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Autore: alessandras03    16/09/2017    1 recensioni
SEQUEL BISBETICA VIZIATA.
Dal Capitolo 1...
"In fondo è l’alba per tutti. E’ l’alba di un nuovo inizio. L’alba che porta con sé la notte, schiarendo il cielo, colei che reca luce e spensieratezza.
E’ questa la mia alba. Guardare avanti e capire che non bisogna fermarsi.
Come il tempo scorre, come la notte passa e arriva il giorno, così i cattivi pensieri svaniscono per dar spazio ad una pace interiore senza limiti. "
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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                                                                                                  Capitolo 14


«Siete due incoscienti» balbetta mia sorella. «Io… io non ci posso credere» aggiunge mentre io ho la testa fra le mani ed il volto pieno di lacrime.
La osservo poi mentre cucina ai fornelli, sembra un’internata uscita da un manicomio, è completamente su di giri.
«Non lo so quale sia la decisione più giusta Grace, non lo so davvero.» Si volta poi a guardarmi, ha gli occhi lucidi anche lei. «Ho sempre saputo che tu ed io eravamo tanto uguali quanto diverse, io così razionale e diligente, tu così casinista e impulsiva.» Scuote il capo. «Adesso… però non me la sento di dirti cosa fare, perché al tuo posto non avrei avuto la più pallida idea di come agire» sospira e si avvicina al divano, nel quale io sono raggomitolata.
«Io lo amo più di quanto chiunque possa immaginare» singhiozzo ed asciugo gli occhi, osservando poi il soffitto. Respiro profondamente. «E non me la sento di frenare il suo futuro per questo bambino» deglutisco.
«Ho ben capito?» Incrocia le braccia al petto e corruga la fronte. «Grace, no.» Decreta.
«Non sto chiedendo il tuo permesso e quello di nessun altro» chiudo gli occhi strizzandoli.
«Non puoi tenere all’oscuro quel ragazzo di questa gravidanza fingendo che tu abortisca, è fuori discussione!»Aumenta gradualmente il tono di voce ed è proprio in quell’istante che Brady entra a casa.
Getta, sfinito, a terra la valigetta da lavoro e ci scruta curioso.
«Dov’è Dylan?» Chiede sbottonando le maniche della camicia e svoltandola fino al gomito.
Massaggio le tempie per il terribile mal di testa, «a casa» sussurro.
Brady morde il labbro e massaggia il mento con una mano. «Allora…» esordisce sedendosi al mio fianco e poggiando una mano sulla mia gamba. «Io ti voglio bene ed oggi a lavoro ho combinato un vero disastro per questa storia, non c’ero con la testa ed era come se tornando alle superiori Kris mi dicesse che fosse incinta» dice cauto, «sei come una sorella minore e questo mi sta facendo mangiare il fegato, posso solo dirti che tenendo distante quel ragazzo non starai meglio… anzi non starete meglio.» Decreta con il suo solito tono deciso. «Mi rendo conto però che le nostre parole per te non valgono niente di fronte ad una scelta del genere… quindi sentiti libera di agire come credi, ma pensa alle conseguenze del futuro… a quello che ti attenderà fra uno o due anni.» Conclude.
Brady mi lascia sempre senza parole, che sia in bene o in male. Tutto ciò però non cambia le cose, sto portando in grembo una creatura, sono incinta e devo accettarlo.
«Dirò a Dylan che abortirò, ma non lo farò davvero» cerco di mandare giù il nodo alla gola.
Osservo le occhiate contrariate dei due di fronte a me. Lo so, loro vorrebbero che per la prima volta facessi le cose come Dio comanda, ma non è questo il momento.
Dylan studierà e avrà la sua vita, mentre io avrò la mia lontano da lui.
E se un giorno dovessi rincontrarlo affronterò anche questa. Se do uno sguardo al passato, mi rendo conto solo adesso di quanto mi sia incasinata la vita e di quanto fosse semplice prima, quando sembrava tutto un gran casino, quando l’unico problema era decidere tra quei due. Adesso invece? Dio mi ha forse ripagata per la mia eterna indecisione? Dio mi ha posto davanti ad una situazione molto più grande di me, dandomi un calcio nel sedere e dicendomi: “Ehi tu, adesso che farai? Ti sembrava un disastro prima e adesso? Come affronterai questa? Sarai abbastanza forte da farcela o lascerai perdere tutto?
E invece no, giuro che sarò forte.


Per tutta la durata della cena Emily non fiata, allatta i gemelli e poi li mette a dormire, mentre Brady guarda il basket alla televisione, tra una birra e l’altra. E’ nervoso, lo so. Vede la moglie soffrire per me, vede me soffrire da sola.
Che guaio che sono.

Dylan mi ha chiamata cinquanta volte, allegando almeno un centinaio di messaggi che non ho il coraggio di leggere. Quanto vorrei che fosse tutto semplice, amarci e stare insieme senza limiti.

Mi siedo affianco a Brady che sonnecchia sul divano, ma quando avverte la vibrazione del mio iPhone accanto al suo sedere butta l’occhio sul display osservando il nome di Dylan.
«Non rispondi?» Mugugna.
Scuoto il capo e giro il telefono al contrario.
«Non avercela con tua sorella, è molto scossa» sospira lui sistemandosi, «lo accetterà vedrai e sarà al tuo fianco.»
Annuisco osservando la tv, mentre mille pensieri attraversano la mia mente.
Dovrò dirlo ai miei, dovrò affrontare questa grande tempesta. Non so neanche se vorranno ancora tenermi a casa loro o se mi spediranno dritta per strada a calci in culo. Magari mi chiederanno o meglio imploreranno di lasciar perdere, abortire, intraprendere la vita che sognavo. Per il momento sanno solo che faccio da balia ai miei nipotini mentre mia sorella e Brady sono fuori a cena. Proprio per questo non chiamano.
Io avrei così tanto bisogno di una doccia fredda, ma ho troppa vergogna e timore a parlare a mia sorella, che al momento è al piano di sopra.

Mi prendo di coraggio ed alzandomi in piedi avanzo verso le scale.
«Faccio una doccia» salgo lentamente e con sguardo basso.
Emily è poggiata allo stipite della porta della camera dei bimbi. Ha le braccia incrociate al petto ed osserva dentro, ma il suo sguardo è perso nel vuoto.
Mi affianco a lei e non fiato.
«Stavo solo guardandoli…» schiarisce la voce.
«Sono due angioletti quando dormono» accenno un lieve sorriso.
C’è un minuto di silenzio.
«Stavo anche immaginando te in questi panni» deglutisce rumorosamente, «e sono sicura che sarai eccezionale in ogni caso» poi scoppia in lacrime.
Ci fissiamo per un istante e ci lasciamo andare in un caldo abbraccio, mentre entrambe singhiozziamo l’una sulla spalla dell’altra.
Lei è la mia unica e vera metà.
«Mi prometti che non mi abbandoni?»
Mi stringe a sé, accarezzandomi il capo, «mai, non potrei mai.»
«Ho così paura» mormoro con voce rauca.
Si distanzia di poco asciugandomi le lacrime e sorride, «non devi averne, non ti lasceremo sola.»
Annuisco e tiro su con il naso. «Potrei fare una doccia?»
«Certo, sai dove trovare biancheria e tutto… io scendo di sotto da Brady.» Mi stringe una mano e poi si allontana.

Rimango sola ed entro nella camera dei bimbi, li osservo nelle rispettive culle e sorrido.
«Avrete un cuginetto o cuginetta… chi lo sa» sussurro.
 


POV DYLAN


Le nocche della mano sanguinano incessantemente e neanche le garze riescono a sostenere la fuoriuscita. Credo di non aver mai imprecato così tanto in vita mai e non sono mai stato così aggressivo e completamente fuori di testa di fronte ad una situazione. Ho sempre affrontato la mia vita con razionalità e lucidità, mai avuto un attimo di spossatezza mentale, era quasi sempre tutto sotto controllo, fino a quando non è piombata lei nella mia vita. Avrei dovuto saperlo che da quel giorno la mia vita sarebbe cambiata radicalmente, avrei dovuto capirlo dal primo sguardo, dalla prima parola.

«Metti anche queste» mia sorella mi porge altre garze. «Non risponde neanche a me.» Scrolla le spalle.
«Ho voglia di spaccare tutto e non posso fare il dannato, perché fra non molto arriva mamma, Cristo!» Ringhio.
«Ti prego stai calmo, mi fai paura» Beth nasconde il volto con entrambe le mani. «La farò ragionare, ma tu stai calmo per favore» mi implora.
«Come faccio?» Sbraito mentre sento le pupille quasi uscirmi dagli occhi, «lei vuole abortire e lo farà, lo so che lo farà!» Respiro irregolarmente.
Beth socchiude le palpebre. «Non può esserne capace davvero» decreta.
«Io non ce la faccio» mi siedo sulla tavoletta abbassata del water e mentre sostengo la mano fasciata scoppio a piangere come un bambino. Sono devastato, completamente.
«Devi stare tranquillo» Beth si inginocchia di fronte a me e prende le mani. «Io ti prometto che non glielo lascerò fare» è decisa.
«Che sta succedendo qui?» Mia mamma piomba incredula nel bagno, ha gli occhi sgranati ed un’espressione intimorita.
Caccio via le lacrime in men che non si dica e mi metto in piedi, nascondendo dietro la schiena la mano. Beth si ricompone e boccheggia per qualche istante non sapendo cosa rispondere.
Il silenzio è tombale. Questa casa è raramente così silenziosa, mette quasi paura e sono sicura che mia madre proprio per questo è così confusa.

«Mamma dobbiamo parlare» dico dopo una manciata di secondi.
«Sì» sospira.
Usciamo di lì ed io mi rifugio subito nella mia stanza seguito dalle mie altre due donne. Beth siede nella mia scrivania, mentre mia madre non si muove molto, rimane piazzata sul ciglio della porta attendendo una spiegazione e sicuramente sperando che non sia nulla di grave. Le verrà un infarto.

«Aspetto un bambino…» dico confuso, «cioè non io» balbetto.
Mia madre si sostiene già dalla porta, con una mano sulla bocca. E’ letteralmente sbalordita.
«Grace è incinta?» Mormora spaventata.
Annuisco e lei socchiude le palpebre. «Oh Dio, ma perché a me?» Mette le mani in preghiera ed alza gli occhi in alto.
«Mamma ti prego» decreto severamente.
«Mamma ti prego?» Sbraita venendomi incontro, per poi lanciarmi uno schiaffo senza precedenti. «Io ti ammazzo Dylan, ti ammazzo» dice portando le mani ai capelli.
Rimango impassibile, esterrefatto ma impassibile.
Vorrei ricominciare  a piangere, poiché mi sento come quando all’età di sei anni le avevo rotto uno dei suoi vasi preferiti e me le aveva suonate di santa ragione. Vorrei piangere in un angolino della mia stanza esattamente come quella volta, solo che stavolta so che la mamma non verrà a dirmi che si aggiusterà tutto e che non fa niente. Qui e adesso fa tutto.
«Mamma le cose accadono» dice Beth.
Mia mamma la fulmina, «voi» ci indica entrambi aggressivamente, «sapete quanto ci tenga alla vostra educazione, sapete quando mi sbatto per non farvi mancare mai e dico mai niente!» Dice a tono elevato. «Sono… oltre che vostra madre la vostra migliore amica, sapete sempre che per qualunque cosa io ci sono e mi farei in quattro per voi… ma questo» mi guarda dritto negli occhi, «non lo accetto» conclude.
Nessuno fiata. Non so cosa dirle.
«Adesso ti trovi un impiego, qualunque esso sia… ti rimbocchi le maniche e stai accanto a quella ragazza qualunque cosa accada e se provi anche semplicemente a lasciarla andare io giuro su tuo padre che ti sbatto fuori di casa Dylan Murphy!» Non ho mai visto mia madre in questo stato, credo di sconoscere questo lato autoritario, ma purtroppo non è niente come pensa lei.
«Mamma…» Beth prova ad aprir bocca.
«Tu zitta» la ammonisce subito.
«Lei non vuole tenerlo» dico io bagnandomi le labbra con la lingua.
Mia madre porta una mano in fronte e cerca un posto in cui mettersi a sedere, scegliendo la poltroncina affianco la scrivania.
«Mi volete far venire un collasso» sussurra.
«Smettila Cristo santo! Smettila» urlo esasperato. «Sono io che dovrei farmi venire un collasso, sono io che dovrei fare come un forsennato. Okay sono una delusione, dopo una vita di sacrifici combino una cosa del genere… okay sono un coglione, ma non mi pento di niente perché io amo incondizionatamente quella ragazza e se oggi mi dicesse di scappare e andare via da questo posto io lo farei senza esitare.» Parlo veloce e senza sosta.
Il viso di mia madre si riempie di lacrime. Ecco, ci mancava anche lei, che cazzo.
«Non venire ad abbracciarmi mamma, non ne ho bisogno… ho solo bisogno di un solo attimo di serenità, Dio si può?» Caccio un pugno contro il muro imprecando.
«C’è un modo per farle cambiare idea?» Chiede mia madre.
«Non credo proprio» rispondo diretto. «E adesso cortesemente uscite e lasciatemi solo» mi getto sul letto a faccia in giù, con la faccia contro il cuscino.
Sento la porta chiudersi ed il silenzio mi pervade.
Riprendo in mano il telefono e scrivo un messaggio.

Mi stai facendo troppo male e credo che finirò per odiarti per sempre.

Lo invio e poi ne scrivo un altro.

Ho bisogno di sentirti, sapere come stai e se non lo farai giuro che vengo lì… te lo giuro.

Invio anche questo.
Attendo dieci minuti e nessuna risposta. Proprio quando sto per mandarne un altro, lei risponde.

Sei la cosa più bella che mi sia capitata in tutti questi anni, ti prego non scrivermi più…
Se mi ami non farlo.


Come può dire una cosa del genere?
Rispondo immediatamente.

Se sono la cosa più bella che ti sia capitata in questi anni, non comportarti da egoista… non con me. Ci siamo dentro entrambi!

Lei risponde:

Voglio dormire Dylan, buonanotte…

A quel punto la chiamo, squilla qualche istante e poi risponde.
Sta singhiozzando. Non posso sentire questo.

«Amore ti prego» dico alzandomi dal letto ed avanzando verso la finestra.
Continua senza rispondere. Rispetto il suo silenzio e così non fiato neanche io, rimango attaccato al telefono sentendo il suo respiro affannato.
Procede così tutta la notte e nessuno dei due chiude occhio, poi la mattina, all’alba, lei finalmente dice qualcosa.
«Devo riattaccare.»
«Devo vederti.»
«No Dylan…»
«Sì Grace, non era una domanda.»
«Non cambierà nulla» il suo tono non è affatto duro.
«Perché non ti fidi di me? Credi sul serio che fra qualche anno io mi stancherò di te, di noi… come puoi pensarlo?»
«Dobbiamo seguire i nostri sogni.»
«IO VOGLIO TE!» Mi metto a sedere sul letto. «Non mi importa del college, io voglio te, voglio affrontare questo insieme a te» dico.
«Non voglio discuterne più, vedrai che andrà tutto bene… non devi preoccuparti per me, me la caverò e tu anche… andrai al college e ti dimenticherai di tutto.»
«Non capisco se ti stai convincendo tu di queste fottute cazzate o sei seria!» Mi incazzo nuovamente. «Mi dimentico? Credi che io possa dimenticarmi del nostro bambino o di te? Ma cosa cazzo dici Grace?»
«Devo andare a casa, ciao Dylan» sta per riattaccare.
«Ciao Grace» sono stanco.
Mi distendo nuovamente a letto ed osservo il soffitto. Poi qualcuno bussa alla porta della camera.
«Avanti» mormoro.
Beth entra e richiude la porta, avanza verso il letto e si sdraia al mio fianco a pancia in su.
«Scappate» esordisce.
Mi volto corrucciato a fissarla e lei fa lo stesso.
«Andate via da qui» dice, «sai ci ho pensato tutta la notte e sono stata di merda…»
«Beth nessuno ci impedisce di stare insieme qui, è solo e soltanto lei che non vuole darmi retta» decreto sfinito. «Non so più che dirle, è finita.»
«Non può finire così» borbotta Beth. «Se finirà così allora non ho mai conosciuto abbastanza Grace Elizabeth Stewart» afferma pensierosa.
«Lei dov’è adesso?» Chiede lei.
«Doveva andare a casa, l’ho sentita poco fa» mi gratto il capo mentre mi metto in piedi.
Vado di fronte l’armadio e cerco qualcosa da indossare, «credo che andrò lì, devo vederla.»
«Mi fai sapere qualcosa per favore?» Mia sorella rimane sdraiata sul mio letto, mentre io in fretta e furia mi sistemo ed esco dalla camera. «Ti chiamo più tardi» corro giù per le scale.
Mia madre è già in cucina che sta facendo colazione di fronte una tazza di caffè.
«Dove vai?»
«Da Grace» dico prendendo le chiavi dell’auto.
«Non fate scenate» mi raccomanda.
Detto ciò esco.


In mezz’ora sono fuori casa sua e non so se bussare alla porta o rimanere qui fuori come un coglione. Intanto esco dall’auto, poi pervaso da un senso di disorientamento sfilo il telefono dalla tasca e chiamo Brady.
Non risponde, ma lascia un messaggio.

Sono con Grace in auto, la sto accompagnando a casa… se vuoi fare l’uomo fatti trovare lì fuori. Cercherò di tardare se sei ancora a casa. Sveglia piccolo uomo!

Rispondo.

Sono già qui fuori.


Credo che tu sia già super approvato in famiglia, peccato che Grace abbia la testa dura.
Ciao man!


Abbozzo un mezzo sorriso per l’ironia sottile di Brady e mi metto a sedere sul dondolo di casa, sperando con tutto me stesso che né il padre né la madre escano di casa.
Ed ecco l’auto di Brady fermarsi di fronte, lei scende e lo saluta, poi si incammina nel vialetto e non mi nota affatto.
Solo quando sale gli scalini e mi metto in piedi si accorge di me.
E’ stravolta. I suoi occhi sono piccolissimi, rossi e gonfi, ha le guance che le vanno a fuoco e le labbra screpolate.
Non so cosa le dica in quel momento il cervello, ma quando getta la borsa a terra e corre ad abbracciarmi non posso far altro che stringerla. Stavolta non mi illuderò che cambierà idea, perché so come ragiona, so cosa pensa e so per certo che seguirà la sua testa anche se tutto ciò è assurdo.

«Devo parlare ai miei» morde le labbra.
«Entro con te.» Non ho intenzione di starmene qui fuori mentre lei affronta il padre e la madre lì dentro.
Non si sbilancia e mi lascia vincere questa volta.
Così gira la chiave nella serratura ed entra. I suoi sono a tavola, probabilmente stanno facendo colazione e alla mia vista appaiono confusi, così tanto da darsi una lunga occhiata.
«Buongiorno signor Stewart, signora…» dico con voce flebile.
«Ciao mamma… papà» dice lei mentre trema.
Il padre lascia il biscotto che stava per addentare e la madre posa nuovamente la tazza sul tavolo. Hanno capito l’antifona.
«Tesoro cosa succede?» La madre parla per prima, probabilmente l’espressione della figlia la dice lunga.
«Sapete che io non sono mai stata l’esempio di una figlia modello… e i miei sono più casini che momenti di tranquillità. Questa cosa non è cambiata mai, sono un disastro e lo sarò sicuramente sempre…» non arriva al dunque e mentre lei cerca di andarci cauta, io sto morendo dentro.
«Per favore sputa sto rospo» dice il padre.
«Sono incinta» dice osservandoli. «Ma non lo terrò.» La madre sbianca e il padre si mette in piedi.
Adesso viene e mi prende a cazzotti, come se non fosse bastato lo schiaffo di mia madre.
Sono pronto anche a questa.
«No. Non abortirai.» Dice il padre.
«Sì.» Ribatte lei. «Dylan per favore, lasciaci da soli.» Si volta verso di me.
Io annuisco, «io non sono d’accordo con questa scelta, perché sarei pronto a prendermi le mie responsabilità. Scusate il disturbo.» Li osservo per l’ultima volta e poi esco.

So che il mio intervento servirà ben poco, ma voglio che i genitori sappiano che non sono il solito imbecille di turno che lascerebbe andare tutto fregandosene. Combatterò se è necessario per farle cambiare idea e se non sarà abbastanza… allora forse me ne farò una ragione.

Io non mi arrendo di fronte ad un amore così.
  
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