Anime & Manga > Battle Spirits
Segui la storia  |       
Autore: HikariMoon    16/09/2017    2 recensioni
I Maestri della Luce sono di nuovo a Gran RoRo, ma quasi ottant’anni sono passati. Magisa nelle mani dei nemici, nessun sostituto per il Guerriero Rosso e il Guerriero Giallo, una nuova Guerriera Verde restia ad integrarsi nel gruppo, senza l’aiuto del Nucleo Progenitore e senza sapere chi sia veramente dalla loro parte. Ma per liberare Magisa, per penetrare nella fortezza in cui è imprigionata, i Maestri della Luce dovranno sforzarsi di superare le proprie differenze e, soprattutto, fidarsi gli uni degli altri. O rischiare di venire catturati. E questa volta, non basterà Battle Spirits a tirarli fuori dai guai.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hideto Suzuri, Mai Viole/Shinomiya, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Yuuki Momose
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Battle Spirits Resurgence - I Guerrieri della Luce'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 2

I Maestri della Luce non tornarono a dormire sulla Limoviole. Zungurii e Sophia prepararono una cena veloce e la granroriana offrì loro di restare per la notte. Quando espressero i loro dubbi su quanto gli altri ribelli si potessero sentire a loro agio con loro lì, Sophia li convinse che non ci sarebbe stati problemi e che sarebbe stato un piacere.

Serjou tornò sulla Limoviole e Zungurii lo seguì per andare a prendere qualche sacco a pelo. Lui, Hideto e Yuuki avevano infatti deciso di dormire fuori dalla tenda, grazie anche al clima mite del regno, mentre Mai, Kenzo e Aileen avrebbe dormito sulle brandine insieme a Sophia e Fresia.

Fresia e Aileen tornarono a cena quasi finita e si misero a mangiare in silenzio. Mai a quel punto le aveva annunciato che, dopo lunghe discussioni, avevano concluso che il suo aiuto in quanto Maestra del Nucleo Progenitore sarebbe stato utile per trovare Magisa nella fortezza. La Guerriero Verde aveva abbassato lo sguardo sul piatto e aveva mormorato un grazie.

Hideto e Yuuki, tornato Zungurii, augurarono a tutti la buona notte e uscirono a sistemarsi ai piedi degli alberi più vicini alla tenda. Il Guerriero Blu non era ancora tanto d’accordo sulla presenza di Aileen nella missione ma, aveva ammesso ai due amici, si rendeva conto che girare a vuoto il castello avrebbe portato a un fallimento certo.

Dentro alla tenda, Mai e Kenzo continuarono ad armeggiare per diverso tempo con delle ricetrasmittenti per essere sicuri che il giorno dopo le comunicazioni fossero il più possibile sicure da orecchie indiscrete. Aileen era rimasta a chiacchierare un po’ con le altre due granroriane ma poi si era scusate ed era andata a dormire. Fresia e Sophia avevano quindi iniziato a parlare e ridere sottovoce nel dialetto del loro villaggio, sistemando alcuni vestiti utilizzati dai ribelli.

Era la vigilia del salvataggio di Magisa, o perlomeno del tentativo, ma come erano andate le cose aveva riempito ciascun Maestro della Luce di dubbi e insicurezze.

Hideto, Zungurii e Yuuki avevano chiacchierato a lungo o, meglio, era stato Zungurii che aveva cercato di risollevare il morale raccontando episodi divertenti che lo avevano visto coinvolto in quegli anni. Poi, lentamente, quando ormai l’accampamento era avvolto dall’oscurità e illuminato solo dalle deboli torce delle sentinelle, Hideto e Zungurii si erano addormentati. Yuuki, invece, era rimasto sveglio a fissare il cielo stellato sopra di loro, un fresco venticello che portava via il caldo del giorno. Il ragazzo ripensò a quanto successo quella sera e strinse i pugni fino a farsi venire le nocche bianche.

Hideto, accanto a lui, si mosse nel sonno e Yuuki rilassò le mani. Fino a quando Aileen non glielo aveva rinfacciato, non si era reso conto quanto avesse cercato di ignorare i suoi sensi di colpa da quando era arrivato a Gran RoRo. Forse non avrebbe mai potuto ottenere il perdono per tutti i suoi errori e i suoi fantasmi lo avrebbero tormentato per sempre. Ma in nome della sorella si era ripromesso di cambiare, di proteggere ad ogni costo il mondo che amavano. Anche se avrebbe significato tenere d’occhio quella ragazza che non voleva essere considerata una principessa in attesa d’aiuto.

Il Guerriero Bianco infilò la mano nella tasca ed estrasse una carta. La luce della luna che sorgeva la illuminò. Yuuki sorrise malinconico, sfiorandone la superficie liscia con un dito.

Hououga, c’è qualcosa di familiare in lei. Vero?”

===============================================================================================

La mattina dopo Sophia e Fresia avevano accompagnato le due ragazze a rinfrescarsi in un ruscello poco distante. Prima di allontanarsi, Mai aveva intimato scherzosamente ad Hideto di non ficcanasare nei loro mazzi, lasciati dalle due nella tenda per evitare che si bagnassero, ottenendo così una poco convinta risata dai ragazzi.

Zungurii portò frutta e pane dalla Limoviole e i ragazzi si sistemarono fuori dalla tenda per fare colazione, approfittando dell’aria ancora fresca del mattino. Attorno a loro, l’accampamento stava riprendendo il lavorio del giorno precedente, per lo più ignorando il gruppo di Maestri della Luce.

Hideto afferrò un frutto simile ad un’arancia e storse il naso davanti al thermos di succo di frutta.

“Venderei il mio mazzo per una tazza di caffè!”

Kenzo aveva riso e si era servito di una fetta di dolce. Zungurii si era grattato la testa e aveva sorriso imbarazzato.

“Mi spiace. Stiamo finendo le scorte. Presto dovremo andare a rifornirci. Però non penso che Sophia e Fresia si offenderanno se prendiamo un po’ del loro tè.”

“Meglio che niente”, aveva sospirato il Guerriero Blu.

Yuuki si era alzato prima che lo potesse fare Zungurii. “Vado a prenderlo io”, ed era entrato nella tenda.

Pochi minuti dopo era uscito con tazze e teiera e anche le ragazze li avevano raggiunti. Sophia fu felice che avessero iniziato a preparare il tè e riempì le tazze raccontando loro l’esilarante equivoco che aveva accompagnato l’arrivo di Dan, Zungurii e Magisa durante la loro prima avventura.

Finita la colazione, arrivò il momento di salutarsi. Sophia e Fresia offrirono loro una pila di abiti e scarpe granroriani che i Maestri della Luce, e soprattutto Mai ancora in infradito e vestiti da spiaggia, accettarono con gratitudine. Le due granroriane augurarono loro buona fortuna qualunque fosse il loro obbiettivo e Aileen e Fresia condivisero un lungo abbraccio. Poi salirono a bordo della Limoviole e si lasciarono alle spalle l’accampamento.

La tensione nel gruppo dei Maestri della Luce, una volta rimasti soli, tornò a farsi sentire. Serjou raggiunse M.A.I.A. ai comandi per impostare la rotta verso la capitale. Tutti gli altri si sedettero sui divanetti. Kenzo scambiò uno sguardo con Mai e poi posò sul tavolino tre ricetrasmittenti.

“Ci abbiamo lavorato tutta la sera, io e Mai. I segnali non dovrebbero essere intercettati.”

“Questo regno non è dei più sviluppati tecnologicamente, forse i vostri sforzi saranno sufficienti.”

Il ragazzino lanciò un’occhiata infuocata al robot e la ragazza al suo fianco gli strinse una mano sul braccio per evitare che il tutto degenerasse di nuovo.

“Ne prenderò uno io. L’altro è per te, Hideto. Kenzo terrà la terza.”

Il Guerriero Blu prese l’oggetto che gli tendeva Mai e se lo sistemò nell’orecchio. “Quindi presumo restiamo con i gruppi decisi ieri?”

Mai annuì. “È la cosa migliore. Io, Zungurii e Yuuki cercheremo di aprire la strada a te e Aileen. Grazie agli abiti che ci hanno dato avremo più possibilità di passare inosservati.”

“Speriamo nessuno si ricordi di noi”, esclamò alla fine Hideto posandosi sul divano e intrecciando le mani dietro la nuca. “Comunque mi sentirei meglio se non ci portassimo dietro il Nucleo Progenitore.”

Aileen strinse le mani sulla gonna e gli lanciò un’occhiata gelida.  “So cavarmela, Guerriero Blu. E senza il Nucleo come pensi di poter trovare Magisa?”

“Sarà, ma se non avessi fatto la scenata della bambina viziata saresti rimasta sulla Limoviole.”

“Quel che è stato è stato, no? Pensiamo a salvare Magisa”, provò a dire Zungurii cercando di riappacificare gli animi.

“Zungurii ha ragione. Il Nucleo ci sarà utile, aumenterà le possibilità del nostro successo. È inutile continuare a discutere.”

Hideto sbuffò alle parole di Yuuki. “Io non stavo discutendo. È solo un dato di fatto.”

“Sono una Maestra della Luce anche io!”, sottolineò con tono secco Aileen.

La Guerriero Viola si alzò in piedi lentamente, aspettando che quelli attorno a lei si fermassero da soli. Quando non successe, passò brevemente la mano sulla fronte e sospirò.

“ADESSO BASTA!”, Maestri della Luce e granroriani si zittirono uno dopo l’altro, l’attenzione che si spostava su Mai.

La ragazza incrociò lo sguardo con tutti i presenti, non escludendo nessuno da quel muto rimprovero. Si sentiva già tesa come una corda, avrebbe pagato oro per potersi sfogare un po’ della propria inquietudine con qualche pattern. In quel momento apprezzava molto di più la facilità con cui Dan era riuscito a aggregare tutti loro prima a Gran RoRo e poi nel futuro. Non era sicura di poterci riuscire, ma almeno uno di loro doveva provare a tenere tutti gli altri uniti.

“Siamo una squadra adesso. Comportiamoci come tale.”

­­­­­­­­­­===============================================================================================

Le vie della città erano affollate, brulicanti di attività. Nel brusio di voci tra quelle case di pietra rossa e ordinate stradine di pietre levigate, si potevano sentire giochi di bambini, affari che venivano conclusi, venditori che offrivano la merce della campagna. Facendo attenzione, si riusciva a sentire anche il rumore dei mezzi che percorrevano le arterie laterali, interdette ai passanti, per poi allontanarsi lungo la strada che si connetteva alla sopraelevata che brillava in lontananza. Poco fuori il centro abitato, c’era la stazione dei treni, dove un paio di binari permettevano di collegare la capitale ai pochi centri importanti del regno.

Mai, Yuuki e Zungurii, intabarrati negli abiti offerti da Sophia, si strinsero tra loro per non rischiare di perdersi. O incrociare i gruppetti di soldati in lucenti uniformi rosso-dorate che pattugliavano le strade.

I due terrestri avevano provato ad immaginare che cosa avrebbero trovato tra quelle vie, così vicine alla roccaforte. Un clima oppressivo, soprusi da parte dei soldati, volti rassegnati o spaventati, erano tutte ipotesi che avevano più volte attraversato la loro mente.

Ma niente li aveva preparati a quello. Tutti sembravano felici. In quella cittadina non c’era nulla che facesse pensare ad un’oppressione.  Gli stessi soldati scherzavano con gli abitanti, accogliendo con le risate gli scherzi di un gruppo di bambini. Sembrava veramente la Gran RoRo che avevano immaginato dopo la loro vittoria. Dopotutto, quale città non ha delle forze dell’ordine che controllino la sicurezza? Erano come i corpi di polizia che avevano sulla Terra.

E più volte l’Imperatore veniva lodato. Dal più ricco dei venditori al più povero degli abitanti, dal soldato di pattuglia alla mamma che ringraziava della tranquillità con cui poteva allevare i figli.

L’incongruenza con il racconto di Zungurii e degli altri era solo fonte di fastidiosa insicurezza. Più volte, mentre camminavano lungo le stradine senza dare dell’occhio, si chiesero quale fosse la verità.

Non sembravano toccati neppure dal fatto che Battle Spirits fosse stato di fatto abolito, reso solo un fantasma di quello che era stato un tempo. Non più strumento di libertà e filosofia di vita, ma semplice passatempo per annoiati.

Se Yuuki e Mai fossero stati superficiali, già dopo cinque minuti, avrebbero potuto facilmente chiamare bugiardi i compagni di viaggio di un tempo. Ma c’erano dei dettagli subdoli, quasi invisibili, che rendevano inquietante quell’apparente idillio.

Ogni volta che qualcuno li superava, li squadrava dalla testa ai piedi e distoglieva subito lo sguardo, affrettandosi a superarli. Erano sguardi veloci. Se non stavano attenti, non se ne accorgevano neppure. Ogni sguardo celava lo stesso messaggio: diffidenza.

E certo nessuno poteva averli riconosciuti. Non solo perché i loro capelli, così diversi da quello tipici del regno, erano nascosti dai vestiti. Ma anche perché non erano più i ragazzini di un tempo.

I due Maestri della Luce si scambiarono uno sguardo trovando conferma delle loro inquietudini. Era tutto troppo perfetto.

La piazza si aprì davanti a loro, dominata dall’alto muro della fortezza e ai lati dagli edifici più importanti che facevano da corona alla piazza e finivano poco prima delle mura. In un angolo lontano, si riuscivano ad intravedere dei mezzi simili ai classici taxi gialli. Era lì che si accumulava il maggior numero di venditori, allineati principalmente ai bordi della piazza.

Il cancello della fortezza era aperto, il che facilitava il loro piano. Ma c’erano delle guardie, come si sarebbero aspettati, che rendevano tutto più difficile. Era ridicolo pensare di poter riuscire a passare senza venir interrogati. Senza contare che la folla, ottimo nascondiglio per loro, non si avvicinava alle mura, lasciando un ampio e deprimente spazio vuoto.

Ad un cenno di Zungurii, i tre si fermarono dietro ad un angolo, attenti a non farsi sentire da nessuno.

“Come vi sembra?”

Mai sistemò una ciocca di capelli sfuggita. I suoi occhi continuavano a vagare sulla piazza.

“Se vogliono fare credere che tutto sia perfetto, ci stanno riuscendo benissimo.”

L’espressione del granroriano si rabbuiò e uno sbuffo uscì dalle sue labbra. “È quello che odio di più di questa situazione. Se guardi le città, anche i villaggi volendo, sembra tutto quello che sognavo mentre lottavamo contro il Re del Mondo Altrove. C’è anche un sacco di gente che sta cercando di ignorare gli antichi pregiudizi!”

“Però?”, lo incoraggiò Mai.

“Però c’è qualcosa che non va”, replicò Zungurii avvilito, “qualcosa che mi impedisce di apprezzare veramente tutti i miglioramenti di questi anni. Gran RoRo sta morendo e sembra che nessuno se ne renda conto.”

“Quando mai qualcosa durante le nostre avventure è stato semplice?”, commentò acidamente Mai.

Un paio di granroriane con in mano grosse ceste e accompagnate da alcuni bambini sbucarono dal vicolo vicino a cui si erano fermati. I tre si zittirono e finsero di dirigersi al mercato, fermandosi poco distante la prima bancarella e occhiandone la merce. Quando il gruppetto passò accanto a loro, Yuuki e Mai strinsero i lembi del mantello con più forza e tennero lo sguardo basso.

Rimasero immobili ancora per diversi secondi, finché il venditore, un granroriano dai tratti felini, si accorse di loro e rivolse loro un ampio sorriso accennando alla merce esposta con un braccio e iniziando a parlare con entusiasmo, probabilmente decantando i pregi dei suoi prodotti, spille, fermacapelli, bracciali e collane di cuoio e perle colorate, ma senza che i due umani riuscissero a capirne una sillaba.

Prima di attirare troppo l’attenzione, Zungurii si fece avanti, si fece mostrare qualche gingillo per poi scegliere due braccialetti e pagarli. Accettando con un cenno del capo i ringraziamenti del venditore, Zungurii iniziò ad allontanarsi seguito in fretta dagli altri due. Affiancati, rientrarono tra la folla che gironzolava attorno alle bancarelle.

Dopo qualche istante, Zungurii allungò la mano verso Mai porgendole uno dei due braccialetti. Quando si accorse che la ragazza lo fissava perplessa, il granroriano arrossì. “È per te.”

La Guerriero Viola, pur sorpresa, sorrise. “Grazie, ma non era necessario.”

“Dovevo pur prendere qualcosa”, borbottò il granroriano infilando l’altro braccialetto in tasca. “Ne ho preso uno anche per Aileen.”

“Sei stato veramente carino”, ribadì Mai e Zungurii ridacchiò strofinandosi il naso. Poi, la ragazza si voltò verso Yuuki. “Cerchiamo di trovare un modo per entrare.”

===============================================================================================

La ricerca si rivelò più complicata del previsto. Come avevano immaginato, tutti coloro che si avvicinavano al cancello venivano brevemente controllati e solo poi gli veniva permesso il passaggio. Da quando erano arrivati, erano entrati diversi granroriani con carretti pieni di viveri o ceste colme di panni probabilmente lavati al vicino torrente. Anche se avessero provato a passare, le guardie si sarebbero rese subito conto che loro due erano umani. Innervositi dallo stallo in cui si trovavano, i tre ripreso a percorrere per la quarta volta gli spazi tra le bancarelle. Di quel passo, i venditori avrebbero pensato che erano o clienti indecisi o clienti molto avari. Più volte si scambiarono sguardi nervosi. Cosa avrebbero fatto se non trovavano un passaggio per entrare?

Un sacco pieno di riso si svuotò ai loro piedi facendo fermare i tre. Attorno a loro, altri granroriani li imitarono. A pochi passi di distanza, un granroriano piuttosto massiccio e dai folti capelli scuri fissava sdegnato e furioso un ragazzo dai tratti felini, immobile e tremante dietro un bancone, i grandi occhi verdi dilatati.

“Io-io non so veramente. Co-come possa essere successo, signore. Controlliamo sempre con cura-”, mormorò stringendo a sé una ragazzina più piccola ma molto simile a lui.

Il granroriano sbuffò e sbatté un pugno sul bancone, facendo sussultare i due. “Non l’ho fate abbastanza bene allora!”

Poi allungò una mano e afferrò il povero ragazzo per il bavero della casacca, sollevandolo di peso e trascinandolo oltre il banco. “È la seconda volta che trovo dei vermi nel sacco!”

La ragazzetta strillò e corse via, disperdendosi nella folla che fissava mormorante la scena, più di qualcuno con una chiara espressione spaventata sul volto. Un granroriano dietro all’energumeno, cercò di attirare la sua attenzione e farlo fermare, venendo ignorato bellamente.

“Vi-vi sconterò il pre-prezzo del sacco”, esclamò flebilmente il ragazzo.

“Pensi di cavartela con così poco, piccolo furfante? Vendere merce avariata e poi far pagare gli ignari clienti?”

E alzò un pugno per colpirlo. Yuuki e Zungurii si fecero avanti.

“Io lo lascerei andare.”

La voce del Guerriero Bianco attirò l’attenzione del granroriano che lasciò scivolare a terra il venditore, voltandosi con sguardo rabbioso verso i due. Mai superò i due amici e sorresse il giovane granroriano ancora pallido dopo lo scontro.

“Io lo guadagno spaccandomi la schiena, il mio denaro! Non posso farmi derubare, ho una famiglia da mantenere!”

“Ma si è scusato e vi tornerà parte del denaro”, ribadì Zungurii cercando di suonare conciliante. “Non è sufficiente?”

Il granroriano strinse i pugni. “No! Rimarrei sempre con del riso avariato!”

Yuuki e Zungurii si prepararono all’attacco del granroriano che pareva imminente, gli occhi neri di furia e i pugni alti davanti a sé.

“FERMI TUTTI!”

Il grido immobilizzò tutti e folla e contendenti si voltarono verso la sinistra. Davanti a loro c’era un gruppo di soldati, uno dei quali teneva per mano la piccola granroriana di prima. Appena vide quello che molto probabilmente era il fratello, lasciò la presa e corse con le lacrime agli occhi e un sorriso sollevato verso di lui, gettandoli le braccia al collo. Mai, a quel punto, si allontanò dai due e raggiunse i due amici.

Intanto, il granroriano che era a capo dei soldati si fece avanti, fissando il granroriano e Yuuki, Zungurii e Mai rimasti isolati dal resto della folla che era arretrata fin dall’inizio, ancora di più all’arrivo dei soldati. Il suo sguardo era vagamente annoiato, infastidito che la tranquillità venisse disturbata per una sciocchezza simile. Alla fine, il suo sguardo si posò sul granroriano che aveva attaccato il ragazzo.

“Vi verrà tornato il prezzo del sacco. D’ora in poi cambiate rifornitore, se la merce non vi soddisfa. Se vi vedo girovagare ancora attorno questa bancarella o seminar zizzania, verrete punito secondo la legge.”

Il granroriano abbassò il volto per nascondere una smorfia e annuì. Il giovane afferrò i soldi da una sacca appesa alla cintura e porse le monete. L’energumeno le afferrò bruscamente e infilò il denaro in tasca. Poi si voltò di scatto e si allontanò tra la folla, seguito dal suo amico visibilmente sollevato.

Il comandante dei soldati si voltò quindi verso Mai e gli altri, mentre uno dei soldati porgeva il sacco raccolto da terra ai due fratelli.

“La prossima volta non immischiatevi. È il nostro lavoro occuparci che la tranquillità sia mantenuta”, affermò scrutandoli. “Chi viene colto a partecipare a delle risse, riceve come premio un bel giro delle prigioni. Sono chiaro?”

I tre annuirono e il soldato tornò a voltarsi verso i suoi uomini. “Ora andatevene e che tutti continuino ad occuparsi del proprio, come se non fosse successo niente”, aggiunse rivolto a tutta la folla.

Il Guerriero Bianco guardò oltre le spalle dei soldati, scrutando tra la folla di granroriani che lentamente si stava disperdendo. Dopo ottant’anni, era plausibile che pochi li avrebbero riconosciuti come i Maestri della Luce. Nessuno degli abitanti della città sembrava avere nemmeno la minima idea che due delle strane persone che avevano davanti fossero degli umani. Poi, il suo sguardo si fermò sul volto di una figura incappucciata, all’apparenza proveniente da uno dei villaggi vicini, come tanti altri vestito in rosso e marrone. E nei suoi occhi scorse inequivocabile la certezza di essere stati riconosciuti.

“Ci hanno scoperto!”, sibilò Yuuki afferrando il braccio di Mai e voltandosi repentinamente.

La ragazza e Zungurii lo imitarono all’istante. Accelerarono i passi, consci di non poter mettersi a correre onde evitare di attirare l’attenzione prima del previsto. Ma non riuscirono a fare che pochi passi prima che una voce maschile superasse il brusio della strada.

“SONO I MAESTRI DELLA LUCE!”

Scoppiò il finimondo. Yuuki, Mai e Zungurii scattarono prima che il grido si disperdesse nell’aria.

“SOLDATI! INSEGUITELI!”

Nella furia della corsa, cercarono di fare attenzione a non travolgere nessuno, ma la confusione rendeva impossibile capire veramente in quale direzione stessero andando. Urtarono bancarelle che si rovesciarono a terra. Attorno a loro grida di paura, sorpresa e anche odio.

Prima, non si erano accorti di quanto grande fosse la piazza, ma ora sembrava un’impresa impossibile riuscire a raggiungere i vicoli senza essere catturati.

“Da questa parte!”

Un manipolo di soldati sbucò dalla viuzza a pochi passi da loro, che si erano illusi potesse essere la loro via di fuga. I tre ragazzi frenarono bruscamente per infilarsi in fretta e furia tra un’altra fila di bancarelle che, loro malgrado, li costringeva a tornare verso il centro della piazza. Nonostante le grida e i rumori di oggetti che si infrangevano a terra, i pesanti passi dei soldati erano sempre più vicini.

“Stiamo tornando indietro!”, Zungurii sentì il sudore scendergli lungo il collo. La loro situazione si stava facendo sempre più complicata e le prigioni sempre più vicine.

“Non possiamo fare altro!”

Mai riuscì appena a finire di parlare. A pochi passi da loro un’intera bancarella di vasi e terrecotte venne rovesciata, gli otri che intasarono lo spazio già stretto e i cocci di vasi infranti che riempirono il selciato. I tre non fecero in tempo a fermarsi e inciamparono tra ciotole e pentole, perdendo ben presto l’equilibrio e ritrovandosi a terra, i cappucci dei loro mantelli ormai scivolati dalla testa.

Un silenzio surreale scese in pochi istanti sulla piazza e, quando anche la corsa dei soldati si interruppe alle loro spalle, sapevano che la loro fuga era finita.

“IN PIEDI!”

Yuuki e Mai si scambiarono velocemente uno sguardo, consapevoli di non poter evitare di eseguire il comando. Zungurii, accanto a loro, aveva già le mani alzate e diverse pistole puntate addosso.

“Signore, anche questo è un Maestro della Luce?”

Il granroriano di fronte a loro, evidentemente colui che aveva il grado più elevato, si voltò con fastidio verso il sottoposto.

“Lui ti sembra forse un umano, idiota?!?”, sbraitò il comandante. “Sarà solo uno di quei maledetti ribelli!”, sibilò colpendo con un calcio lo stomaco di Zungurii. Mai e Yuuki sussultarono e la ragazza si portò le mani al viso, mentre il loro amico si strine la pancia tossendo.

“Tornando a voi”, il soldato granroriano tornò a fissarli con uno sguardo nero di rabbia. “HO DETTO IN PIEDI!”

Il Guerriero Bianco si alzò lentamente, lo sguardo gelido fissò sul soldato. Dietro al comandante, alcuni degli altri uomini del plotone arretrarono di un passo. La Guerriero Viola, accanto a lui, invece, iniziò a tremare e si appoggiò a Yuuki per mettersi in piedi.

“Vi prego,” sussurrò Mai, gli occhi ormai pieni di lacrime. “Non-non fateci del male!”, singhiozzò e si portò una mano alla bocca.

Il granroriano scoppiò a ridere, una risata fredda, inquietante nel silenzio della piazza.

“Potevi pensarci prima, bambolina. Magari con te saremo più buoni,” annunciò, facendo scorre lo sguardo dalla testa ai piedi della ragazza. Anche altri dei soldati scoppiarono a ridere, mentre altri ancora abbassarono lo sguardo.

Mai boccheggiò, per poi nascondere il viso dietro entrambe le mani e scoppiare a piangere ancora più forte. Yuuki le passò un braccio attorno alle spalle per sorreggerla, il corpo della ragazza scossò sempre più violentemente dai singhiozzi.

“Non riuscirete a vincere!”

Il comandante alzò gli occhi al cielo, esasperato. “Perché quando venite catturati dite sempre le stesse cose?”

Avanzò di un passo e si fermò di fronte al Guerriero Bianco, gli sguardi incrociati che nessuno dei due voleva abbassare.

“Vi piegheremo!”, sibilò e Mai, se possibile, venne scossa ancora di più dal pianto. “ALLE PRIGIONI!”

A quell’ordine, due soldati afferrarono Zungurii per le braccia e lo costrinsero ad alzarsi. Altri circondarono Yuuki e Mai con le pistole pronte a sparare, intimando loro di muoversi.

Il comandante rimase immobile, un sorriso soddisfatto che gli piegava le labbra e un riflesso nero che brillava nei suoi occhi. Attorno a lui, quando i soldati iniziarono a muoversi, bisbigli e mormorii tornarono a farsi sentire tra la folla. Tremante, un granroriano si avvicinò lentamente, il berretto stretto convulsamente tra le mani.

“Signore…”

Il soldato si voltò verso di lui. “Che vuoi?”

“Il mio bancone. Ec-ecco”, il granroriano deglutì, “è tutto andato distrutto.”

Il comandante rimase in silenzio e osservò i cocci rossi che ricoprivano il terreno. Il gruppo di soldati che teneva prigionieri i Maestri della Luce si fermò. Il comandante, intanto, tornò a fissare il granroriano.

“Quante volte gli umani hanno distrutto il tuo lavoro?”

“Cos-”

“Immagino producevate vasi e terrecotte prima di ottant’anni fa.”

Il venditore sbatté le palpebre e annuì. “Certo. La mia famiglia le produce da diverse centinaia di anni.”

“Quindi, ti ripeto, quante volte il tuo lavoro è stato distrutto da quegli umani? O distrutto dagli abitanti dei regni più forti prima ancora?”

Lo sguardo del venditore si illuminò di comprensione. Il comandante si voltò verso il resto della folla.

“Quando vedrete i ribelli, signori, pensate ad oggi. Pensate a ciò che ho detto. Chi si è curato di noi prima del nostro Governatore e del nostro illustre Imperatore? CHI?”

“È vero. Un tempo eravamo solo feccia per gli altri regni…”

“E gli umani? Hanno portato innovazioni…”

“Sì, ma per loro siamo ancora rimasti feccia!”

Il brusio della folla si fece sempre più forte. Il comandante posò una mano sulla spalla del venditore.

“Oggi, hai reso un grande servigio al nostro mondo. Siine orgoglioso!”

Il venditore granroriano annuì, il timore sostituito dalla commozione e dalla fierezza. Ma il comandante non aveva finito.

“I Maestri della Luce non sono i nostri salvatori! Hanno sconfitto il Re del Mondo Altrove è vero, ma se ne sono andati incuranti del dopo. Ricordate, senza il nostro Imperatore saremmo tornati ad essere lo zerbino degli altri regni! Lunga vita all’imperatore!”

“LUNGA VITA ALL’IMPERATORE!”

Il grido si alzò nella piazza ad una voce sola, imponente ed inquietante allo stesso tempo.

Mentre le voci gridarono unite la celebrazione dell’Imperatore, il comandante raggiunse i suoi uomini e con un brusco cenno del loro capo intimò loro di muoversi. Quando raggiunsero il portone della fortezza, dietro di loro la folla aveva ripreso il normale andirivieni e anche i rumori erano tornati ad esser quelli normali, voci e grida di mercato.

A ridosso delle mura, era rimasto un unico gruppo di granroriani, chi abitante del villaggio Gurii o del villaggio Miao Miao, chi ancora di altri villaggi del regno, tutti vestiti in abiti dall’aspetto identico e dalle tonalità del marrone e del rosso. Erano tutti i servitori che lavoravano nella fortezza, chi nelle cucine, chi per pulire, chi ad occuparsi delle astronavi. Come ogni mattina, erano stati incaricati di comprare al mercato tutto quello che poteva servire e l’inseguimento dei Maestri della Luce aveva attirato anche la loro attenzione.

Quando passò il gruppo di soldati con i Maestri della Luce, più di qualcuno cercò di cogliere uno scorcio del granroriano che aveva ancora una smorfia di dolore, della ragazza, i cui singhiozzi continuavano imperterriti, e del ragazzo che aveva osato sfidare il comandante dei soldati e aveva fissato anche loro con sguardo glaciale.

Proprio il comandante si fermò davanti a loro, gli occhi ridotti a fessure.

“Cosa state perdendo tempo! Muovetevi!”

I servitori sobbalzarono e annuirono precipitosamente mentre il comandante si allontanava, al seguito dei suoi uomini. Uno dopo l’altro attraversarono anche loro il cancello della fortezza e si dispersero nel cortile in base ai loro compiti. Dietro di loro, due soldati tornarono a fare la guardia all’entrata.

===============================================================================================

Del gruppo di servitori, una mezza dozzina si diresse verso le cucine. Svoltarono subito verso destra, la direzione opposta a quella presa dai soldati, e raggiunsero una delle ali della fortezza. Le grandi finestre, aperte, permettevano di vedere i ripiani pieni di pentole, vasi pieni di cibi e bottiglie e sulle fiamme erano già sistemati diversi pentoloni da cui cominciava ad uscire un odorino ricco e speziato.

I primi servitori si affrettarono a infilarsi tra il via vai dei cuochi e degli aiutanti, che si spostavano da un ripiano all’altro in cerca degli ingredienti necessari. Gli ultimi due, invece, avanzarono più lentamente, guardandosi attorno con attenzione. Uno dei due era un granroriano simile a Zungurii per tonalità di pelle e capelli, anche se di corporatura molto più snella e con gli occhi blu, e l’altra con chiazze beige chiaro e orecchie a punta era inconfondibilmente una delle abitanti del villaggio Miao Miao.

La ragazza posò la sacca di spezie che aveva in mano e arricciò il naso.

“Urgh… mi chiedo come facciano a mangiare questa roba così piccante!”

Il ragazzo portò un dito alle labbra. “Parla piano. O vorrai farti scoprire?”

L’unica risposta della granroriana fu un’alzata di occhi al cielo.

“Muovetevi pelandroni!”

I due sobbalzarono e si voltarono di scatto, occhi sgranati per il terrore di essere stati scoperti. Davanti a loro c’era la granroriana più grande e possente che avessero mai visto, fatta ovviamente esclusione per le abitanti del Regno di Zaffiro. Era alta almeno due metri e altrettanto larga, grosse braccia muscolose e un mestolone brandito, effettivamente capace di sembrare un’arma in quelle mani.

Entrambi arretrarono, fino a trovarsi contro le mensole delle spezie.

“Niente perdigiorno nella mia cucina! Filate a sistemare i prodotti della dispensa!”

Indicò loro la direzione con un gesto secco del mestolo da cui partirono alcune gocce di sugoe nessuno dei due ebbe il coraggio di dissentire. Annuirono e scattarono, rischiando quasi di spingersi l’uno con l’altro. Solo quando chiusero la porta della dispensa alle loro spalle, riuscirono a tirare un sospiro di sollievo.

La ragazza si sedette contro il muro e il ragazzo vi si appoggiò.

“Che esperienza terrificante,” esalò spostando lo sguardo sulla compagna. “Hai le orecchie storte.”

Sbuffando, la granroriana si portò le mani tra i capelli verdi e si sistemò il cerchietto con annesse orecchie che le avevano permesso di passare per abitante del villaggio Miao Miao senza problemi.

“Cerca di trovare un’altra uscita. Non ho alcuna intenzione di incontrare di nuovo quella terrificante cuoca!”

“Su questo sono d’accordo con te, Aileen.”

Mentre la granroriana si rimetteva in piedi e controllava che la coda, altro elemento del suo travestimento, fosse a posto, Hideto esplorò la grande dispensa. Per loro sfortuna, l’unica porta sembrava essere quella da cui erano passati. Il Guerriero Blu stava per arrendersi e tornare dalla compagna, quando si accorse che in alto sulle pareti c’erano le griglie della ventilazione, che con un po’ di fortuna sarebbero state abbastanza grandi per entrambi.

“Vieni!”

Hideto spostò alcuni barili di lato e ne impilò un paio per creare un appoggio per farli salire. Non appena finì, Aileen lo aveva raggiunto e aveva notato la griglia.

“Sicuro che passiamo?”

“Dobbiamo sperarlo, non ci sono altre uscite.”

Il ragazzo spostò la tunica e iniziò a cercare in una delle tasche del giubbotto che aveva sotto. Dopo qualche istante, tirò fuori un piccolo cacciavite.

“Voilà! Questo dovrebbe andare bene!”, esclamò soddisfatto per poi passarlo alla granroriana, che lo guardò confusa, e incrociare le mani davanti a lui.

“Forza. Ti do una mano a salire, così sviti la griglia.”

Aileen alzò un sopracciglio e posò una mano sul fianco. “Chi ha deciso che tu dai gli ordini?”

“Sono il Maestro della Luce con più esperienza tra i due.”

“Lo sai, vero -”, borbottò la ragazza posando il piede sulle sue mani e spingendosi sulle casse “- che io sono Maestra della Luce da quasi settant’anni?”

Hideto le sorresse il piede fino a quando la granroriana riuscì a sistemarsi sulle casse abbastanza in equilibrio. Poi, rimase in attesa mentre lei cominciò a provare le varie punte sulle viti.

“E quanti sovrani folli con megalomaniache idee di evoluzione hai aiutato ad eliminare?”

Aileen aprì la bocca per rispondere per poi chiuderla bruscamente e scuotere la testa. “Maschi,” sibilò provando la quarta punta. Dopo un paio di tentativi, la vite cominciò a girare. Sorrise e strinse il pugno. “Sì!”

Questo attirò l’attenzione dell’altro Maestro della Luce. “Funziona?”

La ragazza annuì e, nei minuti successivi, tolse una dopo l’altra le viti passandole ad Hideto. Alla fine, gli passò il cacciavite, che lui rimise nella tasca, e lentamente, onde evitare di farla cadere, tolse la griglia. Quando il metallo strusciò il muro, si sentì un debole cigolio ma fu così debole che nessuno dalle cucine avrebbe potuto sentirlo. Nonostante questa certezza, i due emisero un sospiro di sollievo quando fu evidente che nessuno li avesse ancora scoperti.

Ogni minuto, però, era prezioso dato che da un momento all’altro chiunque sarebbe potuto entrare. Aileen si infilò nello stretto passaggio e si mosse nel canale di ventilazione per un paio di metri. Poi, rimase in attesa che Hideto la raggiungesse. Dietro di lei sentì il ragazzo salire sulle casse, ma non potendo voltarsi era impossibile capire a che punto fosse.

Furono minuti lunghissimi, intervallati dai rumori che faceva il Guerriero Blu nel salire. La granroriana stava quasi per chiamarlo e chiedergli a che punto fosse, ma un piede la colpì sulla gamba.

“Stai attento!”

“Vorrei vedere te, gattonare all’indietro. Ho a malapena spazio per muovermi!”

Aileen aggrottò la fronte per poi sgranare gli occhi solo pochi istanti dopo, rendendosi conto di come era salito il compagno di squadra.

“Sei salito all’indietro?!?”

Alle sue spalle, si sentì un rumore metallico e poi la luce nel canale si attenuò.

“Dovevo pur rimettere la griglia in qualche modo. O avrebbero dato subito l’allarme,” sibilò Hideto mentre finì di sistemare il meglio possibile la griglia. Doveva solo sperare che nessuno, nelle cucine, si accorgesse della loro assenza. Una volta soddisfatto del risultato ottenuto, estrasse l’auricolare e se lo sistemò nell’orecchia.

“Ho attivato le comunicazioni. Kenzo mi senti?”

“Forte e chiaro, Hideto. Cominciavamo a preoccuparci.”

Il ragazzo sorrise. “Abbiamo avuto solo qualche contrattempo. Siamo nel sistema di aereazione.”

“Roger.”

“Ragazzino, cerca di darti una mossa!”

Il Guerriero Blu alzò gli occhi verso l’alto e mosse la testa, finendo per sbattere contro il soffitto del canale. Dietro di lui, Aileen soffocò una risatina.

“Se non mi distrai, cassetta di cavi ambulan-”

“Ragazzi, per favore! Non stiamo facendo una passeggiata! Vi devo ricordare che essere ficcati in un canale di ventilazione non è proprio il massimo della comodità?”

“Ops, scusa. Vi do subito la direzione.”

Hideto annuì, anche se Kenzo non poteva vederlo, e inclinò la testa. “Ti darò le indicazioni man mano che ci muoviamo. Cerca di stare attent-”

Un colpo secco allo stinco, lo fece zittire. “Non sono nata ieri, se permetti!”

Il Guerriero Blu aprì la bocca per ribattere, ma cambiò idea e roteò gli occhi. “Kenzo, cerca di farci uscire da qui il prima possibile.”

===============================================================================================

Quando il plotone di soldati con prigionieri al seguito arrivò alla loro meta, il pianto di Mai non si era interrotto. La ragazza continuava a essere squassata da singhiozzi incontrollabili. Già più di qualche soldato aveva un’espressione che era un misto di irritazione e disagio, non sapendo bene come comportarsi con questa fantomatica Maestra della Luce che scoppiava in urla disperate non appena la sfioravano.

Il comandante, dismessi parte dei soldati e ordinato loro di tornare ai loro posti, fissò stralunato i suoi sottoposti.

“Che state aspettando, idioti! Perquisiteli!”

Quasi scattando sull’attenti, un soldato corse a prendere il dispositivo che permetteva di individuare la presenza di ricetrasmittenti o sensori mentre altri due si avvicinarono a Yuuki e Zungurii e li perquisirono in cerca di armi nascoste. Quando il primo finì di controllare Yuuki, lasciando spazio al collega con il dispositivo, il soldato si avvicinò a Mai. Deglutì e sfiorò il braccio della ragazza.

“VI PREGOOOOO! NON-NON FATEMI DEL MALEEE!”

Il povero soldato saltò indietro di un passo portandosi le dita nelle orecchie. “Vi giuro, signora. Vi-vi ho appena sfiorata!”

Mai, in tutta risposta, scosse la testa e scoppiò a piangere ancora più forte, il viso nascosto dalle mani. Yuuki e Zungurii lanciarono sguardi furiosi verso il povero soldato, che arretrò ancora con le mani sollevate davanti a sé.

“Non essere ridicolo”, sbraitò il comandante spingendo di lato il sottoposto. “È una prigioniera come tutti gli altri.”

Con decisione, il granroriano afferrò il braccio di Mai. E lei scoppiò a piangere ancora più forte, a urlare e singhiozzare neanche la stessero torturando a morte. Il comandante sgranò gli occhi e si rese conto che gli altri due prigionieri non gli saltavano alla gola solo per le armi puntate contro di loro.

Lasciò il braccio di Mai e si allontanò verso l’uscita. “Per la luce del nucleo, controllate che non abbia ricetrasmittenti e sbatteteli in una cella!”

“Signor sì, signore!”

Il granroriano si fermò a metà delle scale e lanciò uno sguardo di disprezzo verso la ragazza scossa dai pianti.

“Mi chiedo come abbia contribuito a sconfiggere il Re del Mondo Altrove! Spaccandogli i timpani?”

I soldati faticarono a trattenere una risata e il comandante si voltò verso di loro, il volto deformato dalla rabbia.

“MUOVETEVI!”

Non se lo fecero ripetere due volte. Il soldato esaminò con il dispositivo la prigioniera singhiozzante, per due volte e mantenendosi a debita distanza. Quando confermò l’assenza di ricetrasmittenti, i colleghi condussero i tre prigionieri in una cella e li spintonarono dentro, chiudendo le sbarre alle loro spalle.

Non appena entrata, Mai si lasciò scivolare a terra, il corpo che tremava ancora. Zungurii si posò contro la parete, per poter riprendere fiato con più calma, e Yuuki afferrò le sbarre e fissò i soldati che si allontanavano. Il Guerriero Bianco non distolse lo sguardo fino a quando gli ultimi passi si persero nella distanza e la porta delle prigioni venne chiusa con un tonfo.

Poi, spostò lo sguardo sulle celle che davano sul corridoio da entrambi i lati. Fino al punto in cui si trovavano, tutte le celle erano vuote, anche se alcune mostravano chiari segni di essere state abitate fino a poco tempo prima. Cercò di sporgersi, per quanto possibile, per vedere se le celle oltre alla loro contenessero dei prigionieri e, in particolare, Magisa. Ma per quanto riuscì a vedere, nessuno si sporse o fece un segno. Con tutto la confusione che avevano fatto, se la Maga fosse stata lì, li avrebbe riconosciuti sicuramente. Non si riusciva a vedere, però, quanto proseguisse il corridoio anche per la scarsa luminosità data dalle piccole finestrelle. E, dietro di lui, Mai continuava a singhiozzare come in preda ad atroci dolori.

Yuuki sospirò e si voltò verso la cella, un cubicolo di pochi metri quadri chiazzato di umido e ragnatele, posando il suo sguardo sulla Guerriero Viola. Incrociò le braccia e sollevò un sopracciglio.

“Mai, credo che tu possa smetterla. Anzi, per favore, per la mia salute mentale, finisci questo teatrino.”

La ragazza si zittì di botto, il corpo immobile. Poi, riprese a tremare ma questa volta era per le risate, che la ragazza aveva trattenuto a stento dal momento in cui li avevano arrestati. Mai si alzò, nascondendo la bocca dietro una mano e usando l’altra per asciugarsi le lacrime, stavolta vere, che il troppo riso le impediva di trattenere.

“Ci sono cascati in pieno!”

A quelle parole, sul volto di Zungurii apparve un enorme sorriso e anche il granroriano scoppiò a ridere. Yuuki si limitò stringere tra due dita il dorso del naso, ripetendosi nella mente tutti i buoni motivi per cui faceva ancora parte dei Maestri della Luce.

“Però devi ammettere che ho recitato la parte di inerme damigella-”, esclamò Mai virgolettando le sue parole con le dita, “- in modo esemplare.”

“Ti proporrò per il premio oscar”, affermò il Guerriero Bianco con la massima serietà possibile.

La ragazza ghignò e lo affiancò vicino alle sbarre. “Grazie. In effetti era al terzo posto dei miei obiettivi, dopo vincere il premio di miglior blogger e salvare Gran RoRo senza farci ammazzare.”

“Cos’è il premio oscar?”

“Perché ho come l’impressione di stare facendo da balia?”

“Suvvia, Yuuki -”, replicò Mai con un sorriso stampato in volto colpendolo con un gomito, “- sappiamo tutti che in fondo ci vuoi bene.”

Molto in fondo.”

La Guerriero Viola scosse la testa e tornò a concentrarsi sulle celle fuori dalla loro. Non sembrava esserci veramente nessuno, il silenzio era quasi opprimente, lugubre. A quanto sembrava, nel Regno di Rubino o erano tutti rispettosi delle leggi o chi veniva catturato riceveva in fretta la sua punizione.

“Nessuna traccia di Magisa, vero?”

“Nessuna”, confermò Zungurii affiancando i due Maestri della Luce. “Anche se potrebbero averla spostata. Alcune celle sembravano essere state occupate fino a poco tempo fa.”

Mai sospirò e si andò a sedersi sulla striminzita brandina che costituiva l’unico giaciglio dell’altrettanto striminzita cella. Fortunatamente, e se tutto andava come nei piani, non avrebbero dovuto passarci troppo tempo. Portò le mani sui capelli e tolse il fermaglio che bloccava le ciocche. Ignorando i capelli scivolati ai lati del suo viso, la ragazza girò il fermaglio e sganciò la ricetrasmittente attaccata alla base. Poi, la sistemò all’orecchia e premette il tasto di attivazione.

“Avverto Kenzo che qui abbiamo fatto un buco nell’acqua.”

“Peccato, speravo sarebbe stato più facile”, commentò Zungurii con espressione triste.

“Speriamo Hideto e Aileen abbiano più fortuna”, aggiunse Yuuki posandosi contro il muro.

A loro non restava che restare in attesa del segnale che avrebbe dato inizio alla seconda parte del loro piano.

===============================================================================================

“Hideto, ho appena ricevuto la conferma che Magisa non si trova nelle prigioni.”

“Ok.”

Il Guerriero Blu si voltò verso il corridoio che avevano appena superato. Il sensore sistemato da Kenzo, M.A.I.A. e Mai non aveva dato loro nessun segnale. Secondo loro, il dispositivo avrebbe dovuto essere in grado di captare perlomeno il segnale della presenza di persone, qualcosa che riguardava la traccia del calore corporeo o roba del genere. Quello era già il secondo piano e ne mancavano ancora tre. Avevano già incrociato tre gruppi di soldati in pattugliamento e una dozzina di servi.

O il dispositivo non funzionava o avevano spostato Magisa e tutti i loro sforzi erano stati vani. E, visto che Aileen non sembrava aver ricevuto alcun input dal Nucleo Progenitore, entrambe le opzioni avevano la stessa validità.

Hideto si rese conto di essere fermo da un po’ troppo e tornò a voltarsi avanti. Nel farlo il suo sguardo si posò sulla granroriana, che stava avanzando con circospezione verso le scale che li avrebbero condotti al terzo piano. Sarebbe dovuta essere stata lei a indicare loro dove era Magisa, con i poteri del Nucleo individuare la Maga sarebbe dovuto essere un gioco da ragazzi. Il Nucleo era attivo senza la misteriosa luminosità bianca? Il Guerriero Blu non ne aveva idea. Lei stava cercando, o almeno così continuava a ripetere. Era possibile, ma lui aveva imparato a non fidarsi subito. Vista soprattutto la recidività con cui la granroriana aveva mentito loro nei due soli giorni che si conoscevano. Non avevano neppure iniziato e già aveva provato a tener nascosto il fatto di avere il Nucleo Progenitore. Cos’altro poteva celare loro?

“Muoviti o ci scopriranno!”

La raggiunse rapidamente e i due si fermarono ai piedi della scala, nascosti dietro l’enorme statua di un dragone.

“Kenzo, siamo alle scale. Dicci come proseguire.”

“Il piano superiore sembra avere una planimetria simile ai piani precedenti. Ma fate attenzione, dovrebbero esserci le stanze dove il Governatore amministra il suo potere.”

Ovvero più soldati. In silenzio, il Maestro della Luce attese che l’amico gli fornisse la collocazione delle stanze più a rischio. Poi, sbirciò rapidamente lo schermo del dispositivo che una volta tanto non indicava la presenza di granroriani in avvicinamento.

“Saliamo. Finite le scale, svolta a destra.”

Aileen annuì e iniziò a salire, tenendosi contro il muro. “Lo sai, sarebbe più facile se fossi tu a guidarci, invece che continuare a darmi le indicazioni.”

“È meglio così.”

Il perché non mi fido risuonò nel silenzio nonostante non l’avesse detto, ma era evidente che fosse quello il motivo. Aileen si morse un labbro e non disse nulla, ma quella situazione cominciava ad infastidirla. Se ne era accorta quasi subito, dal fatto che in nessun momento il Guerriero Blu aveva distolto lo sguardo da lei. Si sentiva sorvegliata.

Arrivarono al piano superiore e proseguirono nella direzione indicata da Kenzo. Ancora corridoi di pietra rossastra e finestre che si aprivano sul deserto o sui boschi che ricoprivano le pendici delle montagne. Se non avessero avuto una piantina, si sarebbero sicuri persi.

Non fecero molti metri prima di incrociare un duo di soldati. Hideto e Aileen tennero la testa bassa e rimasero vicino al muro. I due li degnarono appena di uno sguardo e poi proseguirono. Nonostante tutto, i due Maestri della Luce non poterono che tirare un sospiro di sollievo. Erano sicuri che il loro arraffazzonato travestimento sarebbe stato scoperto, ma era un conforto riuscire ogni volta a passarla liscia.

“Percepisci Magisa? È qui da qualche parte?”, bisbigliò il ragazzo quando fu sicuro che i soldati fossero abbastanza distanti.

Aileen si fermò, la fronte aggrottata. “No. No, non sento niente.”

Hideto alzò un sopracciglio. Forse era lui troppo prevenuto nei suoi confronti, ma ogni piano che passava e ogni volta che glielo chiedeva, la granroriana sembrava sempre più insicura. Un gruppo di granroriani, uomini e donne, vestiti in eleganti tuniche rosse, marroni e beige uscirono da una sala presidiata da quattro soldati. Quest’ultimi si inchinarono al loro passaggio e i granroriani si sparsero in gruppetti. Quando alcuni di quelli arrivarono davanti a loro, Hideto e Aileen si inchinarono sudando freddo. Dovevano essere i consiglieri del Governatore. Era solo da sperare che fossero in quella stanza per una riunione a distanza e non perché il Governatore fosse lì.

Una volta allontanati i consiglieri, i due superarono velocemente il tratto di fronte ai soldati. Li oltrepassarono con sguardo basso e non rallentarono fino a quando non smisero di sentire gli sguardi dei soldati su di loro. Svoltato in un nuovo corridoio, Hideto afferrò il polso di Aileen e la trascinò tra due piante simili a felci.

“Senti, comincio a perdere la pazienza. È possibile che tu non sia stata in grado di individuare Magisa?”

“Pensi che sia così facile? Se pensi di poter fare meglio, ti lascio volentieri il mio posto.”

Il Guerriero Blu roteò gli occhi. “Non è questo il punto. Ma il nostro tempo sta arrivando agli sgoccioli. Quanto tempo pensi passerà prima che si accorgano che siamo degli intrusi?”

Aileen incrociò le braccia e sbuffò. “Sto facendo del mio meglio. Potresti anche fidarti un po’ di più di me. Non saresti così insistente se al posto mio ci fosse uno dei tuoi amici!”

“Io non mi fido dei miei amici perché sono amici. Io mi fido perché ne abbiamo passate così tante assieme che so che puntiamo allo stesso obbiettivo. Che in caso di bisogno siamo lì uno per l’altro. E tu?”

La Guerriera Verde strinse le labbra e abbassò lo sguardo.

“Tu ci hai mentito, quando vi avevamo chiesto espressamente di non farlo. E sul Nucleo Progenitore”, esclamò il ragazzo per poi sospirare e scuotere la testa. “E non è neppure quello che più mi infastidisce, che mi rende più difficile fidarmi di te.”

A quelle parole, Aileen tornò ad alzare lo sguardo confusa da quell’affermazione. “E allora perché?”

“Perché pensi di essere l’unica ad aver dovuto fare dei sacrifici, che quello che hai passato è peggiore di quello che hanno vissuto gli altri. Tu non sai niente di quello che abbiamo sopportato in questi sei anni. Saranno pochi, ma alcune delle cose che ci sono successe ci basteranno per una vita. Credimi.”

Sentirono dei passi avvicinarsi e i due ripresero a camminare. Prima di riavviarsi, però, Hideto affiancò Aileen ancora una volta.

“Abbiamo quasi perso le nostre famiglie a causa delle bugie”, sibilò con voce dura, anche se si sentiva il dolore nascosto in fondo, “Yuuki è quasi morto a causa di idioti che hanno creduto ad un sacco di panzane. Ci scuserai se siamo un po’ suscettibili alle menzogne.”

Aileen annuì, deglutendo, e nessuno dei due disse più nulla. Ripreso a camminare e sperare che una delle porte che superavano contenesse al suo interno Magisa.

===============================================================================================

Mai raggiunse il fondo della cella, sbuffò e si voltò tornando a camminare lungo i pochi metri che la separavano di nuovo dall’altro muro. Zungurii e Yuuki, seduti sulla brandina per evitare di intralciarla, la guardavano, il secondo abbastanza divertito, il primo con un vago color verdastro in volto.

“Mai, devi per forza andare avanti e indietro tutto il tempo?”

“Sì”, replicò la ragazza incrociando le braccia e tornando a voltarsi. “E tu non dire nulla!”, aggiunse in direzione del Guerriero Bianco, il quale si limitò ad alzare il sopracciglio.

“Credo di cominciare ad avere un po’ di nausea”, si lamentò il granroriano.

“Si chiama mal di mare, Zungurii.”

A quel punto, Mai esalò un verso esasperato e fece cenno ai due di farle spazio. Yuuki ghignò e si alzò in piedi, lasciandole il posto. La ragazza si sedette e posò la testa al muro.

“Ho paura che sia successo qualcosa. Perché ci mettono così tanto?”

“La fortezza è grande”, suggerì Zungurii cercando di non mostrarsi troppo soddisfatto dal fatto che Mai avesse smesso di cercare di creare un solco nella pietra. “E poi lo avete detto voi, Hideto ci sa fare.”

“Senza contare che li avrebbero già portati qui in cella, se fossero stati catturati”, aggiunse Yuuki.

“Avete ragione. Speriamo facciano in fretta.”

===============================================================================================

“Allora?”

“Ci sto provando”, sibilò Aileen aprendo gli occhi che aveva chiuso poco prima per cercare di concentrarsi. Il corridoio si stendeva davanti e dietro di loro, uguale a tutti gli altri. Cambiava solo l’ala della fortezza in cui si trovavano e il numero di porte.

“Lo dici da un pezzo, abbiamo già setacciato tre piani. Magisa è nella fortezza o no?”

La granroriana inspirò, cercando di riacciuffare quell’energia che aveva sentito dentro di sé quando finalmente era riuscita ad aprire il portale per la terra. Percepiva il potere del Nucleo dentro di sé, ma lo sentiva estraneo. Incrociò lo sguardo impaziente di Hideto e scosse la testa, lacrime nervose che le inumidirono le ciglia. Era una stupida.

“Non lo so!”

Il Guerriero Blu sgranò gli occhi e aprì la bocca per dirle qualcosa, ma sussultò un attimo dopo voltandosi di scatto nella direzione da cui erano venuti. Lontani, si sentivano rumori di passi e di voci sempre più vicine. Afferrò il polso di Aileen e la trascinò dentro una delle stanze, vuota, che avevano superati pochi istanti prima. La spinse dentro e chiuse la porta alle loro spalle, posando l’orecchia sul legno.

Era un gruppo di soldati.

“- le novità? Sono riapparsi i Maestri della Luce.”

“Davvero?”, esclamò un altro quasi eccitato.

“Chiusi ora che parliamo nelle prigioni. Che faccia tosta. Ricomparire così, dopo ottant’anni.”

“Sarebbe bello duellare con loro. Hanno sconfitto il Re del Mondo Altrove!”

“Frena gli entusiasmi, novellino. Cercherebbero di riportare tutto come era”, si intromise un terzo.

“Che poi cosa vogliono capirne loro, umani che sono stati a Gran RoRo per quanto? Qualche mese?”

Risero e le loro voci si persero quando svoltarono in un altro corridoio. Le loro parole gli fecero crescere il groppo di inquietudine che si era formato attraversando la città. Se non fosse stato per le parole di Zungurii e degli altri, avrebbe veramente pensato che Gran RoRo fosse rinata. E, invece, mentre da una parte sembrava il mondo che tutti sognavano quando il Re del Mondo Altrove dominava, dall’altra si stava corrompendo, come infettato da un virus.

Hideto scosse la testa e decise di rimandare quelle elucubrazioni ad un altro momento. Si voltò verso Aileen e la trovò seduta su una sedia, le mani strette a pugno sopra le ginocchia.

“Riesci a spiegarmi a cosa intendi dire con quel non lo so?”

Aileen alzò lo sguardo, indispettita e vagamente imbarazzata, e lo fissò avvicinarsi.

“Quello che ho detto. Ho impiegato un mese per riuscire ad aprire quello stupido portale per portarvi qui, ok? Un mese! Non ho idea di come fare ad usare il Nucleo!”

Mentre la ragazza parlava con il tono di voce più basso che però riuscisse anche a trasmettere tutta la sua frustrazione, Hideto aveva sgranato sempre di più gli occhi fino al punto in cui si era preoccupato se potesse venirgli un crampo. Aveva tanto chiesto di venire con loro e non aveva la più pallida idea di come usare il Nucleo?

“E perché non l’hai detto prima? Prima di arrivare in città eri abbastanza sicura di te quando decantavi l’utilità che avrebbe avuto il Nucleo!”

“Non volevate che venissi appena avete scoperto che lo custodivo! Avrei dovuto darvi ragioni in più per lasciarmi sull’astronave?”

Il Guerriero Blu si coprì gli occhi con la mano, sforzandosi di bloccare la risata isterica che minacciava di uscirgli dalla gola. Mai e gli altri in prigione, loro due mascherati e bloccati in una stanza senza avere la più pallida idea di come proseguire: sembrava una barzelletta poco divertente.

“Magari sarebbe stato carino sapere che uno dei perni del nostro piano non fosse così affidabile.”

Aileen sospirò e distolse lo sguardo. “Volevo aiutarvi a liberare Magisa.”

Hideto non rispose e la ragazza tornò a voltarsi verso di lui, incrociando il suo sguardo, deglutì stringendo la stoffa della tunica tra le dita. “Scusa.”

Il ragazzo sospirò. “Ci toccherà improvvisare. Ricordi come hai fatto ad usare il Nucleo per aprire il portale?”

“Non esattamente. Erano giorni che provavo a concentrarmi. Poi è successo quasi un po’ per caso.”

“Ok. E come mai questa volta non funziona?”

“Non è ho idea”, sbottò Aileen, “cerco di concentrarmi ma è come se non riuscissi ad afferrarlo. E non credo che la fretta mi sia proprio di gran aiuto.”

Hideto si inginocchiò davanti a lei, attirandosi gli sguardi perplessi della ragazza. “Dimenticati della fretta. Convinciti di avere tutto il tempo di questo mondo. Chiudi gli occhi.”

La granroriana, anche se poco convinta, fece come gli diceva. Chiuse gli occhi e cercò di scordare che si trovavano in una fortezza, circondati dai nemici e senza una metà precisa. Corrugò la fronte.

“Aileen, non ti stai rilassando. Fai così, pensa a qualcosa che ti rilassi. Una musica, un luogo. Cerca di visualizzarlo.”

La sorgente del suo regno, pensò immediatamente la ragazza. L’acqua cristallina dai riflessi verdi, il ronzio degli insetti, le fronde che sussurravano mosse dal vento.

“Brava, sta funzionando. Ora continua ad inspirare ed espirare.”

Le sembrava quasi di poterla toccare, così vicina. Un gruppetto di farfalle le passò a fianco.

“Non pensare al Nucleo. Concentrati su Magisa, su quanto la vuoi salvare. Trovala.”

Una farfalla si posò sulla sua mano, luminosa, e sentì il suo bagliore avvolgerla. Fuori, Hideto aveva sussultato quando un’aura iridescente aveva avvolto la ragazza ancora ad occhi chiusi, i suoi capelli che ondeggiavano lievemente. Davanti alla sorgente, Aileen sorrise e poi la sentì. E si voltò di scatto.

Aprì gli occhi e vide davanti a sé Hideto. La luce attorno a lei si era spenta, ma dopo un attimo di esitazione sorrise entusiasta.

“L’ho sentita! Magisa. È qui, non molto lontano. Forse un piano sopra di noi.”

Hideto balzò in piedi, a sua volta rinvigorito da quella notizia. “Saresti anche in grado di trovarla esattamente?”

Aileen annuì e si rimise in piedi, una luce risoluta che brillava di nuovo nel suo sguardo. Hideto attivò la ricetrasmittente.

“Kenzo, buone notizie! Sappiamo dove si trova Magisa. Non sappiamo ancora il punto esatto, ma dovrebbe essere al piano superiore.”

“Sono così felice di risentirti, Hideto! Cominciavo davvero a temere che qualcosa fosse andato storto.”

Il Guerriero Blu preferì non dire nulla, anche se per alcuni minuti era stata la stessa cosa che aveva pensato lui.

“Riuscite a raggiungerla?”

“Entro i prossimi minuti. Faremo il prima possibile.”

Hideto raggiunse la porta e la socchiuse, controllando che fuori non ci fosse nessuno ad aspettarli. Poi, uscì e fece cenno ad Aileen di seguirlo.

“Intanto avviso gli altri. Aspetto nuove comunicazioni.”

“Non ti faremo attendere.”

===============================================================================================

“Mai, hanno trovato la prigione di Magisa.”

La Guerriero Viola sussultò quando la ricetrasmittente prese vita, la voce eccitata di Kenzo la costrinse a sbattere gli occhi per scacciare la sonnolenza dovuta alla lunga attesa.

“Ragazzi.”

Yuuki e Zungurii, intenti fino a quel momento a discutere delle caratteristiche dell’esercito del Regno di Rubino, si interruppero immediatamente spostando l’attenzione sulla ragazza, che si era rialzata.

“Hanno trovato Magisa. Sai dirci altro?”

“Dovrebbe trovarsi in uno dei piani più elevati. Credo il quarto.”

“Cercheremo di tenerci alla larga”, lo rassicurò approfittando di quegli istanti per raccogliere i capelli. “Aspettiamo il segnale.”

“Mi chiedo come tu faccia, Mai. Come fai a essere così tranquilla?”

La ragazza sorrise e terminò di fissare il rigido chignon con una serie di forcine. “Taekwondo, ricordi?”

“Giusto… d’ora in poi le tue comunicazioni verranno seguite da M.A.I.A. mentre io mi occuperò di seguire Hideto.”

“Il marmocchio aveva paura di non riuscire a seguire l’azione, Lady Viole.”

“COSA?!? Non è assolutamente vero, Mai!”

La Guerriero Viola sospirò. “Stiamo solo facendo un lavoro di squadra, M.A.I.A.”

“Grazie. Buona fortuna e fate attenzione."

"Fai spazio, Kiurò!"

"Kenzo! Mi chiamo Kenzo! Cos'è ti sbaglierai anche di indicar-"

“M.A.I.A. aspettiamo il segnale.”

Sperando che i due l’avessero sentita, Mai tolse la ricetrasmittente per evitare di ascoltare le reciproche offese tra i due che, incredibilmente, erano già diventate monotone dopo neanche un paio di giorni di viaggio.

“Dovrebbero essere rimasti solo due soldati a guardia della porta.”

La voce di Yuuki attirò l’attenzione della ragazza, permettendole di tornare a concentrarsi sui passi successivi del loro piano. Il Guerriero Bianco e Zungurii erano a fianco delle sbarre d’acciaio ed entrambi erano più che pronti ad entrare in azione. Dopotutto, c’era un limite a quanto si poteva fare, e per quanto a lungo, in una cella di qualche metro quadro.

“Sei sicuro di riuscire a tagliare le sbarre?”

Yuuki si limitò ad incrociare il suo sguardo. “Assolutamente sicuro.”

“Con le armi rimaniamo come deciso? Io e Yuuki?”

La Guerriero Viola annuì. “Non le ho mai usate. Rischierei di fare più danni che altro”, aggiunse con un sorriso.

Ne avevano già discusso sulla Limoviole, mentre sviluppavano il piano che li avrebbe condotti nella fortezza e valutavano i problemi che avrebbero potuto dover affrontare. Nessuno dei tre, si era deciso, avrebbe portato con sé i mazzi di carte, la prima cosa che i soldati avrebbero cercato una volta che fossero stati catturati. Non che si aspettassero di potersela cavare con un duello. Fortunatamente, tra l’esperienza di Zungurii e le capacità di Yuuki e Mai, i tre non erano così inermi come avevano voluto far credere.

Un leggero ronzio proveniente dall'auricolare interruppe tutti i loro discorsi. Mai si affrettò a riportare il comunicatore all'orecchio.

"-ipeto, Lady Viole. Potete procedere."

“Ricevuto.”

Il momento era arrivato. L’azione aveva inizio. La Guerriero Viola ricontrollò lo chignon e la posizione della ricetrasmittente. Poi, lo sguardo dei tre si incrociò e la ragazza annuì, portandosi sul fondo della piccola cella, le gambe che sfioravano la malandata brandina di legno appesa al muro.

“Vuoi aprire tu le danze, Yuuki?”

Il Guerriero Bianco sogghignò. “Con molto piacere.”

Nella sua mano destra si materializzò un lampo bianco che si cristallizzò in una spada che sembrava fatta di ghiaccio, larga una spanna. Zungurii rimase in piedi al suo fianco, tenendo d’occhio le sbarre. Se Yuuki non fosse stato sufficientemente preciso, sarebbe toccato a lui tentare di evitare che il loro piano venisse scoperto.

Yuuki si posizionò vicino alla porta della cella e strinse la presa sull’elsa, individuando i punti di cui, nell’attesa, lui e il granroriano avevano studiato spessore e caratteristiche.

Il lavoro finale non doveva essere solo preciso, ma doveva essere ottenuto con il minor rumore possibile. Se le guardie li sentivano prima del previsto, tutto sarebbe stato più complicato.

Incrociò lo sguardo con Zungurii, scambiando con lui un segno di intesa. Afferrò quindi l’impugnatura con entrambe le mani e portò in avanti il piede sinistro. Usandolo come perno, spinse avanti la gamba destra e sferrò un fendente sulla serratura della cella. Il rapidissimo movimento della lama fu accompagnato da un debole stridore.

Il Guerriero Bianco quindi arretrò e tutti e tre trattennero il fiato, attenti al minimo rumore che provenisse dal corridoio. Nessuno si fece vivo. Rassicurati, Yuuki sferrò un nuovo veloce fendente sui robusti cardini che sorreggevano la porta.

La spada scomparve dalle mani di Yuuki, segnando la conclusione della prima parte del loro piano. Il Guerriero Bianco si spostò di lato e Zungurii si avvicinò lentamente, quasi temendo di respirare, con la fronte aggrottata dalla concentrazione. Strizzando gli occhi fissò i cardini e la serratura, scrutando da più angolazioni i tagli realizzati con la spada, sempre tenendo le mani vicino alle sbarre della porta, pronto ad afferrarla se avessero ceduto.

Alla fine, Zungurii annuì lentamente e si spostò senza distogliere lo sguardo dalla porta. Trattennero tutti il fiato quasi aspettandosi che cadesse. Il granroriano si voltò con i pollici alzati in segno di vittoria e un grande sorriso sul volto. Il lavoro di Yuuki era stato perfetto.

“Non vedo l’ora di essere fuori!”

I due Maestri della Luce sorrisero a loro volta, per poi tornare concentrati. Non erano ancora fuori da lì e, se tutto andava come speravano, ci sarebbe voluto ancora un bel po’ di tempo. Anche Zungurii tornò serio.

“Io sono pronto. Voi?”

Mai e Yuuki annuirono e il granroriano si inginocchiò a terra, la testa bassa e le braccia che stringevano lo stomaco. Mai si gettò al suo fianco, stringendo le mani sulla sua spalla e assumendo l’espressione più angosciata che poteva.

“Zungurii? AIUTO! QUALCUNO CI AIUTI!”, gridò facendo attenzione a far tremare la voce, quasi fosse sul punto di scoppiare a piangere.

Anche Yuuki la imitò, rimanendo però in piedi accanto a loro. “MUOVETEVI! STA MALE!”

L’eco delle loro grida non si era ancora esaurito che si sentì il rumore di passi affrettato dei soldati. Yuuki e Mai si scambiarono un velocissimo sguardo prima di riprendere le loro parti.

Un istante dopo, i due soldati granroriani arrivarono di fronte alla loro cella, fucili in mano e sguardi annoiati.

“Che cosa sta succedendo?”

“SIETE CIECHI?”, sbraitò Yuuki indicando bruscamente Mai e Zungurii inginocchiati. “Si è sentito male!”

“Vi prego, aiutatelo!”, singhiozzò Mai portandosi una mano alla bocca, in realtà più per trattenere un sorriso che per altro.

Zungurii gemette, stringendosi più forte lo stomaco. Il Guerriero Bianco tornò a fissare con rabbia i due soldati. “Volete fare qualcosa?!?”

I due granroriani si scambiarono uno sguardo. Quello più arretrato annuì e l’altro sospirò, tornando a voltarsi verso i prigionieri, e infilando l’arma nella sua custodia al fianco.

“Fatevi indietro.”

Mai e Yuuki esitarono, la prima che continuava a lanciare sguardi preoccupati a Zungurii e il secondo che fissava i soldati gelidamente.

La seconda guardia alzò la pistola e portò la mano al grilletto. “Ha detto indietro. E mani in alto!”

A quel punto, i due Maestri della Luce non se lo fecero ripetere una seconda volta. Arretrarono con le mani alzate ai lati della testa, Mai che tirava su con il naso.

La guardia vicino alla porta li guardò per un istante e poi si avvicinò alla porta, armeggiando nelle tasche per tirare fuori la chiave. Il collega, soddisfatto dal notare che Yuuki e Mai non sembravano intenzionati a farsi avanti, rilassò le braccia e abbassò l’arma.

“Eccola!”

Il granroriano infilò bruscamente la chiave nella toppa e aggrottò la fronte quando si rese conto che la porta parve ondeggiare.

Zungurii scattò in piedi lanciandosi contro la porta. Afferrò le sbarre e spinse con tutte le sue forze, spezzando i cardini già indeboliti da Yuuki e non trovando alcuna resistenza nel soldato, il cui gridò fu strozzato in gola dall’impatto del metallo sul petto. I due finirono contro le sbarre della cella di fronte.

Il secondo soldato, colto alla sprovvista, alzò la pistola e si voltò verso Zungurii cercando di prendere mira. Mai, dentro la cella, scattò.

“INDIETREGGIA!”

Con la coda dell’occhio, la guardia si accorse di Mai che uscì dalla cella di corsa. Ruotò puntando l’arma verso di lei.

“Ferma o spa-”

La Guerriero Viola lo ignorò. Sfruttando l’istintività nata da anni e anni di movimenti ripetuti, puntò il piede destro a terra e saltò usandolo come perno. Sollevò la gamba sinistra e ruotò colpendo con il dorso del piede l’arma che volò via delle mani del granroriano che strabuzzò gli occhi. Impiegando il restante momento d’inerzia, Mai sollevò anche la gamba destra, ruotò su sé stessa e colpì il soldato in volto, imprimendo la minima forza sufficiente a stordirlo.

L’urto fece cadere a terra il soldato, quasi a peso morto, la testa sballottata contro la pietra.

Yuuki non aspettò che Mai completasse la rotazione e tornasse con i piedi per terra e raggiunse l’arma volata a terra, scivolata a qualche metro di distanza. Quando si voltò, la Guerriero Viola sorrise e inspirò per scaricare la tensione e, poco dietro di lei, Zungurii lasciò cadere a terra la porta. Le sbarre stridettero e coprirono il tonfo sordo dell’altro soldato svenuto.

Il Guerriero Bianco li raggiunse e Zungurii prese la seconda pistola.

“Speriamo solo di non doverle utilizzare.”

Nessuno di loro avrebbe voluto essere costretto a dover infliggere un colpo letale, ma erano anche altrettanto consapevoli che molto probabilmente non avrebbero ricevuto lo stesso trattamento. Potevano solo sperare che i soldati continuassero a volerli vivi, come quando li avevano rinchiusi in quella cella. Se così non fosse, non si illudevano purtroppo di poter evitare quella scelta.

In silenzio, trascinarono i due soldati dentro una delle celle vuote. Li legarono e imbavagliarono alla meglio e li richiusero. Zungurii sistemò anche la porta recisa, nella speranza che aumentasse la confusione delle guardie e che il virus realizzato da M.A.I.A. fosse riuscito a oscurare efficacemente le loro telecamere.

Yuuki, Zungurii e Mai incrociarono lo sguardo e quest’ultima sorrise. “Andiamo a farci inseguire.”

g

g

g

SPAZIO AUTRICE:

Salve a tutti! Con un aggiornamento a questa storia che non giunge dopo qualche era geologica. Sono molto soddisfatta di me stessa. XD

Come promesso, i nostri Maestri della Luce sono entrati in azione. Cosa ve ne pare del loro piano? Fatemi sapere le vostre opinioni!

Mi auguro che tutti i personaggi siano IC e che si riesca a percepire che sono cresciuti da come li avevamo conosciuti in Brave. Come avete notato, ho scelto di far praticare a Mai il Taekwondo (già nei prequel avevo accennato al fatto che lei frequentasse corsi di arti marziali). Non sono un’esperta di arti marziali, ma guardando qualche video mi è sembrato quello che meglio riuscisse ad approssimare lo stile di combattimento di Mai nelle due serie tv. Se tra voi c’è chi se ne intende, mi faccia sapere il suo parere e se ho scritto qualche grande cavolata!

Nel prossimo capitolo ci sarà il DUELLO! Il primo vero e proprio duello di questa serie! Io sono un po’ emozionata, e voi? Siete ancora in tempo per dirmi chi secondo voi avrà l’onore di combatterlo.

E siamo di nuovo ai saluti. Grazie ai lettori, ai recensori… grazie un po’ a tutti, anche a quelli che magari non hanno letto nessuno dei nuovi capitoli perché impegnati con le loro vite. E mi raccomando, non slacciatevi ancora le cinture di sicurezza, il divertimento è solo all’inizio.

A presto, HikariMoon

P.S. per chi non se ne fosse accorto, ho cambiato il nome della serie. Non più I Guerrieri della Luce, ma Battle Spirits Resurgence - I Guerrieri della Luce. Ho modificato anche un po’ la presentazione, se vi va di andarle a dare un’occhiata.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Battle Spirits / Vai alla pagina dell'autore: HikariMoon