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Autore: ayamehana    16/09/2017    7 recensioni
Certi amori sono destinati a durare in eterno; altri a bruciare e a estinguersi come la fiamma di una candela ormai consumata. Ranma e Akane hanno dovuto impararlo a loro spese, quando la loro relazione è terminata a pochi giorni dal matrimonio che li avrebbe legati per tutta la vita. Una rottura nata da un imbroglio, ma che l’erede della palestra Tendo ha interpretato come un «non siamo fatti per stare insieme».
Troppe parole, però, sono rimaste in sospeso. Sono passati sei lunghi anni; Akane è cresciuta ed è in procinto di sposare l’uomo di cui è innamorata… tuttavia, si è dimenticata di fare i conti con un’unica cosa: certi amori sono destinati a finire, solamente per ritornare ancora più forti.
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Non erano mai andati molto d’accordo, loro due; si erano amati con quella caparbietà tipica degli adolescenti… ma la loro relazione era stata fragile, si era incrinata con eccessiva facilità. Se si sforzava, riusciva ancora a vederne le crepe… in una fidanzata di troppo, nelle pressioni di due genitori invadenti… nella propria impulsività e nella timidezza intrinseca di Ranma.
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[MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Shan-pu, Shinnosuke
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Premessa dell'autrice: Ciao a tutti! Non ci sono parole per chiedervi scusa per questo mio ritardo nel pubblicare il capitolo 5... non è stato corretto nei confronti di chi sta seguendo questa storia e di chi mi continua a sostenere... Il punto è che ho passato (e sto ancora passando) un periodo in cui tutto quello che scrivo non mi sembra perfetto e, come se non bastasse, comincio a sentire il bisogno di scrivere delle originali (in cui i personaggi sono solo e unicamente miei).
Mi sono promessa, però, che avrei finito di scrivere questa storia, quindi eccomi qui.

Volevo ringraziare e salutare calorosamente, Napee, la mia beta reader che continua ad aiutarmi in ogni cosa di cui ho bisogno. Sei la migliore, non smetterò mai di dirlo!

Piccola noticina: ho deciso che da questo capitolo, il rating della storia si alzerà e diventerà arancione, visto che ho inserito una scena un po' 'spinta'. Vi prego, non odiatemi per quello che succederà!


 
CAPITOLO V

DUBBI E TORMENTI


 
Urlò, urlò talmente forte da ferirsi la gola, da perdere quasi la voce. Il ragazzo, che ora la stava fissando con aria disorientata, era Ranma… Ranma, maledizione! Quell’essere spregevole che, anni addietro, le aveva preso il cuore, per poi ridurlo in cenere. Del diciottenne che era allora, erano rimasti solamente gli occhi azzurri e i capelli neri legati in quella sua bizzarra treccia laterale. Il tempo gli aveva scolpito dei muscoli tutti nuovi sul torace e sugli avambracci; mentre un accenno di barba gli ricopriva le guance. Non portava la maglietta e indossava solamente un paio di consunti pantaloni da ginnastica. La piccola Tendo lo vide arrossire e agitare le mani di fronte al viso, balbettando parole sconnesse: Non era mia intenzione, mi dispiace…

Akane, però, non volle sentire ragioni. Afferrò la sua borsa e gliela scagliò addosso con tutta la forza che aveva in corpo. «Maniaco!» strillò, mentre la rabbia le ribolliva nelle vene. Perché lui si trovava lì?! E, soprattutto, perché ripiombava nella sua vita, così, quando finalmente era riuscita a voltare pagina?!

Il suo borsone beccò il codinato in piena faccia, facendogli perdere sia l’equilibrio sia la pazienza. «Cretina! Sei impazzita, per caso?!» sbraitò lui, massaggiandosi il punto su cui era appena stato colpito. «E copriti, dannazione, nessuno vuole vedere quel tuo corpo nudo!»

Akane si morse le labbra, ingoiando un’imprecazione. «E allora, se non vuoi vederlo, non guardarlo!» gli disse, sistemando il nodo che teneva l’asciugamano stretto intorno al suo corpo. Ci mancava solo che si allentasse, lasciandola totalmente nuda davanti a quell’imbecille!

«Infatti, non ero qui per vedere te!» le rispose Ranma a tono, facendole la linguaccia. Ma cos’era, un bambino, per caso?! «E comunque, sbaglio o i tuoi fianchi sono diventati più larghi negli ultimi anni? Quando ti deciderai a metterti a dieta, una volta tanto?!»

 Akane diventò paonazza dalla rabbia. Vita larga a chi?! Aveva faticato tanto per perdere qualche chilo e sembrare più femminile… e ora, quel cretino la screditava così! Sentì le lacrime pungerle gli occhi. «Idiota! Esci da qui… immediatamente!»

Il codinato, però, non si lasciò scomporre dal tono minaccioso della sua ex fidanzata. Incrociò le braccia al petto e ridusse gli occhi a due fessure, squadrandola dalla testa ai piedi. «Vogliamo parlare, invece, del tuo seno? Sembra divenire ogni anno sempre più piccolo! Mi sa che prima o poi sparirà del tutto! Ci si potrà far surf sopra!» commentò lui, distendendo le labbra in un ghigno beffardo.

Alla piccola Tendo si rizzarono i peli sulla nuca. «Ti odio!» ringhiò, chinandosi verso la panca più vicina per afferrarla.

«C-Che vuoi…» balbettò Ranma, ma venne interrotto dalla Signora Taniguchi, che aprì la porta improvvisamente.

«Che cosa sta succedendo qui?!» chiese la vecchia proprietaria del dojo, puntellandosi i fianchi con le mani. «Diamine, vi ho sentiti urlare fin dentro al budou!» li riprese, soppesando lo sguardo prima su Ranma, poi su di lei. «Pensavo che fossi andata a casa, Akane! Perché, poi, sei tornata?»

Akane arrossì, sentendo le braccia che le diventavano mollicce. Lasciò andare la panca e la ripose per terra, controvoglia. «Io… ho preso la pioggia e volevo farmi una doccia veloce, tutto qui!» esclamò la piccola Tendo, abbassando gli occhi sul pavimento. Era stata davvero una pessima idea, quella di ritornare al dojo per lavarsi! Se solo avesse avuto le chiavi di casa di Shin…

Keiko alzò gli occhi al cielo, esasperata. «Te lo avevo detto io di prendere l’ombrello! E perché, poi, non mi hai avvertita che sei tornata per farti la doccia?! Non avrei di certo detto a Ranma di venirsi a cambiare qui, altrimenti!»

«In realtà, pensavo di filarmela il prima possibile, senza farmi notare», mormorò Akane, torturandosi le mani. «E poi, penso di averle già messo in chiaro, Taniguchi-sensei, che non condivido assolutamente la sua idea di assumere qualcun altro! Soprattutto, se quel qualcuno è… lui», esclamò, puntando il dito contro Ranma che, di tutta risposta, le rivolse uno sguardo colmo d’astio.

«Aspetta… voi due vi conoscete già?!»

«Altroché!» s’intromise il codinato, allargando le labbra in un sorrisetto ironico. «Io e Akane eravamo fidanzati! Un errore colossale, oserei dire!»

Taniguchi-sensei sgranò gli occhi. «Kami… quant’è piccolo il mondo! Scusami, Akane, se solo lo avessi saputo… non avrei detto a Ranma di venire qui…» mormorò, dispiaciuta.

Akane afferrò il suo cambio e chiuse l’armadietto con un tonfo. «Già, spero che saperlo la faccia riflettere su ciò che ha fatto. Qui basto e avanzo solo io», le rispose, superandola e uscendo dallo spogliatoio. Era nera di rabbia e per poco non si era anche messa a piangere per la frustrazione di fronte al suo ex fidanzato e alla sensei! Si cambiò in fretta e furia e si precipitò all’ingresso del dojo. Fuori stava ancora piovendo e lei si era di nuovo dimenticata l’ombrello, idiota che non era altro!

Alzò il viso verso il cielo e lasciò che le gocce di pioggia lavassero via le sue lacrime. Perché diavolo stava piangendo ora?! Si sistemò la borsa sulla spalla e s’incamminò verso casa di Shinnosuke. Aveva un’assoluta voglia di vederlo. Forse lui sarebbe stato in grado di calmarla… in fondo era o non era il suo fidanzato e futuro marito?
 
***
 
«Qui basto e avanzo solo io.»

Ranma osservò, con gli occhi sgranati, la sua ex fidanzata prendere le sue cose e precipitarsi come una furia fuori dallo spogliatoio, sbattendosi la porta alle spalle. Era indubbiamente arrabbiata e lui non aveva fatto altro, se non alimentare la sua collera con commenti poco carini sul suo conto. Il codinato si lasciò scivolare sulla panca più vicina, poggiando le mani aperte sulle gambe.

Non era certo questo che mi aspettavo come primo incontro dopo tanti anni di lontananza… pensò sconsolato, fissandosi i palmi. Sospirò, scuotendo la testa. No, non poteva aspettarsi altro, se non peggio… l’aveva lasciata a pochi giorni dal loro matrimonio ed era già tanto se gli aveva rivolto la parola. Probabilmente lo odiava e non voleva saperne di lui… Ma che ci faccio qui, allora?

La proprietaria del dojo che, dopo l’uscita della ragazza, era rimasta lì congelata sul posto, smise di boccheggiare e si avvicinò a lui, poggiandogli una mano sulla spalla. «Mi dispiace tanto, ragazzo. Non avevo idea… non pensavo che tu e Akane vi conosceste già.»

Ranma incurvò le labbra in un sorriso senza allegria. «Non si preoccupi, Taniguchi-sensei. Non poteva certo immaginarselo… insomma, quanti siamo in Giappone? Centotrenta milioni?!» commentò con una punta di ironia nella voce. «Chi avrebbe mai pensato che, tra tutte le donne che ci sono qui a Nerima… proprio Akane lavorasse in questo dojo? Insomma, lei ha già una palestra sua.»

La Signora Keiko annuì con poca convinzione. «Che ne dici di… venire di sopra nel mio appartamento e prendere una tazza di the insieme a me? Potrebbe stemperare la tensione scaturita dall’incontro tra te e Akane…»

Il codinato alzò finalmente gli occhi dalle sue mani e li puntò sulla proprietaria della palestra. «E il mio colloquio di lavoro?»

Taniguchi-sensei scosse le spalle. «A quello ci penseremo domani, nel caso. A patto che tu voglia ancora lavorare qui.»

Lavorare qui… a stretto contatto con Akane, sapendo dell’odio che prova nei miei confronti? pensò Ranma, mentre un nodo si stringeva all’altezza del suo stomaco. «Potrei provarci, sì.» Forse, stando vicino a lei, riuscirò a spiegarle una volta per tutte, perché l’ho lasciata. Forse, riuscirò a sistemare le cose tra noi.

Keiko gli rivolse uno sguardo eloquente. «Non sentirti costretto, comunque», esclamò, infilandosi una sigaretta tra le labbra. «Vogliamo andare?»

 
Nonostante la casa della sensei fosse in stile prettamente giapponese, nulla del suo arredamento si poteva definire nipponico. All’ingresso, vi era una cassapanca su cui svettavano diversi oggettini occidentali: una riproduzione distorta della Venere di Willendorf, con il seno generoso e le forme approssimate; un vaso sulla cui superficie era raffigurata una serie di eroi greci in combattimento; un set da the in porcellana, probabilmente proveniente dall’Inghilterra. Sulla parete sinistra, era appesa una grande mappa costellata di puntine su diversi paesi del mondo.

«Le piace viaggiare?» chiese Ranma, togliendosi le scarpe.

Di tutta risposta, la Signora Taniguchi si chiuse nelle spalle. «Il mio primo marito era un esploratore. Abbiamo viaggiato in lungo e in largo per il mondo», esclamò, girandosi verso il planisfero attaccato al muro. «Eravamo felici… finché non ho scoperto che mi tradiva con una donna europea.»

«Ah…» si lasciò sfuggire il codinato, mentre l’entusiasmo di poco prima scemava del tutto. «Quindi… è divorziata.»

Keiko gli fece cenno di seguirlo. «Già… ho divorziato non una, ma due volte. In Giappone è talmente semplice mettere fine a un matrimonio! Pensa che in occidente, invece, bisogna consultare avvocati su avvocati e spendere un sacco di soldi!» affermò la padrona di casa, allargando le braccia. «A quest’ora sarei già senza un becco di quattrino!»

«Immagino!» commentò Ranma, prima di sedersi su una delle sedie disposte attorno al tavolo della cucina, sopra cui era adagiato un eccentrico vaso di frutta in vetro soffiato. Il codinato si guardò intorno con aria curiosa: era la prima volta che vedeva così tanti oggetti bizzarri tutti insieme, eppure aveva viaggiato anche lui in lungo e in largo, tra il Giappone e la Cina!
Alle sue spalle, vi era una libreria di legno, sui cui scaffali erano stati posti diversi tomi ed enciclopedie di ogni genere, inframmezzati da qualche statuina africana; una maschera dal becco allungato alquanto macabra, e un orologio a cucù con le lancette ferme. Dall’altro lato della stanza, vi era una televisione a colori, che la sensei accese su un telefilm americano.

«Ti dispiace? Fra poco inizia la mia serie preferita!» gli disse la donna, servendogli del the che emanava un odore piuttosto strano.

Ranma fece cenno di no con la testa e prese la sua tazza, annusandola con aria circospetta. «Che cos’è?»

«Chai indiano», gli rispose Keiko senza distogliere lo sguardo dalla televisione. «Una delle varianti di the che preferisco!»

Il codinato ne prese un sorso, per poi arricciare le labbra in una smorfia disgustata. Che orrore… c’è la cannella!

«Allora, ti piace?»

«È buonissimo, grazie!» disse il ragazzo, distendendo la bocca in un sorriso tirato. Ma cosa sono venuto a fare qui?!

«Se ti piace tanto, perché non lo mandi giù?» scherzò la donna, voltandosi per guardarlo. In fin dei conti, non era per niente antipatica, anzi, la sua compagnia era quasi… piacevole.

Ranma tossicchiò, colto nel fallo, e allontanò la tazza da sé. «Il fatto è che… non vado pazzo per la cannella.»

«Potevi dirmelo subito.»

«Non me l’ha chiesto…»

Taniguchi-sensei roteò gli occhi al cielo e fece per alzarsi. «Ti preparo un altro the, allora. Che cosa preferisci? Earl Grey? Oolong? Bancha?»

«Un bicchiere d’acqua sarà più che sufficiente, grazie.»

Qualche minuto dopo, Ranma stava sorseggiando il contenuto del suo bicchiere, mentre Keiko seguiva con attenzione la sua adorata serie tv. Chissà cosa ci trova di tanto interessante in questa noia mortale… pensò il ragazzo, appoggiando una guancia sulla mano libera.

«Allora, mi vuoi dire che cosa c’era tra te e Akane?» chiese improvvisamente la vecchietta, spegnendo il televisore.

Il codinato si strozzò e quasi non le sputò l’acqua addosso. Quando era finito quel programma?! E perché lui non se n’era minimamente accorto?! «C-Cosa?» gracchiò, pulendosi la bocca con la manica della casacca.

«Hai capito bene, ragazzo. Vorrei sapere cosa c’era tra te e la mia allieva, se è possibile. Siamo o non siamo venuti qua a parlare di questo…?» ripeté Keiko, paziente.

In verità, mi hai semplicemente chiesto di venire a bere un the a casa tua… Non hai mai fatto allusione a questo discorso… Ranma appoggiò il bicchiere sul tavolo e rimase a fissarlo. Sapeva di essere arrossito, perché sentiva uno strano calore sulle guance, che non poteva certo essere dovuto al caldo. Inspirò. «N-Non c’è niente da dire, in realtà», tagliò corto, sperando in cuor suo che la sensei non gli facesse altre domande imbarazzanti come quella. 

La Signora Taniguchi sospirò, ritornando subito alla carica. «Come vi siete conosciuti?» chiese, facendo sbuffare il codinato di esasperazione. Doveva proprio parlare con lei della sua vita privata?!

«Sono stati i nostri padri», cedette, infine, piegando le labbra in una smorfia. Keiko lo guardò, esortandolo a continuare. «Erano molto amici e, all’epoca, si erano messi in testa di far sposare i loro figli per unire le loro due palestre.»

La donna emise un lungo fischio di approvazione. «Ma è fantastico! Ti è capitata la stessa cosa che è successa ai miei genitori!»

Ranma la fulminò con lo sguardo. «Una vera scocciatura, in realtà! Chi diavolo vorrebbe sposare un maschiaccio come Akane?! Quella ragazza è totalmente priva di sex-appeal!»

«Però tu la amavi, non è vero?»

«E-Eh…?» balbettò lui, abbassando lo sguardo sulle proprie mani, che in quel momento stava torturando.

«Ho indovinato?» lo stuzzicò ulteriormente lei, allargando quel suo ghigno, che tanto lo stava infastidendo. «Sbaglio o la ami ancora?»

Come diavolo faceva a scavargli dentro così a fondo?! Amare Akane? Sì, ne era stato perdutamente innamorato, un tempo, nonostante non avesse mai voluto ammetterlo. Poi, però, era stato costretto a rinchiudere quei suoi sentimenti in una scatola e a nasconderli dentro un angolo del suo cuore, così che nessuno li potesse toccare o cancellare. E ora… ora, che era tornato a Nerima, li avrebbe forse fatti riemergere? Ranma arrossì. «Ma che cavolo dice? Io amare quella?! Preferisco di gran lunga mettermi con una vecchia raggrinzita!»

Keiko scoppiò a ridere. «Voi giovani di oggi siete proprio esilaranti! Perché dovete sempre vergognarvi dei vostri sentimenti?»

«M-Ma io…»

«Conosco abbastanza Akane per dirti che probabilmente è ancora arrabbiata con te, qualunque sia il motivo della vostra rottura. Prova a parlarle, vedrai che le cose tra voi due si sistemeranno, prima o poi», gli disse la Signora Taniguchi, riponendo in un vassoio la sua tazza e quella ancora piena di Ranma.

«S-Se lo dice lei…» mormorò il codinato. Tutto sommato, però, potrei tentare… Non mi costa nulla, alla fine, no?! pensò, alzandosi da tavola. «Grazie mille, sensei, farò esattamente come mi ha consigliato.»

La donna annuì. «Figurati, poi fammi sapere com’è andata, okay?!»
 
***
 
Akane si lasciò cadere su uno dei gradini di fronte all’appartamento di Shinnosuke e si prese la testa con le mani. Perché quell’idiota di un Ranma era tornato a tormentarla? Non se ne poteva rimanere in Cina e continuare a ignorare la sua esistenza, come aveva sempre fatto per sei lunghi anni?

Tirò su con il naso, asciugandosi i rimasugli delle lacrime con la punta delle dita. Non doveva piangere, lei era Akane Tendo e aveva superato ben peggio nella sua vita! Aveva perso sua madre all’età di cinque anni, era stata scaricata a pochi giorni dal suo matrimonio, aveva dovuto essere forte anche per sua sorella Kasumi, quando…

«Ehi, Akane! Non ti aspettavo a casa, potevi mandarmi un messaggio!» la rimproverò Shin, costringendola a riscuotersi dai suoi pensieri.

Akane alzò lo sguardo e incontrò quello sorridente del suo fidanzato. Teneva in una mano una grossa busta della spesa, mentre con l’altra reggeva un ombrello nero. La piccola Tendo scattò in piedi e prese la borsa dalle braccia del suo ragazzo.

«Lascia che ti aiuti.»

Shin annuì, guardandola incuriosito. «Caspita, sei bagnata fradicia, sembri un pulcino! Non avevi l’ombrello?!» le chiese, girando la chiave nella toppa della serratura.

Akane scosse la testa. «Evidentemente no», rispose, ironica, scoppiando a ridere. In un primo momento, non ci aveva fatto molto caso, ma poi… i vestiti inzuppati di pioggia si erano letteralmente incollati al suo corpo, provocandole una viscida sensazione di bagnato. Non vedeva l’ora di liberarsene per indossare qualcosa di asciutto! Per fortuna, teneva sempre un cambio a casa del suo fidanzato…

«Che ne dici di fare una bella doccia calda, mentre io ti preparo una cenetta con i fiocchi? Mi sono fermato al supermercato a fare la spesa, fortunatamente… non avrei sopportato l’idea di mangiare cibo d’asporto anche stasera!» esclamò Shin, accendendo la luce della cucina e cominciando a riporre sul tavolo le cose che aveva comprato.

Un’altra doccia, eh? Quel giorno ne aveva fatte così tante che ormai i suoi capelli dovevano sembrare un groviglio di paglia secca! Sbuffò, legandoseli con un elastico: li avrebbe lavati un altro giorno. «Magari mi faccio una doccia veloce…» borbottò Akane, ciabattando verso la camera del suo ragazzo.

Prese i primi vestiti che le capitarono sotto mano e si diresse in bagno. Ah, è vero, dovrei mandare un messaggio a Kasumi… a quest’ora l’idraulico dovrebbe essere già passato a sistemare la tubatura di casa mia… chissà se reggerà, questa volta, o se, invece, si romperà di nuovo. Sospirò: doveva pazientare solo tre mesi, poi si sarebbe trasferita da Shin oppure… avrebbe cercato un appartamento insieme a lui. Chissà come sarebbe stato vivere sotto lo stesso tetto…

«Ah, ho dimenticato la salsa di soia!» piagnucolò Shin, quando lei rientrò in cucina, con addosso un pigiama estivo rosa su cui erano disegnate delle ridicole fragoline rosse.

«Beh, per una volta puoi farne anche a meno», esclamò Akane, prendendo posto su una sedia.

Di tutta risposta, il suo fidanzato la guardò storto. «Mi rifiuto di mangiare il riso senza salsa; dovresti saperlo anche tu, Akane!»

L’artista marziale represse l’impulso di alzare gli occhi al cielo e decise, invece, di cambiare discorso. «Non mi hai ancora detto qual è il nome di quel panda.» 

Shinnosuke che, intanto, si era messo a trafficare con il bollitore del riso, si girò per un breve momento verso di lei. Sollevò un sopracciglio e fece spallucce. «Un panda? Non ho idea di cosa tu stia parlando.»

Akane tamburellò le dita sul tavolo. «Dai, Shin! Quel panda che si è presentato allo zoo in cui lavori e che ha dimostrato di saper fare qualsiasi cosa!»

A quel punto, il ragazzo scoppiò a ridere di gusto. «Hai mangiato pesante oggi o sbaglio? Un panda che lavora?! Che assurdità!» esclamò, spegnendo il bollitore e afferrando il cellulare.

La piccola Tendo lo guardò storto, incrociando le braccia al petto. Maledette amnesie! Devo proprio portarti da un dottore a farti dare una controllata, Shin! pensò stizzita, prima di chiedergli: «E ora che fai?»

Shinnosuke allargò le labbra in un sorriso. «Non è ovvio? Ordino del cibo da asporto! Chissà perché, mi è passata la voglia di mangiare il riso!»

Strano, chissà perché. E pensare che avevi detto tu stesso di non voler mangiare cibo da asporto!
 

Poco più tardi, Akane, esausta e con la pancia piena di spaghetti cinesi, si buttò sul letto, accanto al suo fidanzato intento a leggere una rivista sulla fauna del Giappone. «Guarda qui, Akane!» esclamò Shin, puntando un dito su una pagina. «Lo sapevi che nel distretto di Fukushima hanno pescato un pesce con il corpo di un’anguilla, i denti di uno squalo e la testa di un salmone rosa?»  

L’artista marziale allungò la testa per vedere. «Mh-mh…» mugugnò, osservando con poco interesse la foto della viscida creatura serpentiforme.

«Sono curioso di sapere che altri strani animali vivono qui in Giappone», mormorò Shinnosuke sovrappensiero, sfogliando velocemente il suo libro.

A me, invece, non interessa granché… pensò Akane. «Oggi ho incontrato Satoru Harada, il nostro wedding planner.»   

Shin chiuse la rivista e l’appoggiò sul comodino affianco al letto. «E che ti ha detto?»

«Mi ha promesso che se lasceremo tutto nelle sue mani, il nostro sarà un matrimonio da favola.»

La piccola Tendo sentì il suo fidanzato sbuffare sonoramente. «Speriamo solo non faccia le cose troppo in grande… ti ho ripetuto mille volte che vorrei qualcosa di semplice.»

Akane allungò una mano e gli carezzò il braccio. «Sì, vedrai che sarà esattamente come vuoi tu… e in un attimo, sarò la signora Mori

Le labbra di Shinnosuke si aprirono in un sorriso compiaciuto. «Signora Mori… suona bene, no?», sussurrò, prendendole delicatamente le dita per trarla più vicina a sé. La ragazza annuì e lasciò che il suo fidanzato la sovrastasse con tutto il corpo. All’apparenza Shin sembrava magrolino e piuttosto gracile, ma, quando la abbracciava e si metteva sopra di lei, Akane si sentiva finalmente al sicuro.

«Signora Mori…» ripeté lui, adesso più piano, avvicinando il viso a quello di lei. Le sfiorò la tempia con la bocca in un bacio a fior di pelle; poi scivolò prima su una guancia, sul lobo dell’orecchio e, infine, sulle labbra, che la giovane dischiuse, lasciando che le loro lingue si incontrassero. Si baciarono a lungo, spogliandosi lentamente per assaporare l’uno il corpo dell’altra; anche se, in realtà, non vi era punto che Akane non conoscesse già.

«Ti amo», le disse Shin, entrando in lei con un unico e semplice affondo. La piccola Tendo inarcò la schiena e mosse i fianchi per accogliere maggiormente il suo fidanzato dentro di sé. «Ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo», le sussurrò, prima di riprendere a baciarla con più foga.

Fecero l’amore per un tempo che le parve indefinito e, quando finirono, Akane osservò Shinnosuke che si lasciava scivolare nel mondo dei sogni. Era davvero bello, con quei capelli arruffati e la pelle imperlata dal sudore. La ragazza non resistette alla tentazione e gli sfiorò delicatamente il viso con una mano, prima di avvicinarsi a lui per posargli un bacio sulla fronte. «Ti amo anch’io», mormorò piano, attenta a non svegliarlo.

In quel momento, Shin mosse le palpebre e borbottò qualcosa d’incomprensibile. «Gen… ma.»

Akane spalancò gli occhi e si allontanò da lui. «Cosa?»

«Si chiamava Genma… il panda di cui ti parlavo questo pomeriggio…» sussurrò il suo ragazzo, prima di rimettersi a dormire.

L’artista marziale, invece, si mise a sedere sul letto e si coprì il corpo nudo con un lembo della coperta. Ecco… ora torna tutto. Quindi… sono tornati entrambi?
 
***
 
Quando Ranma uscì dal dojo, aveva finalmente smesso di piovere e ora, le nubi ancora gravide si addensavano in un cielo color perla, sul quale, però, faceva capolino qualche timido sprazzo aranciato. Era quasi il tramonto ma, prima di tornare a casa, il codinato doveva assolutamente fare una deviazione. Imboccò la stessa strada che lo aveva condotto fino alla palestra della sensei Keiko, prima di prendere una via secondaria che ben conosceva. Gli sembrava di averla percorsa solo qualche giorno prima, mentre, in realtà, era passata la bellezza di sei lunghi anni!

Quando arrivò di fronte alla casa dei Tendo, con il fiato corto e la milza dolorante, qualcosa, però, non gli tornò. Al posto dell’insegna recante il nome della famiglia della sua ex fidanzata, vi era una targhetta sulla quale era scritto, in caratteri giapponesi, un cognome a lui sconosciuto. Ranma lo osservò incuriosito, mentre mille domande si affollavano nella sua mente; poi si decise a suonare il campanello.

«Chi può mai essere a quest’ora?!» tuonò una possente voce maschile in giardino.

Il ragazzo sgranò gli occhi, mentre un’altra voce più flebile si frapponeva alla prima. «Tesoro, non fare lo scorbutico e vai ad aprire!»

«Ma non sanno che la gente cena a quest’ora della sera?!»

Dopo qualche minuto, il cancello si spalancò e da esso spuntò la testa di un uomo con una grossa faccia flaccida dai tanti menti tremolanti. Quando vide Ranma, il tipo alzò un sopracciglio e incrociò le braccia sotto il largo petto muscoloso. «Desidera?»

Sorpreso quanto lui, il codinato fece un passo indietro. «E-Ehm… forse ho sbagliato casa, ma… non è qui che vivono i Tendo?»

Il ciccione rovesciò la testa all’indietro e scoppiò in una grassa e - alquanto irritante- risata. «No, ragazzo mio. I Tendo non vivono più qui da…» il tipo allargò una mano di fronte al viso e si mise a contare sulle dita, «… cinque anni, ormai; da quando Soun Tendo, pieno di debiti sino al collo, ha dovuto vendermi casa sua.»

Ranma allargò ancora gli occhi e gli sembrò che tutto il calore fosse improvvisamente defluito dal suo corpo. «C-Come?»

 «Devo ripetere, per caso?!» affermò l’uomo spazientito. «Soun Tendo ha perso tutto al gioco d’azzardo e ha dovuto lasciarmi questa bella casetta.»

«… E la palestra? Che ne è stato di quella?» esclamò il codinato, temendo, però, la risposta dell’altro, che non si fece certo attendere.

«Ah, quella… l’ho trasformata nel mio centro benessere personale! E dire che quella ragazzina, la figlia più piccola di Tendo, ha provato di tutto pur di riconquistarsela!»

Akane… pensò Ranma, mordendosi il labbro inferiore, mentre i sensi di colpa tornavano ad attanagliarlo. Sarebbe dovuto stare al suo fianco e, invece, l’aveva abbandonata a causa di quella pazza di Shan-pu! «Sa, per caso…» iniziò il ragazzo, titubante, «… dove vive adesso la famiglia Tendo?»

Il grassone si chiuse nelle spalle e afferrò il cancello con una delle sue grosse mani. «Non lo so e, detto tra noi, non m’importa granché. Per quanto mi riguarda, potrebbero benissimo vivere sotto un ponte!» esclamò con un’ilarità, che fece venir voglia a Ranma di tirargli un pugno su quell’ampio naso che si ritrovava. «E adesso, scusami, ragazzo, ma ho una bella cenetta che mi aspetta!»

E detto questo, tra una risata e l’altra, il ciccione chiuse il cancello in faccia al codinato, che si ritrovò a fissarlo per qualche minuto. Akane, dove sei? Cos’è successo alla tua famiglia?!
 

Note dell'autrice: Eccoci qui di nuovo! Non odiatemi, vi prego, per la scena lemon tra Shin e Akane... La nostra adorata protagonista non poteva certo buttarsi subito tra le braccia del suo ex fidanzato, anzi! Il loro incontro non è stato dei migliori... lei che urla, lui che riceve un borsone in faccia... diciamo che mi sono divertita a scrivere questa parte!

Piccola curiosità per voi (anche se forse non vi interessa): Shin sta guardando un libro sulla fauna giapponese e vede un pesce con il corpo di un'anguilla, i denti di uno squalo e la testa di un salmone rosa... Quel pesce esiste davvero (e fa anche piuttosto schifo)

Bene, detto questo, vi saluto e vi mando un bacione grandissimo!
A presto, spero!

Ayamehana.
  
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