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Autore: IamNotPrinceHamlet    16/09/2017    0 recensioni
Seattle, 1990. Angela Pacifico, detta Angie, è una quasi 18enne italoamericana, appassionata di film, musica e cartoni animati. Timida e imbranata, sopravvive grazie a cinismo e ironia, che non risparmia nemmeno a sé stessa. Si trasferisce nell'Emerald City per frequentare il college, ma l'incontro con una ragazza apparentemente molto diversa da lei le cambia la vita: si ritrova catapultata nel bel mezzo della scena musicale più interessante, eterogenea e folle del momento, ma soprattutto trova nuovi bizzarri amici. E non solo.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nel capitolo precedente: Eddie e Jeff stanno guardando una partita dei Bulls e ricevono una chiamata di Angie. Jeff non capisce alcune battute della ragazza che si riferiscono al famoso pacco che le avrebbero tirato qualche sera prima, intuisce che Eddie abbia a che fare con la cosa e si fa spiegare tutto dall'amico. Suggerisce di nuovo a Eddie di darsi una mossa ed essere più esplicito. Eddie esce e va da Angie senza dire nulla a Jeff: si scopre che lei lo aveva chiamato perché aveva un ragno in casa e lui non può che accorrere per rispettare il loro patto di amicizia. Meg non c'è, è uscita con Melanie, che le rivela a fine serata di avere anche lei cercato di riappacificarsi con Mike e di essere stata rimbalzata, proprio come era successo a Meg, più o meno con le stesse motivazioni. Meg torna a casa a tarda notte e scopre Angie a letto con Eddie, che al mattino dopo scappa prima che Meg possa incontrarlo. Meg fa l'interrogatorio alla sua amica, ma scopre che si sono semplicemente addormentati guardando la tv e che non è successo nulla. Parlando assieme dell'amicizia un po’ particolare tra la sua amica e Vedder, Meg ha un'illuminazione: capisce che la cotta immaginaria raccontata da Eddie a Violet non è affatto immaginaria e che lui è innamorato di Angie. Prova a dirlo alla coinquilina, che ovviamente non ci crede. Eddie fa un sogno un po’ hot con Angie come protagonista prima del concerto all'Off Ramp. Dopo il concerto escono tutti insieme, ma a fine serata rimangono solo Eddie e Angie. Lui la convince a salire sullo Space Needle, dove il suo intento è quello di dichiararsi e baciarla. Una volta in cima però Eddie è affascinato dal panorama e dall'altezza e decide che vuole arrampicarsi al di fuori della barriera di protezione per prendere una lampadina decorativa. Angie spaventata lo dissuade dall'impresa. Alla fine Eddie non si dichiara e i due si salutano, ma una canzone di Springsteen ascoltata in macchina lungo la via del ritorno gli fa venire un'idea…

 

“AVANTI!” l'urlo di Meg ci invita a entrare dopo aver suonato il campanello dell'appartamento delle ragazze. Io e Grace ci scambiamo uno sguardo perplesso e un'alzata di spalle reciproca prima di aprire la porta.

“Eccoci!” esclamo levandomi il cappotto mentre Grace richiude la porta alla nostre spalle.

“Aiutatemi, VI PREGO” chiede Angie a voce alta, ma rassegnata, come se in fondo non si aspettasse di ricevere alcun aiuto da parte nostra.

“Ciao ragazze! Ma dove siete?” domanda la mia amica dopo un nostro ennesimo scambio di occhiate interrogative.

“Angie, stai ferma e smettila di lagnarti. Venite, siamo in soggiorno!” che è poi dove ci stavamo già dirigendo autonomamente e dove ci imbattiamo in una scena alquanto curiosa: Angie è sdraiata a terra sul tappeto accanto al divano, con lo sguardo rivolto verso il soffitto, o verso Meg, che la sovrasta, con un piede a terra e uno puntato sul sofà, con una matita e un blocco da disegno tra le mani.

“Che cazzo state facendo?” domando mentre Grace è piegata in due dalle risate.

“Laura, per piacere, chiama la polizia, la tua amica qui è impazzita, mi sta torturando da mezz'ora” Angie si volta verso di me con occhi imploranti, poco prima che la sua compagna di stanza le afferri il mento con le dita e la forzi a guardare di nuovo verso l'alto.

“Se stessi ferma e buona avremmo finito sai da quanto?”

“Le stai facendo un ritratto?” Grace si avvicina a Meg quasi saltellando e dal suo stesso punto di vista osserva prima il disegno, poi la vittima a terra con un ghigno divertito.

“Più o meno, la sto usando come modella”

“E già da qui si dovrebbe capire che ha perso completamente la brocca”

“Sto facendo un piccolo studio pittorico su come ritrarre il viso di una donna distesa, mi serve per un mio progetto” spiega Meg ignorando la battuta.

“Che progetto? Sono curiosa!” le chiedo mentre anch'io mi avvicino dal lato opposto e sbircio il suo lavoro appoggiandomi allo schienale del divano.

“Voglio dipingere un quadro da mettere in corridoio, anzi tre: un trittico!”

“Perché una sola faccia da culo non bastava, no? Mettiamone addirittura tre” borbotta Angie guardandomi sconsolata.

“E il tema qual è?”

“Lasciate ogni speranza o voi che entrate! Infatti più che in corridoio lo metterei fuori dalla porta, per scoraggiare gli scocciatori, che ne dici Meg?”

“Il tema è il mito di Arianna”

“Arianna? Quella del filo?” domando incuriosita.

“Proprio lei!” conferma Meg mentre cancella una parte del contorno delle labbra.

“Proprio lei, la sfigata. Questo giustifica in parte la scelta della sottoscritta come modella, che resta comunque scellerata”

“Vuoi stare zitta! Ci sto mettendo un'ora solo per la bocca”

“Comunque sfigata non direi proprio, alla fine si sposa con Dioniso” precisa Grace alternando lo sguardo tra Angie spalmata a terra e il foglio.

“Dioniso è un figo” ribadisco io annuendo.

“Dioniso è un truzzo con manie di grandezza, alcolizzato, nato da una coscia, che va in giro per i boschi in pelliccia leopardata a fare le orge con le sue groupie” replica Angie serissima.

“Ahahah descrizione accurata” ridacchio assieme alle altre due.

“Ma suppongo che per la mentalità dell'epoca fosse più auspicabile sposarsi con un soggettone del genere piuttosto che rimanere single a vita, rovinata da quello stronzo di Teseo”

“E visto che la mia Arianna odia gli uomini, ci sarà solo lei nel mio progetto. Arianna e Dioniso sono stati ritratti migliaia di volte nella storia dell'arte, come anche Arianna e Teseo. Di dipinti che ritraggono la sola Arianna ce ne sono molti meno in proporzione”

“Visto come hai fatto mettere la povera modella, immagino tu voglia ritrarla quando si sveglia sulla spiaggia di Nasso” tiro a indovinare allontanandomi dai divano e avvicinandomi al calorifero per riscaldarmi, trovandolo però piuttosto tiepidino. Meg mi aveva avvertita. Non far riparare il riscaldamento col freddo record di quest'inverno, questi tizi sono da denuncia.

“Esatto e in tre momenti distinti: appena apre gli occhi, quando cerca Teseo accanto a lei e quando si rende conto di essere stata abbandonata. Capito carina, sei stata abbandonata? Ce la fai a levarti quell'espressione da stronzetta dalla faccia e fingerti disperata per un attimo?”

“Pensi veramente che mi risulti difficile sembrare disperata? Credevo mi conoscessi”

“E allora impegnati, su! Hai tradito tuo padre e il tuo popolo per questo tizio, l'hai aiutato nella sua impresa perché lui da solo era troppo stupido per elaborare un suo piano, sei scappata con lui abbandonando il tuo paese e gliel'hai data come se non fosse tua, vi siete addormentati in spiaggia parlando dei nomi da dare ai vostri figli e al vostro cane, di vendere una delle navi per comprare una casa con giardino e una station wagon, ti sei appena svegliata e hai scoperto che il tuo grande amore se l'è svignata coi suoi compari lasciandoti da sola su un'isola che non conosci per un cazzo, anche perché prima d'ora non eri mai uscita neanche dal portone di casa tua. Rabbia, angoscia, dolore, vergogna, desiderio di vendetta, voglia di morire, concentrati e cerca di trasmettermi tutto questo con uno sguardo”

“Ok…” intravedo Angie attraverso le gambe di Meg, abbassa prima gli occhi sulla manica della sua vestaglia rosa, che arrotola sul polso, dopodiché si rimette in posizione e da quel che intuisco rivolge all'artista uno sguardo addolorato davvero molto credibile.

“Perfetto! Rimani così” esclama Meg prima di scatenarsi sul foglio con la matita.

“Ve l'ho detto che la sfigata mi veniva facile” commenta con voce soddisfatta.

“FERMA E ZITTA! TI AMMAZZO SE TI MUOVI”

“Ok ok, ma non urlare”

“Sei fighissima Angie, sai che potresti farlo di mestiere?” suggerisce Grace sedendosi sull'altro divano.

“No… non credo proprio” risponde incerta la modella dopo un po’, con un filo di voce, ma senza neanche l'ombra del suo solito sarcasmo.

“Sì invece! Potresti guadagnare qualche dollaro posando per gli studenti dell'istituto d'arte, una mia amica lo fa”

“Buon per la tua amica”

“Non si guadagna tantissimo, ma di certo non è come farsi il culo in un ristorante. Se vuoi ti do il suo numero”

“NO!” ribatte Angie decisa facendoci sobbalzare tutte e tre, per poi continuare con tono più calmo “Non sono interessata, Grace, grazie. Abbiamo finito, Meg?”

“Ci sono quasi, rilassati. In cambio del favore che mi stai facendo prometto che da domani laverò i piatti per un mese. Va beh, anche due…Cazzo, sei perfetta!”

“E in che modo questo dovrebbe calmarmi?” chiede di nuovo ironica come sempre,

“STAI FERMA!”

 

Meg finisce rapidamente i suoi schizzi, riconoscendo che forse ha approfittato fin troppo della pazienza della coinquilina, ed Angie può finalmente tornare alla posizione eretta e acciuffare il telefono chiedendoci come vogliamo la nostra pizza prima di andarci a mettere in pigiama. Due film e innumerevoli fette di pizza dopo, siamo ancora qui spiaggiate in soggiorno tra i due divani.

“La vuoi la panna, Angie?” chiede Meg all'amica e non so cosa potrebbe metterci nel suo gelato in caso di risposta affermativa, visto che ha praticamente svuotato tutta la bomboletta nella mia coppetta di gelato al cioccolato.

“Oddio, no, sei matta?! Dammelo così” risponde lei allungandosi verso l'amica e strappandole praticamente il gelato di mano.

“Noiosa. Tu? Metto tutti i gusti o…?” si rivolge a Grace, che si sta tenendo una mano sulla pancia.

“No, grazie Meg, per me niente gelato, non ce la farei!”

“Noiosa due. Va beh, ce n'è di più per me!” esclama festante, riempiendosi una scodella da latte di cioccolato, fragola, nocciola e pistacchio.

Meg ha appena finito di ricoprire il suo gelato con una densa nuvola di panna e ha impugnato il cucchiaio quando il telefono squilla.

“Uff chi è che rompe adesso?” sono la più vicina al telefono, perciò lo afferro ma aspetto a rispondere. E faccio bene, perché dopo quello che sento lo passo subito a Angie.

“Sarà il padrone di casa che ci chiede l'affitto” azzarda Angie con aria disgustata, non di certo dalla cucchiaiata di pistacchio che si è appena pappata.

“Col cazzo che lo paghiamo! In questa casa non va un cazzo, ce n'è sempre una, adesso pure il riscaldamento. Finché non lo aggiustano io non tiro fuori un dollaro”

“Dice che non dipende da lui, è un problema di tutto il condominio” spiega Angie, che preferisce allungare a sua volta il telefono alla sua amica agguerrita.

“Fotte sega, si attiva e lo fa risolvere questo merda di problema. Pronto? Eeeehi ciao Jeff, che bello che hai chiamato! Ahah no, davvero, non ti prendo per il culo. Non sono mai stata così contenta di sentire la tua voce. Ma vaffanculo, non abbiamo fumato. E’ che pensavo fosse il padrone di casa. Sì. Ok, aspetta. Metto in vivavoce. Dite ciao a Jeff” Meg scherza col mio ragazzo al telefono e non appena il nostro coretto lo saluta riceviamo in risposta un'accozzaglia di urla disumane che sembrano uscite direttamente da uno dei film di Angie, che fortunatamente stasera non abbiamo guardato.

“Ma siete coglioni?” domando io dopo un attimo di smarrimento.

“Perché? Abbiamo solo detto Ciao” risponde Jeff con fare innocente.

“Per fortuna. Figuriamoci se aveste detto pure Come va” risponde Grace, dando inevitabilmente il via a una serie di Come va e simili ululati attraverso la cornetta.

“Il tour vi fa male, ragazzi. Siete via da tre giorni e siete già messi così?” commento sporgendomi un po’ verso il tavolino da caffé, su cui Meg ha appoggiato il telefono.

“Non fate le santarelline, scommetto che state facendo di peggio al vostro pigiama party” ribatte Mikey, generando risatine varie fra i suoi compari.

“Non è un pigiama party!” risponde piccata Meg.

“Ah no?” domanda la voce di Stone.

“No!” rispondiamo tutte in coro “E’ una serata in casa tra amiche” aggiunge Grace.

“Ah… quindi non siete in pigiama?” chiede sempre lui.

“Sì, ma che c'entra? Non vuol dire niente” rispondo io.

“E non state mangiando schifezze?” interviene Dave, per la prima volta.

“Stiamo mangiando del sanissimo gelato con panna” stavolta è Meg a parlare, proprio nel momento in cui versa un po’ di Smarties nella sua ciotola.

“E non avete guardato né St. Elmo’s fire né Mystic Pizza, giusto?” continua Gossard e noi quattro ci guardiamo sconvolte. Come cazzo fa??

“No no!” la nostra portavoce in questo caso è Angie, assolutamente poco convinta. Infatti…

“Sicura?” insiste Stone.

“Va beh, cazzo, non li ho scelti io comunque! Io ho scelto All'inseguimento della pietra verde” confessa la nostra amica tradendoci.

“E infatti adesso guardiamo anche quello! Comunque anche se stessimo facendo un pigiama party, che cazzo volete? Ci stiamo riappropriando dei nostri spazi di condivisione al femminile, scambiandoci opinioni e rinsaldando così il nostro rapporto” continua Meg tra una cucchiaiata di gelato e l'altra.

“Cioè state sparlando di noi?” chiede Stone scatenando altre risate da parte dei deficienti.

“Vi sembrerà strano, ma non siete al centro dei nostri pensieri, abbiamo cose più interessanti di cui parlare” commenta Grace e questa volta gli urletti dall'altro capo del filo sono tutti per prendere per il culo Gossard.

“Con questa ti ha messo a posto” sghignazza Mike.

“Zitto tu”

“Comunque voi invece? Che state facendo? Dove siete?” chiede Grace trattenendo le risate.

“Sono diventato improvvisamente interessante eh?” commenta Stone sornione.

“Siamo in una pensione di dubbio gusto da qualche parte a Los Angeles” è Dave a darci delle vaghissime indicazioni.

“Siamo nella camera di Jeff e Eddie, che non ha ancora parlato, ma c'è. Dì qualcosa!” Jeff rivela la presenza del cantante che non si è ancora espresso in un saluto solista.

“Ehm ciao ragazze”

“CIAO EDDIE!” urliamo in coro, per poi avere l'onore di essere imitate dai ragazzi con vocine acute e stridule.

“Quindi siete tutti insieme?” domanda Angie.

“E già, stiamo facendo un po’ di casino, strano non ci abbiano ancora cacciati” risponde Eddie trascinando un po’ alcune parole.

“E state mangiando schifezze?” continua lei con un ghigno birichino.

“Ahahahah no, beh, sì, anche…”

“Più che altro mi sa che stanno bevendo” commenta Meg ridacchiando.

“E fumando” aggiunge Grace.

“Siete in pigiama?” intervengo io e le altre scoppiano a ridere.

“Tesoro, lo sai che quel tipo di chiamate preferisco che le facciamo in privato” risponde l'adorabile idiota.

“Comunque noi tra poco usciamo, non passiamo la serata a fingere di avere dodici anni” Stone riprende la parola, per prenderci in giro ovviamente.

“Anche perché quello lo fate già normalmente” arriva la stoccata di Grace.

“Ah perché? Fanno finta?” assieme a quella di Angie, per il colpo di grazia finale e ridiamo tutti, da entrambi i capi del filo.

“Vedete, noi le chiamiamo per fare una cosa carina, un bel gesto, e loro ci ripagano così” commenta McCready sullo strascico di una risata.

“Figurati, conoscendovi avrete chiamato adesso sapendo che eravamo tutte qui per risparmiare un paio di chiamate”

“Ci ha preso in pieno ragazzi” conferma Krusen e mi sembra di vederlo mentre scuote la testa parlando ai suoi soci.

“Io ve l'ho sempre detto che la mia ragazza è un genio” Jeff cerca di buttarla sull'adulazione visto che è stato scoperto.

“E noi ci crederemmo, se non fosse per il fatto che si è messa con te” replica Stone, scatenando il solito bisticcio.

“Vaffanculo, Gossard, stai diventando ripetitivo”

“Scusami, è che ogni volta che ci ripenso mi stupisco come la prima”

“Io mi stupisco di come ti sopporti Grace, sarà che la cosa è ancora fresca. Scappa, Gracie, finché sei in tempo!”

“Tu sì che fai battute originali, mai pensato di fare un provino per il Saturday Night Live?”

“Allora, la piantate? Ci avete telefonato per sentirci o per litigare tra di voi?” li interrompe Meg scocciata.

“Assolutamente nessuna delle due. Ora che ci penso, perché cazzo le abbiamo chiamate?” si domanda Stone serissimo.

“Allora, quand'è che suonate?” chiede Grace con gli occhi che brillano verso la cornetta. La ragazza è andata.

“Dopodomani, al Florentine Gardens” risponde il suo bello.

“Che bel nome, sarà un posto fighissimo” commenta lei.

“In realtà non ha niente di Firenze, almeno credo, e non c'è traccia di giardini, è un club molto comune, da fuori sembra un magazzino”

“Grazie per averci distrutto la poesia Mikey” scherzo col chitarrista.

“Non lo vedranno mai, potevamo inventarci qualcosa più suggestivo” sbuffa Jeff.

“Non so mentire, mi spiace”

“Va beh, ora dobbiamo salutarvi, ragazze” Stone prende la parola per chiudere la telefonata, mentre sentiamo un certo trambusto in sottofondo.

“Perché gli scatti costano?” chiede Angie.

“Anche. Ma soprattutto perché Starr ci ha appena bussato alla porta”

“In accappatoio e stivali” precisa Jeff.

“E occhiali da sole” aggiunge Eddie.

“E questo vuol dire che è ora di uscire” conclude Stone.

“Uh caspita, vi state proprio impegnando per farci morire di invidia eh? Peccato non poter fare serata con voi, chissà che divertimento” Angie non risparmia il suo sarcasmo, come sempre.

“Ehi, così mi offendi!” la voce del bassista degli Alice si lagna in lontananza “Guarda che è un gran bell'accappatoio”

“Ahahah ci fidiamo Mike” risponde Meg terminando il suo gelato.

“E poi non vogliamo rubare ulteriore spazio al vostro incontro di recupero della sorellanza perduta” aggiunge Gossard e dal rumore penso abbia ripreso in mano la cornetta.

“Ciao Stone, ciao ragazzi, buona serata” gli auguro e le altre fanno lo stesso, ottenendo in risposta le stesse urla incoerenti dell'inizio.

“Ci arriveranno interi al concerto di dopodomani?” si chiede Angie dopo che Meg preme il pulsante per riattaccare e nessuna di noi ha una risposta.

 

Dato che non è un pigiama party e non siamo più alle scuole medie, due ore e un altro film dopo siamo qui in soggiorno a giocare a una nostra versione di Obbligo o verità, che in pratica consiste semplicemente in Verità, perché dopo di dodici anni gli obblighi cominciano ad essere meno divertenti, anche perché alla fine gli hai già fatti tutti. Ecco perché Meg ha tirato fuori un mazzo di carte, a turno ciascuna di noi ne pesca una e chi ha la carta più alta fa una domanda a cui le altre devono rispondere sinceramente.

 

“Allora, avete mai rubato qualcosa?” domando ributtando sul tavolino la Donna di Picche.

“Sì, matite, smalti, rossetti… Chi non l'ha fatto? Però non sono mai stata sgamata” ammette Meg

“Io non l'ho mai fatto, però quando lavoravo al centralino della compagnia elettrica mi sono portata via un po’ di cancelleria quando ho saputo che mi avrebbero licenziata” risponde Grace.

Un po’?” le chiede Angie curiosa.

“Un evidenziatore, due pennarelli indelebili… un Uniposca color oro e un paio di timbri”

“Un Uniposca color oro al centralino della compagnia elettrica? Che se ne facevano?” chiedo io perplessa.

“Appunto! E’ quello che mi sono detta anch'io, per questo l'ho fregato. Serviva più a me che a loro. E tu Angie?”

“Mmm… non credo di aver mai rubato niente” Angie scuote la testa e sembra quasi imbarazzata per non aver commesso furti.

“Ma dai, non ci credo! Niente niente?” Grace chiede conferma e il volto di Angie sembra davvero quello di chi sta scavando invano nei meandri della propria memoria per trovare una macchiolina.

“Non mi pare, o almeno, non credo, non me lo ricordo. E se l'avessi fatto sono certa che me lo ricorderei… nel senso che se l'avessi fatto sarei in ansia ancora adesso. Sono troppo paranoica per rubare. Una volta ero in un bar, a Bologna in Italia, con mia cugina e dei suoi amici e a un certo punto mi hanno detto qualcosa del tipo ‘Tieniti pronta, al tre alzati e corri’, il suo ragazzo ha contato fino a tre e di colpo ci siamo alzati tutti dal tavolo e siamo scappati senza pagare. Ecco, dopo due minuti di corsa sono tornata indietro e ho pagato io il conto perché il senso di colpa mi stava uccidendo” confessa e noi non possiamo che reagire con un aaaaaaaw corale.

“E che hai detto al barista? Non eri imbarazzata?” le chiede Meg che apparentemente non conosceva questa storia.

“Ero imbarazzatissima, ma il senso di colpa superava la vergogna. Gli ho detto che i miei amici mi avevano fatto uno scherzo e ha fatto finta di crederci”

“Sono commossa da tanta nobiltà d'animo! Ok, facciamo un altro giro.” Meg finge di piangere mentre riacciuffa le quattro carte e le rimette nel mazzo, per poi rimischiarlo per bene. Questa volta è proprio lei a vincere con un Re di Quadri.

“Dai Meg, spara!” Grace la incita sistemandosi meglio il plaid sulle spalle, cosa che per riflesso faccio anch'io.

“Oh finalmente tocca a me, così la finiamo con queste domandine da educande. Allora, chi è secondo voi il più figo dei nostri amici?” chiede la padrona di casa sfregandosi le mani.

“Ah beh, certo, questa non è da educande, questa viene direttamente dalle scuole medie” ridacchia Angie.

“Zitta tu e pensa alla risposta. Allora, che rispondi Laura?”

“Jeff ovviamente”

“I fidanzati non valgono”

“Jeff è il più figo a priori, lo pensavo anche prima che diventasse il mio fidanzato”

“Uff ok. E a parte Jeff? Il secondo più figo?” insiste Meg, non soddifatta dalla mia risposta.

“Mmm… non so… Jerry. Sì, direi lui” confermo e non posso fare a meno di notare una mini-smorfia di Angie non appena lo nomino. Prima lui le stava sempre addosso invece ora non si cagano di striscio, nemmeno si nominano. Qualcosa deve essere successo tra quei due e io una mezza idea ce l'ho…

“Jerry è sexy” conferma Grace guardando Angie di sottecchi.

“Sì, beh, è carino, insomma, non è male. Quindi deduco che la risposta sia la stessa anche per te” le domanda Meg, che probabilmente ne sa molto più di noi di Angie e Jerry.

“Uh no, il più figo è Stone” afferma convintissima.

“Ho appena finito di dire che i fidanzati non valgono” risponde Meg alzando gli occhi al cielo.

“Stone non è il mio fidanzato, abbiamo appena iniziato a frequentarci”

“Ma state assieme”

“Sì, ma…”

“Allora non vale. Fuori un altro nome”

“Eddie,” risponde dopo averci riflettuto un po’ “Eddie è veramente bello”

“Ha degli occhi stupendi” confermo io.

“Sì, certo Laura, sicuramente gli occhi sono la prima cosa che hai notato!” ironizza Meg tirandomi addosso la sua carta.

“Io sì, perché? Il viso è la prima cosa che guardo in un ragazzo” mi difendo rilanciandole la carta.

“E poi Eddie ha dei lineamenti molto fini” Grace rincara la dose, rivolgendosi proprio ad Angie, che non apre bocca e la cosa viene sicuramente notata da tutte.

“E tu Angie? Per te chi è il più figo?”

“Chris” risponde in un secondo senza esitazione.

“Chris?” le richiede la sua coinquilina incredula.

“Chris Cornell”

“Davvero?” Grace ha l'aria ancora più stranita di Meg.

“Sì, perché? E’… è un bellissimo ragazzo, non va bene?” Angie ci guarda come fossimo dementi.

“No, certo che va bene! Chris è un figo, sicuramente, ma…” rispondo guardandomi attorno e cercando complicità nelle altre.

“Ma cosa? E’ alto, ha un bel fisico, un bel viso e dei capelli che invidio tantissimo”

“Sì, no, infatti è un bel ragazzo. E’ che… beh… penso che Laura intendesse dire che… ci aspettavamo un'altra risposta, ecco” Grace prova a spiegare sempre incrociando alternativamente il mio sguardo e quello di Meg.

“Cioè? In che senso? Pensate che abbia qualcosa contro Chris o cose del genere?” Angie continua a non capire o fa finta.

“No, cara, intendono dire che si aspettavano nominassi un'altra persona in particolare, o sbaglio?” Meg cerca di farle capire la situazione, ma credo sia necessario essere più esplicite.

“Esatto” confermo.

“Non sbagli” si accoda anche Grace.

“Che gli hai detto?” in Angie è come se si accendesse una lampadina, che la porta a girarsi di scatto verso la sua amica rivolgendole la domanda in cagnesco.

“Io?! Io non ho detto proprio niente” Meg alza brevemente le braccia per difendersi, per poi rinfilarle velocemente sotto la copertina.

“Perché? Cosa doveva dirci?” Grace si sporge sul bracciolo del divano verso Angie.

“Niente…”

“Guarda che non serve che io dica nulla, scommettiamo? Allora, al mio tre-”

“Ci alziamo e scappiamo?” scherza Angie, forse per cercare di distrarre l'amica.

“Ahah no. Al mio tre, Grace e Laura dicono il nome che avevano pensato, così forse capirai che non sono io che mi immagino le cose”

“Ma-”

“Uno, due, TRE!”

“Eddie” “Vedder” pronunciamo io e Grace all'unisono e Angie reclina il capo all'indietro sul divano, mentre Meg esulta.

“Sì! Ho vinto! E ora, di grazia, spiegate a questa fanciulla perché avevate pensato proprio al californiano”

“Già, perché avrei dovuto dire proprio lui?” chiede Angie, visibilmente innervosita “E poi l'aveva già detto Grace”

“Che c'entra, si poteva dire anche lo stesso nome più volte” intervengo puntualizzando inutilmente le regole del giochino.

“Io ho pensato a Eddie perché, beh, perché mi dava l'idea di…”

“Di che?”

“Beh, mi sembrava… mi sembra, ecco, che ti piaccia… un pochino. O no?”

“E cosa te lo fa pensare??” Angie reagisce come se Gracie le avesse appena dato della ladra di automobili.

“Mmm beh, state spesso insieme”

“E c'è una certa intesa tra voi, insomma, vi capite al volo” aggiungo io.

“E ti chiama regina e a volte parlate in codice e fate delle battute che capite solo voi” Grace continua ad elencare i vari indizi, alternandosi a me.

“E lui parla spessissimo di te o ti nomina e fa riferimenti a te anche quando parla di tutt'altro

“E poi si vede da come vi guardate”

“Oh Cristo, noi non ci guardiamo in nessun modo, siamo amici! E voi vi fate di roba scaduta a quanto pare” Angie si alza, recupera le carte dal tavolino e da terra e si mette a mischiare il mazzo per poi tornare al suo posto sul divano.

“Ahahah piantala! Le nostre amiche hanno solo detto la verità. E sono arrivate alla mia stessa conclusione senza sapere tutti i dettagli”

“Meg!”

“Che c'è? Tanto siete amici, che c'è di male se gli racconto cosa avete fatto? Non hai nulla da nascondere no?” Meg procede nel raccontarci le due uscite di Eddie e Angie, che non fanno che avvalorare la nostra tesi, una tesi che non sapevamo nemmeno di avere in comune e che ognuna teneva per sé.

“Oddio, Angie, sullo Space Needle! Che cosa romantica!” Grace va in brodo di giuggiole.

“Oh sì, davvero romantico, peccato non aver ceduto all'urto di vomito in ascensore, sarebbe stato il top del romanticismo”

“Perché devi sempre sminuire le cose belle che ti capitano? Cosa ci guadagni a far finta che non te ne freghi niente?” Meg la rimprovera allungandosi verso di lei per spettinarla.

“Io non sto sminuendo nulla, siete voi che al contrario ingigantite tutto! E’ il simbolo di Seattle, ci voleva andare e mi ha chiesto di accompagnarlo. Tutto qui”

“Sì, certo, come ti ha chiesto di accompagnarlo in California. Siccome deve andarci a suonare, ti ha chiesto di andarlo a trovare. Tutto qui” Meg le fa il verso e la imita così bene che anche ad Angie scappa da ridere.

“COSA?” Grace quasi salta sul divano.

“Ti ha chiesto di seguirlo in tour?” io non salto, ma sono ugualmente curiosa.

“Assolutamente no! Ha semplicemente buttato lì l'idea che io E MEG li raggiungessimo a un certo punto del tour per vederli in una data, tutto qui” Angie sottolinea che la proposta non era rivolta solo a lei.

“Beh, magari ci ha messo dentro anche Meg perché non voleva scoprirsi troppo” spiego sollevandomi dal divano e mettendomi a sedere meglio.

“Oppure perché sapeva che da sola non ci andresti mai.” aggiunge Meg “Anche se in questo caso ti toccherebbe, visto che io non ho intenzione di andarci”

“Perché no?” le chiedo e anche Angie sembra stupita, come se non ci avesse nemmeno pensato all'eventualità.

“Beh, vista la situazione con Mike non mi sembrerebbe il caso. Che ci vado a fare? Vuole stare da solo e vado a rompergli le palle in tour?”

“Anche questo è vero.” commenta Angie “Comunque non c'è solo Mike, insomma, ci sono anche gli altri e gli farebbe piacere vederti lì”

“Lo so, ma non me la sento. Tu invece ci devi andare” Meg riacquista subito il sorriso, che invece si spegne immediatamente sul volto di Angie.

“Io? A fare cosa?”

“A trovare i ragazzi” risponde Grace al posto di Meg.

“E Eddie!” aggiungo io il dettaglio non indifferente.

“Ma che c'entro io? Loro… beh, loro sono amici, ma sono più amici tuoi, io sono un'amica di riflesso” Meg la trafigge con un'occhiata omicida dopo questa affermazione e io decido di intervenire per far rinsavire Angie.

“Ma che stai dicendo? Che razza discorsi sono? Ormai ti conosciamo da mesi, Jeff ti adora e anche Stone, idem noi e tutti gli altri. Sicuramente all'inizio eri la nuova amica di Meg, ma adesso sei una del gruppo”

“Ok… beh, grazie Laura… E’ solo che… cosa ci vado a fare da sola a San Diego? Ehi, perché non venite con me?” Angie è un po’ imbarazzata, poi si illumina quando pensa di aver trovato una soluzione.

“Verrei volentieri, Angie, ma la settimana prossima inizio lo stage in banca, non posso assentarmi. Avevo già pensato di andare a trovare Jeff, ma stavolta mi sa che non è possibile”

“E tu Grace?”

“Beh io ci verrei anche, ma se tu te ne vai, a questo punto mancheresti tu e mancherebbe Eddie, se manco anch'io chi rimane al mini market con Hannigan? Ian non può coprire tutti i turni”

“Ah già, giusto… Beh, allora puoi andarci tu e fare una sorpresa a Stone!”

“Eheh non so. Sì, sarebbe carino, ma usciamo insieme da così poco, non voglio assillarlo. Non vorrei pensasse che sono una che sta addosso o cose del genere”

“Insomma, ci devi andare tu e basta, capito?” Meg prende il mazzo di carte dalle mani di Angie, ne estrae una e glielo riporge.

Devi… come se fosse un obbligo” borbotta lei prendendo la sua carta e passando il mazzo a Grace.

“LO E’!” esclamiamo tutte e tre insieme.

“Vi odio”

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“Però non vale, cazzo, ti sei messo i pantaloni” borbotta Stone mentre paga pegno al bassista degli Alice.

“Sono shorts, non contano” ribatte Starr puntanto il collo della sua bottiglia di birra verso il nostro chitarrista.

“Che diavolo significa?” la smorfia di Gossard è notevole, ma dubito che gli farà riavere i suoi soldi.

“E comunque non si era parlato di pantaloni, la scommessa era che uscissi con stivali, accappatoio e occhiali da sole, senza maglietta. I pantaloni non sono mai stati nominati” Mike insiste e, non appena Stone mette anche l'ultima banconota sul tavolo, raccoglie la sua vincita e se la mette in tasca.

“Ecco a cosa servono i pantaloni.” sogghigna Layne “Altrimenti avrebbe dovuto infilarseli nelle mutande i soldi”

“Come se non lo avesse già fatto” osserva Jerry alzando le spalle.

“Lo faccio sempre” conferma il bassista.

“Anzi, è strano vedergli usare le tasche” ribadisce Kinney accendendosi una sigaretta.

“Probabilmente è la prima volta che lo fa” insiste Cantrell.

“Probabilmente non sapeva nemmeno di averle” insiste Sean.

“Ma sì, prendetemi pure per il culo, intanto non mi hanno mai trovato niente addosso, né soldi né roba, grazie al mio nascondiglio” sentenzia afferrandosi il pacco tutto soddisfatto.

“E intanto io ho capito da chi non devo più comprare il fumo” conclude Stone con aria disgustata, facendo ridere tutto il tavolo.

“Chissà che avranno pensato le ragazze” McCready scuote la testa e mi si stampa un sorriso in faccia in automatico appena ripenso alla chiamata di poco fa e all'effetto che mi ha fatto sentire la voce di Angie dopo un po’ di giorni. Sembrava ancora più dolce e sexy del solito… Ovviamente non è stato possibile parlarci più di tanto, ma rimedierò. L'avrà ricevuto il mio regalino?

“Ragazze? Che ragazze?” Jerry drizza le antenne, la cosa non mi stupisce.

“Abbiamo chiamato Seattle, per fare un saluto a Meg e Angie, c'erano anche Laura e Grace” spiega Jeff affondando la mano nella ciotola delle noccioline.

“Ah ok” Cantrell cammuffa l'imbarazzo con un mezzo sorriso e bevendo un sorso del suo drink.

“E ne abbiamo approfittato per fare un po’ i coglioni, ovviamente” continuo io, come per dargli una mano, anche se in realtà non è così. Giusto?

“Nah, ormai ci conoscono, hanno visto e sentito di peggio” si esprime anche Dave, appena tornato al tavolo dalla cabina del telefono qua fuori, da dove presumo abbia chiamato la sua fidanzata.

“E ne sentiranno e vedranno di ancora peggio quando verranno a vederci” Jeff rivolge un sorrisone a Stone, che lo contraccambia, ed entrambi poi si voltano verso McCready, che sbuffa e poi solleva gli occhi al cielo.

“Ve l'ho già detto, non verranno mai”

“Vuoi scommettere?” “Scommettiamo?” Jeff e Stone propongono quasi all'unisono, con gli occhi che gli brillano. Quei due hanno un problema serio di gioco d'azzardo.

“Ha! Ci scommetto quello che volete”

“Dove devono venire? Qui a Los Angeles?” chiede Sean, l'unico che osa inserirsi nel siparietto, mentre tutti gli altri si limitano a fissare rispettivamente i tre musicisti mentre si palleggiano i sì e i no.

“A Los Angeles o a San Diego, San Francisco, Sacramento… in una data qualsiasi del tour” spiega tranquillamente Stone.

“Ma tanto non verranno mai!” ripete Mikey e io spero tanto che si sbagli.

“E perché no?” chiedo esternando forse un po’ troppo il mio disappunto.

“Beh, prima di tutto io e Meg abbiamo avuto, ehm, dei dissapori ultimamente, quindi non credo proprio che muoia dalla voglia di vedermi”

“Ma mica ci sei solo tu!” ribatto e a questo punto penso di poter togliere pure il forse di prima “Nel senso… che ci siamo tutti noi, non dovrebbe certo stare tutto il tempo con te”

“So quel che dico, la conosco meglio di voi e state sicuri che lei non si farà vedere”

“Beh, e le altre?” chiede Layne lanciando una rapidissima occhiata a Jerry seduto davanti a lui.

“Angie non va da nessuna parte senza Meg” Mike scuote la testa per poi bere dal suo drink, che la cameriera gli ha appena portato.

“Ma Angie viaggia da sola, o no? Non è mica andata pure in Europa da sola?” domanda Starr e di riflesso annuisco anch'io guardando il mio chitarrista, che invece calpesta senza ritegno le mie speranze di rivederla presto.

“Non è per il viaggio, da sola può andare ovunque, ma non verrebbe mai a trovare noi in tour da sola, è timida, non sarebbe da lei”

“Le persone cambiano, soprattutto se c'è motivazione… vero Eddie?” Jeff mi sgomita e io inizio a prendere in considerazione di strangolarlo nel sonno stanotte.

“Beh, sì… A me sembra meno timida, cioè, non la conosco da tanto, ma mi sembra si stia tirando fuori, no?”

“Mike ha ragione, non sarebbe una cosa da lei, si sentirebbe in imbarazzo” Jerry si unisce al partito del No e solo ora mi accorgo che c'è anche lui. Non in senso stretto, non della sua presenza oggi, ma della sua presenza nel tour, presenza sicuramente piuttosto ingombrante per Angie, che potrebbe frenarla dal venire a trovarci. Che poi, potrebbe stare tranquilla, non dovrebbe necessariamente vederlo, potremmo evitarlo tranquillamente. Ma vaglielo a spiegare! Non ci avevo pensato a questo dettaglio, Angie potrebbe non voler venire perché c'è anche Jerry. Merda.

“Cazzate, secondo me invece viene!” ribadisce convintissimo Jeff “Tu che dici, Eddie? Scommetti?”

“Secondo me… beh, potrebbe. E comunque potrebbe venire con Laura, non c'è solo Meg”

“Mmm no, quello no, Laura deve lavorare ed è fuori dai giochi. Potrebbe venire con Grace però, che dici Stone?” avevo avuto un piccolo lampo di ottimismo, ma il bassista ha spento subito la luce.

“Ma Grace non lavora mica al mini market con Angie e Eddie? Non possono mica andare in ferie tutti assieme” spiega Krusen, staccando direttamente la corrente.

“Io scommetto venti dollari che non ci cagano di striscio e non viene nessuno” Kinney salta su dal nulla, ridacchiando e dando una manata al tavolo.

“No no, che venti dollari, fermi tutti! Facciamo le cose fatte bene: chi è per il no, cioè pensa che nessuna delle ragazze verrà a vederci in California, alzi la mano” Stone riporta l'ordine e le mani di Mike, Jerry, Sean e Dave si alzano subito.

“Ok, chi invece pensa che almeno una delle ragazze ci dia una piccola soddisfazione e venga a vederci?” chiede Jeff alzando la mano, seguito da me, Layne, Starr e Stone.

“Perfetto, cosa ci giochiamo?” chiede Starr chiudendosi l'accappatoio e incrociando le braccia sul petto.

“Ce l'ho, chi perde dovrà occuparsi di caricare e scaricare gli strumenti, nonché di montare il palco coi ragazzi della crew, mentre gli altri si faranno bellamente i cazzi loro” Mike se ne esce con questa simpatica idea e Krusen e gli altri gli battono il cinque.

“Sì, ma se non viene nessuno lo scopriamo solo a tour concluso, quand'è che si riscuote questa scommessa?” faccio notare la piccola falla nel piano di McCready.

“Al prossimo tour” risponde facendo spallucce.

“Ma magari al prossimo tour i ragazzi non ci sono, non faremo mica sempre concerti con loro” spiego indicando i membri degli Alice in Chains.

“Beh, ma faranno concerti per i fatti loro, no? Chi perde dovrà fare questa cosa per la propria band, facciamo, per un mese a partire dal primo concerto post-tour californiano. Sempre che le ragazze non vengano, in caso contrario a quel punto si inizia a contare dal concerto subito successivo” ribatte Jeff e tutti fanno sì con la testa, tranne me e Stone.

“Sì, ci sta, però non è lo stesso se non tutti riescono ad assistere all'umiliazione dei perdenti contemporaneamente. Vorrei fare qualcosa per farmi due risate con tutti i presenti, e possibilmente prima di tornare a Seattle” Gossard ride sotto i baffi fissandomi. Lo vedo troppo sicuro, che sappia qualcosa che io non so. Lo spero, cazzo.

“Ce l'ho!” esclamo, attirando immediatamente gli sguardi di tutti su di me.

“Ok… quindi?” mi incalza Sean mentre io cerco di pensare a qualcosa di diverso dalla prima cazzata che mi è venuta in mente, ma non ci riesco.

“Se le ragazze vengono a trovarci, o in caso contrario l'ultima sera in California prima di tornare a casa, scegliamo la discoteca più tamarra del posto e andiamo a fare serata lì. E chi perde…”

“Chi perde…?” Layne mi guarda perplesso.

“Quelli che perdono sono obbligati a venirci vestiti da Village People

Il tavolo resta inebetito a fissarmi per alcuni interminabili secondi, dopodiché viene seppellito da una risata collettiva e improvvisa.

“Ahahahahah oh Cristo, ci sto!” Layne accetta la scommessa tenendosi la pancia per calmarsi.

“Io pure, che cazzo me ne frega, come vedete problemi non me ne faccio” lo segue a ruota Starr indicando la sua mise di stasera.

“Io invece sì, posso ritirarmi dalla scommessa?” protesta Sean.

“No, ormai è deciso, ora sono cazzi tuoi. Comunque ti vedrei bene come motociclista” scherza Stone tirandogli una nocciolina.

“Nah, il motociclista lo fa Starr. Invece a te ti vedrei bene come poliziotto, la faccia da culo già ce l'hai” replica il batterista prendendo la nocciolina al volo e masticandola in modo esagerato in faccia a Gossard.

“Eheh beh, se va male sappiate che il cowboy lo faccio io, quindi regolatevi” Jerry si alza e punta il dito verso gli altri che hanno votato contro prima di allontanarsi.

E io? Che faccio: l'indiano o il soldato?

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“Ma oggi è mercoledì!” quasi mi commuovo quando, dopo aver aperto gli occhi al suono della mia odiata sveglia ed essermi messa a sedere sul letto, stando ben attenta a non far uscire né braccia né spalle da sotto il piumone, mi ricordo che giorno è e che non devo andare né a lavorare né a lezione. Spengo la sveglia e subito dopo partono però le bestemmie per essermi dimenticata di toglierla la sera prima. Va beh, poco male, mi ributto all'indietro, mi tiro su il piumone fino al naso e crollo di nuovo in un nanosecondo. Riapro gli occhi non appena sento che il letto si muove, non proprio a destra e a sinistra, non esattamente avanti e indietro, ma neanche su e giù. Diciamo che ondeggia un po’ da tutte le parti. E’ giorno, il sole picchia che è un piacere e fa un caldo allucinante. E sono in mezzo al mare, con tutto il letto, che mi fa da barchetta. In realtà mi trovo in un lago, perché mi guardo in giro e vedo la terraferma tutt'intorno, ma nella mia mente quello è il mare. Non mi scompongo più di tanto, nemmeno quando lo sguardo mi cade addosso e mi accorgo di indossare un costume olimpionico. Sul comodino, sì perché assieme al letto viaggia pure il comodino, vedo un bicchiere stretto e lungo che contiene un liquido arancione, presumibilmente succo di frutta, con all'interno una cannuccia e un ombrellino rosso da cocktail. Non ci penso due volte, visto che fa un caldo esagerato e ho una sete boia, lo prendo, lancio l'ombrellino in acqua, mi infilo in bocca la cannuccia e faccio per bere, ma niente, non esce nulla. Insisto ancora un po’ e chissà perché non mi viene assolutamente in mente di buttare pure la cannuccia e bere direttamente dal bicchiere, no, perché nel mio sogno l'unico modo per dissetarmi è da questa cazzo di cannuccia infame. Provo a succhiare ancora un po’, finché non comincio a sentire una strana sensazione in bocca, come un corpo estraneo che si muove. La cosa stranamente non mi fa vomitare né vengo presa dal panico, mi limito a infilarmi due dita in bocca e a ravanare un po’ sul palato finché non trovo quello che cerco e lo tiro fuori: uno spago, piuttosto spesso, che si infila attraverso la cannuccia dentro al bicchiere, per poi uscirne e sparire nell'acqua. Ne ho tirato fuori un pezzettino, qualche centimetro al massimo, ma subito dopo ne vedo metri e metri arrotolati sul letto. Dimentico la sete, butto il bicchiere e mi allungo per afferrare la cordicella nel punto in cui emerge dall'acqua, dopodiché inizio a tirarla dall'altro capo verso di me, facendo così muovere la barchetta-letto in una direzione precisa, ma a me totalmente sconosciuta. In pochissimo tempo mi ritrovo quasi alla terraferma, di fronte a una scogliera che fino a un minuto prima era una riva sabbiosa, e continuo a tirare la corda anche se da quanto sembra sto per andarmi a schiantare contro le rocce. Ma è solo un impressione e il mio subconscio ne sa di gran lunga più di me, perché poco prima di sfracellarmi vedo un'apertura nel muro di roccia ed è proprio lì che s'infila la corda e io con lei. Navigo nel buio pesto di una grotta per un tempo indefinito, sento solo il rumore dell'acqua e quello della fune che sfrega contro il bordo del letto. D'un tratto sento qualcos'altro, il rumore di un interruttore, e vedo immediatamente chi l'ha premuto perché si tratta di un interuttore della luce. Eddie ha acceso la luce in una cucina, che però non è quella dell'appartamento suo e di Jeff, è una cucina che non ho mai visto, una cucina dotata di molo, a ridosso del quale il mio letto si blocca, mentre continuo a tirare la corda verso di me a vuoto.

“Ciao Angie! Non serve che la tiri tutta, ormai sono qua.” mi raccomanda Eddie, che ha addosso il mio pigiama coi ricci, mentre si versa un bicchiere d'acqua dal rubinetto “Hai sete, vero?” mi chiede per poi incamminarsi verso il molo, percorrere tutta la pedana e porgermi il bicchiere.

“Sì, grazie.” mi allungo verso di lui, ma poi mi ricordo improvvisamente di essere in costume da bagno, allora mi copro velocemente con il lenzuolo, ma quando alzo di nuovo lo sguardo lui si è già allontanato, verso il frigorifero della cucina “Scusa” gli dico, senza sapere davvero perché.

“Di nulla, non ti preoccupare. Devi solo aspettare il prossimo giro” mi tranquillizza sorridendo, mentre tira fuori un paio di carote, un pomodoro e un'arancia dal frigorifero, poi prende un coltello da un cassetto e si mette a pulire frutta e verdura dandomi le spalle.

“Grazie”

“Che dici, ci sta bene anche il cetriolo?”

“Dipende da cosa devi fare…”

“Un centrifugato, per te” aggiunge voltandosi e strizzandomi l'occhio, per poi tornare al suo lavoro.

“Oh allora sì, ci sta bene anche il sedano” aggiungo distrattamente mentre ancora rovisto tra le coperte e sotto il cuscino in cerca del mio pigiama, che ovviamente non posso trovare, perché ce l'ha addosso lui.

“Non ce l'ho il sedano…” Eddie si gira con un faccino tristissimo e incrocia a malapena il mio sguardo.

“Va beh, non fa niente, va bene lo stesso” cerco di rassicurarlo, ma lui butta a terra il coltello e si prende il volto tra le mani, appoggiandosi al bancone e scuotendo la testa, prima lentamente poi sempre più veloce, come un matto.

“No no no NO!”

“Eddie, stai calmo, dai, che ti prende?” lui toglie le mani dalla sua faccia, scoprendo un viso rosso di pianto e due occhi gonfi che ancora non mi guardano.

“Non posso stare qui” singhiozza avvicinandosi al molo.

“Perché no? Che succede, dove vai?” gli chiedo allarmata.

“Tieni stretto il filo” sussurra rivolgendomi finalmente un'occhiata e un mezzo sorriso, un attimo dopo si tuffa nell'acqua, scomparendo immediatamente.

“EDDIE!” urlo con tutta l'aria che ho nei polmoni e senza riprendere fiato mi tuffo per raggiungerlo, incurante di tutto, anche del fatto che non so nuotare. Ma non mi serve nuotare perché nel momento stesso in cui tocco l'acqua mi sveglio di soprassalto.

 

“Ma che caz…?” borbotto tra me e me, sperando di non aver urlato il nome di Eddie nel sonno, visto che a quelle tre manca giusto un altro pretesto per prendersi gioco di me. Non saprò mai se l'ho fatto, perché quando mi alzo trovo in cucina un biglietto delle ragazze in cui mi spiegano che sono andate a fare colazione fuori, che hanno provato a svegliarmi, ma non c'è stato verso e che mi porteranno forse un dolcetto. Un dolcetto? Ancora? Dopo tutto quello che ci siamo mangiate ieri? Spero proprio di no. Cioè, io mi sfonderei volentieri di dolcetti anche adesso, ma visto il culo che mi sono fatta per perdere questi boh due/tre etti di ciccia, non mi sembra il caso di mandare tutto a puttane per un attimo di debolezza. Mi preparo una tazzona di caffè bollente, anche perché la casa è ancora gelata, e lo bevo senza zucchero seduta davanti alla finestra, mentre contemplo l'umidiccio che ricopre l'asfalto e le carrozzerie delle auto parcheggiate sotto casa mia. Chissà che tempo c'è in California? Non farà questo freddo, di certo, ma non credo faccia caldo, insomma, mica è estate. Potevamo chiederlo ieri ai ragazzi, in un quarto d'ora di telefonata siamo riusciti a non parlare di niente, nulla, zero assoluto. E poi Eddie ha parlato pochissimo. Sospiro, lavo la tazza e mi avvio in bagno, dove mentre lavo i denti ho un'illuminazione. Dato che stamattina non ho nulla da fare, anziché fare una frettolosa doccia, mi farò un bel bagno caldo rilassante. Sempre che ci sia l'acqua calda. Mi accerto del funzionamento dello scaldabagno, che in questo caso non mi ha abbandonata, e comincio a riempire la vasca, andando intanto in camera di Meg a prendere in prestito la sua radiolina portatile. Mentre sto tornando in bagno sento squillare il telefono, allora faccio una piccola deviazione verso il soggiorno e lo recupero dal tavolino, dove lo avevamo lasciato ieri sera.

“Pronto?”

“Ehi, ciao Angie, non ti ho svegliata, vero?” risponde dall'altra parte una voce che non sentivo da un po’.

“Ciao Dave, no, tranquillo, ero già sveglia da un po’. Come va?”

“Solito, non ho ancora capito se mi hanno preso nella band o no, comunque tutto ok” continua con la solita barzelletta, credo che la reciterà anche nei prossimi dieci anni di carriera.

“Ahahahah ma sì che ti hanno preso, scemo” rido tornando in bagno e portando con me telefono e radio.

“Comunque niente, dobbiamo finire di registrare l'album e a quanto ho capito tra un po’ andremo a completarlo a Los Angeles col produttore. Da quel che so, metà l'hanno già fatto, ma ci sono dei pezzi nuovi che abbiamo scritto nel frattempo, cioè che Kurt ha scritto, quindi dobbiamo prima registrare dei demo da mandargli, così si fa un'idea. Ma sto parlando solo io, che cazzo, due secondi che siamo al telefono e già ti sto facendo una testa così! Tu che mi racconti?”

“Ahah io non ho molto da raccontare, di certo nulla di tanto interessante quanto il nuovo album dei Nirvana” anche perché deve ancora uscire, anzi, deve ancora essere terminato in pratica, e già ne parlano tutti.

“Balle, come sono andati gli esami?”

“Un po’ una chiavica, ma li ho passati” rispondo infilando la mano nell'acqua per controllare la temperatura.

“Ottimo! Hai festeggiato?”

“Eheh più o meno, con delle amiche ieri sera”

“Se sei già sveglia a quest'ora non hai festeggiato come si deve. A proposito di festeggiamenti, non ti ho ringraziato per il regalo che mi hai spedito per il compleanno”

“Sì che l'hai fatto” ribatto chiudendo il rubinetto e sedendomi sul bordo della vasca.

“Sì, ok, con un messaggio in segreteria, sai che merda. Sono proprio un cafone”

“Andava benissimo lo stesso”

“Grazie, Angie, conserverò gelosamente quelle bacchette per le registrazioni definitive dell'album”

“Wow, quindi in un certo senso sarò anch'io sul disco! Non dirlo a Kurt, potrebbe sentirsi male” rido sotto i baffi pensando a Cobain che legge Idaho nei ringraziamenti di Dave sull'album e lo caccia dalla band. In quel caso no, non l'avrebbe superato il provino.

“Ahahah secondo me sotto sotto ti ammira”

“Ah sì? Per cosa? Forse per il mio senso dell'umorismo, visto che il suo fa cagare”

“Vi assomigliate più di quando credi, sai?”

“Altra cosa da non dirgli se vuoi superare il provino”

“Ma non l'avevo già superato?”

“E band a parte? Come va? Come ti trovi nella casa nuova?” gli chiedo mentre osservo il vapore che sale dalla vasca e va lentamente a condensarsi sullo specchio.

“Bene, è carino come posto, pensavo peggio. Non ci sono neanche i topi”

“Davvero? Figo, praticamente una reggia!”

“Infatti! Se solo il mio coinquilino non scoreggiasse così tanto potrei anche portarci le ragazze. Se avessi ragazze da portarci ovviamente”

“Ahahahah ha provato col carbone vegetale?”

“Anche se in realtà, una ci sarebbe…”

“Una che?”

“Una ragazza”

“Ahah non avevo dubbi, come si chiama?” Dave non ce lo vedo proprio da solo, un po’ come Jerry. Diciamo che è la versione un po’ più simpatica e onesta di Jerry Cantrell.

“Jennifer… ma l'ho appena conosciuta, cioè, l'ho vista una volta sola. Oddio, in realtà due, ma la prima era appunto alla mia festa di compleanno e non abbiamo praticamente parlato, a parte quattro parole per presentarci. L'ho rivista dopo in un locale e abbiamo scambiato qualche parola in più. Solo parole comunque, niente fluidi corporei. Non ancora almeno. E non te lo sto dicendo per farti ingelosire o cose del genere eh, anche se, va beh, devo dire che se tu fossi anche un pochetto gelosa la cosa non mi dispiacerebbe…”

“Non sono gelosa, Dave, anzi, sono molto contenta per te” gli dico in tutta sincerità. Visto e considerato che mi sentivo un po’ in colpa per averlo respinto, anche se non avrei dovuto, lo so, sapere che ha un nuovo interesse mi solleva.

“Ah sì? Ecco, ti pareva. Va beh, comunque tanto tra un po’ se ne torna in California e non so se e quando la rivedrò”

“In California? Non è di Seattle?”

“No, è qui per registrare con la sua band”

“Ah è una musicista!”

“Bassista”

“Le bassiste sono sempre sexy, deve essere molto carina”

“Sicura che… neanche un filino? Neanche una briciola di gelosia, niente niente?” continua Dave ed è davvero piuttosto difficile capire se stia scherzando oppure no, ma in entrambi i casi la mia risposta non cambia.

“Eheh niente, Dave, sicurissima”

“Mmm ok, era per esserne certo”

“Comunque non ce l'hai il suo numero?”

“Sì” risponde lui titubante.

“Allora chiedile di uscire, no? Tanto, anche se ti va male poi lei se ne va, sei nella posizione ideale”

“Oh cazzo… sei un genio! Mi sa che lo farò”

“Bravissimo! Ora ti devo lasciare” gli dico guardando la sveglietta davanti allo specchio del bagno.

“Vai in camera tua a piangere di gelosia ingozzandoti di cioccolata?”

“No, vado a lavarmi perché puzzo. Ciao Dave!”

“Ciao Angie, ci sentiamo ok? E ancora grazie del regalo”

“Di niente, figurati. Buona giornata!”

 

Appoggio il telefono a terra accanto alla radio, che sintonizzo su KISW, aggiungo ancora acqua calda, visto che la vasca si è un po’ raffreddata, dopodiché mi levo il pigiama e mi infilo dentro, tappandomi il naso e sprofondando completamente sott'acqua. Lo squillo del telefono che mi arriva amplificato attraverso l'acqua, mi sorprende tanto da farmi quasi ribaltare nella vasca. Riemergo tossendo, mettendomi a sedere nella vasca da bagno con la delicatezza di un ippopotamo, e allungo la mano verso la cornetta. Cosa si sarà dimenticato Dave?

“Pronto?” chiedo schiarendomi poi la gola.

“Pronto, Angie, ciao! Ti disturbo?”

“Eddie!” grido forse un po’ troppo forte per una che stava annegando un minuto fa e infatti ricomincio a tossire.

“Ciao, sento che non ti è ancora passata. Mi sembrava stessi meglio quando ci siamo visti”

“Sì sì, infatti, coff coff, sto bene… è che… ehm, mi è andato di traverso un bicchiere d'acqua quando ha squillato il telefono” rispondo cercando di respirare normalmente.

“Oh cazzo, mi dispiace, scusami” risponde con lo stesso tono con cui nel sogno si dispiaceva per la mancanza di sedano e non posso fare a meno di semi-scoppiare a ridere, cosa sempre intelligentissima da fare quando stai soffocando”

“Ahah ma di che? Mica è colpa tua”

“Forse ho chiamato troppo presto, ieri avrete fatto le ore piccole”

“No, tranquillo sono sveglia da un pezzo. Come va?”

“Tutto a posto, le ore piccole le ho fatte io con gli altri in giro per Los Angeles, praticamente sono tornato un'ora fa”

“Eheh posso immaginare, ma ora sei in camera?”

“Sì, sono a letto” quattro parole semplicissime che chissà perché mi mettono addosso una strana sensazione.

“Aspetta, prendo una rivista e ti leggo qualcosa” punto il portagiornali accanto al gabinetto e faccio per uscire dalla vasca, quando Eddie mi blocca.

“Oh no no, tranquilla! Non devo dormire! Cioè, sì, dovrei, ma non ti ho chiamata per quello”

“Sicuro?” e allora perché mi ha telefonato? Ci siamo sentiti ieri.

“Certo, sicurissimo. Ma cos'è questo strano rumore che sento? Sembra acqua” risponde mentre mi sto sedendo nuovamente nella vasca, al che mi blocco a metà e comincio a muovermi molto lentamente.

“Rumore? Ah, sì, ehm, sembra acqua perché… perché è acqua, sto… sono in cucina, sto lavando il casino di piatti, bicchieri e ciotole di ieri sera”

“Ah capisco, povera!”

“Anzi, ti dispiace se metto in viva voce? Così posso continuare, sai com'è”

“Ma ti disturbo? Se vuoi ti chiamo dopo…” propone e io mi affretto a urlargli contro, cioè a dirgli che non c'è nessun problema.

“NO! Ehm, no figurati, mica mi disturbi, mi fa piacere sentirti”

“Ok… beh, come stai? Ieri non c'è stato modo di parlare più di tanto” metto il vivavoce e la voce profonda di Eddie riecheggia tra le pareti del bagno.

“Tutto bene grazie, tu? Oh alla fine l'ho accettato il voto, sai? Ho riflettuto su quello che hai detto e ovviamente avevi ragione quindi non c'era neanche bisogno di riflettere chissà quanto” blatero mentre mi stendo di nuovo nella vasca, alzando un po’ la voce e stando attenta a non fare rumore con l'acqua.

“Hai fatto bene, sono contento. Senti… volevo chiederti due cose…” mi anticipa e dal tono di voce ho come l'impressione che stia sorridendo.

“Va bene, spara”

“La prima è se per caso hai ricevuto qualcosa in questi giorni”

“Qualcosa? Qualcosa cosa?”

“Un pacchetto, per posta…”

“No, perché? Che pacchetto?”

“Uhm no, niente”

“COSA NO NIENTE, NON PUOI DIRMI UNA COSA DEL GENERE E POI LASCIARMI SENZA SAPERE!” grido come una pazza aggrappandomi ai bordi della vasca e riemergendo dall'acqua come il Kraken.

“Ahahah attenta o spaccherai un bicchiere!”

“Bicchiere? Mi hai mandato un bicchiere?” strano pensiero, io pensavo più a qualche magnete dalla California.

“Ahahah no, intendevo, un bicchiere di quelli che stai lavando”

“Aaaaaaaaaaaaaaaaaah sì, certo! Ho capito, eheh, no, tranquillo, non spacco nulla” rido maledicendomi internamente per il mio imbarazzo cronico. Non potevo semplicemente dirgli che ero in bagno e chiedergli un minuto per uscire?

“Comunque è un pensiero, per te, te l'ho spedito prima di partire e a quanto pare ho sopravvalutato la velocità del servizio postale a Seattle”

“Un pensiero? Per cosa?” me l'ha mandato da Seattle?

“Per te, te l'ho detto. Posso passare alla seconda domanda?”

“Sì…” rispondo, ancora perplessa per questa storia del regalo.

B-52s?” chiede e stavolta è proprio chiaro che sta sorridendo ad armi spiegate.

“Ahahahah li adoro! Non ti piacciono?”

“Non è il mio genere, ma sì, è carina”

“E poi quel pezzo è azzeccatissimo per il viaggio”

“Devo dire che sono rimasto piuttosto sorpreso”

“Hai sentito solo quella?”

“Ma figurati, l'ho ascoltata tutta durante la prima ora di viaggio, una C60, giusta giusta”

“E che ne pensi?”

“Mi è piaciuta molto, ma, ripeto, alcune cose mi hanno stupito”

“Per esempio?”

“Per esempio, non sapevo ti piacessero gli U2

“Ah sì, mi piacciono molto, The Joshua Tree è uno dei miei dischi preferiti, e credo che quella canzone sia una delle più belle intro di un album della storia”

“E c'entrava col viaggiare anche quella”

“Esatto, che credevi? Che facessi le cose a caso? Sono una professionista io”

“Me ne sono accorto. Pensavo avresti semplicemente messo insieme pezzi che ti piacevano, invece hai messo anche cose specifiche che potevano richiamare il viaggio oppure hai scelto dei pezzi perfetti da sentire in macchina. E in generale dei pezzi che si legano benissimo l'uno con l'altro”

“Sto aspettando il momento in cui mi dirai cosa ti ha fatto cagare”

“Ahahahah nulla, assolutamente”

“Quindi ti ho stupito in positivo”

“Molto positivo, davvero. E non pensavo fosse possibile accostare gli Smiths ai Black Sabbathin modo plausibile, invece tu ci sei riuscita e ci stanno benissimo”

“Ahahah è vero, il gran finale”

“Per questo ti perdono l'aver voluto vincere troppo facilmente coi Beatles e i Doors

“Eheheh perché, coi Clash no?”

“Sì, ma hai scelto una canzone leggermente meno nota”

“Insomma…”

“Allora promossa?”

“Super promossa, col massimo dei voti”

“Grazie prof!”

“E poi ci sei tu lì dentro, insomma, ti rispecchia in tutto, perciò è perfetta”

“Avevi detto che volevi conoscere la musica che per me è casa. Ovviamente quella è solo una parte, non ci stava tutto in una C60…”

“Allora me ne aspetto altre, magari anche di C90, che dici?”

“Eheh va bene, aggiudicato. Però a questo punto dovresti ricambiare anche tu, insomma, anch'io sono curiosa di conoscere la tua casa

“Mmm vedrò cosa posso fare” risponde sempre con la solita voce talmente sorridente che le fossette quasi si stampano sullo specchio appannato ed è allora che capisco: il regalo è una cassetta. Avrà deciso di ricambiare il mio pensierino con una sua compilation e me l'avrà spedita prima di partire perché lui è fatto così ed è capace di gesti dolcissimi come quello.

“Ci conto. Senti, suonate domani, giusto?” gli domando, ma per un attimo ho la sensazione che Eddie si sia addormentato, perché non parla, anche se lo sento respirare “Eddie? Ci sei? Sei sveglio?”

“EH?! Sì sì, scusa, mi ero distratto”

“Ti stavi addormentando? Forse è meglio se riposi un po'”

“Nah, tranquilla, non sono stanco, dormirò quando sarò morto”

“Eheh come dice Warren Zevon

“Conosci anche lui? Sono sempre più stupito”

“Quella la conoscono tutti…”

“Non proprio tutti”

“Comunque, ti avevo chiesto del concerto di domani sera. Sei pronto?”

“Prontissimo, non vedo l'ora”

“Beh, se dormi un po’ il tempo passa più velocemente”

“Non mi va di dormire, anzi, dopo aver chiuso con te mi sa che andrò a cercare un po’ di onde, c'è una spiaggia niente male qua vicino”

“Ma si fa surf anche adesso? Non fa freddo?”

“Mmm no, la temperatura è gradevole. E’ l'acqua che è gelata”

“Appunto! Come fai?”

“Va beh, basta mettersi la muta”

“Aaaaaaah, con la muta!”

“Eheheh per forza, se no muori assiderato”

“Ma le parti che non sono coperte dalla muta non si assiderano ugualmente? Me lo sono sempre chiesta, la testa per esempio”

“Nella mia non c'è molto da congelare, quindi non ho mai avuto problemi”

“Ahahahah questa era un po’ scontata”

“Avete ragione, mia regina, mi perdonate questo scivolone nella comicità spicciola?” Eddie ride di sottecchi e io con lui, almeno finché non mi accorgo di avere una mano su un seno da chissà quanto mentre Eddie parla.

“Cazzo!” esclamo quando vergognandomi come una ladra stacco la mano a tutta velocità sbattendola inavvertitamente al muro.

“Che succede? Tutto ok?” domanda preoccupato.

“Sì sì, scusa è che… mi stava cadendo un piatto! L'ho preso al volo eheh”

“Colpa mia che ti distraggo?” eccome Eddie, sapessi quanto.

“Ma no, figurati! Comunque, ti lascio andare a fare surf se vuoi”

“Ho tutto il giorno per surfare, ci posso andare quando voglio. Adesso preferisco parlare ancora un po’ con te, se ti va”

“Certo che mi va” rispondo osservando le nocche arrossate e le dita che cominciano a raggrinzirsi per lo stare in acqua. Io ci starei anche le ore al telefono con te, ma prima devo cercare un modo per sovvertire le leggi della fisica, contrastare le spinte di Archimede e non spostare alcun liquido nel togliere il corpo che ci ho immerso prima. Corpo che tra l'altro è il mio e che a quanto ho visto ha cominciato a prendere iniziative al di fuori del mio controllo.

“Perfetto. Allora, vogliamo parlare dei Violent Femmes?”

  
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