alcuni interminabili istanti gli parve di essere sospeso in aria. L’impatto col terreno lo risvegliò di colpo, perse la spada, ma la furia dell’Essenza si riaccese.

«Torna in te, o ti faccio rinsavire a suon di pugni!» esclamò Jehanne. «E il Signore mi perdoni!» Non sopportava l’idea che il suo compagno di viaggio impazzisse proprio ora che dovevano iniziare la vera missione.

 Giako avvertì l’istinto di attaccare, di colpirla nei modi più dolorosi che conosceva. Sentiva il desiderio di farla a pezzi, di fare scempio del suo corpo, ma sapeva che non era davvero lui a volerlo: era l’Essenza del Dannato che lo spingeva a commettere un atto tanto crudele.

«Coraggio, so che puoi farcela!» lo spronò l’umana. Non sembrava più arrabbiata, ma la sua voce era comunque ferma e risoluta. «Combatti, fallo per le persone a cui vuoi bene.»

La mente del mezzelfo cominciò a pulsare: la volontà assassina della pozione stava cercando di sottometterlo, di prendere possesso del suo corpo, avida di altri massacri.

Gridò e si portò le mani al capo nel disperato tentativo di placare quella morsa cruenta. Dai suoi occhi cominciarono a scendere lacrime di sangue, segno che la pozione lo stava consumando sempre di più.

«Hai ucciso il mostro! Non puoi arrenderti adesso!» gli disse ancora Jehanne.

Si premette le dita sul viso, e solo i robusti guanti gli impedirono di graffiarsi da solo: l’Essenza del Dannato cercava di consumarlo, lo induceva a ferire il suo stesso corpo per fiaccare la sua determinazione.

Le convulsioni gli impedivano di restare lucido e il sangue lo accecava. Ormai vedeva solo i ricordi di vecchie battaglie, continuava a rivivere i momenti in cui uccideva le sue vittime, ma i loro volti erano quelli delle persone a lui più care. Non riusciva più a distinguere la realtà dalle illusioni.

«Giako, concentrati. Puoi farcela.» Sentì le dita di Jehanne che gli avvolgevano la mano. «Io sono qui con te.»

Il mezzelfo si focalizzò su di lei, sforzandosi di cancellare tutto il resto.

«Giako…»

Un’altra voce. Non era la giovane, sembrava quella di un uomo, ma non riuscì a capire a chi appartenesse.

«Puoi farcela» gli ripeté l’umana.

Fu come riaprire gli occhi all’improvviso. Il turbinio di immagini e sensazioni si era calmato, ora vedeva solo Jehanne e, dietro di lei, le cupe chiome degli alberi. Era finita. C’era riuscito: aveva resistito all’Essenza del Dannato. Non era diventato un mostro.

Una fitta alla mandibola gli fece capire che era davvero vivo.

«Giako…»

Ancora quella voce. Era flebile, e non era frutto della sua mente. Anche Jehanne l’aveva sentita, infatti entrambi si voltarono e, al posto del mostro, trovarono un felidiano di tipo tigre. Era completamente nudo e il suo corpo atletico era straziato dalle ferite.

«Bengal…»

Giako aveva intuito la triste verità che si celava dietro quell’essere, tuttavia, vedendo confermati i suoi sospetti, non riuscì a trattenere un moto di turbamento. Lui e l’umana andarono verso il felidiano, e il mezzelfo lo mise delicatamente supino. Anche se la trasformazione si era annullata, il corpo di Bengal era pieno di ferite, molte delle quali fatali: non sarebbe sopravvissuto.

Giako era ancora convinto di aver fatto la cosa giusta, questo però non poteva impedirgli di provare una profonda tristezza e un non indifferente senso di colpa. E pensare che in passato aveva odiato il felidiano con tutto se stesso. La relazione tra Bengal e Alisha era iniziata nel periodo in cui il mezzelfo era tornato al suo Reame di nascita per unirsi al Corpo di Gendarmeria, per questo, quando aveva saputo di loro, si era sentito come se lui gliel’avesse portata via. Le prime volte che l’aveva visto non gli aveva nemmeno rivolto la parola, poi però si era sforzato di conoscerlo meglio, e aveva capito quanto fosse nobile e valoroso. Dentro di sé aveva anche cominciato ad ammirarlo un po’.

«Giako… ascolta…» La voce di Bengal era appena un flebile sussurro e lui dovette avvicinarsi ancora per riuscire a capire le sue parole. «A nord… di… Horville… c’è… un alchimista… sta… demoni…» Una convulsione lo fece contorcere di lato, tossì sangue e il suo volto venne stravolto da una maschera di dolore.

Il mezzelfo avrebbe voluto aiutarlo con tutto se stesso, ma non aveva idea di cosa fare.

Bengal gli strinse il braccio con una mano e lo fissò con i suoi occhi ambrati. «Giako…» Un altro rivolò di sangue cominciò a colare dall’angolo della bocca. «Il… Governatore…» Prima che potesse aggiungere altro, il suo sguardo divenne vuoto e la vita abbandonò definitivamente il suo corpo.

Il Gendarme rimase immobile a fissarlo, incapace di reagire.

Jehanne, in ginocchio al suo fianco, fece il segno della croce e si mise a pregare in silenzio.

Il mezzelfo gli chiuse delicatamente le palpebre e si alzò per andare a prendere il suo mantello. Dunque Bengal era davvero stato ucciso perché aveva scoperto qualcosa, e quel qualcosa aveva a che fare con l’alchimista di cui l’umana gli aveva parlato.

«Voi che usanze avete per… queste situazioni?» domandò Jehanne.

«Alisha mi ha chiesto di portargli il corpo» rispose Giako dopo che ebbe adagiato il suo mantello sul cadavere. «E poi ti aiuterò in ogni modo possibile, come promesso.» Dopo un attimo aggiunse: «E grazie per… beh, per avermi tirato un pugno.»

L’umana non se la sentì di sorridere in un momento del genere, così si limitò a incurvare leggermente le labbra. «Ordinaria amministrazione.»



Note dell’autore

Ciao! :)


Intanto povero Giako che non sa usare la magia (ma del resto lui è elfo solo a metà, quindi se lo sogna di tirare frecce come Legolas :P).


Come ipotizzabile, alla fine Giako ha bevuto l’Essenza del Dannato, anche se probabilmente avrebbe potuto aspettare un po’ prima di correre un simile rischio. Ma dopo aver in pratica costretto Jehanne ad aiutarlo, si sarebbe sentito troppo in colpa se lei fosse rimasta ferita, così ha agito senza pensare troppo alle conseguenze.

In ogni caso, a conti fatti è servito ad uccidere il mostro, e poi Jehanne si è dimostrata in grado di gestire la situazione… anche se in modo “poco ortodosso” XD


Nel finale è “tornato” Bengal, che finalmente è riuscito a rivelare (almeno in parte) ciò che ha scoperto. Purtroppo non è riuscito a dire molto, in ogni caso abbiamo un importante indizio sulla posizione del laboratorio.

A questo proposito, ecco una mappa (ancora molto schematica) di Grandeforêt:

Grandeforet

Giako e Jehanne in questo momento si trovano grossomodo tra il villaggio di Alisha e Horville.

La linea tratteggiata più spessa divide i Reami Blu dai Reami Gialli, la linea tratteggiata media divide i Reami degli elfi oscuri dai Reami dei myketis, mentre le linee tratteggiate più sottili dividono i vari Reami (ad esempio i Reami dei myketis sono due, mentre quelli degli elfi oscuri sono tre).


Bene, per questo capitolo è tutto, ma c’è un extra: settimana scorsa ho pubblicato un disegno di Trickster (il protagonista della saga di Delta), quindi chi è interessato può dargli un’occhiata: Trickster (chibi)


E con questo ho davvero finito, a presto! ^.^


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