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Autore: esserre93    17/09/2017    1 recensioni
Amelia Shepherd decide di trasferirsi a Seattle e iniziare una nuova vita con la sua nuova famiglia
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Amelia Shepherd, Arizona Robbins, Callie Torres, Owen Hunt, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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- Buongiorno Amelia
- Buongiorno Robert, come ti senti?
- Diciamo che sono stato meglio
- Questa è la parte più difficile, è questo il momento di combattere, poi sarà tutto nelle mie mani
Quella mattina Amelia si era svegliata molto presto per andare a trovare Robert. Erano al terzo giorno di ricovero e gli effetti della chemioterapia iniziavano a farsi sentire e vedere nel corpo dell’uomo.
In quei giorni, che erano trascorsi fin troppo velocemente, Amelia aveva lavorato sodo nel tentativo di trovare un approccio che potesse salvare la vita di Robert.
In quei tre giorni Amelia poche volte aveva messo piede fuori dallo studio, un po’ per dovere, un po’ per evitare il più possibile di dover entrare in una sala operatoria. Il coraggio di operare non lo aveva ancora trovato, eppure il giorno dell’intervento di Robert si avvicinava.
-Tutto bene? Hai trovato il modo di intervenire?
- Ancora no, ma ci sono quasi. Ci vediamo più tardi
Amelia uscì dalla stanza. Quell’uomo confidava in lei, stava mettendo la sua vita nelle sue mani, ma non sapeva cosa stava succedendo nella testa della donna.
-Amelia, devi venire in pronto soccorso, c’è bisogno del tuo aiuto
Owen si parò davanti a lei; aveva il fiatone, segno che anche lui era stato chiamato per un’urgenza
- Io ancora non opero e poi sono impegnata, lo sai a cosa mi sto preparando
- Non per questo devi trascurare gli altri pazienti
- Owen, non sei nato ieri, eppure mi sembra che sia così
- Amelia, ti sto dicendo che devi venire. Non c’è nessun altro neurochirurgo
- Come è possibile? Chi ha fatto i turni?
- Non importa adesso, devi venire
Amelia, nonostante le titubanze, corse verso il pronto soccorso. Sapeva che i turni li avesse fatti Arizona e non si spiegava come avesse potuto fare una cosa del genere.
Non appena arrivò in pronto soccorso, venne travolta da una scarica di adrenalina, che da tempo non scorreva nel suo corpo che, completamente elettrizzato da quella situazione, fece sentire Amelia estremamente viva: sacche di sangue nelle mani degli specializzandi, barelle che venivano spostate, monitor che riproducevano il battito cardiaco. Come aveva fatto a vivere fino ad allora senza tutto quello?
- Cosa abbiamo? – Amelia, come se negli ultimi giorni non avesse fatto altro che quello, entrò nella stanza in cui l’avevano chiamata e si fece spiegare la situazione. Molti occhi si posarono su di lei. Sapeva il motivo, ma cercò di non farci caso e andò avanti con il suo lavoro.
Fortunatamente, quell’emergenza non richiese un intervento chirurgico così, dopo essersi accertata che il paziente fosse stabile dal punto di vista neurologico, la donna si ritirò di nuovo nel suo studio.
Qualche minuto dopo sentì bussare alla sua porta ed Arizona entrò timorosa.
- Hai paura di entrare?
- Sei arrabbiata, vero?
- Devo pensarci. Perché lo hai fatto?
- Per aiutarti, se dipendesse da te staresti rinchiusa qui dentro a vita
- Si da il caso che io mi stia occupando di Robert e poi ho risposto alla chiamata
- E come è andata?
- Bene, ma ciò non toglie che tu abbia sbagliato
- Ho sbagliato dal punto di vista personale, ma non lavorativo. Io sono il capo e devi fare come dico io. Da oggi rimonti in sella
- Non puoi costringermi
- Amelia, questa storia sta andando avanti da troppo tempo e se non faccio così tu ti adagi sugli allori
- Non è come dici tu, ho bisogno di tempo
- Te l’ho dato e non lo hai sfruttato come avresti dovuto. Risponderai ad ogni chiamata ed eseguirai qualsiasi intervento. Lo sto facendo per il tuo bene
- A me non sembra, stai forzando la mano
- Mi ringrazierai
- Sei insopportabile quando fai così
- Grazie, anche io ti amo
Ad Amelia spuntò un sorriso dolce sulle labbra. Amava Arizona, anche quando la faceva arrabbiare. Sapeva che stava agendo per il suo bene, ma non voleva dargliela vinta. Non poteva, questione di orgoglio. Così, con la stessa velocità con cui il sorriso le era spuntato, cercò di sembrarle il più arrabbiata possibile.
 - Non mi incanti. Ami fare il capo solo quando devi comandare me a bacchetta
- Ho visto il sorriso. Stai fingendo
- Chi te lo dice?
- Lo dico io. Ti conosco troppo bene, mia cara
Amelia in un attimo si ritrovò Arizona seduta sulle sue gambe e con le labbra che stuzzicavano il suo collo. La bionda stava giocando sporco, sapeva come farla cedere.
- Cosa credi di fare?
- Non devi essere per forza arrabbiata. So benissimo che hai voglia di baciarmi
- Tu sei sicura di troppe cose
- Vuoi dirmi che non è vero? Vuoi dirmi che se faccio questo – Arizona alzò il camice della mora e prese i seni tra le sue mani – non ti faccio provare nulla? Oppure, se faccio questo -  la bionda scese con le dita verso l’elastico del pantalone – non ti viene voglia di stenderti su questa scrivania e fare l’amore con me?
Amelia si sentì avvampare. Arizona per lei era una droga e quando giocava in questo modo era irresistibile.
-Dai Ari, la porta non è chiusa a chiave, potrebbe entrare chiunque
Arizona, senza farselo ripetere due volte, si alzò e fece scattare la serratura della porta. Nel frattempo, Amelia si alzò dalla sedia e si appoggiò alla scrivania, facendo mettere Arizona tra le sue gambe. Con un movimento, la mora mise la gamba tre quelle di Arizona e un gemito uscì dalla bocca della bionda.
-Dio, quanto mi sei mancata. Sono state giornate infernali – Amelia iniziò a baciare la sua compagna senza freni. Aveva voglia di lei, aveva voglia di farla sentire amata, aveva voglia del suo corpo, che chiedeva sempre più contatto.
- Andiamo a vivere insieme, Arizona – quando la mora si accorse di ciò che aveva detto era troppo tardi. Quelle parole le erano uscite dalla bocca ed ora non poteva farci più niente, perché la sua compagna, nonostante fosse impegnata a baciare il suo collo, aveva perfettamente sentito tutto.
- Non credo di aver capito bene
- Credo tu abbia capito. Scusami, è che mi è uscito di getto
- Quindi devo far finta che tu non abbia detto nulla?
- Dipende dalla tua risposta
- Vorrei tanto che andassimo ad abitare insieme, ma il problema rimane sempre uno
- Quale?
- Tu non vuoi venire ad abitare a casa mia
- Forse potrei passarci sopra. Da quando hai ottenuto la promozione non stiamo mai insieme e mi manchi
- Anche tu mi manchi, ma non voglio forzarti a fare cose che non vuoi
- Io voglio solo passare più tempo con la persona che amo e se queste sono le condizioni, sono disposta ad accettare
- Ci risiamo – Arizona si allontanò da Amelia e si andò a sedere sul divano. Nonostante fosse una conversazione piacevole, quella frase l’aveva urtata
- Che succede?
- Hai pensato a ciò che mi hai appena detto?
- Certo, cosa c’è di male?
- Non devi annullarti per me. Quante volte devo dirtelo? Se per te una cosa è importante, non devi passarci sopra solo perché altrimenti non puoi avermi
- Ti prego, non ricominciare con questa storia, altrimenti me ne vado
- Mettiamo il caso che tu vieni ad abitare a casa mia. Quanto resisteresti? Una settimana? Due?
- Perché dici questo?
- Perché non riesci a dormire nella mia camera da letto, non riesci a fare un passo in quella casa senza pensare che su quel pavimento, su quei divani c’è stata anche Callie
- Non è così, mi sento pronta. Sono pronta ad affrontare tutte le conseguenze. Non è questione di annullarmi per te, perché ti giuro che io ho capito cosa intendi quando mi parli di indipendenza ed essere liberi pur stando insieme. Ho capito perfettamente, ma ora sento nel mio cuore di volere di più dalla nostra storia. Sono stanca di andarci piano, sono stanca di vederci nei nostri studi come delle ladre. Io voglio vivere con te, voglio portarti la colazione a letto, voglio fare la spesa con te, voglio preparare il pranzo con te. Sono cose che non ho mai fatto con nessuno e ho voglia di farlo solo con te, perché ti amo. So che sono un disastro e poco affidabile, ma non posso fare a meno della tua presenza e spero tanto che non sia poco.
Amelia aveva aperto il suo cuore ad Arizona, di nuovo, come non aveva mai fatto prima di allora. Arizona, di fronte a lei, era immobile, come se quel fiume in piena l’avesse travolta e l’avesse lasciata in apnea.
-Ti ho spaventata?
- Affatto. Continuo a proteggerti, a volerti tenere d’occhio, ma solo ora mi rendo conto che non ne hai bisogno. Ti ho affidato il mio cuore dal primo giorno in cui ci siamo conosciute, se tu fossi stata poco affidabile non lo avrei mai permesso. Ti affiderei la mia vita Amelia Shepherd
- Quindi è un si?
- Si, ma non subito
- C’è qualche altro problema?
- Non proprio, ma Sofia non sa niente di noi due e sai che ora trascorre molto tempo da me. Dobbiamo trovare un modo per parlargliene
- Potrei avere un’idea. Ti dispiace se ci pensassi io?
- Che hai in mente?
- Due chiacchiere con la zia Amelia, senza mamma ‘Zona
- Mm se pensi che possa andare, per me va bene
- Grazie Amore, vedrai che ne sarà felice, è una bambina intelligente
- Lo credo anche io. Scusami, ma devo correre ora
- Va bene, però prima devi accettare un’offerta che ti sto per fare
- Spara
- Ti va di assistermi durante l’intervento di Robert?
- Perché? Io di neurochirurgia non capisco nulla
- Non devi fare niente di estremamente difficile. Voglio solo che torni in sala operatoria con me. Da quando sei capo hai operato davvero poco e penso possa farti bene
- Accetto solo se anche tu tornerai ad operare alla prima occasione utile
- Avevo accettato già prima che tu entrassi in questa stanza
- Sei dannatamente insopportabile, Amelia Shepherd
- Ed io ti amo Arizona Robbins
   
 
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