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Autore: SkyFullOfStars_    16/09/2017    0 recensioni
Tra gocce di pittura e tele silenziose, Grantaire viaggia con sua madre per la Francia, con l'obiettivo di trovare una stabilità economica...Ma cosa succede quando l'arte incontra l'amore? Cosa accade nel momento in cui due colori, il rosso ed il nero, si mescolano sulla stessa tela?
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Enjolras, Grantaire
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Grantaire ed Enjolras avrebbero iniziato a lavorare insieme proprio quella sera, dopo essere tornati dal campeggio

Grantaire ed Enjolras avrebbero iniziato a lavorare insieme proprio quella sera, dopo essere tornati dal campeggio. Anche se l'artista non era così entusiasta di mettersi a nudo con quel ragazzo attraverso la sua pittura, il biondo gli aveva fatto capire che non c'era tempo da perdere.

Grantaire, in fondo, era emozionato. Percepiva uno strano formicolio sopra la bocca dello stomaco quando immaginava lui ed Enjolras chiusi nell'aula di arte, da soli, immersi tra miliardi di sfumature diverse, con l'odore acido delle tempere ad accompagnarli. Lui con un pennello in mano a contemplare affamato tutti i vari lineamenti dell'altro, tentando di trovare una concentrazione che non avrebbe mai raggiunto.

Si trovava proprio davanti l'entrata della scuola quando questi pensieri gli vennero alla mente. Enjolras era già dentro: lo poteva sentire canticchiare da lì fuori.

Grantaire esitò per un istante: e se non fosse stato in grado di dipingere davanti a lui? Se si fosse bloccato?

Dopotutto, Grantaire aveva già dipinto per lui, la prima volta che si erano incontrati alla lezione di arte, ma stavolta era diverso. Stavolta erano soli.

Dopo aver fatto un respiro profondo ed aver stretto con fare tremolante la sua borsa a tracolla, il ragazzo entrò.

Mentre varcava lentamente il corridoio verso l'aula di arte, alcuni ricordi iniziarono a svolazzare nella sua testa, cercando di attirare l'attenzione del ragazzo stesso: lo sguardo tremolante si posò su un punto particolare del corridoio scolastico

Mentre varcava lentamente il corridoio verso l'aula di arte, alcuni ricordi iniziarono a svolazzare nella sua testa, cercando di attirare l'attenzione del ragazzo stesso: lo sguardo tremolante si posò su un punto particolare del corridoio scolastico...I tre armadietti davanti ai quali lui aveva fatto cadere i suoi libri scontrandosi con un ragazzo, un ragazzo dai capelli color grano e dagli occhi color oceano.

Grantaire fu avvolto da un dolce tepore non appena ricordò il sorriso rassicurante del biondino, il primo che aveva visto e che gli aveva tolto il fiato.

Si, si stava decisamente innamorando di Enjolras.

-Ehilà, lapinou, perché ti sei fermato in mezzo al corridoio? Sono qui.- una calda voce familiare lo svegliò dal suo tepore. I biondi ricci color grano facevano capolino dall'aula di arte. Grantaire si limitò a sorridere.

Non appena Grantaire varcò la soglia dell'aula in questione, un'aria frizzante, calda e delicata gli accarezzò il collo, facendolo rabbrividire appena.

-Ho pensato che fosse meglio riscaldare un po' la stanza, non vorrei ammalarmi.- spiegò il biondo con un occhiolino alquanto ambiguo. -Ma se dovessi sentire troppo caldo fammelo sapere. Sei tu l'artista e devi lavorare in tutta serenità, intesi, lapinou?- continuò, mentre aiutava il moro a liberarsi della sua pesante borsa contenente tutto il necessario per dipingere.

Grantaire si limitò a fare un cenno con la testa. Non riusciva a dargli molto ascolto: i suoi sensi erano completamente inebriati dai movimenti, dal profumo e dalla voce di Enjolras. La felpa rossa che indossava, la solita felpa rossa, marcava perfettamente le sue forme e risaltava in modo efficace quel viso d'angelo che indeboliva le sue ginocchia. La luce strana della stanza faceva sembrare i suoi capelli macchiati di rosso, con solamente qualche riflesso biondo.

Enjolras non appariva mai allo stesso modo: ogni volta che gli occhi insicuri di Grantaire avevano il privilegio di accarezzarlo con lo sguardo, lui era sempre perfetto, bellissimo, affascinante...come un quadro che non perde la sua eleganza nel tempo. Una bellezza immortale.

Smettila di guardarlo, se ne accorgerà, e farai di nuovo la figura dello stalker...o del maniaco.

-Va bene, allora, ci rimbocchiamo le maniche? Forza!- proseguì il giovane artista con convinzione, forse un po' troppa convinzione

-Va bene, allora, ci rimbocchiamo le maniche? Forza!- proseguì il giovane artista con convinzione, forse un po' troppa convinzione. Con fare incerto si diresse verso la sua pesante borsa ed iniziò a tirare fuori una manciata di pennelli, facendone cadere a terra qualcuno.

Enjolras si trattenne dal ridere a causa di quel fare così agitato e...dannatamente adorabile. -Come, ti sei già stancato di guardarmi?- rispose il biondino con un finto broncio.

Ecco. Bravo Grantaire, complimenti.

-S-Sto solo cercando di...prendere...le-le tue pro-proporzioni. Ecco, si.- e fu con questa frase piuttosto insolita che la fronte del biondo si corrugò.

-Le mie cosa? Comunque, sei tu l'artista qui...Oh, a proposito, cerca di non sentire troppo caldo mentre mi spoglio, d'accordo, mon lapinou?-

-C-Caldo? Tse, fa quasi freddo qui dentr-

-Allora ti serviranno questi!- lo interruppe il biondo, lanciandogli sul viso la sua felpa rossa ed i suoi pantaloni scuri. Grantaire non si aspettava quel gesto, ma dimenticò la sensazione di timidezza non appena inspirò l'aroma familiare di talco. Con una mano tremante stinse quel panno sul viso per qualche secondo e poi ne liberò la vista.

Quello che vide, fu di gran lunga migliore.

L'addome scolpito del biondino era adagiato sul divanetto rosso scarlatto, quello vicino alla scrivania di Mme Rochenne; una mano sorreggeva la chioma color grano, mentre l'altra era dolcemente distesa sul fianco nudo del ragazzo; lo sguardo, come se Enjolras stesse avvertendo appena appena una punta di timidezza, era basso, fisso sul pavimento cementato dell'aula.

L'artista osservò il petto di quella creatura paradisiaca, quel torace che si alzava e si abbassava con eleganza, quasi avesse paura di disturbare col proprio respiro. Il moro non poté far altro che avvertire la gola farsi piuttosto secca quando posò la sua maliziosa attenzione sull'inguine del biondo. Era tutto così affascinante, ogni singola sfumatura di quella figura lo mandava in tilt, tutta quella pelle...tutta quella bellezza, tutta per lui e le sue mani d'artista.

La luce passionale del pomeriggio sfiorava con le sue calde labbra ogni piccola cellula di quel corpo, ogni spiga di grano rossiccia, ogni parte rimasta troppo tempo nell'ombra.

Grantaire fu abbandonato dal proprio respiro in una manciata di secondi. Non aveva mai visto un ragazzo più bello.

-Fa' la tua magia, lapinou.- sospirò poi il biondo, socchiudendo lentamente lo sguardo marino.

Grantaire non se lo fece ripetere due e volte e, con un po' di difficoltà nel concentrarsi, in poco più di dieci minuti, era già immerso nei colori della su tavolozza. Come succedeva spesso, si era sporcato quasi completamente di pittura, poiché aveva preferito ritrarre senza pennelli, tutto per rendere più realistica l'opera. Mentre stringeva un pennello nero tra le labbra, capitava che si scorgesse al di là della tela per cogliere meglio i dettagli: la bocca rosea con una punta di blu, il petto sfiorato da un alone di giallo...Quella bellezza doveva essere plasmata perfettamente dalle capaci mani del moro.

Con il respiro un po' affannato a causa dell'impegno che l'artista metteva in ogni opera, Grantaire si fermò all'improvviso

Con il respiro un po' affannato a causa dell'impegno che l'artista metteva in ogni opera, Grantaire si fermò all'improvviso. Gli occhi lo guidarono verso Enjolras: era ancora disteso su quel divanetto che metteva in risalto la sua carnagione chiara, con gli occhi chiusi e rilassati, completamente a suo agio. Grantaire sentì una gran voglia di baciarlo nascere dentro di sé. Poi posò ancora una volta gli occhi sulla tela davanti a lui.

-Vorrei che potessi vedere quello che vedo io in questo momento.- sussurrò, accarezzando le labbra che aveva appena finito di pitturare.

-E che cosa vedi, mon lapinou?-

Grantaire rabbrividì nell'udire la voce rauca parlare. Mentre lui pensava di parlare con se stesso, Enjolras aveva sentito il suo sussurro. E adesso pretendeva una risposta.

Con fare impacciato si sporse ad un lato della tela e fu colto dallo sguardo interrogativo e curioso del biondino.

-Dimmi,- proseguì Enjolras alzandosi elegantemente dal divanetto e continuando con passo felpato fino a fermarsi a pochi centimetri dal viso imbarazzato dell'artista. Il modo in cui quegli addominali scattavano e quella bocca si distendeva in un malizioso ghigno, arrestarono il cuore del moro. Grantaire non osò muoversi, tenne lo sguardo fisso su quella creatura che, ora, poteva osservare ad una vicinanza alquanto pericolosa per i suoi desideri più nascosti.

-Dimmi che cosa vedi adesso.- bisbigliarono quelle labbra rosee sfiorando le sue. -Oh Grantaire...- sussurrò sensualmente. Poi adocchiò la tavolozza colorata e sorrise. Continuando a venerare il viso dell'artista completamente abbandonato all'eccitante sensazione della sua presenza, immerse l'indice nella tempera rossa per poi distribuirla sul collo di Grantaire.

Il giovane artista rabbrividì a quel tocco leggero e chiuse gli occhi, inclinando il capo per offrirsi al biondino.

Il suo corpo smise di tremare non appena Enjolras lo baciò. Grantaire chiuse gli occhi e si lasciò abbracciare da quelle braccia nude e forti che gli circondarono i fianchi e lo sollevarono appena. Il moro schiuse timidamente le labbra per permettere al biondo di baciarlo con più passione e convinzione. Quell'azzardo ebbe un sapore dolce e voglioso, atteso da tanto tempo, forse anche troppo.

Le parole ormai non servivano a niente, entrambi avevano bisogno di toccarsi e lambirsi a vicenda, dovevano assaggiare il frutto proibito di quel legame che si era creato tra di loro

Le parole ormai non servivano a niente, entrambi avevano bisogno di toccarsi e lambirsi a vicenda, dovevano assaggiare il frutto proibito di quel legame che si era creato tra di loro. Quando Grantaire tentò di mordicchiare quelle labbra che lo stavano facendo impazzire, avvertì un leggero sorriso accarezzargli la bocca. Quel sorriso scese sulla mandibola e giunse al collo, caldo e profumato di colori a tempera. Enjolras sentiva fremere sotto di sé quel ragazzo, e questo non fece altro che eccitarlo di più, convincendolo a disegnare un altro schizzo di rosso sulle labbra del moro.

Grantaire gemette appena. La macchia di malizia che sentiva allargarsi dentro di sé lo spinse a prelevare un po' di nero dalla sua stessa tavolozza, delineando con delicatezza l'addome nudo dell'altro. Fu a questo punto che i due iniziarono a coprirsi a vicenda di pittura, sentendo aumentare la passione del momento. I baci, le carezze, i morsi, tutto diventò colorato, come se i loro stessi corpi che si avvinghiavano insieme non fossero altro che tele pronte all'arte; le tonalità del rosso e del nero erano predominanti in quel quadro che i due stavano dipingendo insieme, sporcandosi le mani, le labbra e persino i capelli.

Le mani esperte di Enjolras riuscirono a sollevare completamente il corpo leggero del moro per trasportarlo sul pavimento freddo della stanza.

Le mani esperte di Enjolras riuscirono a sollevare completamente il corpo leggero del moro per trasportarlo sul pavimento freddo della stanza


Grantaire si stese avvertendo istantaneamente la sensazione gelida alla schiena, ma non importava. Voleva essere baciato di nuovo da quel viso il più presto possibile. Enjolras lo accontentò con un sorrisetto, accecato da una lussuria che lo spinse ad afferrare una gamba del ragazzo sotto di lui ed a farla combaciare pericolosamente con il suo bacino. Enjolras si portò in avanti, scatenando una piccola serie di dolci lamenti da parte dell'artista.

Il silenzio regnava sovrano nella scuola: gli unici veri rumori che si potevano udire erano i gemiti dei due ragazzi e qualche risatina soddisfatta che riecheggiava tra i loro visi impregnati di felicità.

Le mani esperte di Enjolras avevano preso già gusto a frugare sotto il tessuto morbido della felpa scura del moro; questi gemette sulla sua bocca, mentre tentava di assaporare meglio quel collo al sapore di talco.

-Credo di av-aver finalmente trovato chi riesce a farmi impazzire...- mugugnò il biondo portando avanti il bacino ancora una volta, giusto per solleticare il desiderio che regnava negli occhi del moro.

Grantaire lo zittì baciandolo ancora ed ancora, finché le sue orecchie non furono deliziate nuovamente dal gemito più erotico che avesse mai sentito.

Era felice. E sapeva che nessuno avrebbe mai potuto togliergli quella felicità.

O almeno, così sperava.




 

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Grantaire aprì faticosamente gli occhi.

La testa gli pesava. Le gambe erano indolenzite. La vista sembrava un po' annebbiata. Le mani...

Perché non poteva muovere le mani? Per quello che riusciva a vedere era ricoperto da un tessuto bianco dalla testa ai piedi. Tutto il corpo gli bruciava.

Un forte colpo di tosse lo prese alla sprovvista.

Qualche vaga traccia di panico iniziò ad insidiarsi in lui non appena si rese conto di essere in una stanza bianca, da solo, senza poter muovere gli arti superiori.

Con la coda dell'occhio ed il respiro appena agitato, vide i capelli scuri di sua madre attraverso quello che sembrava un vetro interno: stava piangendo.

Vicino a lei c'era un ragazzo poggiato con la schiena sul vetro; era un ragazzo pittosto alto con uno strano colore di capelli, come un grigio cenere che...

Non appena si girò, gli occhi annebbiati di Grantaire riconobbero Enjolras. Portava un pesante velo di preoccupazione sul viso, quel viso sporco di chissà quale sostanza nerastra.

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